Introduzione

 

 
 
 

La raccolta di filastrocche dell'alta valle dell'Orba qui presentata è in massima parte tratta da un lavoro di ricerca effettuato nell'anno scolastico 1994-95 dalle scuole di Urbe e che ha interessato le classi 4ª e 5ª della scuola elementare e la classe 1ªB della scuola media.
La ricerca si chiama Filastrocche del nostro paese ed è compresa nel dattiloscritto
Va dove ti porta il ritmo,
lavoro delle Scuole di Urbe che raccoglie varie esperienze didattiche.
Per quanto riguarda la raccolta sul campo delle filastrocche gli scolari si sono avvalsi per lo più di informatori famigliari, riporto qui quelli dichiarati nel testo:
Germana Bodrato (S.Pietro), Liliana Pastorino (Martina), Severina Buscaglia (Palo), Fiorenza Siri (Vara inf.), Antonio "Tonito" Lemano (Martina), Onda Pesce (Vara sup.), Ivette Patrone (S.Pietro), M. Pizzorno (Tiglieto), Gianfranco Pesce (S.Pietro) e Fiorenza Zunino (S.Pietro); altri informatori sono taciuti o illeggibili nel testo in mio possesso, con questi mi scuso per l'omissione e li ringrazio, congiuntamente agli altri, per l'importante contributo dato allo studio della cultura popolare urbasca in generale e del folklore infantile in particolare. Grazie!
A completare questa raccolta ho inserito altre filastrocche (ad es.: tirindindin la bella Lucia di Olbicella e fa ra nanna poponin di Rocche di Molare) raccolte da Camilla Salvago Raggi e riportate nel fondamentale lavoro di Beatrice Solinas Donghi e Renzo Monteverde A rionda di cuculli, filastrocche genovesi e liguri (Sagep, Genova 1974); opera alla quale ho fatto riferimento per comparazioni di contenuto e verifica della diffusione nell'area ligure; altre raccolte liguri cui ho fatto riferimento sono indicate, via via, nel corso del testo.
Per l'area piemontese ho fatto analogo lavoro di comparazione e verifica con l'ormai datato, ma non per questo meno utile, Canti popolari del Piemonte di Costantino Nigra (edizione originale 1888, recente ristampa in due voll. Einaudi, Torino 1974) e con altre raccolte via via citate; per indicazioni e informazioni sui materiali dell'area piemontese devo ringraziare l'amica educatrice Laura Corrado e il signor Andrea "Giandoja" Flamini dell'Associassion Piemonteisa.
Nel trascrivere le filastrocche, tenendo conto di considerazioni metodologiche, ho cercato di omogeneizzare le grafie e di "ripulire " i testi di errori di italianizzazione e scarsa dimestichezza con la trascrizione e la grafia dialettale, errori peraltro comprensibilissimi e accettabilissimi visti i giovani raccoglitori.
Penso, peraltro, di non essere riuscito pienamente in questo lavoro di "ripulitura" anche tenendo conto dei molti e differenti materiali e delle mie non precise conoscenze linguistiche, detto questo chiedo scusa ai linguisti e mi giustifico con l'intento divulgativo e non scientifico!
Continuando comunque nelle considerazioni di ordine demologico e linguistico bisogna tener conto, oltre del tipo di informazioni trattate, anche della specificità dell'urbasco, e in generale dei dialetti olbaschi, nell'ambito delle parlate dialettali. All'interno dell'urbasco stesso bisogna prendere anche in considerazione le differenze proprie dei vari centri antropici indagati: più o meno isolati, più o meno vicini all'area piemontese o ligure, più o meno "colti", più o meno coinvolti in movimenti migratori,...
In relazione all'urbasco parlato, come per altri dialetti, bisogna altresì tener conto del progressivo regresso a vantaggio non solo dell'italiano ma anche della koinè regionale (genovesizzante per i centri compresi in territorio ligure, piemontesizzante per i centri dell'Ovadese).
Per quanto concerne la resa dei suoni (pur in alcuni casi rispettando il testo originale) ho cercato di adottare le forme più consolidate per la trascrizione dialettale senza però appesantire, o almeno così spero, il testo (anche visivamente e tipograficamente) di troppi segni per addetti ai lavori; questo anche perché l'intendimento principale della presente raccolta non è di essere un saggio d'accademia ma un contributo nel rendere la propria memoria, il proprio parlare, la propria cultura e la propria storia alla gente che vive e lavora in Valle.

Concludendo, e lasciando spazio alla viva voce delle filastrocche, intendo ringraziare tutti gli alunni e le insegnanti delle Scuole di Urbe che con questo loro lavoro hanno fissato un pezzo di storia e cultura che lentamente, ma ahimè inesorabilmente, scivola via.

Un grazie particolare all'insegnante Ivana Rossi che mi ha disponibilmente fornito il materiale originale.

Un grazie anche a Lorenzo Coveri dell'Università di Genova per aver visionato il lavoro di ricerca,
a Sabrina Fanfani, per aver curato parte del lavoro redazionale,
e a Paola Lodo, amica francese figlia di emigranti italiani, per aver curato una traduzione del presente lavoro.
 


 
 
Filastrocche

Daulisjin-a daulisjian-a
Diu marmellu
Se a liaza
Una vota
u iera un re
Vaggu zù
Daulagnun buttazun
Tupulin
U cieuve u cieuve
Muncarvigni
Durmicciu durmiva
Sutta a rocca dra Marasca
Musca tavagnin-a
Pregna 'l sun
S.Barbara e S.Scimun
Daugnarin
I l'è la ciù bela chi l'an faccia
Tirindindin
Fa ra nanna poponin
Baciccia
Daula daulagna

 
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a cura di Anselmo Roveda