18^ tappa - martedì 13 giugno

NAPOLI – ROMA 230 chilometri

PER CONTE L’ULTIMA E’ COME LA PRIMA

Nessuno è straniero, titola la Gazzetta dello Sport, ma per Hugo Koblet la soddisfazione è doppia: primo asso d’oltralpe ad imporsi in un Giro d’Italia. Dominio sublime il suo, vittoria indiscutibile, ottenuta quasi in punta di pedali, anche se la caduta di Coppi lungo e Scale di Primolano, ha privato la competizione di un insostituibile condimento. Procediamo comunque con ordine, ultimi 230 chilometri da Napoli a Roma, per onorare un avvenimento sacro molto importante: il Giubileo. La carovana è ancora scaldata dal sole del mezzogiorno; l’ultima bandierina del via s’abbassa alle 10 e 30; i bene informati pronosticano l’arrivo alle 17 ed aggiungono: sarà volata. Nessun accenno di lotta durante i primi chilometri, i 75 rimasti in gara sonnecchiano, scherzano, attendono meritatamente le doverose pacche sulle spalle; nel contempo protagonista qualche immancabile foratura; vittime Gestri, Beyaert, Corrieri, Ottusi, Serse Coppi ed ancora la maglia rosa. La scorrevole via Appia favorisce una discreta andatura, sebbene latiti l’impegno. A Capua Covolo, Doni e Corrieri si spartiscono i premi di traguardo. Poco prima dello sprint di Formia, vinto da Conte, fora nuovamente Koblet, ma lo svizzero non fatica più di tanto per rientrare in gruppo. Il numerosissimo pubblico addita il predone del nord, sempre lustro e pettinato, fiero come un gitano, chiaramente il più forte….. Al chilometro 132 transitano da Terracina, cuore della Ciociaria, nessun sussulto. Mancano ancora 98 chilometri alle terme di Caracalla, splendido teatro d’arrivo, le previsioni dei bene informati, in precedenza citati, paiono quanto mai azzeccate. Carrea, l’indomabile De Santi e Zamboni trovano il modo di assurgere al ruolo di protagonisti, questa volta però in negativo, infatti assaggiano l’asfalto, qualche escoriazione, tanto spavento, ma in breve rientrano nelle pieghe del plotone. Scocca poi l’ora dei tentativi di fuga, il gruppo non concede spazio a Schaer, Corrieri, Zampieri, Pasotti, Grosso e Feruglio. La discesa di Albano Laziale viene affrontata a velocità sostenuta, ed alle Frattocchie sono tutti in un fazzoletto tranne Weilenmann, impegnato nella lotta per il tempo massimo, anche se l’ultima posizione di Gestri, il carro botte del Giro d’Italia (così soprannominato per l’enorme quantità d’acqua che riesce sempre a portare al proprio capitano), è inattaccabile; splendida anche la prova del toscano, il Koblet alla rovescia, che in questa edizione ha ereditato il ruolo che fu di Malabrocca, Carollo e Pinarello. Giungono all’Ardeatina, si sfiorano le Mura Aureliane pensando allo sprint che concluderà l’avventura rosa. Roma antica si spella le mani per applaudire il fisico granitico di Oreste Conte, insuperabile velocista friulano da anni trasferitosi a Bergamo, capace d’imporsi con irrisoria facilità su Brasola, Zanazzi e Corrieri; mentre a centro gruppo il sorriso di Koblet conquista il 33° Giro d’Italia.

ORDINE D’ARRIVO

1° Oreste CONTE Italia gs.Bianchi chilometri 230 in 7 ore 08’35” media: 32,199
2° Annibale BRASOLA st
3° Renzo ZANAZZI st
4° Corrieri st - 5° Bevilacqua st - 6° Albani st - 7° Astrua st - 8° Bartali st
9° Baroni st - 10° a pari merito il resto del gruppo.
 

PERSONAGGI

Volti noti e meno noti che hanno caratterizzato la storia del Giro

MARIO GESTRI

Nato a Tizzana (Pistoia) l’11 febbraio 1924. Deceduto a Montecatini (Pistoia) il 2 dicembre 1953, vittima di un incidente automobilistico. Passista. Alto 1,72 chilogrammi 75. Professionista dal 1950 al 1953. Nessuna vittoria. Anno e Squadra: 1950/1951 Bartali, 1952 Ganna e Tabag, 1953 Arbos.

Piazzamenti al Giro d’Italia

1950: 75° - 1951: 63° - 1952: 74° - 1953: 62°

Note: Figura classica del gregario ricco di generosità, soprannominato amichevolmente “il Carro Botte del Giro d’Italia” per l’enorme quantità d’acqua che riusciva sempre puntualmente a portare al proprio capitano. Apprezzato e voluto da tutti i grandi del suo periodo, nel 1952 difese per parte della stagione i colori della svizzera Tebag, agli ordini di Ferdinand Kubler. Poco prima di perire, aveva sottoscritto un lauto contratto che lo avrebbe legato alla Bianchi, fortemente voluto da Fausto Coppi.

 

CLASSIFICA FINALE DEL GRAN PREMIO DELLA MONTAGNA

Raticosa: Schaer
Salita del Bracco: S.Coppi
Aprica: F.Coppi
Pian delle Fugazze: Koblet
Passo Rolle: Robic
Passo del Pordoi: Robic
Passo Gardena: Bartali
San Marino: Koblet
Muraglione: Koblet
Mandrioli: Bartali
Somma: Bartali
Macerone: Bonini

CLASSIFICA FINALE

1° Hugo Koblet
2° Bartali
3° Vittorio Rossello
 
TAPPE: INTRODUZIONE AL 1950 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 CLASSIFICHE FINALI

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