I. IL PROBLEMA E I PRINCIPI

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3. DEI PRINCIPI

 

RIEPILOGANDO... RIEPILOGANDO...

Abbiamo detto nella pagina precedente che tre sono allora i presupposti da cui prende avvio una Teopoietica: il vissuto, la natura, l'esistenza. E che essi comportano come immediata conseguenza l'assegnazione di uno stile poetico-narrativo allo sviluppo teoretico, la visibilità delle esperienze naturali effettive o trasfigurate in prima persona e il loro inserimento inevitabile nel rispettivo intreccio esistenziale che le ha permesse. In relazione a queste conseguenze ci proponiamo in questa pagina di stabilire dei Principi guida della Teopoietica, in modo tale che il lettore sappia subito se può condividerli o meno. Siamo convinti che la direzione di un discorso, la sua chiarezza e gli eventuali punti di approdo si vedano innanzitutto dai principi da cui esso parte. Ciò inoltre permetterà al lettore stesso di risparmiare tempo e fatica, perché, se non dovesse sentirsi particolarmente interessato alla problematica che traspare da questi Principi, potrà scegliere già da subito che cosa fare: lasciarla cadere, seguirla solo in parte o rifiutarla recisamente senza esitazione. Noi speriamo che egli segua almeno per un po' il cammino insieme a noi, e nel caso in cui la rifiuti ci offra delle osservazioni critiche sulle quali meditare.

In tutti i casi, i Principi qui sotto elencati  avranno il compito di non far perdere di vista a nessuno l'idea centrale che ha innescato anni or sono la nostra ricerca: una teoria espressa anche per mezzo di narrazione e poesia è più viva, più comprensibile agli altri e dice di più rispetto ad una veicolata soltanto attraverso il pensiero discorsivo e concettuale.

Altro obiettivo importante del presente foglio è quello di richiamare l'attenzione sul fatto che la poesia e la narrazione sono legittimamente chiamati a svolgere una simile funzione filosofica, perché essa è stata già ampiamente utilizzata nelle opere di famosi narratori e poeti, nonché di insigni filosofi. Ciò significa che il pensiero concettualmente rigoroso non perde niente in questo suo fondersi con sviluppi narrativi e poetici, e che l'insieme risultante offre ancora, a dispetto di ogni tradizione conservatrice, buona teoria e buon filosofare.

Nonostante i tentativi della fusione indicata siano veramente molti nella storia del pensiero occidentale, non sappiamo però se essi siano stati di radicale importanza per gli autori stessi che li realizzarono e compiuti in base ad una scelta filosofica mirata.  Noi siamo comunque dell'opinione che oggi debbano trovare maggior spazio e realizzazione nel panorama teoretico e filosofico attuale, anche perché da essi potrebbe originarsi un nuovo e più vero punto d'incontro tra la cultura analitico-scientifica e quella artistico-letteraria.

L'attuazione di questa convergenza, che da sempre purtroppo fallisce per svariate ragioni, potrebbe essere infine l'ultimo e più ambizioso scopo che ci prefiggiamo di raggiungere; anche se non crediamo di poter portare sulle spalle da soli un simile peso. Tuttavia, colla vostra attiva partecipazione, la vostra disponibilità a diffondere il più possibile la problematica in questione e a farci arrivare i vostri contributi di esperienza e di pensiero, siamo sicuri di riuscire a fissare qualche tappa significativa di un rinnovato viaggio della Filosofia.

 

__________PRINCIPI__________

 

- Esiste una corrispondenza necessaria, o quanto meno una connessione chiarificante, tra la vita di un individuo e le teorie che produce.

- Ogni vissuto interiore o esteriore trova il suo terreno elettivo di espressione attraverso la narrazione, la poesia, e l'arte in genere.

- Non si può capire veramente una teoria se non si capisce l'intreccio di vissuto personale, materiale e spirituale, da cui essa emerge nel corso del tempo.               

[Nota] Vi siete mai chiesti perché i programmi televisivi di divulgazione scientifica riescano ad avere tanto successo? È solo questione del mezzo o c'è di più? Sicuramente di più, perché quei programmi ci fanno vedere non solo le teorie bensì anche gli uomini che le elaborarono con la loro storia. Non ci presentano solo la Teoria, bensì anche la vita. Essi riescono a farci immedesimare molto di più di quanto avvenga con i soli libri nello sviluppo della scienza. È riduttivo ad esempio parlare di eliocentrismo senza parlare dell'uomo Copernico, oppure di gravitazione universale senza avvicinarsi alla vita di Newton. La presentazione di una qualunque elaborazione teoretica dovrebbe essere sempre legata ad elementi biografici, di storicità individuale e sentimento, e quindi poetico-narrativi —  l'elemento biografico fa parte integrante della scoperta stessa: è una componente fondamentale di quello che noi chiamiamo teopoiesi, sebbene l'indagine teopoietica non possa essere trasformata in semplice biografia.

- Non è prerogativa esclusiva del linguaggio concettuale sviluppare delle teorie o mostrarle ; anzi quanto più si usano solo concetti, tanto più si astrae dal loro terreno originario e non le si capisce più.

- Una teoria, che nasce per pura rielaborazione astratta da altre teorie, possiede sempre degli agganci col vissuto, materiale o spirituale, anche nel caso in cui questi legami non siano più rintracciabili.

- La mente umana può ricreare per via fantastica l'intreccio dei vissuti che si è accompagnato al teorizzare, solo che lei lo voglia.

- Tutti gli uomini hanno inclinazione a narrare e poetare così come tutti sono un po' bambini, per quanto non siano più abituati a esserlo — il recupero di questa dimensione è la rinascita di un uomo più globale, con meno frustrazioni e una maggiore salute interiore.

- La mente che vive o rivive emozioni e sentimenti assimila e memorizza meglio anche i concetti e gli argomenti con cui viene a contatto.

- Ogni teoria ha sempre il suo strascico di incompletezza o di incoerenza, che può essere colmato in parte con una trama di interconnessioni narrative e poetiche — però nessuno può pretendere che narrazione e poesia siano poi prive di queste stesse pecche, che affliggono già ogni sistema rappresentazionale.

- Teorizzare, narrare e poetare hanno in comune una visione originaria essenziale che si chiama spesso "ispirazione" — nessuna teoria è possibile senza un'autentica ispirazione o illuminazione della mente.

 

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Si noti che il rifiuto dei suddetti principi, qualunque sia il motivo che lo susciti,  comporta  comunque un genere particolare di discussione che si colloca all'interno della riflessione sul fare teoria, quindi all'interno di una Teopoietica. Anche il solo dimostrarne l'inutilità cadrebbe sempre nel suo specifico terreno d'indagine. L'unico modo di invalidarli è quello di provare che la creazione di teorie non è né può essere uno specifico oggetto di indagine filosofica.

 

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