SERA
Quando del giorno la fine si compie,
l’incompiuto si desta.
È la sua voce che senti
nel canto della sera:
esce fuori dalle ombre e ti sussurra
il perenne inizio di mille età,
in cui la tua anima risorge e spera.
La sera porta oltre
i confini del giorno,
e ispira segni
e figure di un nuovo mondo.
Dall’Incompiuto nasce
tutto ciò che si compie!
CAMINO CON PICCIOL FLAMMA --visualizza--
Io ti contemplo, piccola luce,
nella tua ascesa verso l’ignoto;
tu adesso sai di passato
e sei la lampada dei miei ricordi,
perché mi riporti il sapore
e il calore della casa natia,
dove a volte ho atteso la notte...
così come faccio adesso.
Ora, come allora,
la mia immaginazione vola lontano
e viaggia, silenziosa,
tra gli opposti universi
del sonno e della veglia.
Con te, lentamente,
si espande il chiaroscuro
di una conoscenza arcana,
e tuttavia limpida:
felice io l’accolgo,
e ne trascrivo le immagini
che mi suggerisce tra l’ombra e la luce,
per poi farle brillare un giorno
in altro fuoco.
Non c’è più freddo, lo sento,
col fuoco da cui sprigioni;
non c’é più terra che mi leghi
alla sua necessità.
Nel guardarti sogno, lo vedo,
ma non dormo,
sono qui e non so dove sono:
respiro, vivo, e leggero
mi lascio cullare
dal tremolio della mia coscienza,
della tua fiamma,
che anela al vertice
e scompare nel buio.
VITA
Ci è dato nascere,
ma non c’è un perché;
ci è dato vivere,
per rispondere a molti perché;
ci è dato sognare,
per cercare nuovi perché;
ci è dato amare
per illuderci di aver trovato;
ci è dato morire
per capire che il tempo ci ha ingannati.
TRAMONTO
Non avevo la luce di un sorriso,
ma sapevo che sarebbe tornata,
col nuovo giorno,
a splendere in un soffio di sole.
Quando negli occhi la luce di un
sorriso si spegne sul fondo del tempo,
è tramonto.
Mille incertezze e discorsi vorresti
allora per sempre annullare,
ma nella fioca luce essi
continuano ostinati a parlare;
forse a giocare come te,
farfallina, che ancora ti attardi
a scherzare
con le onde del fiume e del mare,
ignara della vita che si conclude
con gli ultimi riflessi del giorno.
È tramonto!
O forse no... è l’alba,
perché di tanto
quel raggio serotino
richiama quello mattutino,
di ieri, di oggi, di sempre.
Mi incanto e riprovo a guardare
il sole con altri occhi,
che si illuminano di meravigliose
immagini, come in un sogno.
Il suo chiarore varca veloce adesso
i sottili confini del mondo e,
dolcemente, si appresta
a scoprire, come un fiore,
le variopinte dolcezze del suo colore,
ad accendere
le infinite speranze del mio cuore:
fuga gli affanni dei pensieri, così,
semplicemente,
lasciando sparire nell’aria vaga
le tensioni della mente.
"Che bello!" mi dico,
"non è più tramonto".
Ma l’abbaiare di un cane rompe
l’incanto della amata illusione;
ritorno alla verità, e infatti
non è più tramonto: è quasi notte.
Apro una finestra di casa,
guardo là fuori il buio e penso:
"Che strano,
non mi sono neanche accorto
del passare del tempo,
dell’ora tarda che avanzava".
Mi stendo sul letto...
Non è più tramonto,
è già mattino, lo sogno; poi arriva,
ma io dormo e non lo vedo.
VITA BREVIS
Di questo giorno breve che viviamo
noi siamo forse i colori e gli odori,
con cui vediamo e assaporiamo
la luce e il volto delle cose.
Sorprendente e strano come
per un niente tutto germoglia,
triste come ad esso tutto si riduce:
la più sfavillante immagine di natura
si spegne nel suo seno,
dove sonno chiede e
in sonno affoga anco il seme
della più nobile e singolare
fatica della mente.
UNA E MOLTEPLICE NATURA
Quando penso alle tue infinite forme
mi smarrisco nel cantarle,
e mi perdo in oceani di armonie;
ma poi arriva il tuo ritornello,
e l’ascolto felice,
perché vedo che sono lì,
anche in quella foglia,
ora, adesso.
La tua unica canzone vola allora
leggera nell’aria mattutina,
e si innalza alle stelle
pur tra infiniti lamenti di fantasmi;
spiega il carosello dell’umana finzione
col gioco melodico, seppur multiforme,
di una sola perenne attuazione.
IMPARARE DAL NULLA
Il Nulla è niente,
vuoto, deserto, angoscia,
inconsistenza, delirio, desolazione;
eppure talvolta esso è anche pace,
insperata pace tra gli orrori della terra.
E quanto bello sarebbe a volte
se ad una guerra o ad un conflitto,
di armi o di ragione,
di cieco volere o di passione,
l’uomo imparasse ad opporre
quest’arte del perdersi
nel nulla delle cose, o di fare poesia
da esso e costruire altra vita nell’Arte;
per ritrovarsi in quel nulla stesso
come un tutto più saggio,
in modo nuovo umano,
nello splendore infinito e strano
di questo troppo grande universo.
UNA PAROLA
Una parola nasce a volte nel tormento,
nel travaglio di pensieri e sentimenti,
al risveglio di un lungo sonno
o nell’inquietudine di una notte insonne.
Perché non la trovi mai quando la vorresti?
Certi giorni è come se l’anima fosse un deserto,
vuota di immagini, di sabbia piena,
sparpagliata dal vento;
e tu ti senti nel buio sommerso,
ingiuriato dal tempo,
sovrastato dal silenzio.
UN GESTO
Moto visibile di un pensiero,
incarnazione di un soffio nella materia,
accompagnarsi del corpo alla parola,
figura per gli occhi di colui che ascolta.
È difficile sottrarsi ad un gesto che ci chiama,
all’incanto melodico del suo senso:
in questo a volte la vita giace,
senza di esso, delle altre, la vita tace.
ATTIMI
Caroselli di occasioni che danzano,
malinconie di speranze che si perdono,
gioie improvvise che esplodono,
sorrisi di bambini che volano,
sogni della notte che passano nel mattino,
lampi fulminei dell’aldilà,
chiarori confusi dell’eternità.
ACQUE
Notte e giorno giù dai monti,
per scoscesi pendii, scivolano,
saltano, in mezzo ai sassi,
tra le mani di un passante,
a cui rinfrescano l’accaldato viso
e la bocca assetata.
Parlano col cielo di albe e tramonti,
di luci fredde e infuocate,
di primavere intense e profumate,
di estati roventi e desolate.
Si acquetano dopo lunga corsa
in fondo a un piano,
finché un altro moto non le chiama
ancora attraverso l’aere,
bolle di vapore leggero
fluttuanti nel vento,
come tenue e instabile pensiero,
perenne elemento di un sogno vero.
GIARDINI
Di quella pace che sogniamo,
i giardini si fanno a volte simbolo e promessa.
Una panchina silenziosa tra gli alberi
invita alla sosta, alla serenità.
Sono momenti in cui lo sguardo salta
da un fiore a un tronco, a una foglia,
vola dietro un cinguettio di uccelli
che si rincorrono tra gli alberi,
si posa su una coppia di innamorati
che passano, abbracciati, e poi
torna in sé stesso a riposare.
Qualcuno lì ha bigiato la scuola,
qualcuno ormai anche la vita:
è l’ora dei giardini, una pausa,
nel fermento confuso dell’esistere.
PIANTO
Oggi il telefono è muto,
là fuori il mondo si è scordato di me.
C’è freddo nella mia anima,
ma che posso fare?
Forse uscire fuori solo per parlare?
E con chi poi? Col primo che si incontra?
E poi… parlare… di che?
Difficile è il conversare che edifica l’anima,
c’è al suo posto, spesso, il vocio della chiacchiera.
Preferiscono i più furbi l’occupazione pratica,
il fare, e parlano, solo per convenienza,
a chi legato si lega col bisogno.
Oggi il telefono è muto… la mia anima lacrima…
Avevo un amico… e l’ho perduto.
CAREZZE
Mani che ti parlano nella tristezza,
ti sostengono con la speranza
di nuovi tentativi, nuovi slanci.
Occhi che si quietano nella tenerezza
della sera, nei desideri della notte;
quando si cerca calore nell’amato seno,
riparo dalla vita nelle amate braccia.
Gioco di significati non dicibile anche,
in cui l’attimo trascende sé stesso
per regalarti una pacata eternità
nell’inferno delle tante amarezze.
Ciò che puoi volere non importa,
da battere più non c’è a nessuna porta,
il sogno sognato si declina
nella luce fulgente della mattina.