IV. LA FAVOLA E L'IDEA

 

1. La favola come incarnazione dell'idea

 

Se, come abbiamo visto, l'origine dei pensieri rimane un po' avvolta nel mistero, lo stesso non può dirsi per il loro manifestarsi nell'esistenza concreta di un uomo. Almeno non può dirsi lo stesso per la storia in cui essi vivono a dispetto della loro origine misteriosa. Nella storia il mistero tende a ridursi, perché il pensiero si collega al volere, alle azioni, e diviene in questo modo il motore stesso della vita. È per realizzare la vita che pensiamo, ed è per capire la vita da realizzare che elaboriamo delle teorie.

Questa storia può essere un racconto vero, quasi biografico, in cui si inseriscono le varie riflessioni oppure un racconto metaforico e simbolico, così come è capitato a volte nella espressività filosofica di molti pensatori. E a nostro avviso il racconto metaforico, con la sua capacità di trasfigurazione e di trasferimento di significato, è il veicolo più adatto ad una teorizzazione, che, proprio a causa del suo stile espressivo, non è più teoresi bensì teopoiesi.

Al poeta-narratore e filosofo è dato non solo il compito di spiegarsi dei fenomeni ma anche quello di mostrare gli stati d'animo e le circostanze in cui quei fenomeni si sono iscritti. A lui spetta il compito di rendere ciò che gli uomini hanno sentito e ragionato. "La sostanza che ragiona non è affatto diversa da quella che sente", diceva Telesio. E noi siamo d'accordo con lui. Così la finzione artistica diviene uno strumento di verità. L'arte non è imitazione di un mondo vero ma creazione di un mondo parallelo vero, pronto a illuminare l'altro che in modo consueto consideriamo vero. La rappresentazione poetica si fa carico di integrare e completare ciò che manca nella rappresentazione astratta. Essa dà insomma una nuova occasione per la conoscenza.

Noi non crediamo che la filosofia possa ridursi a favola e perdere il suo portato di verità; bensì crediamo che la favola possa far risplendere di ulteriore luce la verità. Noi crediamo per l'appunto che la letteratura sia una via alla conoscenza e alla verità e non la dissoluzione di entrambe. La filosofia, è vero, è una forma di affabulazione, ma una forma in cui conoscenza e verità sono parti costitutive della sua natura letteraria. Quei filosofi che si sono allontanati dalla filosofia solo per fare letteratura, senza alcuna pretesa di verità, hanno a nostro avviso tradito la funzione stessa del filosofare. La favola è stata da sempre portatrice di un insegnamento di verità, e tale deve continuare ad essere. Tuttavia con un piccolo rinnovamento: l'insegnamento della verità è anche attraversamento delle varie fasi di sviluppo teoretico che portano alla verità stessa. Con questa piccola variante, noi pensiamo che la letteratura possa aprire una nuova frontiera della ricerca filosofica e probabilmente della ricerca in tutti i campi del sapere.

 

 

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