Gli Angelini di Rovigno
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Introduzione

La famiglia Angelini fa la sua comparsa a Rovigno nel XVII secolo, proveniente da Venezia; però sia sulla data esatta, che sul nome del capostipite, si hanno dati divergenti consultando le scarse fonti disponibili. 

Secondo il manoscritto "Estratto degli Albori Genealogici delle Famiglie di Rovigno", paziente lavoro del canonico don Oliviero Costantini (1697-1784), risulta:

- Sior Anzolo Angelini da Venezia 16..(1)

Secondo il manoscritto del canonico Tomaso Caenazzo (1819-1901), "Famiglie di Rovigno coi loro capostipiti", opera che ha goduto di grande reputazione, essendo stata posta in appendice alla fondamentale "Storia documentata di Rovigno" di Bernardo Benussi, si ha:

- ANGELINI Giacomo qm. Nicolò da Venezia 1678 (2)

Mentre secondo il manoscritto "Dell'origine e cognomi di alcune famiglie di Rovigno secondo gli alberi genealogici del can. Oliviero dott. Costantini con alcune mie annotazioni" opera di Antonio Angelini fu Stefano (1798-1863): 

- ANGELINI

 Sior Anzolo Angelini da Venezia de Sior Zuanne in Pasqua Arizzi fu Dom.co 1705, ed in Benvenuta Rismondo de Alvise 1719. 
Il primo degli Angelini qui venuto, secondo il Costantini da Venezia, sarebbe Angelo di Giovanni. Ma da un Albero Genealogico a stampa di questa famiglia, senza data, ed esistente presso di me, l'Angelo del Costantini è q. Giacomo, dal quale deriva il ramo della mia famiglia, suddiviso poscia in quelle dello Speziale, e dei Veneziani: e non q. Giovanni ch'ebbe un figlio pur giovanni, morto senza discendenti. Nel suddetto Albero, a stampa, al di sopra di Angelo q. Giacomo (quello delle Arizzi e Rismondo) figura appunto Giacomo suo padre, e sopra lui un Angelo padre di Giacomo. Da questo Angelo derivano Giovanni, il cui ramo si estinse; Giacomo, da un Angelo, stipite della mia famiglia; Cristoforo, stipite di quella a S. Francesco; e Giuseppe, stipite dell'altra; e Rocco, il cui ramo pure si estinse. Dunque almeno Giacomo e non Angelo dovea essere qui venuto primo. Del resto deriviamo dalla famiglia Angelini di Bergamo, che chiamavasi nel secolo XIV Anzollini, antica cittadina, e di condizione civile abitante sin dal XIII in Caprino terra capitale della Valle S. Martino, provincia bergamasca. In Bergamo vi sono eziando altre famiglie Angelini, l'una dei Conti e l'altra dei Marchesi: oriunde spagnuole, passate in Italia al tempo della prima invasione del Ducato di Milano, fatta da quella nazione. (3)

Si hanno inoltre notizie degli Angelini nel Veneto sin dal XIV secolo, con la loro iscrizione alla nobiltà di Verona e di Ala di Trento. Un ramo, con diploma del 29 gennaio 1779, rilasciato ai fratelli Giacomo e Giuseppe, figli di Antonio de Angelini, fu riconosciuto nobile col predicato di Engelberg (monte dell'angelo) dall'imperatore d'Austria Giuseppe II. Titolo riconfermato dal Regno d'Italia con D.M. del 18 novembre 1908 al nobile Giovanni Battista, nato ad Ala di Trento il 23 luglio 1865. Lo stemma di tale ramo reca, su di un'arma in campo azzurro, un angelo argentato con le ali ripiegate, avente nella mano destra una corona di lauro e nella sinistra una lunga tromba o tuba. A questo riguardo vi è da dire che tra gli Angelini di Ala di Trento vi erano dei de Angelini, nobili col predicato di Brabernhof e Massonendorf che, con regio decreto del 5 marzo 1937, vennero italianizzati in Corteprabi e Vicomassone.Questi Angelini avevano un'arma azzurra con un angelo d'argento e tre stelle poste in fascia sul capo. In seguito da Vicomassone si trasferirono a Venezia (4)

Tutto ciò viene detto a puro onor di cronaca perchè non sono provati collegamenti diretti tra questi Angelini e quelli di Rovigno, però potrebbe non essere un caso che lo stemma posto sulla pietra tombale dell'abate Antonio Angelini, ubicato nella Collegiata di Sant'Eufemia di Rovigno, si differenzia da quello degli Angelini di Engelberg e quello di Corteprabi e Vicomassone per un evidente fenomeno di accumulazione

Ritornando agli Angelini di Rovigno ed all'esame delle tre principali fonti a nostra disposizione, sembra debba accordarsi maggior credito al Costantini e all'Angelini che, con delle minime differenze, fondamentalmente concordano tra loro; tenuto anche conto che il Costantini, preposito della Collegiata di Rovigno, aveva a disposizione tutti i registri ecclesiastici della Collegiata ed il cronista Antonio Angelini i documenti e le tradizioni di famiglia. Del resto la data proposta dal Caenazzo, 1678, quale arrivo del primo Angelini, va retrodatata di almeno qualche decennio, stante che don Antonio nasce a Rovigno il 1° febbraio 1688 da Giacomo uno dei cinque figli del capostipite Anzolo da Venezia. Anche il nome proposto dal Caenazzo, Angelo qm. Nicolò, sembra assai poco credibile: infatti tra i nomi ricorrenti nei vari rami della famiglia non risulta alcun Nicolò; cosa questa praticamente impossibile visto il rigido sistema onomastico in uso tra gli Angelini, che prevedeva per il primogenito il nome dell'avo paterno. Tra l'altro la data proposta dal Caenazzo (1678) viene definitivamente smentita da questa annotazione tratta dai Registri parrocchiali di Pola che segnala la presenza in questa città nel 1671 de: "il signor Zuanne Angelini (proveniente) da Rovigno" che naturalmente retrodata l'arrivo degli Angelini a Rovigno e che molto probabilmente è uno dei 5 figli maschi (con Rocco, Giacomo, Cristoforo e Giuseppe) di Anzolo Angelini di Venezia il capostipite della famiglia secondo il Costantini e Antonio Angelini. 

Un interessante studio sulla famiglia Angelini di Rovigno si deve al dott. Tarquinio de Angelini . La sua ricerca, elaborata tra il 1943-1945 consultando, come dice l'autore, "il materiale occorrente nella "cripta" del Duomo di Sant'Eufemia nostra Patrona" ha fruttato la compilazione di un albero genealogico assai preciso almeno, usando le parole di Tarquinio, sino al "VII grado" mentre per "il (o i) precedenti non ho trovato dati certi , se non la presenza di quel Giacomo che appare in testa al mio albero genealogico e che risultava provenire da Venezia, ma che riportava solamente la data della morte, 1678".

Possiamo quindi affermare che la famiglia Angelini giunge a Rovigno intorno alla metà del seicento: in una data che può oscillare dal 1640 al 1660, in un momento in cui, contrariamente al resto dell'Istria, la città vive un periodo di dinamismo economico e demografico che la porterà ad espandersi oltre la vecchia cinta muraria di Monto con le nuove contrade di Drio-Castiel, Carrera e S. Francesco, quest'ultime due sulla lingua di terra prospicente Monto, all'epoca ancora un'isola. 

A Rovigno vigeva allora, come nella vicina Dominante, la rigida distinzione tra Cittadini e Popolo e pertanto gli Angelini, non facendo parte delle famiglie che costituivano il Corpo dei Cittadini o Nobili di Rovigno, non potevano partecipare attivamente alla vita politica della città. 

Nonostante questo ostacolo vediamo che rapidamente gli Angelini daranno vita ad una prepotente scalata sociale che li porterà ad avere nel 1714, con don Antonio, un canonico laureato nel Capitolo Collegiale di Sant'Eufemia, seguito subito dopo da vari altri canonici e sacerdoti Angelini, favoriti in questo dal Canonicato Angelini istituito nella Collegiata di S. Eufemia dalla contessa Elisabetta Angelini Califfi nel 1725. 

Va inoltre sottolineato che in un panorama, quale quello che va dalla fine del seicento agli inizi dell'ottocento, che presenta ancora molti cittadini analfabeti e pochissimi con qualche dimestichezza con le belle lettere, la famiglia Angelini può contare sin d'allora su vari letterati che parteciperanno attivamente al risveglio culturale della città. Seguendo la tradizione veneta i più risultano laureati all'università di Padova: come il già citato don Antonio (dottorato in teologia more nobilium cum aggregatione in S.C. il 19/7/1712 teologica), od in ambe le leggi come i dottori Giuseppe e Giacomo e gli avvocati Antonio qm Angelo (rilascio fede per il dottorato in utroque iure il 4/5/1756 legista) e Stefano qm Antonio; oltre a farmacisti laureati a Venezia al Collegio Farmacopense nell'Arte Aromatoria. Al di fuori della carriera ecclesiastica l'unica carica accessibile ad un non cittadino era quello di Sindico del Popolo, organo di controllo composto da due membri eletti dal popolo, istituito nel 1683 proprio per porre un freno allo strapotere del ristretto Corpo dei Cittadini; anche in questo caso ritroviamo alcuni Angelini rivestire tale importante carica (5). Stessa cosa dicasi per le Confraternite o Scuole laiche, associazioni di carattare laico-religioso in cui si organizzava il popolo: nel 1779 un membro della famiglia, l'avv. Antonio Angelini, è a capo di una della principali Confraternite di Rovigno, quella delle Sacre Stimmate o dei Battuti.

Un'altra istituzione simbolo del risveglio culturale della Rovigno settecentesca, l'Accademia letteraria degli Intraprendenti, vedrà tra i suoi soci più attivi vari membri della famiglia (6), mentre nel 1765 il canonico don Rocco Angelini, già accademico degli Intraprendenti, fonderà l'Accademia dei Filarmonici di Rovigno, di cui sarà a lungo il presidente. Possiamo quindi affermare con buona ragione che negli ultimi decenni del periodo veneto gli Angelini costituivano una delle famiglie del popolo di maggior rilievo(7)

Solamente però col finire del dominio di Venezia, e del suo rigido sistema aristocratico, gli Angelini potranno ricoprire cariche politiche e così, dopo la caduta della Serenissima del 1797, nel primo organo eletto a suffragio universale dai capofamiglia rovignesi, vedremo che ben due appartenenti della famiglia faranno parte del "Governo dei 18": l'avv. Antonio Angelini fu Angelo incaricato al Civile e Penale ed il dr. Giuseppe Angelini fu Giacomo, che ne fu il segretario e l'incaricato alla Sanità. 

Al Corpo dei Cittadini o Nobili di Rovigno, la famiglia Angelini venne iscritta il 5 marzo del 1802 quando il plenipotenziario austriaco, il Barone Steffaneo, ripristinò il Corpo dei Cittadini, aggregando anche quelle famiglie che pur appartenendo in precedenza al popolo contavano almeno un rappresentante nel governo democratico dei Diciotto. 

Il breve interregno francese vedrà vari Angelini far parte della ristretta élite civile-borghese che costituirà il nerbo politico amministrativo di quel governo nella regione. L'avvocato Stefano Angelini, già assessore al Tribunale d'Appello di Capodistria, sarà uno dei 6 Consiglieri del Governo Provvisorio dell'Istria presieduto dal Calafati(8), mentre il dott. Giuseppe Angelini svolgerà attività di magistrato in Rovigno. Il regime francese non fu però ben accolto dal popolo di Rovigno che guardava ancora con una certa nostalgia ai tempi della Serenissima, ed anche il precedente governo austriaco, che nel succedere al lungo governo veneto non ne aveva stravolto gli ordinamenti nè le tradizioni locali sia civili che religiose, veniva visto come un male minore. I francesi invece, pur con l'indubbio merito di aver annullato tutti i retaggi feudali, non lasciarono un buon ricordo soprattutto per l'incremento della tassazione, per l'istituzione della leva militare obbligatoria, per l'abolizione delle confraternite (con relativa confisca dei beni) e per quell'emissione di Banco cedole che, diventando pura carta straccia, ridussero sul lastrico più di una famiglia già facoltosa. Cosicchè quando nell'aprile del 1809 scoppiarono le ostilità tra Francia ed Austria Rovigno, rimasta senza presidio militare francese, "si sollevò sconsigliatamente contro gli impiegati e le persone civili, chiamandoli Giacobbini, perchè fedeli al legittimo Governo di Francia. Furono questi la maggior parte catturati, posti nella prigione oscura e vilipesi con tutta sorte di villanie, e vessazioni"(9). E' quasi certo che tra gli "impiegati e le persone civili" ci fossero vari membri della famiglia Angelini, come si evince indirettamente anche dalle parole del cronista Antonio Angelini: "Tutto il popolaccio si era armato, e così rimase sino in ottobre. Piena anarchia: baldanza e prepotenza nei cattivi e torbidi; afflizione e spavento nei buoni e pacifici". 

Una volta tramontato l'astro napoleonico gli austriaci, ripreso possesso della nostra città, rimisero in vigore le leggi ante 1805, decretando però la definitiva scomparsa del vecchio Corpo dei Cittadini ai cui membri venne comunque lasciata la facoltà di richiedere la conferma della loro nobiltà. Tale opportunità non fu colta da quasi nessuna delle famiglie dell'antico Corpo dei Cittadini o Nobili di Rovigno(10) e soltanto i Bichiacchi, i Califfi, i Costantini, e gli Angelini chiesero ed ottennero la conferma della loro più recente nobiltà. 

E' in seguito a tale riconoscimento che venne concesso alle suddette famiglie, in segno di distinzione, di aggiungere al cognome il "de" nobiliare, cosicchè a partire da tale data, troviamo a Rovigno i de Angelini. Va però detto che alcuni, pur appartenendo al ramo nobilitato, continuarono a firmarsi semplicemente Angelini, cosicchè dipanarsi nei meandri del loro albero genealogico diventerà ancor più difficile. Ad ingarbugliare ancor più le cose vi è il ristretto numero di nomi impiegato da tale famiglia, vedi i ricorrenti Angelo (Anzolo); Giuseppe (Iseppo); Cristoforo; Antonio; Stefano; Rocco; Giovanni (Zuàne); Giacomo (Jacopo); Luigi (Alvise); Pietro; Gaspare (Gàsparo); Domenico (Mènego) con non infrequenti casi di omonimia. Tipico a questo riguardo è il caso di Antonio, Marco, Angelo e Giacomo figli di Cristoforo e Santa Rocco che diedero tutti al loro primogenito il nome del padre e, tre di loro, alle lore primogenite il nome della madre. A tale inconveniente si cercò d'ovviare coll'indicare negli atti ufficiali più gradi di paternità e nella vita di tutti i giorni ricorrendo al tipico uso rovignese degli agnomi e dei soprannomi. La famiglia Angelini venne infatti distinta, come ci dice Antonio Angelini fu Stefano, nei seguenti Agnomi o Rami: 

- San Francesco: dalla contrada dove abitava un ramo della famiglia; 
- Veneziani: dal luogo di ultima provenienza, vedi l'omonimo Curto; 
- Speziali: dato che erano proprietari di una delle farmacie di Rovigno esistenti nel sette-ottocento. 

Mentre i soprannomi che li caratterizzavano erano: Bicoûcio (stoppino), Nuvanta (novanta), Runduleîn (rondinella), Muòro (moro) e Nuòbile (nobile). Quest'ultimo soprannome venne chiaramente dato agli Angelini quando assunsero il "de" nobiliare(11)

Nella Collegiata di Sant'Eufemia di Rovigno, come già detto, è ancora visibile la pietra tombale del canonico abate don Antonio Angelini (1688-1734) con stemma che presenta un angelo con le ali patenti posto in maestà, sopra un globo e tenente in mano, con la sinistra una falce rivolta all'ingiù, e con la destra una corona, con tre stelle visibili disposte in fascia sopra il capo. Il suddetto stemma è sormontato da cappello vescovile. Uno stemma analogo è sovrapposto sulla pianeta di broccato d'oro, ricavata da un abito di sciamito d'oro donato alla Collegiata di Rovigno dalla contessa Elisabetta Angelini Califfi(12). Sempre nella chiesa di Sant'Eufemia sono presenti quattro piccoli sgabellini o "scagni" che recano un altro stemma Angelini, sempre sormontato da cappello ecclesiastico, dipinto in giallo e verde (dimensioni 18x14 cm) recante le iniziali I.A., con tutta probabilità quelle di Iacopo (Giacomo) Angelini, visto che vi furono ben due canonici Angelini nella Collegiata di Sant'Eufemia, con tale nome. Inoltre, dopo l'iscrizione alla nobiltà di Rovigno nel 1802 e la conferma del 1816(13) fu concesso loro di assumere uno stemma nobiliare raffigurante nella partitura superiore un'aquila ed in quella inferiore delle losanghe bicolori, di cui abbiamo traccia solamente dal disegno del Natorri del 1851(14)

Le fortune economiche degli Angelini, base della loro scalata sociale, sono legate sin dall'inizio ai possedimenti terrieri, e alle attività ad essi connessi. Infatti già Rocco, figlio del capostipite Anzolo da Venegia e padre della contessa Elisabetta Angelini Califfi, viene definito "ricco possidente", come risulta anche dal catasto del 1696Gli Angelini furono inoltre uno delle sei-sette famiglie di Rovigno che nel settecento gestivano la remunerante conduzione dei torchi comunali(15). Tra i vari possedimenti terrieri degli Angelini, vanno ricordati la Stanzia Angelini in località Valteda Granda a sud di Rovigno e la Stanza Angelini, vicino Val Bufo, a Nord di Rovigno. Mentre a Rovigno tra la Contrada del Nuono e Contrada San Francesco, una vasta area era ricoperta dagli Orti Angelini. Già nel settecento è inoltre attestata la farmacia Angelini di Valdibora attività questa che, come visto in precedenza, diede a un ramo della famiglia l'agnome di Spisieri. Dal catastico di Rovigno del 1819, possiamo inoltre rilevare che la diffusione degli Angelini nella città riguardava soprattutto la parte "nuova" che si era andata formando a partire dal 1650 circa. Gli Angelini, infatti, risultano proprietari di case in tutte le nuove contrade: Drio-castel, Drio-vier, S.Francesco, Carrera e Sottolatina(16) ed in particolare di alcuni dei palazzi più significativi della Rovigno sette-ottocentesca, come l'attuale sede della Banca di Zagabria, in Carrera, o la sede della Croce Rossa, di fronte all'abbattuto palazzo della Decima, o di un elegante palazzo in contrada Drio-vier. 

A parte il breve periodo in cui Stefano Angelini sarà uno dei sei consiglieri del Governo Provvisorio dell'Istria nel periodo francese, l'apogeo politico della famiglia sarà segnato dal dr. Giacomo Angelini, figlio del dr. Giuseppe Presidente del Tribunale di 1° Istanza di Rovigno dal 1813, che rivestirà l'importante carica di Imperial Regio Commissario Distrettuale di Rovigno dal 1834 al 1850; in un periodo di massima tensione e di fermenti politici, solcato come fu dai convulsi avvenimenti del 1848 che sconvolsero le antiche monarchie europee sopravvissute al ciclone napoleonico. 

Un piccolo volumetto intitolato "Omaggio e Pietà" stampato a  Venezia nel 1858 a cura della cittadinanza di Rovigno in occasione della visita a Rovigno del nuovo vescovo di Parenzo e Pola, Monsignor Giorgio Dobrilla, nel settembre di quell'anno, dopo pochi giorni dalla morte del Dott. Giacomo Angelini avvenuta il 9 agosto 1858, sarà pieno della eco dolorosa lasciata nella comunità di Rovigno dalla sua recente scomparsa. Nel volumetto spicca per l'appunto la bella poesia del dott. Antonio Barsan composta "In morte di Jacopo dott. Angelini" ed un accorato cenno biografico del dott. Giacomo Angelini di un non meglio identificato D.C. (Costantini-Candussi-Caenazzo ??). Vi è inoltre da dire che in questo piccolo omaggio al nuovo vescovo, che costituiva una sorta di summa dell'Intellighenzia rovignese dell'epoca, spiccano oltre a due Sonetti dello stesso Giacomo Angelini, anche i "Cenni sopra la Chiesa di Rovigno" di Antonio Angelini fu Stefano e due sonetti di Antonio Angelini fu Angelo contribuendo a dare al volumetto una presenza massiccia degli Angelini. Tra l'altro vi sono due bei sonetti dedicati all'Immortalità firmati da un "M. Dott. A." con buona probabilità opera di Marco (de) Angelini fu Cristoforo. 

Bisogna però dire che proprio a partire dalla morte del dott. Giacomo, la famiglia Angelini sembra perdere quella forza propulsiva che l'aveva vista, dal settecento in poi, costante protagonista della vita politica, ecclesiastica e culturale di Rovigno. Si va in pratica man mano esaurendo la presenza attiva della famiglia Angelini nella vita pubblica di Rovigno anche se ancora nel 1859 proprio il figlio del dott. Giacomo, don Giuseppe, verrà nominato canonico effettivo del Capitolo cattedrale di Parenzo ed ancora nel 1874 Giovanni Angelini farà parte della ristretta elite di possidenti terrieri rovignesi (Borghi, Campitelli, Ghira, Milossa, e Rismondo) che fonderà la Società Agraria Istriana; mentre Giuseppe Angelini, figlio del dr. Giacomo, continuerà la tradizione letteraria di famiglia pubblicando nel 1890 un poemetto in vernacolo rovignese che, più che per i suoi meriti artistici, si segnala agli studiosi del dialetto di Rovigno (istrioto od istro-romanzo) come uno dei più antichi testi letterari in tale idioma. 

L'ottocento segnerà inoltre una grande diramazione della famiglia che porterà molti Angelini a lasciare Rovigno per Pola, Parenzo, Trieste, Zara, Milano, Venezia ed addirittura per la lontana città di Liverpool. Una traccia di questa presenza sono: Giannino Angelini, tenente di fanteria, nato nel 1892; Guido Angelini, tenente d'artiglieria, nato nel 1894; Franco de Angelini, tenente dei granatieri, nato nel 1894 volontari triestini nella prima guerra mondiale e tutti e tre decorati con croce di guerra(17). Così dicasi per Lidio de Angelini, che risulta tra i prelevati di Pola ed in seguito a lungo internato in un campo di prigionia nei pressi di Fiume, Mario Angelini tra quelli di Trieste e Tullio Angelini tra quelli di Gorizia che hanno avuto probabilmente lo stesso triste destino di Cristoforo de Angelini di Rovigno(18). Nel 1926 inoltre Pietro de Angelini risulta registrato tra gli Avvocati di Fiume, svolgendo la sua attività a Villa del Nevoso. 

Secondo il volume "Cadastre National de l'Istrie" edito in lingua francese e stampato a Zagabria, basato su di un censimento effettuato dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia occupata, senza che gli interessati ne sapessero nulla, risulta che a Rovigno il 1° ottobre del 1945 vi erano erano ancora 5 famiglie Angelini e 5 famiglie Deangelini; mentre a Parenzo risultava una famiglia De Angelini. Inutile dire che i due ultimi cognomi vanno letti come de Angelini. Per Pola, in mano agli Alleati, gli jugoslavi non forniscono dati, ma sappiamo che col piroscafo Toscana hanno preso la via dell'esilio diverse famiglie Angelini(19)

L'esodo di quasi l'80% della popolazione di Rovigno, attuato nel periodo che va dal 1943 e continuato nel corso dei primi anni '50, fu causato dalla politica del regime comunista che nei territori giuliano-dalmati di recente annessione qualificava come "fascisti" tutti coloro che non erano comunisti. La politica di Tito mirava a ridurre la presenza della comunità italiana d'Istria, Fiume e Dalmazia in modo da eliminare ogni futuro contenzioso sul destino di queste terre di confine da sempre luogo d'incontro-scontro tra popolazioni neolatine, slave e germaniche. Fu così che l'autoctona popolazione neo-latina che, pur convivendo da secoli fianco a fianco con forti nuclei slavi, nel variare delle numerose dominazioni succedute in Istria (bizantina, franca, longobarda, patriarchina, veneziana, francese ed austriaca) aveva sempre saldamente tenuto nelle proprie mani le redini economiche, politiche e culturali della regione si ridusse nel tempo a poche decine di migliaia di unità. 

Gli espropri, le intimidazioni, le deportazioni, il lavoro "volontario", la leva obbligatoria per tutti gli uomini dai 16 ai 60 anni e soprattutto le esecuzioni sommarie di molti istriani furono il corollario di tale linea politica. In una delle prime ondate di terrore, scatenate nell'ottobre del '43, aveva trovato la morte Cristoforo de Angelini(20), mentre altri membri della famiglia Angelini corsero il rischio di fare la stessa fine(21)

Con l'esodo, che ha visto oltre trecentomila giuliano dalmati lasciare le loro terre, gli Angelini si sono sparsi per l'Italia: Roma, Trieste, Torino, Firenze, Bologna e per il mondo: Stati Uniti, Australia (22) e nella città di Rovigno non risulta più alcun appartenente alla famiglia e solamento Mario (Peînco) de Angelini con la sua discendenza vive attualmente a Pola. 

Parafrasando le accorate parole che il cronista Antonio Angelini fu Stefano aveva dedicato nell'ottocento alla famiglia Piccoli, possiamo dire degli Angelini: "...era famiglia numerosa, potente e facoltosa... Le vicende umane gravitavano sulla stessa, come sopra tante altre della nostra Città; e alcune più non contano, alcune più non sono". 

Nel corso dei circa 300 anni di permanenza la famiglia Angelini ha però indissolubilmente legato il proprio nome a quello di Rovigno sia per le numerose epigrafi(23)che per la toponomastica(24), e soprattutto per il rilievo avuto nella storia ecclesiastica, letteraria e politica della città(25)
 
 
N  O  T  E

(1) don Oliviero Costantini - Albori genealogici delle Famiglie di Rovigno, manoscritto numero 304-1976, pag. 64.: 
* Sior Anzolo Angelini da Venezia 16.. 
E forniva poi i seguenti nominativi: 
- Antonio di Giacomo di Anzolo da Ven. n. 1688 i febr. Can.co di Rov. 1714. ob. 1734, 14 gen.;
- Giacomo di Gasparo di Giacomo di Anzolo, n. 1707 28. Ag., Can.co di Rov. 1734;
- Rocco di Cristoforo di Giacomo di Anzolo, n. 1730. 26. Ott. Prete;
- Giacomo di Anzolo di Giacomo di Anzolo, n. 1722. 8 Ag. Prete;
- Anzolo de Alvise de Anzolo de Giac. de Anzolo, n. 1746, 25. Ag.
Come si può vedere il canonico Oliviero attingeva soprattutto ai dati ecclesiastici della Collegiata di Sant'Eufemia di cui era canonico e Preposito infatti, a parte il capostipite, cita solamente ecclesiastici; 

(2)canonico Tomaso Caenazzo, Appendice XVI, Storia Documentata di Rovigno, pag. 346; 

(3) Giovanni Radossi - Antonio Pauletich, Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno VOL. VIII 1977-1978, "Un gruppo di otto manoscritti di Antonio Angelini da Rovigno", pag. 349; 

(4) V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano 1929, Vol. I, pp. 358-386 e pag. 216 dell'Appendice; 

(5) Bernardo Benussi, Storia Documentata di Rovigno, Pag. 338 - Appendice XV: Protocollo delle festività in occasione del battesimo del figlio del Podestà Barozzi tenuto al S. Fonte dai Sindici del popolo. (addì 7 marzo 1773)

(6) Michele Maylender, Storia delle Accademied'Italia, vol. III - Bologna 1929. Pag. 336; 

(7) Dalle cronache del Biancini, per esempio, risulta che: il 13 luglio 1783 Antonio Angelini fu Cristoforo alienò i suoi 4 carati della nave "S. Giorgio e S. Eufemia, appena varata negli squeri di Rovigno, per un valore di L. 12.430, da dividersi in parti eguali tra la Fraterna e l'Ospitale dei poveri di Rovigno. 
Forse conseguenza di tale donazione fu la decisione del Senato veneto del 17 agosto 1786: "E' contento il senato che Antonio Angelini fu Cristoforo di Rovigno introduca colà una fabbrica di paste commestibili secondo il sistema della dominante, impegnadosi di provvedere di provvedere al consumo di tutta l'Istria. Si accorda all'Angelini esenzione da ogni straordinaria gabella e la privativa per anni sette in tutta la provincia". 

(8) Giovanni Quarantotti, "Trieste e l'Istria nell'età napoleonica",Le Monnier, Firenze 1954, pag. 132; 

(9) Giovanni Radossi - Antonio Pauletich "Repertorio alfabetico delle Cronache di Rovigno di Antonio Angelini" Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno Vol. VII degli ACRSR, alla voce "Sollevazione del 1809", pp 398-400; 

(10) Le famiglie appartenenti al Corpo dei Cittadini o Nobili di Rovigno erano originariamente 14: Basilisco, Bello, Brionese, Burla, Caenazzo, Calucci, Giotta, Leonardis, Pesce, Quarantotto, Segala, Spongia, Tagliapietra, Vescovi (poi de Vescovi ed infine Devescovi). A queste vennero successivamente aggregate altre 5 famiglie: Bichiacchi nel 1545, Costantini nel 1654, Beroaldo nel 1764, Piccoli nel 1765 ed infine i Biondo nel 1772. Durante il periodo veneto i Nobili nel giorno del la loro prima partecipazione dovevano prestare un giuramento di fedeltà alla Serenissima ed alla Comunità di Rovigno. 
Il 7 marzo 1802 il barone Steffaneo aggregò alle predette famiglie quelle del popolo che avevano avuto almeno un rappresentante nel Governo dei 18: Angelini, Artusi, Biancini, Blessich, Borghi, Brunelli, Califfi, Cherin, Dapas, Nattori e Venerandi

(11) Antonio Pauletich, "I soprannomi di Rovigno d'Istria" in AIN, Vol. IV, 1971, pp. 195-210-214. Il Pauletich, pur riportando il soprannome "Muòro", stranamente non lo attribuisce anche alla famiglia Angelini come invece è ampiamente attestato. Vi erano poi dei soprannomi personali, legati a particolari fisici o di comportamento, come per esempio Buòbo o Peînco, per Mario de Angelini. 

(12) Inventario degli oggetti d'arte d'Italia volume V. Provincia di POLA, edito a cura de La Libreria dello Stato. 1935. ROVIGNO - Chiesa Parrocchiale di S. Eufemia - Paramenti sacri: PIANETA, broccato in oro su fondo di lama d'oro con disegno a opera gigante di fiori a spiga e di altri ancora più grandi in forma di girasoli. In basso è sovrapplicato uno stemma vescovile (angelo su cielo stellato). In sacrestia. In discreto stato. Opera del secolo XVIII avanzato. (Pag. 180) 

(13) Gedeone Pusterla, "I nobili di Capodistria e dell'Istria", Forni Editore - Bologna, ristampa anastatica ediz. 1888, pag. 30: Nobili dell'Istria Confermati dall'Imperatore Francesco I, dal 1 gennaio 1816 a tutto Dicembre 1834. Per gli Angelini di Rovigno risultano confermati nobili: Giovanni, Antonio, Giacomo, Marco, Rocco e Angelo. 

(14) Giuseppe Natorri, "Raccolta di tutte le antichità, stemmi ed iscrizioni che esistevano ed esistono nella mia patria Rovigno", in due volumi. Di questa importante opera ci resta soltanto il 2° volume manoscritto conservato presso l'Archivio Diplomatico di Trieste. Una recente riproduzione di tale disegno è apparsa nella rubrica "Blasonario rovignese - Gli Angelini" a cura di A. Michelini nel numero 12 dell'anno 2° (1993) del giornale di informazione della Comunità degli Italiani della Città di Rovigno "Le Cronache". 
 

(15) dalle Cronache del Biancini risulta per esempio che l'11 marzo 1784 il partito Biondo, Angelini e Suffich viene battuto dal partito Costantini, Bosco, Beroaldi e Rocco (Gangola), grazie ad un rialzo del 10% sul prezzo da loro offerto di 21.550 ducati, per ottenere il dazio dei torchi comunali per dieci anni. Ed anche: 
"1790 aprile 15 - in vista al sempre maggior deperimento degli olivi li SS.i Beroaldo, Cap. Dom.o Costantini, Sig. Zuanne Angelini, Sig. Franc. Rocco e Dom.o suo fratello, il sig. Pietro Rocco Gangola, il P. Anzolo Rismondo, il P. Gregorio Rocco Sasso, il Sig. Gabriel Natori conduttori di torchi presentano una scrittura colla quale dimandano o storno o minoranza del dazio in vista alla perdita di più di un terzo di olivari." 

(16) dai dati catastali della città e del territorio di Rovigno, conosciuto come Catastico "Franceschino" che è conservato presso l'Archivio di Stato di Trieste. 

(17) Comitato Trieste '68 "Contributo dei Volontari giuliani fiumani e dalmati alla Guerra di Redenzione 1915-1918", Scheiwiller editore, Milano 4-11-1968, pag. 157; 

(18) Antonio Pitamitz "Tutta la verità sulle Foibe" in Storia Illustrata n. 307 - giugno 1983; 

(19) su l'Arena di Pola del 14.8.1982, Anna de Angelini in Dobrilla pubblica il racconto dell'esodo da Pola avvenuto il 27 febbraio 1947 col IV Scaglione imbarcato sulla nave "Toscana": 
"....il viaggio per mare fu tremendo. Ricordo che eravamo tutti stipati, il mare era mosso ed io dovetti stare per tutto il tempo in coperta, perchè avevo la nausea... Finalmente arrivammo ad Ancona, dove facemmo una breve sosta. Poi, proseguimmo in treno per Firenze. Prima di salire sul convoglio, fecero prendere a ciascuno una balla di paglia che dovemmo riporre alla meglio nel carro bestiame e lì dovemmo salire. Il nostro viaggio fu accompagnato dai lamenti e dal rumore degli animali e penso proprio che fummo scambiati per bestie, perchè nemmeno il ferroviere che chiuse il portello del nostro vagone ci disse nulla e non aprì se non all'arrivo a Firenze. Passammo una notte bestiale. Il mio bambino più piccolo aveva 22 mesi; si svegliava piangendo per la sete e io non potevo aiutarlo. Eravamo al buio pesto, immersi nell'oscurità, tutti appiccicati. Udivamo solo i lamenti delle bestie ed il loro acre odore stomachevole che aveva impregnato tutta l'aria. Arrivammo a Firenze a mattino inoltrato, distrutti dal viaggio, con ancora addosso le tracce di paglia che ci era servito per giaciglio. Eravamo disperati, non sapevamo cosa fare, né dove andare e non vi era un cane ad aiutarci... quando si avvicinò, dopo non so quanto tempo, qualcuno che si presentò come quello del "Comitato profughi". Fummo accompagnati nel centro di Firenze e sistemati in una ex fabbrica di tabacchi, già tutta occupata da altri esuli. Le nostre reti per dormire furono sistemate in mezzo ai corridoi. Un tetto lo avevamo, ma si può comprendere lo strazio ed i pianti che ho fatto. In quelle condizioni, poichè ero sul passaggio, dovevo stare sempre vestita. Mio marito, già sofferente, si aggravò e si ammalò pure il più piccolo dei miei figli. Il dottore che riuscii ad interpellare mi assicurò che il bambino sarebbe guarito solo se fosse tornato a respirare aria nativa, Non mi restava altra scelta, prima che fosse troppo tardi, che riportarlo a Rovigno dove era nato e dove, fortunatamente, avevo ancora una sorella. Ella lo prese con sè e lo curò... Lo lasciai là sino a che non si cominciò a ventilare che avrebbero chiuso le frontiere. Allora scrissi a mia sorella che lo venisse a portare a Trieste dove mi sarei recata per aspettarlo. Ella pensando che vi fosse più tempo e forse anche perchè supponeva che non avrebbero fatto caso ad un bambino di due anni, temporeggiò e quando si decise le frontiere erano già chiuse. I partigiani non lo vollero far passare e a nulla valsero le proteste e le indignazioni di mia sorella... Fu solamente dopo che furono riaperte le frontiere che potei riabbracciare mio figlio e passò molto tempo prima che si potesse riprendere dalla triste avventura. Nel frattempo, passsato un anno che eravamo a Firenze, morì mio marito, senza neppure avere la gioia di poter rivedere suo figlio.Rimasi così sola, lontana dai parenti, fuori di casa e con tre figli a cui pensare, senza alcun aiuto e comprensione dalla gente del luogo che avrebbe dovuto ospitarci, con solo le spalle per lavorare e una gran forza di volontà per tirare avanti. Nonostante tutto sono riuscita a superare tante traversie, a sistemare i figli ed oggi posso dire di essere contenta"

(20) Cristoforo de Angelini, nato a Rovigno il 28 maggio 1903, di professione marittimo, anche se nel settembre del '43 lavorava come operaio nella Manifattura Tabacchi. Come molti altri era stato un simpatizzante del fascismo, limitando la sua militanza alle cosiddette chiacchiere da bar; cosicchè quando alla caduta del fascismo incominciarono i primi torbidi, lui non pensò a fuggire. Anche quando venne avvertito dal cognato Angelo Benussi, simpatizzante comunista, che alcuni facinorosi avevano intenzione di dargli una lezione, Cristoforo disse che, non avendo mai fatto del male a nessuno, aveva la coscienza tranquilla e quindi non accettò il consiglio di nascondersi almeno per un pò di tempo in attesa che gli animi si calmassero. Fu così che mentre tornava a casa dalla fabbrica tabacchi venne circondato da un gruppo di scalmanati. In quel periodo a Rovigno vi era ancora un presidio di carabinieri ed uno di questi, per tentare di disperdere gli inseguitori, sparò un colpo in aria. Sfortuna volle che il colpo, rimbalzando su di un muro della casa vicina, andasse a colpire un bambino innocente. Questo fatto inasprì ancor più gli animi contro l'incolpevole Cristoforo che venne preso e fatto scomparire con tutta probabilità nella foiba di Pisino; 

(21) Domenico de Angelini, nato a Rovigno il 5 novembre 1912 da Angelo ed Elena Sponza, viveva a Pola da quando il padre vi si era trasferito nel 1925 allorchè venne soppresso l'ufficio della posta a Rovigno dove lavorava. Dopo l'8 settembre per evitare di essere deportato in Germania, si arruolò nell'U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Aerea). Rimasto ferito in uno dei tanti bombardamenti alleati su Pola, si era recato a Rovigno da parenti in convalescenza. Così si trovava a Rovigno quando i "titini" ordinarono la leva degli uomini dai 16 ai 60 anni, a questo punto ascoltiamo la narrazione dei fatti così come raccontati dallo stesso Domenico, nella lettera inviatami il 9 giugno 1997
"Ho dovuto presentarmi, in quanto non si poteva uscire da Rovigno. Poi mi fanno guardandomi: 
- Come mai queste cicatrici fresche? Da dove vieni?
Da Pola, ho risposto, e non appartengo a questo Comune, ma sono da parenti... sono rimasto sotto tre bombardamenti, inoltre vorrei pregarvi per un permesso di due o tre giorni per vedere se la mia casa è ancora in piedi, o se ho tutto perduto
In silenzio mi hanno dato un'occhiata e poi si sono decisi di farmi un lasciapassare... 
Guardando il biglietto, son rimasto sul chivalà vedendo che era stato scritto per due mesi. Troppo strano, troppo generosi... Sono partito tre giorni dopo con me c'era Angelo Bronzin lo zoppo, poi ho visto che a bordo c'era pure un signore ben vestito e appartato dietro di noi, e m'è venuto un dubbio. Non mi ero sbagliato perchè al momento dello sbarco a Pola, questo personaggio si mise alle spalle di tutti e due dicendo: 
- Compagni Angelini e Bronzin, ho l'ordine di portarvi all'O.Z.N.A.(polizia segreta jugoslava)"; 
così siamo andati dalla padella alla brace. Primo è stato chiamato Bronzin, e dopo quasi un'ora hanno chiamato me...Dietro di me, due  angeli custodi armati. Quell'ufficiale stava sfogliando carte ed ogni qualtanto guardandomi senza parlare. Un silenzio piuttosto nervoso, stanco di rimanere impalato, ruppi per primo il silenzio dicendo: 
- Compagno ufficiale se hai dei dubbi, prendi il telefono e chiama Gianone
A quel nome l'ufficiale scatta dalla sedia dicendomi: 
- Chi è per te Gianone?
Mio cognato, risposi secco. 
Quello per secondi è rimasto muto, poi cambiando faccia e calmo mi rispose: 
Sai compagno, noi siamo una polizia giovane, e dobbiamo guardarci metro per metro, poi un momento di silenzio, poi ad un tratto guardandomi mi disse: 
- Va bene compagno puoi andare, così dicendo mi consegnò il biglietto d'uscita e me ne andai respirando a pieni polmoni l'aria libera della sera... dopo seppi da mio cognato in quale baratro senza uscita mi trovavo, è grazie a lui se oggi sono vivo. Ero destinato con altri disgraziati, quella stessa notte, legati con filo di ferro spinato ad imbarcarmi a Fasana sulla nave "Lina Campanella", diretti a Buccari, e che non è mai arrivata, perchè cozzò contro una mina vagante saltando in aria. I superstiti furono mitragliati dalla vicina costa" . 
Un'altra testimonianza interessante è quella del fratello Angelo Silvano de Angelini, ricevuta tramite e-mail il 12 settembre 2002

(22) sono presenti famiglie de Angelini di Rovigno ad Altona in Australia, a San Pedro in California e a Palm Spring in America come dall'elenco degli indirizzi dei lettori della "Famia Ruvignisa" gentilmente fornitomi dal presidente P. Devescovi; 

(23) Nel duomo di Rovigno oltre alla tomba dell'abate don Antonio Angelini, e all'arca posata da Elisabetta Angelini Califfi in memoria del consorte, vi è un'arca sepolcrale posta dietro l'altare della Scuola laica del Sacramento a fianco dell'arca di Sant'Eufemia con la seguente iscrizione: 
 

CINERIBUS ET PIETATI
ANTONII ANGELINI XFORI E
QUI CARUS OMNIBUS VIX AN XLV
CAROLUS SOFFICHI
COGNATI DULCISSIMI COLLE OC TAS RELIQUIAS
ET TUMULO SODALITIIS MORTUORUM
IN SEPULCRO SUO NOVISSIME CONDITO
CUM LACRIMIS POSUIT
II ID DECEMB AN MDCCXC

Mentre al di sopra della porta che dal coro da alla cappella del SS. Sacramento, vi è un'altra iscrizione, posta l'anno 1757, in ricordo dell'ottenuta vesta onorifica, almuzia o zanfarda, in cui tra i cinque canonici figura anche: JACOB. ANGELINI. 

(24) Per la toponomastica della città di Rovigno, vedi G. Radossi "I nomi locali del territorio di Rovigno" in AIN, Vol. II 1969, pag. 81: 

90. Kurto dei Vinisiàni: Stretto vicolo cieco in "Kuntrada Dreîovièr". Nel passato ivi abitarono probabilmente famiglie emigrate da Venezia. Dreîovièr è una delle sede storiche delle case Angelini, il fatto che vi sia un Curto dei Vinisiani fa arguire, con buona probabilità, che possa attribuirsi al ramo Angelini con tale agnome. Ancora più rilevante è la recente opera monografica "Rovigno d'Istria" edita a cura della Famia Ruvignisa, Trieste marzo 1997, in cui nel 2° volune vi è una grande tavola di: "Ruveîgno e li suòve cuntràde, dal manuscreîto de Giuseppe Angelini, 'Nomenclatura delle contrade di Rovigno' 1852 (Museo civeîco da Ruveîgno), cun trascrision in ruvignis". In questa pregevole opera (che però più correttamente è da attribuirsi ad Antonio Angelini fu Stefano) figurano i seguenti riferimenti per la famiglia Angelini: 

108. Pasagio de i Angeleîni
        Uòrti Angeleîni
146. Zboûco al mar de i Angeleîni

Mentre il primo toponimo si riferisce ad un passaggio che dalla Contrada di Spirito Santo porta agli Orti Angelini, il secondo si riferisce ad un passaggio che, costeggiando tre case nel 1819 di proprietà di Giuseppe Angelini qm Giacomo, porta alla Marina di Sottolatina. 

Per quanto riguarda latoponomastica dell'agro rovignese il toponimo istrioto "Stànsia Angileîni" è segnalato in varie opere, sia della cartografia italiana che slava, tra cui: 

- Guida d'Italia del T.C.I. - Le Tre Venezie - Milano 1920. Pag. 304 - Istria sud-occidentale. In tale tavola, vi è segnalata la Stanzia Angelini, contraddistinta da una croce per indicare la presenza della chiesetta di S. Francesco di Paola; 
- Croazia - Istria: Carta stradale 1:150.000 - Copright Garmond (senza data): Stancija Angelini; mentre in una recente carta stradale croata è segnalato come St. Angelini;

- Monografia "Rovigno d'Istria", edita a cura della Famia Ruvignisa, Trieste marzo 1997, in cui nel I volume vi è una grande tavola con  i "Nomi dei lòghi de Ruveîgno" in cui figura la St.ia Angelini con l'indicazione dell'annessa chiesetta campestre di S. Fransìsco da Paola. In quest'ultima opera, nei pressi della chiesetta campestre di San Tuman e segnalato il toponimo: C. Angelini (campo-campagna?), ovvero la Stanza Angelini del Catasto Franceschino e della "Pianta del Comune di Rovigno con topotesia di contrade e località, chiese, laghi ecc. - Rovigno Agosto 1907 Pietro Benussi -  Moro perito agrimensore" annessa sempre alla monografia "Rovigno d'Istria" ed il cui originale si trova nel Museo Civico di Rovigno. In questa opera più dettagliata la Stanza Angelini si situa tra il Lago Brisin, Fontania, Val Bufo e S. Ciprian. In queste due carte tra l'altro vi è il toponimo Val dei Spisieri, località nei pressi di Lamanuva e L. Sircio che potrebbe riferirsi al Ramo Angelini degli Speziali.E' interessante notare che nella opera della cartografia Jugoslava: JADRAN - Atlas Jugoslavenske Jadranske Obale Od Kopra Do Ulcinja - Jugoslavenski Leksikografski Zavod, il  toponimo relativo alla Stanza Angelini è indicato come ANÐELINI. In tale carta geografica invece non è riportata la Stanzia Angelini, ben attestato in altre carte topografiche jugoslave. La cosa non deve stupire in quanto della casa padronale non rimane nulla, e la chiesetta di S. Francesco di Paola è ridotta ora a magazzino. 

Dal  Catasto "Franceschino" risulta che all'epoca: 

- La Stanzia Angelini era di proprietà di Giuseppe Angelini qm Giacomo; 
- La Stanza Angelini di Giovanni Angelini qm Antonio 
- Gli Orti Angelini di Cristoforo Angelini qm Antonio. 

(25) Opere degli Angelini di Rovigno: 
- Giuseppe Angelini: 'Sestine in difesa di Rovigno'ediz. Marcuzzi, 1783, Venezia; 
- Pietro Angelini: 'Lementi de Fimijta incontro Pjiro su murus' e 'Duj anni despoj el matirmonio' Rovigno, Coana 1890; 
- Antonio Angelini fu Stefano: 'Alcuni Podestà veneti di Rovigno ed alcune memorie patrie contemporanee' apparso dal n. 32 dell'anno V al n. 48 dell'anno VII della rivista "L'Istria" del Kandler, ovvero dall'agosto 1850 al novembre 1852. 
- Giacomo Angelini qm. Giuseppe, ha pubblicato vari componimenti poetici in fogli volanti od in raccolte lasciando anche vari inediti. 

Negli Atti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno a cura di Radossi-Pauletich sono stati pubblicati i seguenti lavori di Antonio Angelini fu Stefano:
- 'Compendio di Alcune Cronache di Rovigno' VOL VI; 
- 'Repertorio Alfabetico delle Cronache di Rovigno' VOL VII; 
- 'Un gruppo di otto manoscritti...' VOL. VIII; 
- 'Le chiese di Rovigno e del suo territorio', VOL. X; 

Rimangono ancora inedite le seguenti opere conservate nel Museo Civico di Rovigno, 
di Antonio Angelini fu Angelo
1. Notizie storiche di Rovigno in ordine cronologico dal 1400 al 1797, consistenti in XXVII fascicoli per 1.004 pagine; 
2. Terminazioni, Ducali, Lettere ecc. consistenti in VI  volumi per 1.589 pagine. 
di Antonio Angelini fu Stefano
1. Cariche Comunali sotto i Veneti, 1834 (pag 38); 
2. Alcune Nozioni Sopra il Fondaco di Rovigno, 1856 (pag 22); 
3. Cenni sopra i Conventi di Rovigno, 1856 (pag 22); 
4. Nomenclatura delle Contrade di Rovigno, diviso in due parti Vecchio e Nuovo con alcune note, 1852 (pag 36); 
5. Alcuni Cenni Sopra santa Eufemia di Calcedonia, la Chiesa, e la Città di Rovigno, 1848 (pag 48) 
6. Fondazioni e Statuti dell'Ospitale e della Confraternita dei poveri infermi di Rovigno. Nonchè nota Cronologica dei benefattori, dei lasciti e donazioni, 1858 
    (pag 52); 
7. Alcune Notizie Cronologiche della Nuova Chiesa Parrocchiale e Collegiata di Rovigno, 1856 (pag 16). 
Sempre presso il Museo Civico di Rovigno esistono inoltre zibaldoni, miscellanea ed incartamenti vari. 
 
FONTI PRINCIPALI

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AAS Antonio Angelini fu Stefano
ACRSR Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno
AMSIA Atti e memorie della Società istriana di archeologia e storia patria
ASP Archivio di Stato di Pisino
AST Archivio di Stato di Trieste
Biancini Pier Antonio Biancini, dottore in medicina, appartenente all'Accademia letteraria degli Intraprendenti, fondata il 14 gennaio 1762 e morta per inerzia nel 1765. Fu autore delle "Croniche di Rovigno dal 1779 al 1806", pubblicate a cura di Bernardo Benussi in Atti e Memorie della Società Istriana 
di Archeologia e Storia Patria volume XXV annoXXVI nel 1910, Coana Parenzo
COST Canonico don Oliviero Costantini (1697-1784) autore dell'opera "Estratto degli Albori Genealogici delle Famiglie di Rovigno"
PAR Archivio della Parrocchia di Rovigno
SDR Storia documentata di Rovigno di Bernardo Benussi
TdeA Tarquinio de Angelini, autore di una ricerca in loco negli anni '40 prima di esodare da Rovigno e di un Albero Genealogico.

 
 
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Introduzione
Dal XVII sec. al 1796
Dal 1797 al 1848
Dal 1849 al XXI sec.
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