GdeA
S  E  S  T  I  N  E

IN DIFESA DI

R  O  V  I  G  N  O

CON T R O  IL SIG. A B B A T E

LAZZARO SPALLANZANI
_____________
DIVISE IN DUE PARTI
 
 
 
 
 
 
 

I  N    V  E  N  E  Z  I  A
M D C C L X X X I I I
_____________________
D.o Piero Marcuzzi
LICENZA DE' SUPERIORI

A G L I   S P E T T A B I L I   S I G N O R I
GIUDICI, E SINDICO
DELLA SPETTABILE COMUNITA'
E  S p e t t a b i l i  S i g n o r i
SINDICI DEL POPOLO
 

L'  A  U  T  O  R  E .

GdeA

          IL consecrare alla Patria le proprie fatiche è
          sempre effetto di gratificazione per gli ottenuti
          favori, siccome quelli sono della nascita , dell'edu-
          cazione ecc. ; ma qualora vien interessata essa
          medesima nelle mire degli Scrittori, egli è indi-
          spensabile obbligo , a mio avviso , il dover ricono-
          scerla per Protettrice . A Voi dunque , SPETTA-
          BILI SIGNORI, che siete i Capi degli Ordini di
          questa Città, che ancora è mia Patria , a Voi ,
          dissi , spetta la dedica di questo libretto , che trat-
          ta la di Lei causa , sì in compimento del mio do-
          vere, sì in attestato dell'amor mio verso la me-
          desima . Basta profferir il nome di Patria per de-
          star sentimenti di tenerezza in un cuore ben fat-
          to ; ed ancorchè sconoscente ella siasi del tutto
          ed ingrata , soffrir non dee alterazione nel buon
          Cittadino . Quando mancano i benefici e le rimu-
          nerazioni , si amano invece
                                  . . . . . . le ceneri degli avi ;
              Le sacre Leggi : i tutelari Numi :
              La favella , i costumi . . . . . . . .
              L'aria , i tronchi , il terren , le mura , i sassi .
                                                           Metastas.
          Temistocle amava in tal modo Atene sua Patria ,
          benchè ingratissima , e piuttosto gli piacque tran-
          gugiarsi il veleno , anzi che divenir Capitano di
          Serse contra di essa . Io peraltro non ho di che
          lagnarmi della mia Patria , dalla quale non rico-
          nosco che beneficj , e qui m'ingegno di darle saggj
          della mia gratitudine per questo appunto , perchè
          nelle contrarie pubbliche esagerazioni , ogni buon
          Cittadino deve averne influenza . La condiscen-
          denza vostra , SPETTABILI SIGNORI , nell'
          accoglier quest'operetta mi vi farà sempre esser
          attaccatissimo , come mi vi fa esserlo di presen-
          te con vero patriotico zelo.

 
 

A   C H I    L E G G E


          Ognuno sa , che il Sig. Abbate Spallanzani venne a
          Rovigno l'anno decorso 1782 a raccor pesci , per arric-
          chir con le loro pelli le Sale della regia Università di
          Pavia . La disavvantaggiosa descrizione di questo Paese
          esposta al Pubblico dal Suddetto merita certamente l'uni-
          versal disapprovazione . Qualunque Cittadino alla vista
          degl' insulti fatti alla Patria , forz' è che ne sia sdegno-
          so , e si maneggi a più potere per liberarnela . Espon-
          go alla luce queste poche Sestine , che daranno con fatti
          palpabili un' idea opposta ai sentimenti del suddetto Sig.
          Abbate . Moltissime altre cose potrebbero aggiungersi a
          queste ; ma siccome non è mia mente di formar l'isto-
          ria , o panegirico di Rovigno ,  così spero , che la sem-
          plice addotta verità sarà bastante ad ottenerne l' effetto .
          Pongo in fronte di esse la descrizion mentovata , ac-
          ciocchè vegga il Lettore l' ingiustizia di questa al con-
          fronto di quelle . Non per questo si dirà essere stata la
          vendetta , o l' invidia che m' abbia dettat' i versi , pro-
          testando al Sig. Abbate Spallanzani la mia venerazione
          in tutt' altre occasioni , ed al Sig. Dot. Pier-Francesco
          Costantini la mia stima ed osservanza in ogni tempo ,
          non dubitando , che il suo dispiacere non sia diverso da
          quello di tutti gli altri suoi Compatrioti ; atteso che un
          vero figlio non può compiacersi d' esser' innalzato dall'al-
          trui lodi a costo della dejezion della Madre.

 
          Copia tratta da Lettera inserita negli Opuscoli scielti su
            le scienze , ed arti dell' Abate Spallanzani sopra la Città
            di Rovigno pervenuta in copia manuscritta a Monsignor
            Illustrissimo e Reverendissimo Fr. Gio. Domenico Stra-
            tico Vescovo di Cittànova .
          Rovigno picciola Città dell' Istria , la quale volendo-
          la comparare a Chiozza si può chiamare un Paese della
          Lapponia , o degl' Irochesi per l'intrattabile genio de-
          gli Abitanti , ch' esser non possono più salvatici , più in-
          docili , più fieri , e che sentono veramente la natura
          dello scoglio , su cui sono nati . Malgrado però quel
          resto d' antica barbarie , io fui ammesso in una Casa
          dove si raccolgono quegli Arcipochissimi , ch' hanno qual-
          che senso d' umanità e gusto di Lettere , introdottovi dal
          Patrone istesso , Signore , che agli studi della Giurispru-
          denza , ne' quali è versatissimo , accoppia la più estesa ,
          e la più amena Letteratura , e che alle doti dello Spi-
          rito unendo quelle del cuore , è tutto zelo , tutto tra-
          sporto per secondare le lodevoli voglie degli Amici ,
          questo è il Sig. Avvocato Pier-Francesco Costantini.
           
                  Et io Iseppo Marignani ho copiato
                    la presente d' altra simile autenti-
                    ca manuscritta pervenuta al so-
                    praccennato Monsignor Vescovo in
                    fede &
              Noi MARCO ALVISE DA MOSTO per la Serenissima Re-
              pubblica di Venezia Podestà di Cittànova, e sua Giu-
              risdizione.
          A chiunque le presenti Nostre perveniranno faccia-
          mo certa et indubitata fede , che il soprascritto carat-
          tere , firma , e sottoscrizione del Sig. Iseppo Marignani
          Cancelliere Episcopale in questa Città è tale , quale Egli
          si fece ; non che di proprio pugno s' è sottoscritto ; che
          però alli di Lui caratteri , e sottoscrizioni quivi , et in
          ogni altro luoco gli si potrà prestare una piena , et in-
          dubitata credenza. In quorum &c.
           
                    Cittanova addì 19. Agosto 1783
          L.S. (MARCO ALVISE DA MOSTO Podestà.
           
           
                      Daniele Valentinis Canc. Pret.

 
 

gdea


 
P A R T E   P R I M A 

 
 

I.

        Patria , che quanto io vaglio , e quanto io sono ,
          Quantunque io poco vaglia , e vile io sia ,
          E' tutto tuo favor , tutto tuo dono ,
          Deh accogli Tu questa fatica mia ,
          E dì , leggendo i miei veraci detti ,
          Quelli d' un mio fedel sono i concetti .
           
                       2.
        Felice me, se al Suol , cui della cuna
          Son debitor , il mio dover adempio ,
          Con dar in suo vantaggio almen quest' una
          Opra contro di chi di Lui fa scempio ;
          Onde comprend' alcun ch' aspri e inumani
          Non siam , come ci pinse Spallanzani .
           
                       3.
        Ch' anzi d' Italia , nel cui regno illustre
          Ci pose il Ciel (a) abbiam le foggie colte ;
          Questa l' util commercio e l' arte industre
          Ci dona , e son da lei nostr' opre accolte ,
          Hanno le scienze ancor nel nostro petto ,
          E 'l gusto delle lettere , ricetto .
           
                       4.
           
        Tu glorioso Lion , che all' acque imperi
          Dal Soglio , che non fece man mortale (b) ,
          Palesa Tu , da che a' tuoi santi Imperi
          Siam pervenuti , e a noi stendeste l' ale ,
          Se tracce di barbarie in noi scorgesti ,
          O se a' voleri tuoi fummo molesti .
           
                       5.
        Quasi l'ottavo Secolo (c) è compito
          Che di nostro voler siam Figli tuoi ,
          Nè il fuoco di tumulto in vicin lito
          Un tempo acceso (d) mai s' apprese a noi ;
          La voglia nostra non languì, nè langue
          Per versar a tuo pro l' avere e 'l sangue .
           
                       6.
        Non è ancor guari , che gratuito dono
          Del poter nostro offrimmo (e) in tempi bui ;
          Queste d' umanità pur prove sono ,
          Pur è senso d'amor ne' Servi tui :
          Nè sol con Te ci dimostriamo tali ,
          Ma siamo con gli estranei ancora eguali (f) .
           
                        7.
        Posto è Rovigno lungo l' Istria , e all' onde
          Di se fa specchio , ed à Pola all' Oriente ;
          ( Pola famosa i fasti ora confonde
          Con vil arena , e son le glorie spente . )
          A' il Continente a tergo , e fan di mura
          Invece , i petti la Città sicura.
           
                       8.
        Vedresti quì dalla terrestra parte
          Ornar le vie moltissimi Viandanti ,
          E sempremai raccor le vele sparte ,
          Come in commodo porto , i Naviganti ;
          Nè vien qua alcun , nè parte alcun , che sia
          Non pago della nostra cortesia .
           
                       9.
        Questo nostro mostrò Nemico istesso
          Pria di partir a voce il suo contento .
          E ben farlo potea , che segno espresso
          Ebbe di stima (g) , e pubblico argomento ;
          Nè dir Egli può mai , ecco ch'io fui
          Offeso , o molestato da colui ,
           
                      10.
        Qual' è che ignori , che il commercio , e l' arte
          Sia di questa Città vita e sostegno ?
          Ferve l' opera industre , e in ogni parte ,
          E in mille guise qui regna l'ingegno ,
          O se contempli picciol , o vuoi
          A grand' opre fissar gli sguardi tuoi .
           
                     11.
         Vedrai squarciar le rupi , e moli enormi
          In un balen girar , e gravi massi ;
          Parte gravar le navi , e i volti informi
          Parte deporr' , e uscir ornati sassi ,
          Onde s' ergon le mura dal terreno ,
          Che inegual porge al guardo aspetto ameno .
           
                     12.
        Vedrai ne' chiusi e più riposti seni
          Della terra scavar fori profondi ,
          Che d' oli , o d' acque vanno alteri e pieni ;
          Nè vien , che qui quest' arte sol s' ascondi ,
          Che son queste de' nostri opre lodate
          Dalle Città propinque ricercate (h) .
           
                     13.
        Veduto avresti  con ordigni mille
          Ergersi in alto la famosa Mole (i) ,
          E là posarsi , u' il Sol l' auree faville
          Vibrar dal prim' Oriente sempre suole ;
          Che ancor dal muto rame implora e addita
          Con l' alta destra a noi salute e vita .
           
                     14.
        Veduto avresti a desiato fine
          Per costante favor (k) l' opra ridotta ,
          L' opra che prima d' ora alle divine
          Pareti ebbe principio , e fu interrotta ;
          E quell' ordine tien , ed è di quella
          Classe , che il Professor Toscana appella .
           
                      15.
        Nè vo' tu creda , che piacer recente
          Di questa nobil arte in noi sia nato ,
          Che fu ne' Padri nostri , e anticamente
          Il bell' arco Toscan (l) da lor fu alzato ,
          Che dalla parte Aquilonare chiude
          Rovigno , e i borghi e 'l continente esclude .
           
                     16.
        Vedrai la nobil via , che il nome prese
          Dal corso (m) far di se pomposa mostra ;
          Prima scoscesa ed aspra , ora il cortese
          Popolo al Paseggier bella la mostra ,
          Per le dolci maniere , e le leggiadre
          Doti di quel , che in un fu Duce e Padre (n) .
           
                     17.
        Vedrai cader le selve a colpi arditi
          Di sorda scure , e i tronchi informi e gravi
          Portati a queste ripe e a questi liti
          Cangiar aspetto , e convertirsi in navi ;
          E quel pin , che testè fu dormiglioso
          Volar spedito in su 'l gran piano ondoso .
           
                     18.
        Mirabil mostro di mirabil arte !
          Forma di legni il Mastro curvi giri ,
          E a tronco orizzontal ferma una parte ,
          Mentre l' opposta alzarsi in alto miri ,
          E con uguali spazj d' ambi i lati ,
          I destri e i manchi star fra se inchinati .
           
                     19.
        E quasi sia dell' opra sua pentito
          Di ben connesse tavole ricopre
          I fatti vani ; onde riman schernito
          Guardo , che cerchi esterno le prim' opre ;
          E 'l bollente liquor sù vi diffonde ,
          Che indura la materia all' invid' onde .
           
                     20.
        Ecco la forte antenna , che radice
          Gitta nel fondo dell' interna mole
          Sorger da' piani al Ciel retta e felice ,
          Ricca di ciò , di cui servir si suole
          Per correr l' acque questa gente ardita ,
          Che affida a un' aura instabile la vita .
           
                     21.
        Ma tempo è omai , che in questo mar infido
          Entriam col ben costrutto ed unto legno ,
          Di cui l' audace si fa tetto e nido ,
          E sprezza d' Aquilon l' acerbo sdegno :
          E se il viaggio opporran nemiche frodi ,
          Diversi non sarem da' nostri Prodi (o) .
           
                     22.
        Questi dappoi che son portati a rive
          Di rimote Città d' aura feconda
          Dan le derrate lor , di cui son prive
          Quelle , e dell' altrui merci fan feconda
          La nave , che solcando il mar non trito
          Il ricco pondo versa in altro lito .
           
                     23.
        Nè ti saprei già dir come che a volo
          Corrono i Giovanetti incontro a' flutti
          ( Duro cambio ) lasciando il patrio suolo
          Da gloria vana ; e poca fama indutti ;
          E così far di se signora e donna
          Fortuna , che di lor poi se n' indonna .
           
                    24.
        Ferma , incauto Garzòn , a che non miri
          Dell' inflessibil mar l' orrido volto ,
          Che tanti e tanti ne' tortuosi giri
          Sordo a querele , a pianti ognor à involto ?
          A che alle voci della tua dolente
          Donna , non pieghi l' ostinata mente ?
           
                    25.
        Sì t' è grave , o crudel , questa mia faccia ,
          Che per sfuggirla , oimè ! vai in seno a morte ?
          Vieni , Idol mio , fra queste amanti braccia ,
          U' quiete ti s' appresta e miglior sorte ;
          Per questo crin che ti legò , per questo
          Seno , deh lascia il tuo pensier funesto .
           
                    26.
        Ma il canapè già sciolto a gonfie vele
          Sen' va colui con la fuggiente prora ,
          E lascia l' infelice , che crudele ,
          Invan lo chiama , e invan s' affligge e plora ;
          Crudele sì , che non dovean sì bei
          Modi soffrir atti scortesi e rei.
           
                    27.
        Che se fermar il cupido desiro
          Fra quei, che sede àn qui , tu pur vorrai ,
          Tutti gl' ordini e molle in moto e in giro
          Di questa grande macchina vedrai ;
          E nel commercio oprar o molto, o poco ,
          Questo il poter comporta e 'l scarso loco.
             
                  Fine della prima parte

 
A  N  N  O  T  A  Z  I  O  N  I

 
      (a) in ipso sane italiae ambitu , diximus primos Illyrici litoris
      Istros esse, Italiae , Carnisque vicinos , usque ad Polam
      Civitatem Istriae hujus temporis Imperatores Italiae terminos
      extendere.                                    Strab. Lib. VII

      (b) Si riferisce all' ultimo verso dell' Epigramma del Sannaza-
      ro in lode della Città di Venezia, comparandola a Roma:
       

            Illam homines dices , hanc posuisse Deos .
      (c) Pietro Orseolo II. Doge di Venezia prese il possesso dell'
      Istria, l' anno 991.        Langier Tom. I. Libr. IV.

      (d) Ribellione di Capo d' Istria nel 1274. Id. Tom. III.
      Libr. IX.

        Non si può meglio provare il fedel Vassallaggio di Ro-
      vigno verso la Serenissima Republica , quanto dimostran-
      do , che il Pubblico Rappresentante senza alcuna forza
      della Giustizia mantiene il buon ordine in un Popolo così
      numeroso , qual' è il nostro , che ascende a diciotto mila
      persone .

      (e) L' anno 1715. sotto la Ducea di Giovanni Cornaro , que-
      sta Comunità col mezzo del Sig. Niccolò Bello suo Am-
      basciatore spedì a Venezia mille Ducati in occasione della
      guerra coi Turchi : oltre Zecchini ottocento pur volonta-
      riamente esibiti al Principe l' anno 1687. , altri mille Du-
      cati l' anno 1651. , e Ducati cinquecento all' anno duran-
      te la guerra del 1639. Prove ricavate dall' Orazione a stam-
      pa del suddetto Bello , e dalle Sovrane Ducali comunica-
      temi gentilmente dal Sig. Avvocato Antonio Angelini q:
      Angelo, che tiene il tutto nelle sue preziose Raccolte.

      (f) Questo sentimento si dà mano con quello degli ultimi
      versi della Sestina ottava , e ciò si nota per iscansar qua-
      lunque equivoco.

      (g) Dicendo la sola verità , e senza la minima esagerazione
      ogni ordine dimostrò al Sig. Abbate sentimenti di stima
      e di ossequi , ch' ebbero forza di levare le prevenzioni
      fattegli concepire contro il Paese , e che meritando da
      lui medesimo espressioni di parzialità , e promesse di par-
      larne a piena voce in vantaggio . Ma

          .   .   .   .   .   .   .   .   ecco contrarj
        Seguir tosto gli effetti .   .   .   .   .   .   .
      Anche l' offizio di Sanità aderendo alle di lui brame ,
      permise in tempo di contumacia , col fante di vista , la
      pesca nell' acque del Carnaro .

      (h) Tal fu la Cisterna fatta in Visinada l' anno 1782 , dal
      Sig. Proto Simon Battistella , dove gli si dimostrò la pub-
      blica soddisfazione con Sonetti stampati ecc. Così anche
      quella fatta in Pirano dallo Stesso l' anno 1776. in fondo
      instabile e acquoso , come si può rimarcare dalla seguen-
      te iscrizione incisa nello scudo della statua della Provvi-
      denza.

D.  O.  M.
DOMINICO. MARCELLO. SEN. PRAES.
RASPURGI, DUCE.
PATRONO. GRATIOSISSIMO. AUSPICE.
HOC. PLUVIALIS. AMPLO. FONTE.
DIU. ITERATIS. OMNIUM. VOTIS
APERTO.
SPECT. HUJUS. COMMUNIT.
LARGO. SUMPTU. INIQUO. SOLO.
MARITIMO. AESTU. OCCUPATO.
ELABORATOSQUE. OPERE.
AD. COMMODUM. ET. ORNATUM. CONSTRUCTO.
MUNIFICENTIAE. EJUS. ET. SOLLICITUDINIS.
IN. CIVES.
MONUMENTUM. HOC. PERENNE.
POS.
JACOBUS. BONIFACIO. DOMINICUS. PETRONIO.
MARCUS. FUREGONI.
TRIUMVIRI. MODERATORES.
ANNO. SAL. M.DCC.LXXVI.
      (i) La gigantesca statua di S. EUFEMIA di Calcedonia ,
      opera dei Sigg. Vincenzo, e Gio: Battista Fratelli Valla-
      ni da Maniago innalzata su la cima del Campanile dal
      predetto Battistella .
          Anche la miracolosa venuta , e l' esistenza da dieci Se-
      coli circa di questo Vener. Corpo può caratterizzare l'in-
      dole degli Abitanti , non essendo probabile , che un San-
      to Deposito venuto fosse così da lungi ad eleggersi il sog-
      giorno in un Paese di Barbari.

      (k) Si allude al benemerito Sig. Francesco Biondi , che pre-
      sede alla Fabbrica della Chiesa . Anche questa è opera
      del Battistella.

      (l) Detto comunente Porton del Ponte.
          Si vedrebbero forse copiose opere di tal fatta , se non
      fosse la ristrettezza delle fortune , a cui fu , ed è condan-
      nata la Provincia ; da che si può facilmente argomentare
      un genio non ignaro , o sprezzante .

      (m) La strada della Carriera , che s' estende per cinquecen-
      to passi circa , costrutta l' anno 1777. col denaro ed opera
      di tutto il Popolo .

      (n) S.E. il Sig. GIACOMO DA MOSTO ottimo Podestà
      s' affaticò e distinse per la costruzione della suddetta stra-
      da , come dall' ultimo Ternario del Sonetto stampato in
      quell' occasione :
       

        Ognun concorse all' opra , e ognun ha posto
          In opra il suo poter , ma le maggiori
          Prove di zelo diede il buon DA MOSTO .
      (o) Nulla dicendo in grazia di brevità dei Soggetti , che
      ne' tempi rimoti si distinsero con azioni guerriere , sono di
      data recente il Sig. Gregorio Calucci , che fu Capitano di
      Nave da guerra nella battaglia contro ai Turchi nell' ac-
      que di Scio , e che poi fu creato Cavalier di S. Marco :
      il Sig. Niccolò Garzotto Sorra eletto dall' Eccellentissimo
      Senato li 7 Gennaro 1735. Sopraintendente dell' Artiglie-
      rie nella Terra Ferma . Prima però Sargente Maggiore de'
      Bombardieri e Bombisti di Venezia , e della Casa dell' Ar-
      senale , Capo principal del Castello di S. Andrea del Li-
      do , Capo provisionato della Fortezza di Legnago ; cele-
      bre anche pel Cannone da 500. di sua invenzione , e per
      la malagevole operazione da lui con somma abiltà
      eseguita a Costantinopoli . Finalmente meritò pel valore
      dimostrato in molte occasioni il pubblico aggradimento
      espresso con somma sua lode dall' Eccellentissimo Senato
      in numerose sue Pergamene , che formeranno maisempre
      il più grand' elogio al di lui merito . Anche il vivente
      Sig. Capitano Vincenzo Beroaldo avendo più volte com-
      battuto contro ai Pirati , ottenne meritamente il Cavalie-
      rato di S. Marco , ed un 'annua provigione . Sarà pur me-
      morabile il coraggio da lui dimostrato in sostener l' ono-
      re della Veneta bandiera nel Porto di Genova.

 
P A R T E   S E C O N D A

 
P A R T E   S E C O N D A

I.

        Ma sì non è ciascun dedito all' arte ,
          Od al commercio , che fra noi non sia
          Nella più degna e più laudevol parte
          Chi alle scienze e al saper opera dia ,
          E fra le sacre genti , e le profane
          Chi le vie calchi discoscese e strane .
           
                       2.
        Gira lo sguardo , e le pupille impresse
          Tien su di quelle , e scorgerai con loro
          Virtù per l' ardue cose a ognun commesse
          A maestade unica ed a decoro ,
          E vibrar al di fuor opra che luce
          Come splendida vampa e chiara luce (a) .
           
                       3.
        Tal OLIVIER (b) Tu sei , cui 'l Ciel largìo
          Le riposte spiar cagioni arcane ,
          Che ci facesti e fai zelante e pio
          Le vie scoprir , che son veraci e sane ;
          Cieco ora sei ; ma che ? se lingua e petto
          Usar per noi t' è gioja , e t' è diletto ?
           
                       4.
        Tal è SIMON (c) , che degne gesta , e molto
          Per la Chiesa operò , cui diè gli affetti ,
          Caro alle Muse un tempo , ora rivolto
          Dall' armoniche note a gravi oggetti ;
          E illustra più il Consesso col consiglio
          E col saper , che col color vermiglio .
           
                       5.
        ANTONIO (d) , è tal , cui più che il sangue , grata
          Amicizia mi stringe e vero affetto ;
          Fu di Questi trattar l' intemerata
          Giustizia , e l' ampie Leggi , ed il Gius retto ,
          Concordando col Veneto diritto
          Quel che da GIUSTINIAN fu già preferitto .
           
                       6.
        NICCOLO' (e) è tal , di cui stuolo di Vati
          Con immortal pennel le doti pinse
          Nel dì , che al capo i lauri meritati
          Nella Città d' Antenore si cinse ;
          E là rifulse ancor , u' sette Monti
          Sommesse fero le superbe fronti .
           
                       7.
        Tal è FRANCESCO (f) , che dai dotti scanni
          Spiega o la scienza d' Archimede industre ,
          O spia degl' astri i beneficj e i danni ,
          O adora del gran Re l' essenza illustre ,
          O finalmente , se in piacer ti sia ,
          Misura dell' Egeo l' immensa via .
           
                       8.
        Tal è GIOVANNI (g) , che l' illustre incarco
          Sostien' e il pondo , che fu a Lui fidato
          Dal buon PASTOR , a cui Egli non parco
          Di bei concetti il nobil serto à dato ;
          Serto vò dir di laudi , che non scarso
          Di fregio poscia pubblico è comparso .
           
                       9.
        Ma dove lascio Te specchio lucente
          Di virtù , di bontà , d' intatta fede
          GIANFRANCESCO (h) , che oimè ! Parca inclemente
          Sul bel tuo stame il fatal colpo diede ?
          Torva guatò , del nostro ben si dolse ,
          E in non matura etade a noi ti tolse .
           
                      10.
        Chi per pietà del mio dolor sì forte
          D' umor m' appresta un largo fonte e pieno ,
          Onde versando su l' iniqua sorte
          Pianto immenso m' allaghi 'l volto e 'l seno ?
          Per Lui non già , che in la beata Sede
          Coglie del ben' operar ampia mercede .
           
                      11.
        Tal è GIUSEPPE (i) , che in funebre onore
          Narrò con stil facondo e modi gai
          I pregi , che vivendo , ornaro il core
          Di quel grand' Uomo , che testè cantai ;
          Salì sue fiate a nobil Seggio , e due
          Ritrose feo l' oneste voglie sue .
           
                      12.
        Tal è CLEMENTE (k) , e ben gli sta il bel nome
          Per la dolce favella e 'l dolce tratto ;
          Parlò del buon Signor su l' aspre some
          Ai Padri Augusti , e su l' uman riscatto ,
          E aperse al Regio aspetto il Velo sacro ,
          In cui s' impresse il mesto Simulacro .
           
                      13.
        ANTONIO (l) , è tal ; ne sia giammai ch' io sparga
          Obblio su quanto ad un tant' Uomo io deggio ,
          Gli fu Natura de' suoi doni larga ,
          E il pose di Virtù nel ricco seggio ,
          O se parla , o se pensa , o se le ignote
          Idee rischiara con sonore note .
           
                      14.
        FRANCESCO (m) , è tal , che del bel lauro ornato ,
          Con cui Temi gli Eroi fregia e sublima ,
          Sparge d' intorno odor soave e grato ,
          Degno di stil miglior , di miglior rima ;
          E del Diritto avanti ai gravi Seggi
          Parla facondo su le sante Leggi .
                     
                      15.
        Questi ch' io dissi , ed altri ch' io non nomo (n)
          Dan' opera agli studi illustri e bei ;
          Studj gloriosi , eccelsi , e che fan l' Uomo
          Mortal s' innalzi fino a' sommi Dei ;
          E irrigan l 'uman cor di quel contento ,
          Che sol vantar si può senza tormento .
                     
                      16.
        Ed oltre a ciò non creder già che odiamo
          La melodia che rende arguta cetra ,
          Ch' anzi di amanti Spirti (o) ornati siamo ,
          Che l' armonico metro ergono all' etra ;
          E v' è chi al fuori della percossa corda
          I dolci accenti insiem' adatta e accorda .
           
                      17.
        Nè pur lungi è da noi la nobil ARTE (p) ,
          Che il Centauro Chiron al mondo diede ;
          Nè sia ch' io sdegni di fregiarla in carte ,
          Avvegnachè da Lei rimuova il piede .
          GALEN perdona , d' alto ossequio mosso
          T' adoro , ma il mio cor darti non posso .
                     
                      18.
        Nè pur lungi è da noi quella pietate ,
          Che dà ristoro a inopia , e porge aita ,
          E tuttafiata vengon qui mostrate
          Opre che allevian la meschina vita (q) ,
          E guari ancor non è , che si diè nuova
          A' disagiati generosa pruova (r) .
                      19.
        E queste chiese , e questo sacro Tempio ,
          Che sì riluce , e sì t' alletta il guardo (s)
          De' nostri Padri egli è un lodato esempio ,
          Che fu a' Nipoti lor sprone gagliardo ,
          Quando concorse ognun' , ed ebbe cura
          Di rinnovar le antiche anguste mura (t) .
                      20.
        Se non che omai del malagevol viaggio ,
          Che feci in questo mar ch' è senza lito
          Con audace consiglio e poco saggio
          E' tempo di fermar il legno ardito ,
          E di gittar il ferro , e alfin le sparte
          Vele raccorr' , e rallentar le sarte .
                      21.
        Forse un giorno avverrà , che sguardo altero
          Degni mirar su queste carte inferme ,
          Ed all' inculto suon del nudo vero
          Che qui raccolsi , il mio parlar conferme ;
          E onori questo Suol , che fu in dispregio ,
          D' accenti , che gli donin gloria e fregio .
                      22.
        LETTOR , che questi versi e queste rime
          Con ciglio osservator contempli e guari ,
          Perdona a' quei dover , che in seno imprime
          A ognun Natura (u) , e che l' Uom son nati ;
          E sii cortese all' opra e lavor mio ,
          Che nella prima giovinezza uscìo .
           
                      23.
        E Tu , cui non so qual furor , o sdegno
          Svegliò contro di noi l' ingiusta penna ,
          Se avvien ( come speriam ) che non sia indegno
          Del voto tuo quant' ora qui s' accenna ,
          T' incresca del tuo inganno , e a noi non tardo
          Volgi cortese e amico il bieco sguardo .
                      24.
        Questo sol velo de' tuoi pregi illustri
          Adombra e copre la più bella parte ,
          E non accorda , che in Te appien s' illustri
          Il ciglio nostro , e pur desia mirarte :
          Lo togli , prego , e allor verrà , che ameno
          Specchio ti mostri , e ci contenti appieno .
           
           
                    Fine della seconda Parte.

 
A  N  N  O  T  A  Z  I  O  N  I

 
 
      (a) Fra le persone qui nominate non àvvene alcuna , che sia
      nel numero degli Arcipochissimi , perchè questi ci vengono
      già accordati dal medesimo Sig. Abate Spallanzani .
         Ciò non ostante non deggio ommettere il M.R. Sig. D.
      Giovanni Sbisà , a cui mi legano indissolubili nodi di
      parzialità , e di gratitudine , e nelle cui scuole di belle
      lettere , ed alla cui singolar disciplina fu mia ventura
      L'esser stato soggetto per molto tempo .

      (b) Il R.mo Sig. D. Oliviero Costantini Dottore di Sacra
      Teologia , fu Preposito di questa Insigne Collegiata , ora
      per rinuncia seguita Canonico della suddetta . Si esercitò ,
      e si esercita continuamente in rilevanti opere di pietà .

      (c) Il R.mo Sig. D. Gio. Simon Basilisco Dottore in ambe
      le Leggi, canonico di Rovigno .

      (d) L'Illustriss. Sig. D. Antonio Co: Zuanelli Dottore in
      ambe le Leggi diede alla luce tre volumi du Giurispru-
      denza , ch' ànno per titolo : Concordanza del Diritto Co-
      mune col Veneto ecc. ; e precedentemente una Gramma-
      tica per li Fanciulli in Tomi due .

      (e) Il Reverendiss. Sig. D. Niccolò Sponza , Dottore in am-
      be le Leggi , e Canonico di S. Marco in Roma . In oltre
      Pastor Arcade , Accademico Apatista , ed Accademico Ri-
      covrato . Fu anche Professor nell' Università di Bologna ,
      Consigliere , e Priore de' Sigg. Leggisti , e principe dell'
      Accademia degli Ardenti .

      (f) Il M. Reverendo Sig. D. Francesco Albanese pubblico
      Maestro di Matematica , Filosofia , Teologia , e Nautica .

      (g) Il Reverendiss. Sig. D. Giovanni Beroaldo Dottore in
      ambe le Leggi , Vicario , e Auditore Generale .

      (h) Per aver giusta idea di quest' ottimo Soggetto , gio-
      va qui riportar l' Epigrafe posta su la di lui tomba dietro
      l' Arca di S. Eufemia .

CINERES.
JO, FRANCISCI. COSTANTINI.
SACR. THEOL. DOCT.
CONSUMATAE. SANCTIMONIAE. VIRI.
QUEM. SACERDOTUM. DECUS.
BONORUM. EXEMPLUM.
PAUPERUM. PRAESIDIUM.
TOTA, CIVITAS. PIE. LUXIT.
PUBLICA. AUCTORITATE.
EX. LOCO. INOPPORTUNO. HUC. TRANSLATOS.
JO. CONSTANTINUS. FR. CONSANGUINEUS.
IN. SEPULCRO. RECENS. EXTRUCTO.
REPOSUIT.
ANNO. R.S. CICCICCCCLXXXII
      (i) Il M. Reverendo Pre. F. Giuseppe Giusto Tamburini
      Lettor Teologo , e Predicatore nei M. O. fu due volte
      Provinciale .

      (k) Il Reverendo Pre. Fr. Gio. Clemente Biancini Professor
      di Teologia ; predicò a Roma , a Torino , a Venezia ecc. ;
      nel Venerdì Santo alla presenza della Sereniss. Signoria ;
      recitò il panegirico della Sacra Sindone avanti la Maestà
      del Re di Sardegna .

      (l) L'Illustriss. Sig. Antonio Angelini q. Angelo eruditissi-
      mo Giureconsulto , Filosofo , e Poeta .

      (m) L'Illustriss. Sig. Gio. Francesco Costantini Dottore in
      ambe le Leggi , eloquente Oraatore in questo foro .

          Anche un mio Amico , che m' onora di tutta intera la
      sua confidenza , scrisse gli Argomenti all'Orlando Inna-
      morato del Berni , co' quali Francesco Santini St. Ven.
      accrebbe la sua edizione del 1782.

      (n) Appunto si tralasciano molti altri per brevità , fra quali
      degni sarebbero d' esser annoverati il M. Reverendo Pre.
      Fr. Cristoforo Spongia Lettore di Teologia , ora Provin-
      ciale ne' Min. Oss. , i R.R. pp. FF. Antonio Maria Basi-
      lisco Professore di Sacra Teologia , e Gio. Battista Apol-
      lonio Lettore di Teologia , Predicatori Riformati ; oltre
      un buon numero di Religiosi sì Secolari , che Regolari , e
      Persone laiche , che si esercitano con sommaa lode nelle ri-
      spettive loro incombenza . Sarebbe anche da annoverarsi la
      nuova Accadelia degli' Intraprendenti , se non si fosse già
      ella addormentata .

      (o) La numerosa Società di Filarmonici , di cui è Mecenate
      il Reverendiss. Sig. Canonico D. Rocco Angelini , e Mae-
      stro di Musica il M. Reverendo Sig. D. Gio. Pietro Ma-
      sato . Si raduna una volta alla settimana .

      (p) La Medicina sostenuta dagli Eccellentissimi Sigg. Pieran-
      tonio Biancini e Gaetano Borgo MM. FF. , ed eseguita
      da cinque fioritissime Farmacopee .

      (q) Particolarmente nelle fatali circostanze dell' anno varca-
      to ; e forse che niun Paese in proporzion delle proprie for-
      ze allargò la mano più di quello .

      (r) Si allude al dono di Ducati duemila fatto dal Sig. Anto-
      nio Angelini q. Xforo. agli Ospitali , ed alla Fraterna della
      Carità .

      (s) Oltre ai tre magnifici Altari di mezzo , si distingue nel
      Duomo l' Altare di S. Francesco con Pala del celebre Sig.
      Gio. Battista Mengardi , e quello di S. Pietro con Pala
      antica . ambidue di bellissimo marmo di Francia , ultima-
      mente eretti . L' altare poi del SANTISSIMO è fornito
      di sontuosa argenteria con parapetto di squisito lavoro ,
      ed avvi appresso un gran quadro rappresentante il Cena-
      colo , di stimatissima pittura . Fra tutte l' altre sono assai
      pulite le due Chiese della B.V. delle Grazie, e della Sa-
      lute , la quale è in Juspatronato dei Sigg. Francesco e Giu-
      seppe fratelli Biondi q. Angelo. Opera , l' ultima , anche
      questa del più volte mentovato Battistella .

      (t) Esiste una Medaglia , che dimostra da una parte S. Gior-
      gio Cavaaliere , che uccide il Drago , e S. Eufemia tenen-
      te in mano Rovigno con all' intorno S. GEORGIUS.
      S. EUPHEMIA RUBINI Pp. , ed appiedi ROMAE , e
      dall' altra parte si legge la seguente iscrizione

TEMPLUM
SS. MM.
GEORG. ET EUPHEM.
RUBINENSIUM LARGITATE
RENOVATUM
GASPAR DE NIGRIS
EP. PARENTIN.
CONSECRAV. A. D.
MDCCLVI


      (u) E' istinto di natura
         L' amor del patrio nido . Amano anch' esse
         Le spelonche natie le fere istesse .
                    Metastas.

 
I  L    F  I  N  E.
G
GdeA
 Giuseppe Angelini qm. Giacomo
Sestine in difesa di Rovigno
Documento: lettera 18 ottobre 1813

 

 
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