I.
Patria , che quanto io vaglio
, e quanto io sono ,
Quantunque io poco vaglia , e vile io sia ,
E' tutto tuo favor , tutto tuo dono ,
Deh accogli Tu questa fatica mia ,
E dì , leggendo i miei veraci detti ,
Quelli d' un mio fedel sono i concetti .
Felice me, se al Suol , cui della cuna
Son debitor , il mio dover adempio ,
Con dar in suo vantaggio almen quest' una
Opra contro di chi di Lui fa scempio ;
Onde comprend' alcun ch' aspri e inumani
Non siam , come ci pinse Spallanzani .
Ch' anzi d' Italia , nel cui regno illustre
Ci pose il Ciel (a) abbiam
le foggie colte ;
Questa l' util commercio e l' arte industre
Ci dona , e son da lei nostr' opre accolte ,
Hanno le scienze ancor nel nostro petto ,
E 'l gusto delle lettere , ricetto .
Tu glorioso Lion , che all' acque imperi
Dal Soglio , che non fece man mortale (b)
,
Palesa Tu , da che a' tuoi santi Imperi
Siam pervenuti , e a noi stendeste l' ale ,
Se tracce di barbarie in noi scorgesti ,
O se a' voleri tuoi fummo molesti .
Quasi l'ottavo Secolo (c)
è compito
Che di nostro voler siam Figli tuoi ,
Nè il fuoco di tumulto in vicin lito
Un tempo acceso (d)
mai s' apprese a noi ;
La voglia nostra non languì, nè langue
Per versar a tuo pro l' avere e 'l sangue .
Non è ancor guari , che gratuito dono
Del poter nostro offrimmo (e) in
tempi bui ;
Queste d' umanità pur prove sono ,
Pur è senso d'amor ne' Servi tui :
Nè sol con Te ci dimostriamo tali ,
Ma siamo con gli estranei ancora eguali (f)
.
Posto è Rovigno lungo l' Istria , e all' onde
Di se fa specchio , ed à Pola all' Oriente ;
( Pola famosa i fasti ora confonde
Con vil arena , e son le glorie spente . )
A' il Continente a tergo , e fan di mura
Invece , i petti la Città sicura.
Vedresti quì dalla terrestra parte
Ornar le vie moltissimi Viandanti ,
E sempremai raccor le vele sparte ,
Come in commodo porto , i Naviganti ;
Nè vien qua alcun , nè parte alcun , che
sia
Non pago della nostra cortesia .
Questo nostro mostrò Nemico istesso
Pria di partir a voce il suo contento .
E ben farlo potea , che segno espresso
Ebbe di stima (g)
, e pubblico argomento ;
Nè dir Egli può mai , ecco ch'io fui
Offeso , o molestato da colui ,
Qual' è che ignori , che il commercio , e l' arte
Sia di questa Città vita e sostegno ?
Ferve l' opera industre , e in ogni parte ,
E in mille guise qui regna l'ingegno ,
O se contempli picciol , o vuoi
A grand' opre fissar gli sguardi tuoi .
Vedrai squarciar le rupi , e moli enormi
In un balen girar , e gravi massi ;
Parte gravar le navi , e i volti informi
Parte deporr' , e uscir ornati sassi ,
Onde s' ergon le mura dal terreno ,
Che inegual porge al guardo aspetto ameno .
Vedrai ne' chiusi e più riposti seni
Della terra scavar fori profondi ,
Che d' oli , o d' acque vanno alteri e pieni ;
Nè vien , che qui quest' arte sol s' ascondi ,
Che son queste de' nostri opre lodate
Dalle Città propinque ricercate (h)
.
Veduto avresti con ordigni mille
Ergersi in alto la famosa Mole (i)
,
E là posarsi , u' il Sol l' auree faville
Vibrar dal prim' Oriente sempre suole ;
Che ancor dal muto rame implora e addita
Con l' alta destra a noi salute e vita .
Veduto avresti a desiato fine
Per costante favor (k)
l' opra ridotta ,
L' opra che prima d' ora alle divine
Pareti ebbe principio , e fu interrotta ;
E quell' ordine tien , ed è di quella
Classe , che il Professor Toscana appella .
Nè vo' tu creda , che piacer recente
Di questa nobil arte in noi sia nato ,
Che fu ne' Padri nostri , e anticamente
Il bell' arco Toscan (l)
da lor fu alzato ,
Che dalla parte Aquilonare chiude
Rovigno , e i borghi e 'l continente esclude .
Vedrai la nobil via , che il nome prese
Dal corso (m)
far di se pomposa mostra ;
Prima scoscesa ed aspra , ora il cortese
Popolo al Paseggier bella la mostra ,
Per le dolci maniere , e le leggiadre
Doti di quel , che in un fu Duce e Padre (n)
.
Vedrai cader le selve a colpi arditi
Di sorda scure , e i tronchi informi e gravi
Portati a queste ripe e a questi liti
Cangiar aspetto , e convertirsi in navi ;
E quel pin , che testè fu dormiglioso
Volar spedito in su 'l gran piano ondoso .
Mirabil mostro di mirabil arte !
Forma di legni il Mastro curvi giri ,
E a tronco orizzontal ferma una parte ,
Mentre l' opposta alzarsi in alto miri ,
E con uguali spazj d' ambi i lati ,
I destri e i manchi star fra se inchinati .
E quasi sia dell' opra sua pentito
Di ben connesse tavole ricopre
I fatti vani ; onde riman schernito
Guardo , che cerchi esterno le prim' opre ;
E 'l bollente liquor sù vi diffonde ,
Che indura la materia all' invid' onde .
Ecco la forte antenna , che radice
Gitta nel fondo dell' interna mole
Sorger da' piani al Ciel retta e felice ,
Ricca di ciò , di cui servir si suole
Per correr l' acque questa gente ardita ,
Che affida a un' aura instabile la vita .
Ma tempo è omai , che in questo mar infido
Entriam col ben costrutto ed unto legno ,
Di cui l' audace si fa tetto e nido ,
E sprezza d' Aquilon l' acerbo sdegno :
E se il viaggio opporran nemiche frodi ,
Diversi non sarem da' nostri Prodi (o)
.
Questi dappoi che son portati a rive
Di rimote Città d' aura feconda
Dan le derrate lor , di cui son prive
Quelle , e dell' altrui merci fan feconda
La nave , che solcando il mar non trito
Il ricco pondo versa in altro lito .
Nè ti saprei già dir come che a volo
Corrono i Giovanetti incontro a' flutti
( Duro cambio ) lasciando il patrio suolo
Da gloria vana ; e poca fama indutti ;
E così far di se signora e donna
Fortuna , che di lor poi se n' indonna .
Ferma , incauto Garzòn , a che non miri
Dell' inflessibil mar l' orrido volto ,
Che tanti e tanti ne' tortuosi giri
Sordo a querele , a pianti ognor à involto ?
A che alle voci della tua dolente
Donna , non pieghi l' ostinata mente ?
Sì t' è grave , o crudel , questa mia faccia
,
Che per sfuggirla , oimè ! vai in seno a morte
?
Vieni , Idol mio , fra queste amanti braccia ,
U' quiete ti s' appresta e miglior sorte ;
Per questo crin che ti legò , per questo
Seno , deh lascia il tuo pensier funesto .
Ma il canapè già sciolto a gonfie vele
Sen' va colui con la fuggiente prora ,
E lascia l' infelice , che crudele ,
Invan lo chiama , e invan s' affligge e plora ;
Crudele sì , che non dovean sì bei
Modi soffrir atti scortesi e rei.
Che se fermar il cupido desiro
Fra quei, che sede àn qui , tu pur vorrai ,
Tutti gl' ordini e molle in moto e in giro
Di questa grande macchina vedrai ;
E nel commercio oprar o molto, o poco ,
Questo il poter comporta e 'l scarso loco.
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