Progetti e studi di architettura

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TEMPIO

 

Le cappelle di destra

1. La prima cappella è dedicata a San Sigismondo re di Borgogna; si sa con esattezza che la sua prima pietra fu posta il 31 ottobre 1447 e che per la parte muraria era finita nella primavera del 1449. La decorazione scultorea fu messa in opera a cominciare probabilmente dal 15 ottobre 1450, data in cui fu collocata e benedetta la prima coppia di elefanti che reggono i pilastri, ma fu completata assai più tardi: la consacrazione solenne avvenne il primo maggio 1452. Tutte le sculture sembrano opera di Agostino di Duccio, ma eseguite in tempi diversi. Ad un primo tempo della sua attività sono da attribuire la statua di san Sigismondo sull'altare, i portastemmi e le virtù cardinali (fortezza, prudenza e temperanza: manca la giustizia) e teologali (fede, speranza e carità) sui pilastri laterali. Stilisticamente più evolute sono le altre sculture, tra le cose più alte di Agostino e da collocare intorno al 1453: una parte del fregio che correva sull'altare (rappresenta san Sigismondo in viaggio verso il monastero di Agauno: ma si tratta di un calco, il cui originale è finito nel 1812 a Milano, prima a Brera e poi nel Museo del Castello) ed i quattro angeli reggi cortina scolpiti a stiacciato sulle pareti laterali, di una straordinaria eleganza lineare. In origine questa cappella era stata concepita come la cappella funeraria di Sigismondo; con la decisione di trasformare totalmente l'edificio si dovette tuttavia pensare di collocare il sepolcro in luogo più eminente (quasi sicuramente in una delle nicchie esterne della facciata). Il proposito non poté avere attuazione e la tomba del signore, piuttosto modesta, fu eretta vicino a questa cappella, sulla parete interna della facciata.

2. Contemporaneamente alla cappella di san Sigismondo venne costruita quella attigua, che il 12 settembre 1447 Isotta degli Atti aveva ottenuto di poter riedificare e dotare, e la sagrestia compresa fra esse, detta Cella delle Reliquie (che conserva ancora la sua porta originale). Qui troviamo un affresco firmato da Piero della Francesca e datato al 1451: rappresenta Sigismondo Malatesta inginocchiato davanti a san Sigismondo. Si tratta di un dipinto assai deperito in alcune parti (lo sfondo e le vesti soprattutto), ma di grande interesse e per l'esito altissimo dell'opera in se stessa e per la comprensione della visione artistica del pittore toscano prima del grande ciclo con le storie della Croce, in San Francesco d'Arezzo. Anche in questo dipinto Piero svolge con la solenne logica formale che gli è propria un teorema poetico di grande novità; la sua meditazione sullo spazio e sul colore sembra trasformarsi con naturalezza in civile esaltazione dell'uomo in termini di metafisica solennità. Il Longhi ha messo giustamente in rilievo "la grande libertà del pittore nell'interpretare "laicamente" il soggetto di devozione", e insieme ha notato che "l'ampiezza dell'intavolatura, sciolta da ogni precetto di centralità, la vastità dello spazio, e soprattutto la festiva solennità della partitura cromatica sono già quelle degli affreschi aretini".

3. La cappella che segue, dedicata all'arcangelo Michele, è detta d'Isotta perché contiene il sarcofago appunto d'Isotta, sotto un ricco baldacchino fregiato dalle armi malatestiane e sormontato dal cimiero malatestiano con un ammonimento tratto dall'Ecclesiaste: Tempus loquendi, tempus tacendi. La cappella è detta anche degli angeli musicanti per i delicati bassorilievi dei pilastri, bassorilievi che per il loro soggetto e per i loro sfondi azzurri sono stati attribuiti - oltre che ad un mai esistito Simone fratello di Donatello, al Pasti, allo Sperandio ecc. - a Luca della Robbia. Si tratta invece di opere di Agostino attorno al 1452-53, ed assai rilevanti nel suo percorso stilistico, per la funzione primaria che viene ad assumere la linea nell'economia della figurazione. Sulla parete di destra, di fronte al sepolcro d'Isotta, è collocato il grande crocifisso su tavola dipinto da Giotto per questa chiesa prima del 1312. Angioletti portastemmi a tutto tondo, libere e grottesche rielaborazioni di eroi classici, decorano la balaustra che chiude la cappella, balaustra di gusto goticheggiante, ma assai più semplice di quelle che delimitano la cappella di san Sigismondo e quella successiva, di san Girolamo.

4. La quarta cappella è dedicata a san Girolamo, ma viene detta "dei pianeti" per le figurazioni dei segni zodiacali e dei pianeti ad essi corrispondenti che sono scolpite sui pilastri. Si tratta di una delle più complete e belle raffigurazioni dell'intero ciclo zodiacale secondo l'iconografia medievale, ma con frequenti citazioni erudite dagli scrittori classici. Vuol esaltare l'universo intero come opera di Dio, e si contrappone al ciclo con la raffigurazione delle arti liberali (nella cappella opposta), che esalta le opere e le attività dell'uomo. Sotto all'immagine del Cancro, nella faccia esterna del pilastro sinistro, è scolpita una veduta di Rimini: la più antica che ci sia giunta, e abbastanza fedele, pur nella trascrizione fantastico-lineare caratteristica di Agostino di Duccio, a cui anche questi bassorilievi sono da attribuire. Ma più della fedeltà, in questo rilievo è da sottolineare il rapporto fra il Cancro (il segno zodiacale di Sigismondo) e la veduta, che rende esplicito il rapporto del signore con la città. Allo stato delle nostre conoscenze non è possibile avanzare attribuzioni attendibili per i bei festoni di bronzo che decorano i canestri su cui poggiano i pilastri di questa cappella.