Progetti e studi di architettura

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TEMPIO

 

Gli arredi

I bombardamenti aerei, fra il 1943 e il 1944, oltre a danneggiare gravemente tutto l'edificio, hanno distrutto praticamente tutti gli arredi che vi erano conservati, e che originariamente erano appartenuti o alla chiesa francescana o alla vecchia cattedrale Tra le poche cose veramente importanti che si sono salvate c'è un grande crocifisso dipinto su tavola da Giotto prima del 1312: è praticamente la testimonianza più significativa dell'antica chiesa francescana, ed è uno dei massimi capolavori dell'artista fiorentino, il cui linguaggio pittorico qui si rivela "capace ormai della più sottile sensibilità luministica e coloristica, della più pacata e tenuta distensione lirica che dissolve la tensione drammatica in un sereno, classico ritmo, in un sentimento diffuso di infinita dolcezza" (C. Gnudi). Anche alcuni reliquiari si sono salvati: si tratta di una piccola parte del "tesoro", originariamente ricchissimo, della chiesa francescana e della cattedrale, "tesoro" già ampiamente saccheggiato dai francesi alla fine del XVIII secolo. Fra questi reliquiari il più interessante è l'ostensorio donato alla cattedrale alla fine del XIV secolo dal vescovo Leale Malatesta, trasformato nel "reliquiario della sacra spina" nel XVI secolo. All'inizio del XV secolo appartiene inoltre un bel reliquiario ornato da un alto ramo di corallo, purtroppo spezzato durante le ultime vicende belliche, che hanno danneggiato anche due busti argentei quattrocenteschi contenenti le reliquie delle sante Cordula e Fortunata. Tra i busti-reliquiario del Tempio Malatestiano è particolarmente notevole quello di San Gaudenzo, fastosa scultura in argento eseguita nel 1742 dall'orafo Franz Rupert Lang di Augusta per il monastero di Kreuzlingen (in Svizzera): è stato donato alla Cattedrale di Rimini da Pio IX nel 1857. Interessanti sono anche i quattro grandi semibusti in rame dorato e argentato con le reliquie dei santi Nicola, Aldebrando, Colomba e Innocenza, modellati alla fine del XVIII secolo a Roma da Giuseppe Valadier, su commissione del vescovo Vincenzo Ferretti. Tutti i reliquiari erano conservati nel piccolo ambiente - originariamente sagrestia - fra la prima e la seconda cappella di destra, che viene appunto detto "cella delle reliquie"; ora sono conservati altrove, in luogo più sicuro (né è concesso vederli, per motivi di sicurezza; ma si pensa possano essere esposti nel costituendo museo della cattedrale). Nella cappella delle reliquie, oltre all'affresco di Piero della Francesca sono conservati alcuni oggetti rinvenuti nella tomba di Sigismondo, l'urna marmorea dei santi Felicita, Peregrino, Facondino e Juventino (VII-VIII secolo), ed un bel dipinto raffigurante la Madonna del Rosario, di Camillo Sagrestani, proveniente dalla chiesa parrocchiale di Montescudo. Sempre in questa cappella è stata conservata fino all'inizio del secolo una tavola di Giovanni Bellini raffigurante la pietà (ora nel Museo di Rimini), forse commissionata da Sigismondo stesso e comunque nel 1499 in possesso di Rainerio Migliorati, uno dei più stimati consiglieri di Pandolofo IV Malatesta, che la volle legare per testamento alla chiesa di San Francesco.