PRIMO ITINERARIO

 

Prendiamo come punto di partenza la Stazione Centrale in Piazza Giulio Cesare. Di fronte alla Stazione si apre la Via Roma, arteria commerciale. Piazza Giulio Cesare si prolunga a sinistra fino a Piazza 5. Antonino dove inizia Via Maqueda che visiteremo adesso. Tracciata fino dal XVI secolo, parallelamente a Via Roma, essa attraversa tutto un quartiere pittoresco con le numerose strade animate che la fiancheggiano. A destra al n. 55, la Chiesa dell'Assunta il cui interno è decorato di stucchi. Al n. 85 si eleva la sontuosa facciata del Palazzo Santa Croce. Penetrando nel cortile si può constatare lo stato di abbandono nel quale si trova questa bella costruzione del XVIII secolo. Un po' più lontano ma sulla sinistra, un altro edificio della stessa epoca (restaurato) ospita il Palazzo della Provincia. Continuando sul marciapiedi di sinistra si arriva in Via Ponticello che conduce alla Chiesa del Gesù o Casa Professa, costruita dall 564 al 1636 dai Gesuiti. Se la facciata può apparire banale, l'interno al contrario non manca di incantare per la sua ricca decorazione di stucchi e di intarsi di marmo. Questo insieme costituisce uno degli esempi più caratteristici dell'arte barocca siciliana. Bisogna vedere nei dettagli gli incantevoli intarsi che ricoprono tutte le pareti e, a destra del coro, il pannello di un altare con una decorazione in "trompe-l'oeil". Avrete anche un'idea dell'abilità degli artisti del marmo di quell'epoca. A destra della chiesa, la Bibiloteca Comunale fondata nell 760 che contiene non meno di 3.000 volumi rari tra cui più di mille incunaboli e 500 manoscritti tra cui lo spartito originale dei "Puritani di Bellini". Essa conserva pure una collezione di monete arabo-sicule (aperta dalle 8.00 alle 16.00).

DA SAN CATALDO AI QUATTRO CANTI

Tornate indietro e continuate per Via Maqueda. Dopo alcuni metri scoprirete a destra, su un promontorio, una curiosa costruzione rettangolare sormontata da tre piccole cupole rosse "a forma di berretto d'eunuco". La Chiesa normanna di S. Cataldo, appartenente oggi all'Ordine dei Cavalieri di 5. Sepolcro, fu costruita attorno all 160 in stile arabo. Essa ha mantenuto la sua forma primitiva con le sue finestre ogivali, la sua galleria di merletto di pietra, l'abside esterna e le cupole sopraelevate. Si può vedere ancora in alcuni punti una iscrizione coranica  sulla cornice che la circonda. Per visitarla bisogna salire una scala sul fianco sinistro della piattaforma. L'interno (10 m. x 7 m.) ha tre navate con archi arabi poggiati su colonne antiche. La navata centrale è sormontata dalle tre cupole a volta conica. L'assenza di decorazioni, ad eccezione di un pavimento a mosaico, fa si da conferire all'insieme una grande sobrietà e una bellissima purezza di linee. Non è il caso della sua vicina,la Chiesa di 5. Maria dell'Ammiraglio chiamata anche Martorana, in ricordo di Eloisa della Martorana fondatrice di un monastero benedettino. Questa chiesa, anch'essa di epoca normanna, fu fondata nell 143 ad opera di un ammiraglio di Re Ruggero Il, Giorgio d'Antiochia, d'origine siriana, ma greco di cuore, di lingua e di religione. Questo particolare è importante perché questo singolare personaggio, che avrebbe introdotto a Palermo l'industria della seta, chiamò degli artisti greci per edificare questa chiesa, disgraziatamente sfigurata nei secoli XV e XVI. Vi si accede passando sotto un elegante campanile del XII secolo amputato della sua cupola in seguito al terremoto dell 726. Se la chiesa è chiusa, rivolgetevi al guardiano, a destra del campanile. L'interno mostra a qua punto il suo progetto iniziale sia stato modificato nel corso dei secoli. La prima parte alla quale si accede è stata aggiunta nel XVII secolo e dipinta da Borremans, A. Grano e Olivio Sozzi. Due bellissimi mosaici ai lati indicano l'area del portico dell'antica chiesa. Quello di destra rappresenta Re Ruggero Il, nel suo splendido costume di Basileo, incoronato da Gesù, e quello di sinistra, Giorgio d'Antiochia ai piedi della Vergine. Avanzando verso il coro, si penetra nella chiesa originaria decorata con mosaici del XII secolo. Nella cupola, Cristo Pantocratore, che, circondato da angeli, impartisce la benedizione. Sul tamburo, otto profeti e nelle volte coniche d'angolo, i quattro evangelisti. Sugli archi, figure di santi. Le pareti sono decorate con scene che rappresentano la Natività, la morte della Vergine, l'Annunciazione e la presentazione al Tempio. Questo insieme corrisponde ai canoni dell'arte bizantina, e si può supporre, come suggerisce Pierre Levèque, che questi mosaici siano opera dei maestri che realizzarono quelli della Cappella Palatina. Bisogna vedere anche il bel recinto del coro in marmo e mosaico e il pavimento della chiesa. L'abside distmtta nell 693 è stata sostituita con una cappella barocca ornata di affreschi e di marmi policromi. Attraversando Piazza Bellini si raggiunge la Chiesa di 5. Caterina che è di fronte a quella della Martorana. La Chiesa di 5. Caterina, la cui facciata in stile barocco è stata aggiunta nel XVII secolo, fu edificata alla fine del XVI 5. Essa èaperta soltanto la domenica e i giorni festivi dalle 9.00 alle 11.00, ed è un peccato poiché il suo interno barocco è decorato con profusione di marmi, affreschi e stucchi. Nella cappella del transetto di destra, si trova la Statua di 5. Caterina opera del Gagini (1534). Procedete lungo il fianco sinistro della chiesa per immettervi in Piazza Pretoria occupata in parte da una fontana monumentale. Quest'opera, realizzata da F. Camilliani e N. Naccherino dall 552 all 576, era stata ordinata da un ricco fiorentino per la sua villa. Fu acquistata nell 573 dal Senato di Palermo. Bisogna osservarne dettagliatamente la ricca ornamentazione fatta di teste di animali, di statue allegoriche, di divinità marine e mostri che costituiscono un insieme molto decorativo. A sinistra, sulla Piazza, il Palazzo Municipale dell 464, al quale un restauro effettuato nell 875 ha tolto tutto il suo carattere originale. Di fronte a Piazza Pretoria, Via Maqueda è fiancheggiata dalla Chiesa di 5. Giuseppe dei Teatini, costruita nell 612 per il Convento dei Teatini, di cui una parte, a sinistra della chiesa, ospita oggi l'Università. L'interno, a tre navate, è decorato con estrema ricchezza di stucchi e affreschi. La cupola centrale poggia su otto colonne e le navate laterali sono sormontate ognuna da cinque cupole con angioletti. Via Maqueda incrocia il Corso Vittorio Emanuele nella piazza dei Quattro Canti, chiamata anche Piazza Vigliena, vero cuore della città vecchia. Le quattro fontane addossate a dei bei palazzi rappresentano le stagioni. Esse sono sormontate da statue di re e, nel piano superiore, da statue delle Santi protettrici di Palermo. Un blasone sormonta ogni edificio. (1609-1620).

LA CATTEDRALE

Continuate a sinistra per il Corso V. Emanuele per vedere la facciata della Chiesa di 5. Giuseppe dei Teatini. Si arriva a Piazza Bologni ornata da una curiosa statua di Carlo V (1630) e circondata da palazzi barocchi dei quali la maggior parte in stato di abbandono. Bisogna costeggiare la severa facciata della Biblioteca Nazionale (n. 431), ospitata presso un antico collegio di gesuiti, per arrivare alla Cattedrale. La costruzione della Cattedrale fu intrapresa nell 185 dall'Arcivescovo Gualtiero Offamilio, cancelliere di Guglielmo Il, sull'area di una basilica che era già stata trasformata in moschea dagli arabi. È deplorevole che durante i secoli seguenti si sia modificato il suo aspetto iniziale con delle aggiunte inutili poiché "il Duomo di Palermo è il punto cruciale di tutta la storia medioevale dell'isola" (M. Andrieux). La facciata laterale che si vede dal giardino è la più interessante con il suo bel colore ambrato e la sua lunga linea di feritoie. Ma che peccato, averla appesantita nell 801 con una cupola cosi pretenziosa che ne rompe l'armonia. Sotto il portico monumentale dell 465 a tre arcate ogivali si apre una bellissima porta in legno scolpito, opera di F. Miranda (1432), sormontata da un mosaico del XIII secolo rappresentante la Vergine. Vi consigliamo, prima di entrare nella Cattedrale, di farne il giro completo passando davanti alla facciata principale in Via M. Bonello. Questa facciata, con portale gotico del XIV e del XV 5., è fiancheggiata da due torri che degli archi ogivali collegano a un curioso campanile rifatto nel XIX 5. Girate intorno alla Chiesa passando vicino ai resti della loggia dell'Incoronata (XII 5. modificata nel XVI 5., dove i resi mostravano al popolo dopo la loro incoronazione>, per arrivare alla parte absidale del Duomo. Questa parte è molto interessante poiché ha conservato il suo carattere originale con le sue tre absidi del XII 5. decorate con archi alternati e fiancheggiate da due eleganti torricelle con colonnine. Dopo avere effettuato il giro completo, la visita dell'interno ri-maneggiato nel XVIII 5. dall'architetto fiorentino Fuga, apparirà molto deludente (aperto dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.30 a un'ora prima del calar del sole). Bisogna tuttavia vedere nella parte anteriore della navata di destra le tombe a baldacchino di stile romano-bizantino: davanti a sinistra Federico Il (+ nel 1250), a destra Enrico VI (+ nell 197); dietro a sinistra Ruggero Il (+ nell 154), a destra sua figlia Costanza (+ nell 198). I due sarcofaghi incastrati nel muro contengono le spoglie del Duca Guglielmo, figlio di Federico Il d'Aragona (a sinistra) e di Costanza d'Aragona, sposa di Federico Il di Svezia (a destra). Sul quarto pilastro, una bella acquasantiera di marmo a baldacchino che rappresenta il Battesimo di Cristo (1533). Nel transetto, a destra del coro, la cappella ospita la cassa in argento (400 Kg.) contenente i resti di Santa Rosalia, patrona della città. A destra di questa cappella, si può visitare il tesoro chiedendo al guardiano (dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 17.00). La corona di Costanza d'Aragona (+ 1222) scoperta nella sua tomba, ne costituisce il pezzo principale. Di fronte, la sagrestia con un bel portale del XVI secolo da dove si penetra in una cappella (Vergine di A. Gagini). Nel coro, belle statue del XV secolo. Nel transetto di sinistra bassorilievo dei Gagini e crocifisso in legno del XV secolo. Sul quarto pilastro della navata, di fronte all'ingresso laterale, acquasantiera a baldacchino attribuita a D. Gagini, e nell'uftima cappella, un bel battistero di marmo. Si può anche chiedere al guardiano di visitare la cripta (due navate e sette absidi del XII secolo che contiene sarcofaghi del medioevo e del rinascimento). Per completare questa visita potete vedere al Museo Diocesano del Palazzo Arcivescovile, in Via Bonello, delle sculture provenienti dal Duomo, oltre a pitture, ceramiche, tappezzerie, etc.

IL PALAZZO DEI NORMANNI

Continuate per Corso V. Emanuele che costeggia la Villa BOnanno (giardino) e sbocca a Porta Nuova, costruita nell 553 in ricordo di Carlo V. Quest'arco del trionfo, rifatto nella parte inferiore nell 668, è curiosamente sormontato da una loggia e da una bella copertura piramidale in ceramica colorata. Non attraversate la porta ma salite per la piccola scala a sinistra che conduce su un vasto piazzale dove si erge il Palazzo dei Normanni. Di questo vasto edificio, costruito dagli Arabi nel IX secolo sulle rovine di un forte romano e trasformato in palazzo da Ruggero lì nel XII secolo, non resta ormai che la torre pisanaodi 5. Ninfa, alla sommità della quale è installato l'Osservatorio Astronomico. È in questa torre che si trovava la camera del tesoro. La seconda parte del palazzo, a sinistra, interamente rifatta nei secoli XVII e XVII I, ospita dietro la facciata massiccia il Parlamento Siciliano. È la sola parte che si può visitare (dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 17.00, eccettuato il giovedì pomeriggio; domenica e festivi dalle 9.00 alle 13.00. Chiuso nei giorni di seduta del Parlamento. Ingresso gratuito). Si penetra nel palazzo attraverso una porta che si apre nell'estremità sinistra della facciata, davanti al monumento del primo viceré di Sicilia Filippo V di Borbone. Nel cortile a tre ordini di portici sovrapposti, costruiti all'inizio del XVII secolo, dal viceré Maqueda, salite la scala a sinistra per arrivare, all'ingresso della Cappella Palatina, una delle più antiche chiese palermitane e uno dei più bei gioielli dell'arte arabo-normanna. Davanti alla cappella, un portico di sette colonne le cui pareti sono ornate con mosaici rifatti nell 800. Non è possibile non provare uno choc entrando in questa chiesa che Maupassant considerava come "il più sorprendente gioiello vagheggiato da mente umana". Iniziata nell 132 da Ruggero Il, consacrata nell 140, essa èsontuosamente decorata con mosaici bizantini. Le tre navate di questa cappella dalle modeste dimensioni (32 m. di lunghezza)  sono sostenute da colonne antiche con capitelli corinzi. La navata principale è coperta da un grande soffitto a cassettoni in stile arabo con intrecci di fioroni racchiusi in stelle ottagonali e dipinti alla maniera persiana. Il pavimento è di porfido e marmo. Le pareti sono rivestite da una placcatura di marmi intarsiati di smalti policromi e di mosaici, come il trono reale situato tra le due porte d'ingresso. Occorrerà un po' di tempo perché lo sguardo si abitui alla penombra ma, a poco a poco, i motivi dei mosaici si staccheranno e appariranno in un luccichio di gemme sullo sfondo d'oro. Nella cupola, il Cristo Pantocratore è circondato da otto arcangeli e da otto figure di santi ascetici: Davide al centro, e da sinistra a destra: Luca, Zaccaria, Matteo, Salomone, Marco, Giovanni Battista e Giovanni. Sulle arcate, l'Annunciazione e la Presentazione al tempio. Nell'abside centrale, il Cristo e la Vergine circondati da Maddalena, Giovanni Battista, Gabriele, Michele, Giacomo e Pietro. Nell'abside di destra, 5. Paolo; in quella di sinistra, 5. Pietro. Sulla parete laterale di destra, scene della vita di Cristo; su quella di sinistra, Vergine e Santi. Questo insieme è stato concepito nella più pura tradizione bizantina. Le inscrizioni sono redatte in greco. I mosaici della navata principale sono posteriori e risalgono probabilmente al tempo del regno di Gugliemo I; le loro iscrizioni sono, d'altronde, in latino. Essi rappresentano scene dell'Antico Testamento: in alto, dalla Genesi al Diluvio; in basso, dal Diluvio a Giacobbe; e nelle arcate, medaglioni di Santi. La decorazione delle navate laterali, meno antica, mostra scene della vita di San Paolo e di San Pietro ai quali la chiesa è dedicata. Ritroviamo questi due Santi, che affiancano il Cristo, sopra il trono reale. Vicino al coro, a destra, ambone di marmo decorato da mosaici e candelabro pasquale del XII secolo interamente scolpito. È una fortuna che il suo isolamento nel mezzo dell'antico palazzo reale di cui essa era la cappella di corte, l'abbia cosi conservata. Ci appare press'a poco tale e quale è stata concepita più di otto secoli fa da artisti anonimi. Ma, come fa notare lc storico M. Andrieux: "sarebbe ingiusto disconoscere l'apportc degli artisti siciliani in questa opera composita" dove "la deli catezza dell'arte araba, la ricchezza dei bizantini, la purezza dei normanni sono riunite per cantare un poema di marmo, d porfido e d'oro". È molto probabile che la maggior parte d questi mosaici sia stata eseguita da siciliani sotto la direzionE di artisti bizantini. Ciò spiega l'atteggiamento aggraziato della Vergine e la giovinezza del Cristo Pantocratore, generalmen te rappresentato sotto l'aspetto di un vecchio dalla barba bianca. Una bella scalinata conduce al secondo piano, dove si trovan( gli appartamenti reali, sede del Pariamento Sicillano (visitc guidata). Questo piano contiene la sala del Viceré ornata di ri tratti, il salone Luigi XVI, la sala da pranzo coperta da una volt~ ogivale sostenuta da quattro colonne, il salone rosa e la salE da ballo. Ma la sala più interessante è quella di Re Ruggero lE cui volta e la parte alta delle mura sono decorate da splendid mosaici dell 770 che rappresentano scene di caccia, con ani mali e alberi molto stilizzati in cui i frutti sono fatti con intarsi d pietre incastonate nelle foglie. Questi mosaici non hanno subi to che qualche modifica sebbene l'aquila del soffitto sia una aggiunta.

SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI

Uscendo dal Palazzo dei Normanni, dirigetevi verso il monumento di Filippo Vdi Borbone e scendete la scala che conduce in Via Del Bastione, che si seguirà sulla destra prima di girare a sinistra in Via Dei Benedettini. Al n. 18 vi è l'ingresso di 5. Giovanni degli Eremiti costruita nell 132 da Ruggero lì sulle fondamenta di una antica chiesa ed~icata da Gregorio il Grande nel 581 (aperta dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle 15.00 sino ad un'ora prima del calar del sole, salvo il martedi). Questa chiesa, una delle più caratteristiche tra quelle costruite dai Normanni, è sormontata da un elegante campanile e da cinque cupolette rosse che le conferiscono un aspetto orientale. Si erge nel mezzo di un tranquillo giardino. Nell'interno, una sola navata e tre absidi. Il piccolo locale attiguo apparteneva a una antica moschea. Per visitarla chiedete al guardiano. Accanto, si vedono i resti di un magnifico piccolo chiosfro del XIII secolo con colonne abbinate e capitelli istoriati di stile gotico. La vegetazione esuberante conferisce molto fascino a queste rovine. Bisogna ritornare verso il Palazzo dei Normanni e attraversare Vma Bonanno dove sono state riportate alla luce alcune vestigia di una casa romana con tracce di mosaici. All'angolo tra Piazza Vittoria e Piazza 5. Giovanni si erge il Palazzo Sdafani dell 330. La tradizione vuole che esso sia stato costruito in un solo anno. Sulla facciata principale che dà su Piazza 5. Giovanni, un portale e delle finestre gotiche. Da questo palazzo trasformato in edificio militare, proviene una delle opere della Galleria Nazionale di Sicilia "Il Trionfo della Morte". Corso Vittorio Emanuele vi riconduce all'incrocio dei Quattro Canti.

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