Riministoria© Antonio Montanari

Aurelio Bertòla politico, presunto rivoluzionario. Documenti inediti (1796-98)

di Antonio Montanari

[da "Studi Romagnoli" XLVIII (1997), Cesena 2000, pp. 549-585]

 

9. Il "Piano dell’educazione letteraria" (maggio 1797)

Il 3 maggio 1797 il deputato dell’Amministrazione Centrale romagnola, Gian Maria Belmonti Stivivi, un nobile riminese conosciuto come gran fautore dei francesi, prima di partire "per una spedizione importante presso Bonaparte" (che aveva ospitato in casa propria al suo arrivo a Rimini nella notte tra 6 e 7 febbraio), scrive da Forlì a Bertòla: "Se voi non potete servir la Repubblica col braccio potete farlo, ed anche meglio, colla penna" [FPS, 63.2]. È l’annuncio dell’incarico che il 6 maggio [FPS, 63.3] l’Amministrazione Centrale affida a Bertòla per "concorrere a formare un Piano dell’educazione letteraria per questa nostra Provincia", attribuendogli la direzione dell’apposito Comitato i cui altri componenti sono Michele Rosa e Dionigi Strocchi, molto legati al poeta riminese. Il decreto dell’Amministrazione Centrale spiega che "la prima base d’ogni Governo libero e rettamente costituito si fonda principalmente sull’educazione morale degli uomini", raggiungibile attraverso la "più estesa comunicazione dei lumi, di retti principi, di sagge massime" che rendono più facile l’esercizio dei doveri i quali mantengono "la vera eguaglianza fra gli uomini", e sono "il più saldo appoggio d’una bene ordinata Repubblica". Nel Diario troviamo elencata la risposta di accettazione di Bertòla sotto il 9 maggio. Lo stesso giorno, informando Ridolfi di stare peggio, gli fa osservare: "non può negarmi gli alimenti"; ed invia a De Vecchi a Milano un attestato del generale Sahuguet, sottolineando: "Miseria". L’11 maggio Bertòla è costretto a vendere un "cameo", ricavandone nove scudi d’oro. È l’ultima, simbolica annotazione che chiude il Diario.

Il 29 giugno nasce la Repubblica Cisalpina. L’Amministrazione Centrale romagnola inizia trattative con Milano, che preludono ad un suo scioglimento e che suggeriscono di non impegnarsi in progetti di riforme irrealizzabili come quello affidato a Bertòla. Il 27 luglio l’ex Legazione di Ravenna confluirà nella Cisalpina. A Bertòla l’Amministrazione Centrale scrive il 2 luglio annunciandogli la sospensione dei lavori del Comitato per l’educazione [FPS, 63.6]: "Avete già avuto un pegno non vano della nostra stima, e del riguardo che non abbiamo mancato d’avere per le vostre dispiacevoli circostanze colla nostra del 20 maggio passato. Diamo poi ordine che per un conveniente indennizzamento del viaggio (50) e della pena che vi siete data vi siano passati dalla Cassa di questa pubblica azienda cento pezze colonnate per una sola volta". Bertòla è tuttavia invitato a presentare copia del suo "Piano"

Il 20 maggio [FPS, 63.11] gli è stato promesso un "beneficio ecclesiastico vacante", per indennizzarlo "in parte de’ sagrifizj" che era "disposto di fare all’Emilia" (51). Il 31 maggio [FPS, 63.4] l’Amministrazione Centrale, "impegnata sempre a premiare il merito dei dotti, ed utili Cittadini", ha deliberato su premura del generale Sahuguet "Comandante della Romagna", di ricompensare lo "zelo, che lo stesso Bertòla dimostra, e servigio, che ripromette prestare all’Emilia per la riordinazione della pubblica Istruzione", con una pensione annua di duecento scudi "da levarsi dalle Rendite, e Proventi de’ Beni della già vacata Badia di S. Orsola posti nel territorio di Cesena". È facile immaginare che l’interessamento del generale Sahuguet fosse stato sollecitato da Nicola Martinelli il quale, come si è già visto, lo ospitava nel proprio palazzo. Bertòla deve aver espresso gratitudine a Martinelli, se questi il 3 giugno [FPS, 61.18] gli scrive: "Tu dici più di quello, che devi, ed io ho fatto meno di quello che meriti".

Lo stesso 3 giugno [FPS, 63.178] Bertòla ha ringraziato Sahuguet per aver voluto con delicatezza "relever par un soutien permanent une triste existence". Dopo parole di riconoscenza, il poeta riminese augurava al generale gloria e felicità, associandosi all’omaggio di tutta la provincia, "heureuse vraiment de voir se realizer en son faveur le plus beau des réves politiques, le pouvoir entre les mains de la philosophie". In Bertòla sembrano riaffiorare quei pensieri che avevano alimentato la sua fiducia nel riformismo dei sovrani illuminati. Sarebbe troppo facile sottolineare lo stridente contrasto tra quei pensieri e la realtà determinata dalle truppe napoleoniche, se non pensassimo al valore formale di questo documento che è un ringraziamento per quanto concesso, non una pagina di filosofia della Storia. Lo stesso spirito di riconoscenza e devozione Bertòla esprime il 3 giugno [FPS, 63.178] all’Amministrazione Centrale di Forlì: si augura di mostrarsi "meritevole della protezione" del generale Sahuguet per poter corrispondere alle beneficenze ricevute, e promette di accettare qualunque opera alla quale sarebbe stato destinato, con un impegno fatto di desiderio e speranza di "giovare altrui".

 

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NOTE

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