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UN’OPERA APERTA
La distrazione di Giovanni Commare

  Segnalo con piacere un libro di notevole valore, di un autore che da tempo con discrezione occupa un posto importante nella poesia italiana. Si intitola La distrazione, autoproduzione editoriale,  che Commare definisce un’opera aperta, nel senso che “anche il lettore può intervenire nel discorso, con tagli e con giunte di testo, in versi e in prosa, o d’immagini, in qualsivoglia materiale”.       
   L’operazione è interessante, favorisce un dialogo a più voci, un incontro tra esperienze diverse.  Io stesso vorrei considerare questo intervento un modo di “partecipare al convivio”. Nella copia che ho letto vi sono interventi di Ottavio Cecchi e Giuseppe Panella, una  nota del poeta Mauro Raddi e altre presenze che costituiscono parte integrante di un’opera che quindi risulta per certi aspetti realmente corale.
  Cecchi osserva giustamente che queste poesie “si pongono all’incrocio, a quell’intersezione, tra arte e pensiero, luogo fertile e carico di frutti”. Pare anche a me, come a Cecchi, che vi siano echi montaliani, oltre a un retroterra colto che non appesantisce mai la libertà del verso. Commare è poeta capace di accendere all’improvviso la quotidianità del discorso, di trascorrere da un linguaggio piano e volutamente basso a lampi di alta tonalità (Sulla spiaggia ch’è una vampa di sole / lungo la linea di gelo del mare). La distrazione è una raccolta poetica decisamente riuscita, dove tra l’altro ritrovo quella fatica di vivere mai rinunciataria, anzi fortemente agonica, che da sempre caratterizza la poesia di Giovanni Commare.

ESTREMO SALUTO

Non ho trovato altre parole, per te, madre,
se non queste che ti dissi ultime,
mamma, non abbiamo concluso
                  nulla con questo viaggio,
quando tu non potesti più sentire,
né dire, che il concludere
è la fine stessa del viaggio;
e poi scese aridità nel cuore.
 

Poesia, anno XII, n.130, luglio-agosto 1999.

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