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articolo apparso il 5 giugno 2001 sul quotidiano
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martedì 5 giugno 2001    



 

 

 

 


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 IGLESIAS
 
Domusnovas. Parla il direttore della fabbrica che deve costruire materiali per l'industria bellica nazionale
«Si fa impresa, non traffico d'armi»
Preoccupazione in vista della marcia della pace prevista il 10 giugno
«Comprendiamo motivi e problemi ma le informazioni non sono corrette E questo danneggia»

Francesca Deidda

DOMUSNOVAS. Sale la tensione sulla vicenda della costruzione di manufatti bellici nell'isola amministrativa di Iglesias. Ci sarà una marcia, il 10 giugno. Ma i dirigenti della fabbrica restano convinti dell'iniziativa industriale. Il direttore della Sei spiega le ragioni che spingono a proseguire nel progetto e manifesta comprensione ma anche preoccupazione per il malcontento che si è creato.
Con la marcia si vuole sensibilizzare l'opinione pubblica affinchè non venga effettuato l'insediamento di nuovi reparti produttivi nel settore militare. Le associazioni pacifiste non demordono, continuano nella loro azione del voler bloccare sul nascere una attività che definiscono non del tutto chiara. Ma anche la posizione dell'azienda rimane uguale a quella già ribadita in questi mesi. Per i dirigenti della fabbrica di esplosivo industriale (Sei), le informazioni distorte e manipolate ostacolrebbero di fatto la loro attività lavorativa: «Riteniamo di avere il diritto di continuare a portare avanti quello che stiamo facendo, la nostra posizione non è cambiata - ribadisce il direttore Giancarlo Desogus -, fermo restando che ognuno è libero di manifestare le proprie opinioni, siamo sempre fiduciosi perchè i diritti delle persone vengano salvaguardati e speriamo che in questo caso lo siano anche i nostri, anche perchè stiamo facendo tutto secondo le normative vigenti, come abbiamo sempre fatto in trent'anni di attività».
I lavori di costruzione comunque continuano ad andare avanti, ma il clamore della marcia che è stata organizzata per questa domenica non ha lasciato indifferenti i dirigenti della Sei. «Certo non fa piacere sapere che un numero consistente di persone manifestazono contro di noi, tutto questo si riflette negativamente sul nostro operato, non siamo abituati a lavorare in questi termini - spiega l'ingegner Desogus -, e per riflesso si presentano dei problemi operativi, dato che troviamo delle perosne sempre meno disponibili. Mi riferisco ai rapporti con le amministrazioni comunali che in quel senso hanno delle remore. Per avere delle autorizzazioni normalmente ci vogliono due mesi e non quattro o cinque mesi. Quello che ci preoccupa è che in futuro a causa del proseguo di questa campagna potremmo avere dei disguidi con lo slittamenteo dei tempi, speriamo che non si verifichino ulteriori ritardi, perchè potremmo trovarci di fronte ad ostacoli più grandi».
Pur rispettando le posizioni delle associazioni contestatrici, il direttore della Sei lamenta una scarsa e distorta informazione: «Ci troviamo di fronte ad una posizione paradossale, qui non si attacca tutto il sistema ma solo la Sei, forse perchè è più facile. Confrontarsi vuol dire anche ascoltare, in tal senso una buona informazione potrebbe fare un po' di chiarezza, noi non siamo trafficanti di armi. Vediamo molto attivismo intorno e aspettiamo di vedere cosa succede - conclude Giancarlo Desogus, direttore della Sei - la pace è una questione complessa che coinvolge componenti come la cultura e il potere, non si risolve bloccando la costruzione delle armi. In effetti noi stiamo costruendo materiali per prevenzione, come si fa per gli estintori, che si utilizzano solo in caso di necessità».
La questione rimane aperta e la parola passa alle 40 associazioni pacifiste, per domenica prossima.




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