Il 21 Marzo 2001 una delegazione del Coordinamento spontaneo
delle associazioni "No alle bombe" ha consegnato alla Regione,
alla presenza degli Assessori Pittalis, Pirastu e del Consigliere
Oppi, le oltre 11000 firme raccolte per manifestare il proprio
dissenso alla costruzione di una fabbrica di bombe a Domusnovas.
L'accoglienza è
stata buona: i tre rappresentanti regionali hanno rilevato
l'importanza dell'avere raccolto un numero di firme così
elevato in un tempo piuttosto breve e l'Assessore alla Programmazione
Pittalis ha affermato con forza che "[...] nei programmi
industriali della Regione non è previsto l'indirizzo
"bellico" [...]".
Il Coordinamento ha inoltre
invitato i rappresentanti a mantenere, assieme ai cittadini,
viva la loro attenzione e forte il loro controllo sulla
vicenda, al di là della richiesta di finanziamento
regionale.
COMUNICATO STAMPA: AVVIO
DEI LAVORI DELLA FABBRICA DI BOMBE
Abbiamo letto sull'Unione
Sarda del 23 marzo che la Sarda Esplosivi Industriali ha
deciso di costruire nel territorio di Iglesias i fabbricati
che serviranno ad ospitare la produzione di bombe. Siamo
rimasti esterrefatti da questa decisione dell'Azienda, presa
nonostante la raccolta di oramai dodicimila firme di cittadini
contrari e l'adesione di oltre quaranta associazioni, nonostante
la presa di posizione forte e contraria del vescovo, del
sindaco di Iglesias e dei consiglieri di Rifondazione di
Iglesias, nonostante l'assicurazione fornitaci proprio il
21 marzo 2001 dall'assessore Pittalis alla presenza dell'Assessore
Pirastu che "[...] nei programmi industriali della Regione
non è previsto l'indirizzo "bellico" [...]".
Il comportamento della
SEI ben rappresenta la violenza di chi non vuole ascoltare
i cittadini e tantomeno concepisce la possibilità
di uno sviluppo concertato del territorio.
Chiediamo a tutti cittadini
attivi della nostra Isola, alle Associazioni, alla Chiesa,
alla Giunta comunale di Iglesias, alla Giunta ed al Consiglio
Regionale della Sardegna, di prendere posizione con forza
e pubblicamente contro questa azione che, in piena discussione
di uno sviluppo del territorio, tende -con logica violenta-
a mettere tutti di fronte al "fatto compiuto".