"Il Rimino speciali / Riministoria"

Daniele Luttazzi, è vera satira? / Pagina tre

Alla pagina uno dello speciale Luttazzi

Alla pagina due dello speciale Luttazzi


SATIRA / 10. Luttazzi, "filosofo popolare"

di Piergiorgio Terenzi (in esclusiva per il Rimino)

Daniele Luttazzi ha incominciato a passeggiare in pubblico (meglio sarebbe dire "pazzeggiare") sul settimanale riminese "Il Ponte", che allora avevo l’onere, oltre che naturalmente l’onore, di dirigere.

Di questo, se proprio vogliamo essere sinceri, ora provo un certo orgoglio. So bene che "è peccato", ma sarebbe "un vero peccato" se non lo provassi. Siamo umani!

Il rapporto fra un direttore ed un collaboratore comico-satirico (nel caso specifico, appunto, Daniele) si distanzia non poco dagli altri ordinari collaboratori nel settore più specificamente giornalistico. "In che senso? Perché tale fenomeno?", potrete chiedere giustamente.

Se il comico non è solo un abile imitatore (diciamo un po’ copione) degli spunti suggeriti da altri, necessariamente possiede una verve, una personalità artistico-culturale di fronte alla quale, volere o no, sei costretto a "prendere o lasciare"... più o meno in blocco.

Diciamo che si stabilisce, magari segretamente, una specie di matrimonio. Nel matrimonio i due partner sono certamente uniti, ma se correttamente manca la dominanza dell’uno sull’altro, restano spazi di libertà e di espressione che vanno necessariamente e correttamente salvati. Così, so di esagerare un po’, ma non troppo, le strip di Daniele Luttazzi sul "Ponte" erano una specie di giornale nel giornale... con una loro logica, una loro filosofia ed una loro visione dell’uomo e degli avvenimenti sociali.

Tale prevedibile e previsto sviluppo c’è stato ed ha portato giustamente Daniele non solo ad esprimersi su altri canali, ma anche con modalità diverse da quelle del segno grafico delle vignette.

Posso dire (per alcuni merito, per molti altri demerito), di aver tenuto a battesimo e di aver favorito, oltre che ben ascoltato i primi vagiti di Daniele. L’ho fatto non solo per necessità (cioè per mandare avanti la bottega).

Ho impiegato o investito anche un po’ di fede "sofferta". Sofferta nel senso che, come naturale, non tutti potevano essere d’accordo, data la qualifica ufficiale di "Settimanale cattolico".

Il comico-satirico, infatti, come ho già detto, non è solo uno che si assume il compito di "far ridere" il lettore. E’ in grado di farti ridere solo se ti aiuta a leggere e ad interpretare i fatti a partire dal "suo" punto di vista... rifilandoti magari, al momento giusto, un bel ceffone che ti sveglia dai tuoi sogni più o meno beati, meglio "buonisti". Così, proprio come novello Fantozzi, tu sei costretto a rispondere: "Ma come è umano, lei!". E’ il doveroso gesto di riconoscenza a chi, magari, ti picchia a sangue e ti fa pure apparire cretino anzichenò.

Diciamo così, concludendo, che il comico "stile Luttazzi" è un "filosofo popolare", ha dignità non solo culturale, ma pure pedagogica.

Sono pazzo se mi viene spontaneamente da dire che, in questa società, possiamo augurarci di cuore "dieci, cento, mille Daniele Luttazzi"?

Al lettore, il compito di rispondere ‘seriamente’, non istintivamente alla domandina.

Piergiorgio Terenzi

fondatore e primo direttore del settimanale "Il Ponte"

© il Rimino. Riproduzione consentita solo se accompagnata dalla citazione:

"il Rimino, a cura di Antonio Montanari", http://digilander.iol.it/monari

Questo articolo di P. Terenzi è stato pubblicato il 28 marzo 2001 dal "Corriere di Romagna" con questa titolazione: "Intervento. Piergiorgio Terenzi racconta il comico che collaborava per il Ponte. Quando Luttazzi faceva il vignettista. Sul settimanale cattolico i primi lavori di un 'filosofo popolare'".


SATIRA / 11. Luttazzi, la sinistra e il mondo capovolto

di Dario Fo e Franca Rame (in esclusiva per Buongiorno.it)

Un bel mondo a rovescio questo, dove la sinistra si rifiuta di fare campagna elettorale e tocca ai comici di sostituirla. E non solo in politica, anche nelle battaglie sociali. Chi è il primo fornitore italiano di elettricità ecologica all'Enel? I verdi? No, Beppe Grillo. Chi ha scatenato il casino sull'uranio radioattivo? I Ds? No. Striscia la Notizia.

Chi ha fatto la campagna per l'olio di colza? L'Asinello? Noi due guitti. E chi ha avuto il coraggio di fare informazione vera in tv, portando gli atti dei processi contro Berlusconi? Daniele Luttazzi.

E' fantastico, gli attori stanno prendendo il potere! In fondo non c'è poi tanto da meravigliarsi: abbiamo un Papa ex attore e un presidente della Repubblica Ceca Havel famoso autore di tragedie e anche di satire. Clinton non c'entra. Lui era sassofonista, a causa di un dissesto maniaco-orale. Ma parliamo di Luttazzi, che forse a quest'ora è ancora vivo. Duole dirlo, ma ha più palle lui di 400 giornalisti di sinistra medi e mediomassimi! Per spiegarci meglio, avete visto come intervistavano Berlusconi a Porta a porta? Mancava poco che il Vespa gli facesse vento e strisciasse ai suoi piedi per leccarglieli un po'. In effetti a leggere i giornali mica si capisce bene cosa ha detto il Luttazzi. Allora a beneficio degli assenti riassumiamo. Egli ha invitato alla sua trasmissione, che va in onda in seconda serata sulla seconda rete, tale Marco Travaglio, giornalista di Repubblica, conosciuto nel giro come la "Tigre di Mompracem", il quale, unitamente a talaltro Elio Veltri, in arte "Kamikaze della banda di Di Pietro", ha avuto il fegato, tipicamente italico, di scrivere un libro intitolato L'odore dei soldi. Sottotitolo: Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi. In questo libro si raccolgono atti giudiziari contro il leader di Forza Italia e soci e l'intervista al giudice Paolo Borsellino, persona stimatissima e onesta che tra l'altro simpatizzava per la destra, il quale, poco prima di essere ammazzato, racconta che sta indagando su rapporti poco chiari tra l'entourage di Berlusconi e la mafia. Nel libro notansi anche che presso il Berlusconi lavorava un noto boss mafioso nella umile veste di stalliere della villa di Arcore. Nel libro parlansi anche di molti miliardi arrivati alla Fininvest, molte società create in Italia e all'estero, e persino esilaranti interrogatori del Berlusconi nei quali lui si difende in maniera alquanto singolare dall'accusa di irregolarità in atti fiscali. Tutta roba, precisa l'autore, agli atti dei processi. Roba insomma che basta richiederla per poterla leggere. Possibile che nessun altro oltre Luttazzi e gli autori del libro se ne sia accorto?

Ora, vorremmo dire che se negli Usa, che non sono proprio la patria del comunismo, venisse a galla del materiale, della documentazione a dir poco esplosiva su un candidato, di qualunque partito esso sia, voi la trovereste pubblicata in prima pagina su tutti i giornali e telegiornali, a prescindere dal loro colore politico. Si chiama dovere d'informazione. E a volte se ne trova. Tutte queste notizie in Italia invece sono riuscite a passare praticamente inosservate. Non era meglio scriverci queste sui manifesti, invece di riempirli col faccione di Rutelli? Si ha come la sensazione che Berlusconi tenga tutti per i coglioni. E viene da chiedersi come mai si siano chiuse le camere senza che venisse ratificato il trattato con la Svizzera sulle rogatorie delle documentazioni bancarie. Sarebbe stato fondamentale per la conclusione delle inchieste di Mani Pulite. Borelli ha chiesto al Parlamento di approvare la legge in extremis, ma non è stato ascoltato. E così un altro modo per fare chiarezza è stato vanificato da una coalizione di Governo di centrosinistra che ha la maggioranza e che si avvia sorridendo ad una quanto mai probabile sconfitta elettorale.

Vogliono fare la campagna elettorale su un piede solo, con le mani legate e un limone in bocca. E poi dicono che la Mucca è Pazza. Chi più ne ha, più ne metta. Qualche sera fa a Tele Lombardia sul tema "Mafia, Dell'Utri e Berlusconi" si scontravano rappresentanti di tutti o quasi i partiti. Con un collegamento in differita, interveniva a tratti anche Marco Travaglio. L'autore del libro scandalo ricordava come nella sua inchiesta fosse emerso che il Cavaliere - o come lo chiama Indro Montanelli il "Piazzista di Arcore" - ha intestato le proprie società a tutti i parenti, a cominciare dal fratello, dalla moglie e i figli nonché a conoscenti più o meno stretti fino ad un vecchietto, poverino, infermo costretto a recarsi in sedia a rotelle presso gli uffici appositi per apporre la propria firma di amministratore sui bilanci di una delle suddette società. Al che, un rappresentante della Casa delle Libertà è intervenuto commosso e ha esclamato: "Ecco, questa è la prova della magnanimità del Cavaliere. Lui, i suoi collaboratori non li licenzia, ma li fa sentir vivi fino all'ultimo respiro!". Ad un certo punto il giornalista di Repubblica ricordava ad un rappresentante della Lega che qualche anno fa, quando ancora Bossi si trovava in rotta con Berlusconi, era stato pubblicato un libro dal titolo Soldi sporchi al Nord per una casa editrice, l'Editoriale Nord, notoriamente legata al Carroccio. Pare che nel testo si accusasse il Leader di Forza Italia non solo di essere quasi un mafioso, ma di aver riciclato denaro sporco e trafficato illegalmente muovendo capitali su piazze esotiche riuscendo così a gabbare il fisco per miliardi. Il responsabile leghista ascoltava terreo, senza riuscire a balbettare parola, quindi il Travaglio incalzava: "Insomma, ieri Berlusconi era un mafioso e oggi?". Sì, allora lo era. Adesso non lo è più. E morta lì.

Oggi siamo in un clima di bagarre: Forza Italia, Alleanza Nazionale e perfino Bossi chiedono a tamburo battente le dimissioni della direzione Rai al completo, minacciando addirittura di non intervenire più ai programmi della Televisione di Stato. Pensa tu che pacchia! E voi credete ad un gesto tanto eroico? "Ma mi facci il piacere!" avrebbe detto Totò. Figurati se quelli rifiutano lo straordinario privilegio di poter mostrare ogni giorno a tormentone le proprie facce costringendoci ad ascoltare pletore ed insulti non solo agli avversari politici, ma soprattutto alla nostra intelligenza!

(Questo articolo è tratto da Il cacao della domenica, la newsletter settimanale di Dario Fo e Franca Rame edita da Buongiorno.it)


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