Karl Marx
(da Cioffi e altri, I libri di diàlogos , vol. E, cit, p.64 sgg.)

Impegno intellettuale ed emancipazione politica

La giovinezza e la prima formazione

Karl Marx nacque il 5 maggio 1818 a Treviri, in Renania, una regione che, soggetta al dominio francese dal 1795 al 1814, aveva conosciuto uno sviluppo imprenditoriale e borghese piuttosto avanzato rispetto all’area tedesca e dove era vivace il movimento liberale, di cui faceva parte lo stesso padre di Marx, Hirshel, brillante avvocato di famiglia ebraica convertitosi al protestantesimo. Nel 1835, conseguita la maturità, Marx si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bonn per poi trasferirsi, l’anno successivo, a Berlino, dove stringe legami con i giovani hegeliani e legge le opere di Ruge, Bauer, Feuerbach, Hess. A contatto con l’ambiente della "sinistra hegeliana", Marx lascia lo studio del diritto per quello della filosofia, materia nella quale si laurea a Jena nel 1841, con una tesi sulla Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro. Marx progetta di intraprendere la carriera accademica: ma l’indirizzo illiberale assunto dal governo prussiano dopo il 1840, con la salita al trono di Federico Guglielmo IV e la nomina a ministro del culto del conservatore Eichorn al posto del liberale Altenstein, gli preclude questa via. Si dedica allora al giornalismo politico, divenendo caporedattore della "Gazzetta renana", foglio liberale che sarà soppresso nel 1843. Nel corso di questo stesso anno scrive la Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico (pubblicata nel 1927), primo grande confronto critico con la filosofia di Hegel.

II soggiorno a Parigi e l’elaborazione della teoria comunista

Nel giugno 1843 Marx sposa Jenny von Westplilen e nell’autunno si trasferisce con lei a Parigi. Nella capitale francese, "laboratorio politico" europeo e crocevia di esuli, dove resterà sino al gennaio 1845, egli compie importanti esperienze intellettuali e politiche: entra in contatto con il socialismo, francese, in particolare con Proudhon; conosce Bakunin; intraprende lo studio degli economisti classici, redigendo i Manoscritti economico-filosofici (1844, pubblicati nel 1932); inizia il suo ra~ porto intellettuale e di amicizia con Friedrich Engels. Con l’hegeliano di sinistra Arnold Ruge Man promuove una nuova rivista, gli "Annali franco-tedeschi", usciti in numero unico nel febbraio 1844, ove pubblica La questione ebraica e Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione, articoli che, insieme con i Manoscritti, segnano il passaggio al comunismo. Redige anche la prima opera in collaborazione con Engels, La sacra famiglia, che si presenta come una dura e ironica presa di distanza da Bauer e dai suoi discepoli. Espulso da Parigi su richiesta del governo prussiano, all’inizio del 1845 Marx si reca a Bnuxelles. Qui, da un lato, prosegue un’intensissima attività di studio, scrivendo con Engels L’ideologia tedesca (1845-46, pubblicata nel 1932), ove si trova esposta per la prima volta la concezione materialistica della storia, e, contro Proudhon, la Miseria della filosofia (1847), frutto di una sempre più approfondita conoscenza dell’economia politica. Dall’altro lato, svolge un’intensa attività di organizzazione rivoluzionaria, aderendo con Engels alla Lega dei giusti, formata in prevalenza di artigiani tedeschi emigrati e fautrice di un comunismo ispirato ai principi della fratellanza universale, che nel 1847 diviene Lega dei comunisti. Per il secondo congresso della Lega (dicembre 1847) Marx ed Engels scrivono il Manifesto del partito comunista, che viene pubblicato a Londra nel febbraio 1848.
Avendo disatteso l’obbligo di non pubblicare testi di carattere politico, Marx viene arrestato ed espulso dal Belgio: all’inizio di marzo raggiunge dunque nuovamente Parigi, dove lo ha richiamato il governo provvisorio rivoluzionario. Estendendosi la rivoluzione anche in Germania, Marx si reca a Colonia, dove fonda la "Nuova gazzetta renana", quindi a Berlino e a Vienna. La sconfitta della rivoluzione determina però una nuova espulsione di Marx dalla Germania e determina il suo ritorno a Parigi, seguito dal definitivo trasferimento a Londra, dove nell’autunno del 1848 lo raggiungono la moglie Jenny e i tre figli.

 

L’esilio a Londra e gli studi economici

A Londra Marx rimarrà sino alla morte, salvo brevi interruzioni per viaggi, angustiato da uno stato di ristrettezza, a tratti di vera e propria miseria, alleviata solo dal sostegno dell’amico Engels. La morte di due figli nati da poco e poi quella del suo favorito, Edgar, di Otto anni, rendono ancora più duri e amari questi anni dell’esilio londinese. Il tempo di Marx è quasi interamente assorbito dal febbrile studio dell’economia, svolto presso la ricca biblioteca del British Museum.
Dopo aver pubblicato, nel 1850, Le lotte di classe in Francia, acuta analisi del fallimento della rivoluzione del 1848 in Francia, e, nel 1852, Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte, sul colpo di stato bonapartista del 1851, Marx si dedica a quella grande opera sull’economia in cui progetta di fornire un’analisi complessiva della società capitalistica borghese e una compiuta teoria sulla quale fondare la prospettiva della rivoluzione proletaria. Il lavoro teorico, che egli non riuscirà a completare, produrrà nell ‘ordine: i Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica (comunemente chiamati Grundrisse), pubblicati nel 1859; le Teorie sul plusvalore del 1862-63, pubblicate nel 1905-10.
Marx aveva pensato quest’ultimo testo come quarto volume della sua opera fondamentale, intitolata 11 capitale (Das Kapital), che reca come sottotitolo Per la critica dell’economia politica, il cui primo volume viene pubblicato, dopo lunghissime revisioni, nel 1867. Il secondo e terzo libro (stesi rispettivamente nel decennio 1869-79 e nel 1865) saranno pubblicati postumi a cura di Engels nel 1885 e nel 1894. Accompagnano questo intenso lavoro di elaborazione economica le operette Lavoro sala nato e capitale (1849) e Salario, prezzo e profitto (1865, pubblicato nel 1898).

L’attività di direzione politica e lo scontro con Bakunin

A fianco di questa attività scientifica, e particolarmente negli ultimi quindici anni della sua vita, Marx si dedica, sempre con Engels, alla battaglia politica all’interno del movimento operaio europeo. Nel 1864 partecipa alla fondazione della Prima internazionale, per la quale scrive 1’ "Indirizzo inaugurale": la linea politica qui disegnata da Marx prevede la creazione di un forte movimento operaio internazionale capace di superare ogni settarismo e di coordinare la lotta per la conquista del potere politico e l’abolizione delle classi, senza rinunciare a rivendicare obiettivi di carattere sindacale che possono migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e la loro compattezza politica.
Negli anni della Prima internazionale, Marx combatte una serie di battaglie per affermare la sua linea politica all’interno dell’organizzazione. Particolarmente rilevanti sono quelle contro Bakunin e gli anarchici. Il contrasto fra Bakunin e Marx, che si aggravò quando Bakunin tentò di diffondere le proprie posizioni all’interno della Prima internazionale (cosa che condusse alla sua espulsione da questo organismo), nasceva da profonde divergenze concettuali e politiche, riassumibili in questo giudizio dell’anarchico russo: "Marx è un comunista autoritario e centralista. Egli vuole ciò che noi vogliamo: il trionfo completo dell’uguaglianza economica e sociale, però nello stato e attraverso la potenza dello stato, attraverso la dittatura di un governo provvisorio, molto forte e per così dire dispotico, cioè attraverso la negazione della libertà". Bakunin pensava che l’obiettivo della rivoluzione fosse l’abbattimento dello stato; che non vi dovesse essere più alcuna forma di stato, neppure transitoria e neppure proletaria; pensava che i soggetti rivoluzionari non fossero i lavoratori delle fabbriche, già in qualche modo "imborghesiti", ma quei ceti sottoproletari, specie nelle campagne, che sentivano con più forza l’oppressione; non puntava sull’organizzazione politica di classe come forza rivoluzionaria, ma sulla spontaneità e sul desiderio di libertà delle masse. Tutti elementi che sono inaccettabili nella visione di Marx.
Michail Bakunin (1814-76) non produsse una riflessione sistematica; l’unica sua opera è Stato e anarchia, pubblicata in Russia nel 1873. La dialettica di Hegel, valorizzata soprattutto sotto l’aspetto del negativo; la critica alla religione di Feuerbach; il mutualismo di Proudhon; il comunismo millenaristico di Weitling; il positivismo evoluzionistico di Comte furono le matrici principali del pensiero di Bakunin. Al centro di esso stava l’idea di libertà come prerogativa fondamentale dell’uomo: non la libertà politica del liberalismo borghese, ma "la grande libertà umana che, distruggendo tutte le catene dogmatiche, metafisiche, politiche e giuridiche, da cui tutto il mondo è oggi oppresso, restituirà a tutti, collettività quanto individui; la piena autonomia dei loro movimenti e del loro sviluppo". Tale libertà Bakunin vedeva minacciata dalla religione e dalla chiesa ("se Dio esiste, l’uomo è schiavo"), dallo sfruttamento e dalla proprietà privata e infine dallo stato, che in ogni sua forma è strumento di oppressione; Bakunin affianca però a tale concezione negativa dello stato una valutazione positiva della società, che è quindi intesa come dimensione naturale dell’uomo.
Gli individui sono naturalmente sociali, egli afferma in polemica con il contrattualismo che parte da una concezione dell’individuo astratto ed egoista per fondarvi il potere politico. L’equilibrio fra impulsi egoistici e impulsi altruistici non deve richiedere alcuna coazione esterna, ma può essere raggiunto attraverso la solidarietà, sentimento fondamentale di libera coesione sociale. Bakunin pensa dunque che, con l’abbattimento del regime oppressivo esistente, gli individui potranno vivere entro una dimensione comunitaria, collettivistica e federalistica, che ponga come unici limiti alla libertà individuale i vincoli sociali di solidarietà umana.

 

La critica della socialdemocrazia e l’estinzione dello stato

Contro Ferdinand Lassalle (1825-64), influente dirigente del movimento operaio tedesco, che sosteneva una linea politica mirata al suffragio universale e all’ottenimento di iniziative dello stato in favore degli operai, Marx fu invece deciso nell’affermare che lo stato, in quanto strumento di dominio di classe, deve essere smantellato dall’azione rivoluzionaria nei suoi apparati burocratici e militari e sostituito con forme politiche nuove. E' questo anche il punto centrale della sua interpretazione della Comune di Parigi, contenuta nello scritto Le guerre civili in Francia (1871), dove i provvedimenti del governo rivoluzionario (elezione a suffragio universale delle cariche pubbliche, esercito popolare, revocabilità degli eletti, unificazione di legislativo ed esecutivo) gli sembrano prefigurare una forma del tutto nuova di autogoverno operaio. Concetti che vengono poi ribaditi in occasione del congresso di Gotha del Partito operaio socialdemocratico tedesco (1875), ove si unificarono le posizioni di Lassalle e quelle di Liebknecht e Bebel: Marx scrive alcune note, di grande importanza per intendere il suo pensiero politico, che verranno pubblicate da Engels nel 1891 con il titolo Critica del programma di Gotha.
Gli ultimi anni della vita di Marx sono caratterizza. ti dal rapido peggioramento di una condizione fisica che non era mai stata particolarmente felice. La morte di Jenny (1881) rappresenta il colpo definitivo per Marx, che si spegne nel marzo 1883.

I punti chiave

- Quali sono le tappe fondamentali dell’attività politica di Marx?
- Quali pensatori influenzarono il giovane Marx?
- Quali sono le posizioni sostenute da Bakunin che provocano la sua rottura con Marx?




Marx: Gli scritti giovanili
Marx: Il materialismo storico
Marx: L'analisi del capitalismo
Marx: Genesi e destino del capitale
Marx, Testo: "Lavoro e alienazione"
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