"E' tradizione nel volgo, che il monte nella periferia della Torre sia vuoto, con belle discese e camere, e volte di mirabile lavoro, e che una volta di notte sentivasi strepito come d'armi, e di voci, e vedeansi anche figure od ombre vagare per li vani delle mura. Ma questa era credenza d'un ignoto maraviglioso, e superstizione dei tempi. Ed io, nella mia gioventù, quando la visitai la prima volta, solo, all'ora del mezzogiorno d'un caldo e calmo giorno d'estate, preso da riverenza a quelle imponenti rovine, e ricordandomi della superstiziosa tradizione, improvisava sotto le misteriose volte di quella Torre la seguente |
Canzone |
Di antica Torre fra crollate mura Solingo io siedo, e meco è il fido amor; Qui giace sbigottita la natura In fra il silenzio, ed il profondo orror. Stanza di augei sinistri, e di notturne
Ma forse l'Ombra dei guerrier romani
Quindi il fremere di turbe, e il suon dell'arme
Or piede uman di rado orma vi stampa
L'edace Tempo strugge le ruine,
Antonio Angelini qm. Stefano |
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