La mia città.

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STORIA DI RIMINI

 

Dopo l'Unità d'Italia

Larga e precoce è a Rimini la propagazione delle idee repubblicane, anarchiche e socialiste. Nell'agosto del 1872, nella sede del Fascio Operaio, ha luogo il I congresso delle sezioni italiane dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori, più noto come "conferenza di Rimini", che termina con la vittoria dei bakuninisti sui seguaci di Marx: è l'atto di nascita formale del movimento anarchico. Il 2 agosto 1874 si apre e si chiude, con massicci arresti, il convegno anarco-repubblicano di Villa Ruffi, sulle colline riminesi, indetto per dar vita a un'insurrezione antimonarchica. Tra i molti e illustri ammanettati, il "triumviro" Aurelio Saffi, il futuro presidente del Consiglio Alessandro Fortis e Domenico Francolini, bandiera del libertarismo riminese. Dall'Unità d'Italia al 1920 - tolta la parentesi progressista del 1903-1904 - la città è amministrata dalle forze moderate, favorite sia dai criteri di suffragio che dalle profonde divisioni della Sinistra.

Le elezioni politiche del novembre 1919 segnano la sconfitta dei moderati, una buona affermazione dei popolari (organizzati in partito dal marzo dello stesso anno) e la schiacciante vittoria dei socialisti, che nel 1920 conquistano il Comune e si accingono all'arduo compito di conciliare le provvidenze sociali col risanamento finanziario. Il movimento fascista, a Rimini meno forte e organizzato che altrove, appare un fenomeno certo preoccupante, ma marginale ed effimero. I risultati delle elezioni del maggio 1921 sembrano confermare questa valutazione: benchè indebolito dalla scissione comunista, il Partito Socialista resta di gran lunga la forza maggioritaria.