La mia città.

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STORIA DI RIMINI

 

Prima della fondazione di Ariminum

Il luogo nel quale sorgerà la città di Rimini fu popolato non prima del V secolo a. C. Fu prima necessario che la fascia costiera - prodotto alluvionale del fiume Marecchia e del torrente Ausa - si consolidasse e diventasse abitabile. La presenza dell'uomo negli immediati dintorni è tuttavia attestata sin dal Paleolitico Inferiore. Il colle di Covignano e le colline dell'immediato entroterra hanno restituito testimonianze di una frequentazione umana ininterrotta dall'Età Neo-Eneolitica all'Età del Ferro. A Covignano, infatti, uno scavo (1969) ha messo in luce fondi di capanne dell'Età del Bronzo Recente. Il fatto che siano stati rinvenuti, oltre a reperti fittili dell'Età del Bronzo, vasellame dell'Età del Ferro e perfino ceramiche attiche, testimonia che il villaggio fu abitato continuativamente per alcuni secoli, e dimostra altresì l'esistenza di uno scalo marittimo alla foce del Marecchia, controllato verosimilmente dai Villanoviani, a cui approdavano navi cariche di mercanzie e soprattutto d'ambra. La civiltà villanoviana - che aveva come epicentro Verucchio, roccaforte da cui era possibile dominare tutta la valle del Marecchia - si sarebbe espansa verso il mare per promuovere e controllare quei traffici che ne consentiranno la fioritura.

Nel V secolo, dunque, gli abitanti degli avamposti collinari scendono in pianura e vi si stanziano. Stando al quadro storico tradizionale, basato su notizie di Strabone, Pausania, Polibio e Tito Livio, tale territorio fu abitato dapprima da non meglio precisate popolazioni indigene (da identificarsi, forse, coi Villanoviani), poi dagli Umbri (chiamati - si tramanda - per contrastare gli Etruschi) e infine dai Galli Senoni. I ritrovamenti archeologici, di fatto, non documentano significativi mutamenti culturali per tutto il IV secolo e il principio del III. Alla "nazione" celtica è collegato un solo, per quanto importante, documento: il famoso aes grave, che al diritto presenta una testa virile con capelli a grosse ciocche, baffi e pesante collana (torques), in cui si è unanimemente riconosciuta l'effigie di un Gallo. Non è stato ancora stabilito definitivamente, invece, se a fondere la moneta sia stata una zecca celtica o romana, anche se le argomentazioni pendono a favore della prima ipotesi.