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Storia

 

MATERIALI PER UNA ESERCITAZIONE SULLA PRIMA GUERRA MONDIALE

 

SAGGIO BREVE / ARTICOLO (4 COLONNE)

ANALIZZA LE NOTIZIE E I DOCUMENTI ALLEGATI E ILLUSTRA I MOTIVI E IL "SENSO" DELLA SVOLTA NELLA CONDUZIONE E NELLA CONCEZIONE DELLA GUERRA A PARTIRE DAL 1917

1917

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Appello per la fine dell’"inutile strage"

Da: Benedetto XV, Nota di pace, in "La Civiltà cattolica", 1° settembre 1917

Il 1° settembre 1917 papa Benedetto XV indirizzò ai capi dei paesi belligeranti una nota, con la quale li esortava a tentare soluzioni diplomatiche per giungere ad una pace "giusta e duratura". Rimasta famosa soprattutto per la definizione della guerra come "inutile strage", essa suscitò, fin dalla sua pubblicazione, interpretazioni e giudizi contrastanti. I piú critici vi videro un tentativo di venire in aiuto dell’Austria, che si trovava in crescenti difficoltà, o la accusarono, come fece "Il Popolo d’Italia" di Mussolini, di incitare al disfattismo e al tradimento, arrivando poi addirittura a metterla in relazione con i fatti di Torino e con la disfatta di Caporetto, di poco posteriori. Alcuni studiosi la considerarono dettata dalla paura che la tensione provocata dal conflitto potesse causare sconvolgimenti politico-sociali. In concreto l’iniziativa pontificia, accolta con diffidenza dalla maggioranza dei governi, ebbe vasta eco tra i combattenti, in quanto rappresentava un’autorevole conferma al loro desiderio di pace.

Fino dagli inizi del Nostro Pontificato, fra gli orrori della terribile bufera che si era abbattuta sull’Europa, tre cose sopra le altre Noi ci proponemmo: una perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti, quale si conviene a chi è Padre comune e tutti ama con pari affetto i suoi figli; uno sforzo continuo di fare a tutti il maggior bene che da Noi si potesse, e ciò senza eccezione di persone, senza distinzione di nazionalità e di religione, come ci detta e la legge universale della carità e il supremo ufficio spirituale a Noi affidato da Cristo; infine la cura assidua, richiesta del pari dalla Nostra missione pacificatrice, di nulla omettere, per quanto era in poter Nostro, che giovasse ad affrettare la fine di questa calamità, inducendo i popoli e i loro Capi a piú miti consigli, alle serene deliberazioni della pace, di una "pace giusta e duratura".

[...] Sul tramontare del primo anno di guerra Noi, rivolgendo [ai governi] le piú vive esortazioni, indicammo anche la via da seguire per giungere ad una pace stabile e dignitosa per tutti. Purtroppo, l’appello Nostro non fu ascoltato: la guerra proseguí accanita per altri due anni con tutti i suoi orrori: si inasprí e si estese anzi per terra, per mare e perfino nell’aria, donde sulle città inermi, sui quieti villaggi, sui loro abitatori innocenti scesero la desolazione e la morte. Ed ora nessuno può immaginare quanto si moltiplicherebbero e quanto si aggraverebbero i comuni mali, se altri mesi ancora, o peggio se altri anni si aggiungessero al triennio sanguinoso. Il mondo civile dovrà dunque ridursi a un campo di morte? E l’Europa, cosí gloriosa e fiorente, correrà, quasi travolta da una follia universale, all’abisso, incontro ad un vero e proprio suicidio?

In sí angoscioso stato di cose, dinanzi a cosí grave minaccia, Noi, non per mire politiche particolari, né per suggerimento od interesse di alcuna delle parti belligeranti, ma mossi unicamente dalla coscienza del supremo dovere di Padre comune dei fedeli, dal sospiro dei figli che invocano l’opera Nostra e la Nostra parola pacificatrice, dalla voce stessa dell’umanità e della ragione, alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a chi tiene in mano le sorti delle Nazioni. Ma per non contenerci piú sulle generali, come le circostanze Ci suggerirono in passato, vogliamo ora discendere a proposte piú concrete e pratiche, ed invitare i Governi dei popoli belligeranti ad accordarsi sopra i seguenti punti, che sembrano dover essere i capisaldi di una pace giusta e duratura, lasciando ai medesimi Governanti di precisarli e completarli.

E primieramente, il punto fondamentale deve essere che sottentri alla forza materiale delle armi la forza morale del diritto. Quindi un giusto accordo di tutti nella diminuzione simultanea e reciproca degli armamenti, secondo norme e garanzie da stabilire, nella misura necessaria e sufficiente al mantenimento dell’ordine pubblico nei singoli Stati; e, in sostituzione delle armi, l’istituto dell’arbitrato con la sua alta funzione pacificatrice, secondo le norme da concertare e la sanzione da convenire contro lo Stato che ricusasse o di sottoporre le questioni internazionali all’arbitro o di accettarne la decisione. Stabilito cosí l’impero del diritto, si tolga ogni ostacolo alle vie di comunicazione dei popoli con la vera libertà e comunanza dei mari; il che, mentre eliminerebbe molteplici cause di conflitto, aprirebbe a tutti nuove fonti di prosperità e di progresso.

Quanto ai danni e spese di guerra, non scorgiamo altro scampo che nella norma generale di una intera e reciproca condonazione, giustificata del resto dai beneficii immensi del disarmo; tanto piú che non si comprenderebbe la continuazione di tanta carneficina unicamente per ragioni di ordine economico.

Che se in qualche caso vi si oppongano ragioni particolari, queste si ponderino con giustizia ed equità.

Ma questi accordi pacifici, con gli immensi vantaggi che ne derivano, non sono possibili senza la reciproca restituzione dei territori attualmente occupati. Quindi da parte della Germania evacuazione totale sia del Belgio, con la garanzia della sua piena indipendenza politica, militare ed economica di fronte a qualsiasi Potenza, sia del territorio francese; dalla parte avversaria pari restituzione delle colonie tedesche.

Per ciò che riguarda le questioni territoriali, come quelle ad esempio che si agitano fra l’Italia e l’Austria, fra la Germania e la Francia, giova sperare che di fronte ai vantaggi immensi di una pace duratura con disarmo, le Parti contendenti vorranno esaminarle con spirito conciliante, tenendo conto, nella misura del giusto e del possibile, come abbiamo detto altre volte, delle aspirazioni dei popoli, e coordinando, ove occorra, i propri interessi a quelli comuni del gran consorzio umano.

Lo stesso spirito di equità e di giustizia dovrà dirigere l’esame di tutte le altre questioni territoriali e politiche, nominatamente quelle relative all’assetto dell’Armenia, degli Stati Balcanici e dei paesi formanti parte dell’antico Regno di Polonia, al quale in particolare le sue nobili tradizioni storiche e le sofferenze sopportate specialmente durante l’attuale guerra debbono giustamente conciliare le simpatie delle Nazioni.

Sono queste le precipue basi, sulle quali crediamo debba posare il futuro assetto dei popoli. Esse sono tali da rendere impossibile il ripetersi di simili conflitti, e preparano la soluzione della questione economica, cosí importante per l’avvenire e pel benessere materiale di tutti gli Stati belligeranti.

Nel presentarle pertanto a Voi, che reggete in questa tragica ora le sorti dei popoli belligeranti, siamo animati dalla cara e soave speranza di vederle accettate, e di giungere cosí quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale, ogni giorno piú, apparisce inutile strage. Tutti riconoscono, d’altra parte, che è salvo nell’uno e nell’altro campo l’onore delle armi; ascoltate dunque la Nostra preghiera; accogliete l’invito paterno, che vi rivolgiamo in nome del Redentore divino, Principe della pace. [...]

 

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I "14 punti"

Da: Th. W. Wilson, in "Corriere della Sera", 10 gennaio 1918

Gli Stati Uniti fornirono alle potenze dell’Intesa non solo un apporto economico e militare decisivo per la vittoria, ma anche una piattaforma ideologica contenente una giustificazione della guerra e i criteri sui quali fondare le future trattative di pace. Documento fondamentale in tal senso fu il messaggio, qui riprodotto in gran parte, del presidente americano Thomas Woodrow Wilson al Congresso l’8 gennaio del 1918. In esso, dopo la precisazione dei fini dell’ingresso in guerra da parte degli Stati Uniti, sono enunciati 14 punti sui quali fondare il programma di pace. Alcuni di questi sono delle vere e proprie condizioni imposte agli imperi centrali, altri sono principi la cui applicazione avrebbe dovuto garantire, attraverso la rimozione delle varie aspirazioni all’egemonia e a alla sopraffazione che avevano alimentato la guerra, l’instaurazione di una pacifica e duratura convivenza fra i popoli di tutto il mondo.

Noi siamo entrati in questa guerra a causa delle violazioni al diritto che ci riguardano direttamente e rendono impossibile la vita del nostro popolo a meno che non siano riparate e il mondo sia assicurato per sempre che non si ripeteranno. Perciò, in questa guerra, non domandiamo nulla per noi, ma il mondo deve esser reso adatto a viverci; e in particolare deve esser reso sicuro per ogni nazione pacifica che, come la nostra, desidera vivere la propria vita, stabilire liberamente le sue istituzioni, essere assicurata della giustizia e della correttezza da parte degli altri popoli del mondo come pure essere assicurata contro la forza e le aggressioni egoistiche. Tutti i popoli del mondo in realtà hanno lo stesso nostro interesse, e per conto nostro vediamo molto chiaramente che, a meno che non sia fatta giustizia agli altri, non sarà fatta a noi. Perciò il programma della pace del mondo è il nostro stesso programma; e questo programma, il solo possibile, secondo noi, è il seguente:

1) Convenzioni di pace palesi, apertamente concluse e in base alle quali non vi saranno accordi internazionali segreti di alcuna specie, ma la diplomazia agirà sempre palesemente e in vista di tutti.

2) Libertà assoluta della navigazione sui mari all’infuori delle acque territoriali, tanto in tempo di pace quanto in tempo di guerra, salvo per i mari che potessero essere chiusi in tutto o in parte mediante un’azione internazionale in vista dell’esecuzione di accordi internazionali.

3) Soppressione, per quanto sarà possibile, di tutte le barriere economiche e creazione di condizioni commerciali eguali fra tutte le nazioni che consentiranno alla pace, e si assoceranno per mantenerla.

4) Garanzie convenienti date e prese che gli armamenti nazionali saranno ridotti all’estremo limite compatibile con la sicurezza del Paese.

5) Libera sistemazione, con spirito largo e assolutamente imparziale, di tutte le rivendicazioni coloniali basate sulla stretta osservanza del principio che, nel determinare tutte le questioni di sovranità, gli interessi delle popolazioni interessate dovranno avere un peso eguale a quello delle domande eque del Governo il cui titolo dovrà essere conosciuto.

6) Sgombero di tutti i territori russi e soluzione di tutte le questioni concernenti la Russia che assicuri la migliore e piú libera cooperazione delle altre Nazioni per dare alla Russia il modo di determinare, senza essere ostacolata né turbata, l’indipendenza del proprio sviluppo politico e della propria politica nazionale, per assicurarle una sincera accoglienza nella Società delle Libere Nazioni con istituzioni di sua scelta, e piú che una accoglienza, ogni aiuto di cui abbia bisogno e che desideri. Il trattamento fatto alla Russia dalle Nazioni sue sorelle durante i mesi avvenire, sarà la pietra di paragone della loro buona volontà e della loro comprensione dei suoi bisogni, astrazion fatta dai loro interessi e dalla loro intelligenza e simpatia disinteressata.

7) Quanto al Belgio, il mondo intero sarà d’accordo che esso dev’essere sgombrato e restaurato senza alcun tentativo di limitare la sovranità di cui gode nel concerto delle altre Nazioni libere. Nessun altro atto servirà quanto questo a ristabilire la fiducia tra le Nazioni nelle leggi che esse stesse hanno stabilito e fissato per regolare le loro reciproche relazioni. Senza questo atto salutare, tutta la struttura e la validità di tutte le leggi internazionali sarebbero per sempre indebolite.

8) Tutto il territorio francese dovrà essere liberato e le regioni invase dovranno essere restaurate. Il torto fatto alla Francia dalla Prussia nel 1871 per quanto riguarda l’Alsazia-Lorena e che ha turbato la pace del mondo per quasi cinquant’anni [si riferisce alla guerra franco-prussiana del 1870, in seguito alla quale la Francia, sconfitta, dovette cedere alla Germania l’Alsazia e la Lorena; cessione che alimentò le idee di rivincita dei nazionalisti francesi e che fu costante motivo di attrito fra i due paesi], dovrà essere riparato affinché la pace possa ancora una volta essere garantita nell’interesse di tutti.

9) La sistemazione delle frontiere dell’Italia dovrà essere effettuata secondo le linee di nazionalità chiaramente riconoscibili.

10) Ai popoli dell’Austria-Ungheria, il cui posto desideriamo vedere tutelato e garantito fra le Nazioni, si dovrà dare piú largamente occasione per uno sviluppo autonomo.

11) La Romania, la Serbia, il Montenegro dovranno essere sgombrati e i territori occupati dovranno essere restituiti. Alla Serbia dovrà accordarsi un libero e sicuro accesso al mare. Le relazioni tra i vari Stati balcanici dovranno essere fissate amichevolmente secondo i consigli delle Potenze e in base a linee di nazionalità stabilite storicamente. Saranno fornite a questi Stati balcanici garanzie di indipendenza politica ed economica e per l’integrità dei loro territori.

12) Una sicura sovranità sarà garantita alle parti turche dell’Impero ottomano attuale; ma le altre nazionalità che si trovano in questo momento sotto la dominazione turca, dovranno aver garantita una indubbia sicurezza di esistenza ed il modo di svilupparsi senza ostacoli autonomamente. I Dardanelli dovranno essere aperti permanentemente e costituire un passaggio libero per navi e per il commercio di tutti sulla base di garanzie internazionali.

13) Dovrà essere stabilito uno Stato polacco indipendente che dovrà comprendere i territori abitati da popolazioni incontestabilmente polacche, alle quali si dovrà assicurare un libero e sicuro accesso al mare e la cui indipendenza politica ed economica, al pari dell’integrità territoriale, dovrà essere garantita mediante accordi internazionali.

14) Un’associazione generale delle Nazioni dovrà essere formata in base a convenzioni speciali, allo scopo di fornire mutue garanzie di indipendenza politica e di integrità territoriale ai grandi come ai piccoli Stati.

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