Gattostanco Home Page/La moto logora chi non ce l'haIniziative del Coordinamento motociclisti |
Comunicati e iniziative del
Coordinamento Motociclisti
fino a maggio 2001
Nessun problema per quanto
riguarda i veicoli più nuovi, omologati secondo la Direttiva Europea
97/24/CE che prevede appunto dei valori limite per quanto riguarda le
emissioni inquinanti. Per quanto riguarda invece i veicoli omologati in
precedenza, la completa assenza di norme di riferimento rende piuttosto
difficoltoso il compimento del progetto. Prima dell'entrata in vigore della
direttiva, infatti, in Italia non erano mai stati fissati limiti alla
quantità di inquinanti emessi dai veicoli a due ruote. Per ovviare al
problema, lo scorso anno è stata condotta in otto città (Bologna, Firenze,
Milano, Genova, Palermo, Catania, Napoli e Roma) la campagna "Vado Pulito"
durante la quale è stata effettuata la misurazione dei gas di scarico di un
campione complessivo di 2860 tra ciclomotori e motocicli (in Italia ne
circolano quasi dieci milioni). I dati così raccolti sono stati utilizzati
per realizzare una base dati dalla quale verranno ricavati i valori di
riferimento da utilizzare nelle revisioni e per il rilascio del Bollino
Blu. A parte la
scarsa attendibilità scientifica dei dati raccolti, vista l'esiguità del
campione esaminato, proprio il parere della Commissione Europea potrebbe
essere lo scoglio più grosso, dal momento che il decreto potrebbe creare
una disparità di trattamento tra i cittadini italiani e quelli degli altri
paesi membri, oltre gli accordi di reciprocità e le norme comunitarie in
materia di circolazione stradale e omologazioni. Nutriamo molte perplessità
sulla reale necessità di questa operazione, dal momento che, come emerge
dai risultati della campagna "Vado Pulito", i ciclomotori hanno un'età
media di circa 5 anni ed una percorrenza media di poco più di 3000 km/anno
(per i motocicli 6,1 anni e 4000 km). Ciò significa che già oggi il
contributo complessivo di questi mezzi all'inquinamento atmosferico è di
scarsa rilevanza; inoltre, il ricambio del parco circolante è molto
frequente e, quindi, nel giro di pochi anni il numero dei veicoli ante-Euro
1 sarà irrilevante. Come al solito, resta il dubbio che il Ministero dei
Trasporti proceda alla cieca, come già si è visto con il pasticcio delle
revisioni. Basterebbe interpellare le associazioni dei motociclisti,
anziché far calare le decisioni dall'alto. E' proprio così difficile?
Le compagnie si difendono dicendo di essere costrette ad applicare
queste tariffe a causa delle truffe, in sostanza dicono che gli assicurati
sono tutti dei truffatori e quelli che non lo sono lo diventeranno presto.
Accusano i carrozzieri di gonfiare le fatture, i medici di diagnosticare
colpi di frusta inesistenti, gli assicurati di inventare incidenti, l'ISVAP
di fare demagogia, l'Antitrust di essere prevenuto nei loro confronti e
lamentano perdite consistenti nel ramo RCA. Ci perdoni l'ANIA, se dubitiamo
che le assicurazioni abbiano mai detto il vero. 2° Memorial Spadino
Ore 14.00: appuntamento a Morgex
19.04.01
BOLLINO BLU PER MOTO E MOTORINI:
UN PROGETTO DI DUBBIA FATTIBILITA'
In una conferenza stampa congiunta tenutasi oggi a
Roma, i ministeri dei Trasporti, dell'Ambiente e dei Lavori Pubblici hanno
annunciato l'intenzione di sottoporre tutte le moto ed i motorini in
circolazione al controllo dei gas di scarico.
Come precisato dai relatori, la bozza di decreto che dovrebbe dare il
via ai controlli è stata sottoposta al vaglio della Commissione Europea,
che dovrà stabilirne la compatibilità con le norme comunitarie.
04.04.01
LE ASSICURAZIONI PIANGONO MISERIA
E PORTANO I PREMI ALLE STELLE,
MA NON MOLLANO L'OSSO
L'ISVAP pubblica i risultati dell'indagine sui premi
assicurativi, rivelando aumenti spesso al limite dell'estorsione e subito
le compagnie reagiscono lanciando accuse di demagogia nei confronti
dell'istituto di vigilanza e del Ministro dell'Industria.
Secondo l'ANIA,
evidentemente, gli italiani debbono subire senza fiatare tariffe e
condizioni più somiglianti alla "protezione" mafiosa che a quella contro i
sinistri.
Ma pretendere fino a 9 milioni per garantire la copertura
assicurativa ad un neo-patentato incolpevolmente partenopeo significa
mettersi in diretta concorrenza con la camorra, che probabilmente riesce ad
offrire la stessa copertura per una somma inferiore.
Per acquistare una
falsa polizza e circolare "legalmente" ci vuole certamente molto meno di 9
milioni.
Aspettiamo che l'ISVAP
renda noti i dati per quanto riguarda le moto ed i ciclomotori, due
categorie sulle quali negli ultimi anni le assicurazioni si sono accanite
con particolare veemenza e nel frattempo rendiamo noto che in Francia, la
Assurance Mutuelle des Motards, unica compagnia di assicurazioni al mondo
fatta da motociclisti, praticherà quest'anno a tutti gli assicurati (oltre
120.000) una riduzione compresa tra 50.000 e 100.000 lire in virtù dei
buoni risultati economici raggiunti dall'impresa.
In Italia, invece, le
compagnie dicono di essere in perdita: se fosse vero, dovrebbero ritirarsi
dal ramo RCA. Siano coerenti, lo facciano.
Secondo
Memorial
SpadinoSabato 24 marzo 2001
INGRESSO DEL TUNNEL DEL MONTE BIANCO
I MOTOCICLISTI NON DIMENTICANO
Pierlucio Tinazzi, detto "Spadino", era un motociclista che lavorava per la Società Traforo del Monte Bianco.
Il suo lavoro consisteva nel percorrere il tunnel in moto per verificare che tutto fosse a posto.
Il 23 marzo 1999 un camion si è incendiato in galleria, provocando in poco tempo un incendio di enormi proporzioni, nel quale hanno perso la vita alcune decine di persone.
Mentre il fuoco divorava tutto, Spadino entrava e usciva dal fumo nero con la sua moto, portando in salvo diverse persone. Finchè non è rimasto in trappola, chiuso in una "cabina di sicurezza" con il camionista che voleva portare via da lì.
Ore 15.00: partenza del Corteo per il Tunnel del Monte Bianco
NON DIMENTICATE DI PORTARE UN FIORE.
14.03.01
REVISIONI MOTO:
DOPO LA DENUNCIA DEL COORDINAMENTO MOTOCICLISTI, BERSANI PROROGA LA SCADENZA
Il Ministro dei Trasporti Pier Luigi Bersani ha firmato
oggi un decreto con cui la prima delle scadenze previste per le revisioni delle moto viene spostata dal 31/3 al 30/6.
Questa decisione, che farà tirare un sospiro di sollievo a circa 1.400.000 proprietari di moto o
motorini, rappresenta una prima vittoria per il Coordinamento Motociclisti, che venerdì scorso aveva annunciato di avere chiesto l'intervento della
Commissione Europea e l'apertura di una procedura di infrazione nei confronti del governo italiano.
A distanza di oltre un anno dal decreto del
Ministro dei Trasporti, infatti, la situazione è ancora estremamente confusa ed oltre un milione di italiani rischiavano di trovarsi, a pochi giorni dalla scadenza del 31 marzo, nell'impossibilità di adempiere
all'obbligo della revisione, dato che, a tutt'oggi, l'operazione è possibile soltanto in poco più di una ventina di officine autorizzate e quasi tutti i Centri Prova della Motorizzazione Civile si dichiarano
impossibilitati a procedere perché sprovvisti delle prescritte attrezzature.
Nella lettera inviata alla Commissione Europea si rilevava anche che, per effetto delle disposizioni di legge, soltanto le officine per auto possono eseguire le revisioni.
La conseguente esclusione delle officine per moto ha di fatto creato un monopolio che danneggia sia gli
operatori (i meccanici moto) sia i cittadini. Questi ultimi inoltre, a causa dell'impossibilità di rivolgersi alle strutture della Motorizzazione,
si vedono costretti a sostenere una maggiore spesa: il costo della revisione è infatti di 50.000 lire presso la motorizzazione, contro le 70.000 dovute ai privati. Il Coordinamento Motociclisti si augura che ora
il Ministro dei Trasporti si dia da fare per risolvere gli altri problemi rimasti irrisolti.
Secondo stime del Ministero dei Trasporti, i veicoli
(moto e motorini) da revisionare entro l'anno sono circa 4 milioni.
13.03.01
TRAFFICO E INQUINAMENTO:
BORDON RIESUMA IL SABATO FASCISTA, MA BASTEREBBE
LAVORARE MENO
Il Ministro dell'Ambiente, soddisfatto del successo delle domeniche a piedi,
propone di estendere l'iniziativa anche al sabato.
Per dare maggior forza alla sua idea si lancia perfino in un bagno di folla:
si mescola democraticamente ai cittadini romani in libera uscita ai Fori e scopre
addirittura che non c'è dissenso sull'iniziativa.
Forse Bordon ha scarsa memoria,
altrimenti ricorderebbe che già settant'anni fa qualcun altro faceva più o meno la stessa cosa,
nello stesso luogo. Allora il sabato si chiamava "fascista", oggi invece è "ecologico".
Cambia il nome ma non la sostanza, cioè decidere come i cittadini debbono trascorrere il tempo libero.
Neanche allora si registravano dissensi, ma stia pur tranquillo il ministro:
anche oggi, come allora, il silenzio non è assenso.
Provi soltanto a frequentare un pubblico meno "selezionato" e vedrà che molti italiani non sono d'accordo.
In particolare tutti coloro che, per ragioni pratiche, sono costretti ad usare i propri mezzi per
andare al lavoro in tempi ragionevoli, vista l'insufficienza del trasporto pubblico.
A Roma, per fare 5 km., ci vogliono 40 minuti in tram (affollato), 25 minuti in auto e 15 km in moto:
cosa sceglierebbe il Ministro, se non fosse, appunto, Ministro ma operaio o impiegato e volesse dedicare qualche
ora anche alla propria vita privata e affettiva?
Una soluzione sicuramente efficace per ridurre il traffico cittadino, comunque, ci sarebbe: lavorare meno.
Meno ore di lavoro, più tempo a disposizione, meno fretta e quindi migliore qualità della vita, meno stress.
E anche meno necessità di usare l'auto privata. E nessuna intromissione nella vita privata dei cittadini.
Ci pensi, il Ministro Bordon,e pensi alla storia: chi ha inventato il sabato fascista ha fatto una brutta fine,
chi ha ridotto l'orario di lavoro (Jospin, in Francia) vince le elezioni.
07.03.01
RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA:
LA FRETTA, UNA CATTIVA CONSIGLIERA
Per avere il nuovo Codice della Strada ci sono voluti
più di 30 anni e alla fine ci siamo ritrovati con un testo pieno di incongruenze, errori e perle degne della commedia dell'Arte.
Per fortuna, il problema è emerso subito in tutta la sua evidenza, e ben presto si è deciso di riformare e correggere la legge.
Purtroppo, la Camera ci ha messo 5 anni per portare a termine i lavori di riforma del Codice della Strada, con risultati discutibili per molti aspetti.
La speranza era che il Senato,
istituzione che trae origine dagli antichi Consigli dei Saggi (in quanto anziani, appunto), non ci mettesse un altro lustro ma si prendesse comunque
il tempo necessario per correggere le molte sciocchezze contenute nel pacchetto licenziato dall'altro ramo del Parlamento. Così non è stato, ed
il progetto è stato frettolosamente approvato, non senza critiche da parte di più di un senatore.
Tra le trovate più assurde, segnaliamo il ridicolo
obbligo di avere a bordo dell'automobile un giubbetto fluorescente, sul tipo di quelli usati dagli operatori dell'ANAS, da indossare quando si scende dall'auto in panne. Che sia un escamotage per consentire alle
assicurazioni di non pagare i danni nel caso si venisse investiti mentre si cambia la ruota?
Un'altra novità inquietante, in quanto imprime un
carattere barbaro e vendicativo all'impianto sanzionatorio del codice, è l'istituzione - proposta dai Verdi De Luca e Manconi e sottoscritta da
altri senatori verdi e ulivisti - di un Fondo speciale per la Prevenzione e la Sicurezza, che dovrà essere alimentato attraverso il pagamento obbligatorio e non assicurabile (quindi di tasca propria), con possibilità
di pignoramento perfino sulla pensione, di una somma pari al 10% del totale liquidato ai danneggiati, da parte del responsabile di un incidente in cui
siano state causate lesioni gravissime o la morte di qualcuno.
Una norma siffatta contraddice in pieno il principio dell'assicurazione RC obbligatoria e non colpisce certo i pirati della strada che circolano con
documenti falsi, senza assicurazione e risultano disoccupati e nullatenenti, né i miliardari che possono pagarsi i migliori avvocati e dimostrare anche l'indimostrabile, ma faranno certamente gongolare le
assicurazioni, che temevano un aumento dei massimali minimi (come sarebbe stato logico). Già che c'erano, gli illuminati senatori potevano proporre il taglio del piede destro (quello dell'acceleratore).
Riscontriamo che materie di fondamentale importanza, come un efficace sistema di meccanismi
sanzionatori nei confronti delle amministrazioni responsabili della cattiva manutenzione delle strade, siano rimasti solo a livello di dichiarazioni di
principio. I motociclisti, che sono i soggetti maggiormente esposti alle conseguenze dell'incuria, non possono certo dirsi soddisfatti. L'educazione
stradale rimane condizionata - paradosso dei paradossi - dai finanziamenti che si potranno ricavare dai proventi delle contravvenzioni. Come dire:
"Italiani, siate maleducati e fatevi fare tante multe, altrimenti non ci sono i soldi per educarvi".
Altre novità sono in palese contrasto con le
normative comunitarie: sarà nostra cura chiedere l'intervento della Commissione Europea.
Per il momento prendiamo nota degli autori delle proposte peggiori: assicuriamo loro tutto il nostro aiuto affinché non siano rieletti.
01.03.01
AUTOSTRADA BLOCCATA, AUTOMOBILISTI IN TRAPPOLA, MA IL PEDAGGIO SI PAGA LO
STESSO.
E SE LO CHIAMASSIMO "PIZZO"?
A cosa serve un'autostrada? Perché in tanti, quando
devono compiere un viaggio, decidono di percorrere l'autostrada, pagando un
sostanzioso pedaggio, anziché dirigersi verso una strada statale e
risparmiare denaro?
La risposta, in apparenza, è semplice: per viaggiare
più comodi e sicuri e per fare prima. In apparenza, appunto.
La realtà,
infatti, è ben altra. Quella di viaggiare in autostrada è infatti una
scelta che offre una sola certezza: il pagamento del pedaggio.
Il rischio
di arrivare molto più tardi del previsto o, addirittura, di non arrivare
affatto e di trascorrere parecchie ore bloccati da qualche parte, esposti
al gelo e alle intemperie, senza nemmeno potersi rifugiare in un bar, una
trattoria, un albergo o chiedere ospitalità in una casa privata (tutte cose
possibili quando si viene colti da un'emergenza su una strada statale) è
molto elevato, anzi quasi certo.
Cosa ha impedito ai responsabili dell'A-26
di predisporre il necessario per affrontare la neve, visto che da giorni le
previsioni del tempo annunciavano nevicate un po' ovunque, anche a bassa
quota?
Cosa ha impedito loro di chiudere gli accessi prima che la
situazione diventasse critica? In cambio di quale servizio si pretende il
pagamento del pedaggio da parte di quei malcapitati che hanno affidato la
loro sicurezza in mani tanto inadeguate? Si pensa forse che l'intervento
dei mezzi di soccorso sia uno dei servizi per i quali è dovuto il pedaggio?
O forse il pedaggio è dovuto "perché sì"? In questo caso, allora, lo si
chiami con il suo vero nome: pizzo.
Il ripetersi di disservizi di questa
portata non è tollerabile, i cittadini non possono essere trattati come
ostaggi e il Governo non può astenersi dall'intervenire.
Chi è titolare di una concessione per l'esercizio di un servizio pubblico
non può considerarsi esente da responsabilità, né può limitarsi a
riscuotere senza alcuna contropartita.
Le responsabilità debbono essere
accertate e le colpe debbono essere punite.
Invitiamo i dirigenti della A-26 a dare le dimissioni per manifesta
inadeguatezza.
Invitiamo il Ministro dei Lavori Pubblici a rivedere e, se del caso, a
ritirare le concessioni.
Invitiamo ancora una volta coloro che, viaggiando in autostrada, si trovino
in situazioni di grave disservizio (come in questo caso) a rifiutarsi di
pagare il pedaggio e richiedere il rapporto di mancato pagamento, come
previsto dal Regolamento di Servizio.
01.02.01
RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA: ARRIVANO I LIMITI DI VELOCITA'
METEOROPATICI
I legislatori italiani, con il beneplacito della
Camera dei Deputati, vogliono a tutti i costi passare alla storia con
trovate talmente singolari da far impallidire perfino il paranoico
dittatore del libero stato di Bananas, protagonista dell'omonimo film di
Woody Allen. Quale altra spiegazione dare, altrimenti, della bizzarra norma
che prevede limiti di velocità variabili in funzione delle condizioni
meteorologiche? In autostrada si potrà correre fino a 130 km/h se c'è il
Sole, ma guai a superare i 110 se piove; ed i 90 all'ora sulle statali si
ridurranno a 70 sotto l'acqua. Ma chi certificherà le condizioni meteo? E
come dovranno regolarsi gli agenti della Polstrada in servizio con
l'Autovelox? Verranno dotati di un apposito foglio sul quale registrare le
variazioni meteorologiche? Verrà prodotto un nuovo tipo di Autovelox,
dotato di barometro e capace di certificare in tempo reale ogni cambiamento
del tempo? Quale sarà l'intensità della precipitazione che dovrà far
scattare l'abbassamento del limite? Come andrà misurata? Basteranno poche
gocce, o bisognerà attendere l'acquazzone? E se poi torna il sereno, si
potrà accelerare subito, oppure sarà obbligatorio aspettare che il suolo
sia asciutto? Verrà istituita una nuova "Authority per la Certificazione
delle Condizioni Meteorologiche" ? Si ricorrerà all'ingegneria genetica per
clonare il colonnello Bernacca e riprodurlo in centinaia di copie da
affiancare alle pattugli in servizio su autostrade e statali? E' dunque
questo il livello di prepaprazione e competenza della nostra classe
politica? Chi certifica la sanità mentale del "Legislatore"? Perché gli
italiani debbono sempre essere irrisi per colpa dei loro politici?
Possibile che in Parlamento nessuno abbia il senso del ridicolo?
31.01.01
IL MINISTRO DEI LL.PP. ANNUNCIA UNA RIVOLUZIONE NEL SISTEMA DEI PEDAGGI
AUTOSTRADALI, MA NON DICE UNA PAROLA SULL'EFFICIENZA DEL SERVIZIO
Il Ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi annuncia
un progetto di riforma del sistema dei pedaggi autostradali che dovrebbe
ridurre la congestione del traffico nei periodi più critici, facendo leva
sulla differenziazione delle tariffe in base al periodo dell'anno ed alla
fascia oraria. Purtroppo però, da quanto si è saputo, nel progetto del
Ministro non si fa alcuna menzione dell'efficienza dei servizi
autostradali. Sarebbe stato logico invece affrontare questo argomento,
soprattutto ripensando a quanto accaduto nella notte di fine anno
sull'Autostrada dei Fiori. Se il Ministro ha davvero a cuore il
decongestionamento delle autostrade, soprattutto in prossimità dei caselli,
dovrebbe volgere lo sguardo verso quei paesi - Austria, Svizzera - che
hanno adottato la soluzione del tagliando annuale o mensile e la totale
abolizione delle stazioni di ingresso ed uscita. Così facendo, non solo si
eliminerebbero le lunghissime code a cui siamo abituati ma si sottrarrebbe
alle società concessionarie il potere di imporre le loro esose tariffe
(ricordiamo che esse percepiscono anche una percentuale sui carburanti
venduti in autostrada, una sorta di "pizzo" a cui è impossibile sottrarsi)
senza sentirsi obbligate a garantire alcun servizio. Ma si vede che il
Medioevo in Italia non è ancora terminato.
31.01.01
LA CAMERA APPROVA LA RIFORMA DEL CODICE DELLA STRADA, ALL'INSEGNA
DELL'IPOCRISIA
La Camera dei Deputati ha approvato oggi il
pacchetto di riforma del Codice della Strada, introducendo nella
legislazione italiana due provvedimenti sulla cui effettiva utilità c'è di
che essere perplessi. Si tratta dell'iscrizione dei ciclomotori al Pubblico
Registro e della cosiddetta Patente a punti. Il provvedimento sui
ciclomotori rappresenta, a nostro modo di vedere, un vistoso passo indietro
nel processo di semplificazione burocratica messo in atto negli ultimi
anni, soprattutto se si tiene conto dell'intenzione del Ministro dei
Trasporti di abolire in tempi rapidi il PRA, anacronistica istituzione
utile solo a mantenere in piedi un mostro burocratico avido ed arrogante,
unico in Europa, indegno di un paese moderno, fonte di inenarrabili disagi
per i cittadini. Cade così l'ultima "flebo" che ancora manteneva in vita il
mercato dei ciclomotori, già strangolato da premi assicurativi fuori
controllo e da vincoli assurdi come il divieto di portare passeggeri e la
velocità limitata a 45 kmh, ideale per essere travolti dal caotico traffico
delle nostre città. Anche la patente a punti somiglia più ad una pudica
foglia di fico che ad un provvedimento davvero utile a riportare disciplina
sulle strade italiane. Se arroganza ed imprudenza la fanno da padrone e
possono essere considerate all'origine di molti incidenti - ma il criminale
abbandono della rete stradale non è da meno - non sarà certo lo spettro dei
punti a calmare gli habitué del passaggio col rosso o della guida
spericolata, vista la scarsità dei controlli sulle strade e soprattutto
nelle città, dove è ormai invalsa la pessima abitudine da parte dei Vigili
Urbani di limitarsi ad annotare il numero di targa dei trasgressori. I
quali, una volta raggiunti dal verbale - qualche mese dopo - dichiareranno
di non ricordare chi era alla guida e salveranno così il prezioso
punteggio. Proprio come succede oggi con le multe per eccesso di velocità.
31.12.00
AUTOSTRADE:
Una frana che interrompe un'autostrada è un evento
possibile e non sempre prevedibile. Questo però non può in alcun modo
giustificare il comportamento irresponsabile e prepotente della società
concessionaria, che non ha informato per tempo coloro che entravano in
autostrada, pur avendo tutti gli strumenti idonei allo scopo;
ingiustificabile e di sapore vessatorio la pretesa di far pagare comunque
il pedaggio ai malcapitati. Per quale servizio è stato richiesto il
pedaggio? Forse rimanere incolonnati per ore, bloccati al freddo senza la
possibilità di trovare un ricovero per la notte o almeno un punto di
ristoro, è un "servizio"? Viaggiare sulla statale Aurelia avrebbe
comportato minori disagi e perfino tempi di percorrenza più brevi: questo
rende ancora più ingiustificabile il comportamento della concessionaria,
tanto lesta nel riscuotere i pedaggi, quanto inefficiente e inaffidabile
nel garantire un livello minimo di servizio ai suoi clienti paganti. Questo
episodio - che non è il primo e purtroppo non sarà l'ultimo - dovrebbe
essere motivo sufficiente per il Ministro dei Lavori Pubblici per valutare
la revoca o, perlomeno, la revisione dei contratti di concessione
autostradale. In attesa di un auspicabile intervento del Ministro,
esortiamo tutti coloro che, utilizzando un'autostrada, si imbattessero in
disservizi di questo genere, a non pagare il pedaggio e pretendere il
verbale di mancato pagamento, che deve essere richiesto al casello di
uscita. I motociclisti, ai quali si applica lo stesso pedaggio degli altri
ma non possono contare nemmeno sui servizi più elementari (carro attrezzi,
gommista, ecc.), per protesta ne praticano già da anni l'autoriduzione: è
giunta l'ora che anche gli altri utenti comincino ad imitarli, affermando
il proprio diritto ad avere un servizio verificabile e dal prezzo equo,
anziché subire l'imposizione di un odioso balzello di sapore medioevale.
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