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Memorial Spadino 2001
Spadino era Pierlucio Tinazzi, un motociclista morto nel rogo del Tunnel mentre cercava di salvare, con la sua moto, delle vite umane. Lui poteva vivere, ma ha prima portato in salvo un automobilista, poi è rientrato per continuare la spola con il suo agile mezzo a due ruote, finchè non ne è più uscito.
Ogni anno, il Coordinamento Motociclisti organizza una piccola ma commovente cerimonia, e centinaia di motociclisti salgono al Bianco portando un fiore. Il 24 marzo eravamo oltre cinquecento, e queste poche istantanee sono la testimonianza che valeva la pena esserci!
I MOTOCICLISTI NON DIMENTICANO
Pierlucio Tinazzi, detto "Spadino", era un motociclista che lavorava per la Società Traforo del Monte Bianco.
Il suo lavoro consisteva nel percorrere il tunnel in moto per verificare che tutto fosse a posto.
Il 23 marzo 1999 un camion si è incendiato in galleria, provocando in poco tempo un incendio di enormi proporzioni, nel quale hanno perso la vita alcune decine di persone.
Mentre il fuoco divorava tutto, Spadino entrava e usciva dal fumo nero con la sua moto, portando in salvo diverse persone. Finchè non è rimasto in trappola, chiuso in una "cabina di sicurezza" con il camionista che voleva portare via da lì.
Tutti insieme raggiungiamo il punto di ritrovo a Morgex, ci facciamo
spennare nell'unico locale a portata di piazzale, ma poi la colonna
che sale a Tunnel è da brividi.
Riccardo Forte, presidenissimo del CM non ha fatto alcun comizio.
Poche parole, toccanti, vicino ai fiori ed alla piccola targa
commemorativa.
Qualcuno, a casa, ci ha chiesto se ne valeva le pena.
La vita è fatta di ricordi e di esperienze, di sensazioni e di
amicizie. Questo è partecipare ad un'iniziativa come il "Memorial Spadino".
Sabato mattina sveglia alle 6 e qualcosa, poi alle 7.15 il Tdm punta
in direzione Monte Bianco.
Sosta alle 8.05 all'area di servizio di Secchia (MO) per continuare
il viaggio con Sandro Cattani, poi a Muggiano il ritrovo con "i
Milanesi" (in realtà coloro che hanno scelto di raggrupparsi a Milano,
perchè ci sono anche toscani ed emiliani.
Ne ricordo solo alcuni: Alessio Masi, Delfo, Carlo
Cattaneo, Mirko Sassi il WebMaster di Mototuristi - lui è di Reggio,
ma la sua dolcissima e bionda metà è milanese purosangue - e tanti altri).
Nuovo appuntamento al Casello di Carisio. Lì ci sono il noto
"listmaker" Pollix, la GoldWing di Fabio "TuZZìo" Selva con a bordo
il figlioletto Jacopo, Johnny e Federica, Davide e Barbara con le gloriose Ducati Indiana, Lucy (che arriva, da sola, da Gorizia in sella ad un mono XT)
... zip ... poi Carlo Romano e Mike Urru, che ci faranno da guida fino all'indomani.
Tanti
altri e tanti visi a me sconosciuti ma nomi ben presenti nelle
Mailing List di mototuristi o del Coordinamento Motociclisti.
Oppure
i cappellini neri con le lettere oro di Internet Riders, quelli di
"Piano, ma pienti!".
Fra tutti spicca, inconfondibile, l'algida
chioma e la bianchissima barba di Babbo Natale, quello vero, quello
che solo i motociclisti italiani possono considerare come loro
collega: Paolo Schiannini.
Non so se qualcono del Coordinamento
Motociclisti si sia messo a contarci tutti, ma credo fossimo oltre
cinquecento moto. Cinquecento moto che portavano un simbolico omaggio
ad un motociclista che è morto per cercare di salvare altre vite
umane. E' morto pur potendo salvarsi.
E' giusto che sia ad esempio di
una categoria, quella di noi motociclisti, spesso considerata quale
accozzaglia di brutti, sporchi e cattivi. Non è così, ed è
importante, anche per noi, farlo capire a più gente possibile!
Poi via. Molti si sono fermati a Courmayer, noi, in un
piccolo gruppetto, abbiamo raggiunto Cossato, vicino a Biella,
accuditi dagli "indigeni" Carlo Romano, Mike Urru (l'uomo che piega
con la GoldWing come con un Monster), Roberto, Mario. Babbo Natale,
Davide & Barbara, Aldo, Claudia ed io, a cena, ad Oropa, poi al
mattino dopo una breve escursione al Lago d'Orta.
Il rientro a Ravenna lottando contro un vento laterale che faceva
sbandare anche il Tdm in versione StationWagon.
Già: vale la pena lasciare in garage la quattroruote con l'aria
condizionata, l'abs, gli airbags per prendere questo frullatore a due
ruote che, a carico, pesa un casino?
Vale la pena alzarsi presto di sabato mattina, infilarsi il casco e
sudare dentro alla giacca imbottita ogni volta che ci si ferma,
mentra quando si viaggia e va via il sole l'aria è ancora fredda?
Vale la pena fare più di 1.000 chilometri in due giorni con la scusa
di commemorare Pierlucio Tinazzi, Spadino, un motociclista che è
morto da eroe dentro al rogo del Monte Bianco ma che tu, ovviamente
non hai mai conosciuto?
Grazie a chi organizza eventi come questo, grazie a chi vi partecipa
in amicizia, grazie a chi ti accoglie e ti regala un sorriso e un
lampeggio, queste sensazioni e questi ricordi positivi e duratori ti
accompagneranno a lungo.
Per questo sì, sicuramente ne valeva la pena.