La fondazione della prima chiesa in Pietradefusi, risale all’Alto Medio Evo , quando  il casale di S.Pietro La Sala, apparteneva al monastero di Montevergine.  Nel 1394 l’Arcivescovo di Benevento Donato D’Aquino assunse la giurisdizione spirituale della gente  di S.Pietro; la chiesa di  S.Maria del Piano,  situata nell’attuale Rione S.Maria , ove  tutt’ora si innalzano i resti,  diventò la chiesa  vicariale del paese, dipendente dalla chiesa   di S.Bartolomeo in Benevento.  La Chiesa fu costruita dai monaci di Benevento.    Nello stesso rione  S.Maria ,  l’Università  di  Pietra dei Fusi,  fece  fondare  nel  1580  la Chiesa  di  S.Maria  dell’Arco, nell’anno 1600.

 

SS.ANNUNZIATA

S.GIUSEPPE

S.APOLLINARE

S.CROCE

S.PAOLO

S.NICOLA

S.GENNARO

PURGATORIO

S.MARIA

MADONNA delle GRAZIE    

 

S.LUCIDO

ex patrono

S.FAUSTINO

il patrono 

MADONNA SS: dell’ARCO

la patrona  

                                       

 

 

 

 

 


COLLEGIATA MARIA SS.ma ANNUNZIATA

 

La chiesa della SS.Annunziata, che si eleva maestosa nella piazza G.Marconi e si impone con la sua facciata cinquecentesca,  fu fatta costruire nel 1596 dall’Università di Pietradefusi.

L’Arciprete ed il primo curato vicario, don Tommaso D’Amato, furono istituiti nel 1696.

L’anno dopo , il curato fece ingrandire e decorare la  Chiesa e la fornì di suppellettili. Sulle rovine di questa Chiesa vicariale sorse la Chiesa Collegiata (attuale Chiesa Madre) : la prima pietra fu voluta e fatta porre del Cardinale Niccolò Coscia , per mano del fratello Filippo, vicario generale dell’Arcivescovo di Benevento, alla presenza del Capitolo Collegiale e di un foltissimo pubblico, nel 1727. A ricordo dell’evento, fu anche fatto coniare una medaglia che nel retro portava l’immagine del Cardinale e all’interno la scritta : “Nicolaus S.E.Card.Coscia Benedicti Coadiutor” Nel tergo  erano incise due figure : l’Eterno Padre, tra le nuvole nell’atto di mostrare alla Vergine SS.ma  la chiesa che si costruiva in lontananza con la scritta “Filippus tuus ipse edificavit domum nomine meo”. Nell’esergo c’era la scritta : “ Accl.Coll.Petrae Fus MDCCXXVII”

La Chiesa , a croce greca, con tre absidi , sorse imponente nelle sue linee architettoniche  e decorative del Medio Evo e fu decorata con quadri ad olio della scuola napoletana e romana.Nel portale di ingresso e nella zoccolatura risalta  ancora oggi la lavorazione del travertino, così come nelle colonne. Nel 1799, in seguito all’occupazione dei Francesi, la chiesa rovinò nella navata centrale e nel soffitto. Fu ricostruita nel 1827 con il denaro ricavato dalla vendita di un bosco di Pratola, offerto a tale scopo, dal conte di Mirabella. Nel 1836 vi furono trasportate le reliquie di S.Faustino Martire dalla chiesa di S.Gennaro, ove erano state deposte nel 1717 dal card. Coscia, con accompagnamento di solenne processione popolare.

Il 12 agosto del 1888, davanti alla chiesa di S.Gennaro, già di Costantinopoli (1633),  venne incoronata la statua di Maria SS.ma dell’Arco col Bambino, opera scultorea in legno del 1716 , alla quale furono imposte due corone d’oro dal Cardinale Di Rende Arcivescovo di Benevento. La statua fu trasferita il 5 agosto 1893 nella cappella santuaria eretta nella Chiesa Madre, Nel 1945 la cappella fu decorata con tre quadri su tela , dipinti sotto il soffitto da Paola e Leone , di fama internazionale. Nell’abside maggiore della Chiesa Madre, l’altare è tutto in marmo di Carrara e di altri finissimi marmi policromi, che riproducono , attraverso una variegata gamma di colori, le sfumature vive e delicate dei fiori.

Ai lati dell’Altare Maggiore si ammirano due teste di Serafini finemente scolpiti e nei pilastri gli stemmi gentilizi dell’E.mo Benefattore card.Coscia. In alto, sovrastante l’Altare, si ammira il quadro ad olio della SS.ma Vergine Annunziata, donato dal fondatore insieme ai quadri del SS. Rosario , S.Lucia, S.Michele Arcangelo e Maria SS.madelle Grazie.

Vasto è l’assortimento dei paramenti sacri e degli arredi di alto valore, donati Papa Orsini e dal Cardinale ; fra essi numerosi sono i candelieri (bellissimi soprattutto quelli dell’Altare Maggiore, in ottone con l’arma del donatore). Eccezionale è l’ostensorio con la sfera d’argento ed i raggi di ottone dorato sorretto da un angelo d’argento vestito di rame dorato. Numerosi e di alto valore sono altri paramenti  sacri dono di sua santità Papa Benedetto XIII e del Card. Coscia.  

 

 

 

 

 

 


  LA CHIESA DI S. GIUSEPPE

 Nei casali vicini , esistevano numerose chiese , molte delle quali sono andate distrutte. Lungo la vecchia strada che da S.Gennaro porta a Pappaceci, già via Cimitero, oggi via 1° Podestà, fu eretta nel 1773 la chiesa di S.Giuseppe a Purgatorio, probabilmente ad opera dei monaci di Montevergine visto il loro stemma sulla facciata.  Il luogo ra l’antico cimitero del paese. Sulla destra della Chiesa , si eleva un maso su cui è incisa una scritta , ora resa illeggibile dal tempo e dagli eventi atmosferici, che ricorda i morti del colera sepolti fuori della Chiesa in seguito ad una lite con i monaci che rifiutarono di dal loro sepoltura nella chiesa.

 

 

 

 

 

 


CHIESA DI S. APOLLINARE   E   S.SPIRITO

 Fuori del casale di Pappaceci sorgeva la Chiesa di S.Apollinare che fu fatta costruire dal conte Giuseppe Nardone nel 1677. Al centro del casale conte Andrea Nardone fece costruire nel 1713 la chiesa di S.Spirito che  poi donò al popolo. La Chiesa fù consacrata da Papa Orsini, allora Vescovo di Benevento; era ad una sola navata con l’altare in pietra, sormontato da una nicchia con la statua in legno della Madonna del Carmelo. Di particolare pregio artistico erano i dipinti che affrescavano le pareti laterali che la tradizione popolare voleva essere state eseguite insieme alla tela del soffitto , da Giotto .

 

 

 

 

 

 


CHIESA DI S.CROCE

 L’antica chiesa di  S.Croce , costruita nel 1629 da Carlo Petrillo nel casale di “Pisciale” . La chiesa che si affacciava sulla piazza antistante, aveva una sola navata con l’altare in marmo e la statua in gesso di S.Elena Imperatrice. Fu demolita a seguito dei danni subiti dalla costruzione della sottostante galleria dell’autostrada Napoli-Bari. Al suo posto sorge l’attuale chiesa dedicata a S.Elena , costruita nel 1978 e riparata successivamente  dai danni del sisma dell’1980 .

 

 

 

 

 

 


CHIESA DI S. PAOLO

 Voluta nel 1815 da Dionisio Pascucci  in memoria del figli Paolo Emilio, in località Dentecane. La facciata in stile romanico si prospetta su via Roma e sull’antistante piazza V.Veneto.  La chiesa è divisa in tre navate; la  più grande quella centrale, è  separata dalle laterali da sei colonne sormontate da capitelli finemente scolpiti in stile romanico. L’Altare maggiore è decorato con affreschi rappresentanti i dodici Apostoli, la Madonna e Gesù Cristo.

La Balaustra ed il pulpito in legno, sono opere recenti dell’artigiano Felice Marotta , datati 1956. Nella navata di destra si apre l’entrata alle scale che portano al campanile. Anche le campane sono di recente fattura, la più grande fu fatta costruire in memoria di Dionisio Pascucci e reca la seguente iscrizione “ Ablatum tempore belli A.D. MCMXI – MCMXI restitum pubblico sumpto A.D. MCML”

La seconda campana fu dedicata alla SS.Trinità . Le campane furono eseguite da Nicola Clustozzi.

 

 

 

 

 

 


CHIESA DI S.NICOLA

 Eretta nel 1682 a Passo di Dentecane dal Principe di Venosa e di Piombino, feudatario della Baronia di Montefuscoli,

era una piccola chiesetta di campagna, ad una unica stanza a “lamia” con affaccio sulla regia strada delle Puglie. L’altare era staccato dal muro ed era sormontato da un quadro della SS:Annunziata alla quale fu intitolata la chiesa durante la visita pastorale del 1708.  Le spese del mantenimento  erano sostenute dalla Santa Casa del Sacro Monte della Misericordia di Napoli , che dava uno stipendio al cappellano incaricato di celebrarvi una messa quotidiana. La consacrazione evvenne il 18 luglio 1710 adopera del card. Orsini. E’ stata demolita per i danni subiti nel terremoto del 1980. Nel 1796 il Pio Monte della Misericordia al reale Fisco Allodiale, insieme alla Baronia di Montefusco; a sua volta il reale Fisco la cedeva con tutte le suppellettili ai fratelli Nicolamaria e Giuseppe Nardone con atto del 28/9/1797.

Quando i due fratelli si divisero i beni , la cappella toccò a Nicolamaria e da lui , in virtù di un testamento  del 20 giugno 1855, passò al nipote Giacomo Nardone. Quest’ultimo nel 1887 vendette la cappella con tutti i suoi accessori, utensili suppellettili e diritti, ai fratelli Ambrosino. La cappella non ha mai perduto  il suo carttere privato fino al 1974-1975  i riti religiosi venivano officiati dai cappuccini del convento di S.Egidio, che venivano pagati con le offerte raccolte dal popolo dal custode. Successivamente il parroco di Venticano assunse il compito di celebrare la messa domenicale. Dopo il 23 novembre, la cappella non c’è più. Il vecchio custode conserva le suppellettili sacre.


CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE

vecchia facciata e nuovo restauro

La chiesa della Madonna delle Grazie, sorge nella piazzetta  adiacente alla chiesa di S.Maria del Piano, ed è corpo integrante con la CASA MADRE dell'ORDINE DELLE  SUORE FRANCESCANE IMMACOLATINE. La proprietà acquistata " tutta ruderi e macerie" da Padre LUDOVICO ACERNESE nell'agosto del 1881, fu riattata in soli 65 giorni per permettere di accogliere na nuova fondazione religiosa l'8 dicembre 1881. Con gli aiuti finanziari di fedeli e istituzioni, il 2 agosto 1884 ci fu la posa della prima pietra; l'inaugurazione, fatta con l'apertura al pubblico avvenne l'8 maggio 1885.

Tra gli arredi abbiamo un organo, le statue della Madonna delle Grazie, di S.Antonio, di San Francesco di Padova, e della Madonna di Lourdes donata alla madre Generale nel 1947 in ricorrenza della sua festa onomastica. La statua della Madonna delle Grazie, apparteneva alla antichissima chiesa del monastero di clausura di S.Pietro di Benevento, poi chiusa al culto. Per intercessione di una pia fedele, estimatrice dell'Istituto, fu donata dal vescovo Scotti, Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Benevento, alla fondazione in occasione dell'inaugurazione; oggetto di devozione è attestata dai molti ex-voto.

La chiesa ha subito continui lavori di restauro, in particolare nel 65° anniversario della fondazione, nel 1945, successivamente nel 1955-56 tra molte difficoltà atmosferiche, nel 1963 con il rifacimento degli impianti, nel 1971 per riparare i danni del terremoto (del '62) . Ultimo restauro è del 1999, che ripara i danni dell'ultimo terremoto (dell'80) e restituisce ai fedeli un perfetto recupero architettonico di tutto in complesso.

 

 

 

 


#faustino

 

 

15 febbraio

SAN  FAUSTINO 

martire

San Faustino e san Giovita, originari di Brescia, sono i patroni di questa città (15 febbraio). La "Leggenda maior" ci racconta che entrambi erano figli di una nobile famiglia pagana di Brescia. Entrarono presto nell'ordine equestre e divennero cavalieri. Attratti dal Cristianesimo, dopo lunghi colloqui con il vescovo sant'Apollonio, chiedono e ottengono il battesimo. Si dedicano subito all'evangelizzazione delle terre bresciane e per il loro zelo il vescovo Apollonio nomina Faustino presbitero e Giovita diacono. Il successo della loro predicazione li rende invisi ai maggiorenti di Brescia che approfittando della persecuzione voluta da Traiano (la terza) invitano il governatore della Rezia Italico ed eliminare i due col pretesto del mantenimento dell'ordine pubblico. La morte di Traiano ritarda però i piani del governatore, che approfittando però della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana. L'imperatore preoccupato da l'autorizzazione a Italico per la loro persecuzione. Questi dapprima minacciandoli di decapitazione chiede ai due giovani di abiurare e di sacrificare agli dei, ma i due si rifiutano e per questo vengono carcerati. Nel frattempo l'imperatore Adriano conduce una campagna militare nelle Gallie e rientrando in Italia si ferma a Brescia, Italico lo coinvolge direttamente nella questione ed è l'imperatore stesso a chiedere ai giovani il sacrificio al dio sole. I giovani non solo si rifiutano ma danneggiano la statua del dio. L'imperatore ordina allora che siano dati in pasto alle belve del circo, ma le bestie si accovacciano mansuete ai piedi dei giovani e Faustino approfitta dell'occasione per chiedere la conversione degli spettatori dello spettacolo circense e molti proclameranno la loro fede al Cristo, tra questi Afra, la moglie del governatore Italico, che conoscerà ella stessa il martirio e la santità. La conversione del ministro del palazzo imperiale nonché comandante della corte pretoria, Calocero, irrita ancor più l'imperatore che ordina che i giovani siano scorticati vivi e messi al rogo, ma le fiamme non lambiscono nemmeno le vesti dei giovani, che vengono condotti in carcere a Milano, perché le conversioni a Brescia continuano ad aumentare. A Milano sono nuovamente torturati e subiscono il supplizio dell'eculeo, ma anche in questa prigionia succedono eventi miracolosi, come l'uscita dal carcere dei due per incontrare e battezzare san Secondo. Trasferiti a Roma vengono portati al Colosseo dove nuovamente le belve si ammansiscono ai loro piedi. Inviati a Napoli per nave, durante il viaggio sedano una tempesta. A Napoli sono nuovamente torturati e abbandonati in mare su una barchetta, ma gli angeli li riportano a riva. L'imperatore ordina allora il loro rientro a Brescia dove il nuovo prefetto eseguirà la sentenza di decapitazione il 15 febbraio poco fuori di porta Matolfa. Saranno sepolti nel vicino cimitero di San Latino dove il vescovo san Faustino (ecco un altro santo con nome Faustino) costruirà la chiesa di San faustino ad sanguinem, poi Sant'Afra e oggi Sant'Anna Merici. Alcune reliquie sono oggi conservate nella basilica dedicata ai due martiri. I due martiri sono raffigurati spesso in veste militare romana con la spada in un pugno e la palma del martirio nell'altra, in altre raffigurazioni sono in vesti religiose, Faustino da presbitero, Giovita da diacono. Di storico vi è l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertitosi al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori delle terre bresciane e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo di Adriano, che molto probabilmente non li conobbe mai e che da quanto risulta non ordinò mai direttamente una persecuzione, ma semplicente non intervenne mai per impedire quelle che nascevano nei vari angoli dell'impero. Il loro culto si diffuse verso l'VIII secolo, periodo in cui fu scritta la leggenda, prima a Brescia e poi per mezzo dei longobardi in tutta la penisola ed in particolare a Viterbo. Il loro patronato su Brescia fu confermato anche a causa di una visione dei due santi che combattevano a fianco dei bresciani contro i milanesi nello scontro decisivo che fece togliere l'assedio alla città, il 13 dicembre 1438.

La presenza di S. Faustino nella comunità pietrafusana si deve all'azione del Cardinale  Nicolò Coscia, (1682-1755) nativo di Pietradefusi che raggiunse, durante la sua carriera, la carica massima di Segretario di Stato Vaticano, durante il pontificato di Benedetto XIII (1724-30) al secolo papa Pierfrancesco Orsini, (1650 - 1730) di Benevento; il pontefice conferì anche a Nicolò Coscia, che gli era molto caro, la facoltà di dispensare grazie e favori i maligni e i satirici del tempo ci hanno tramandato per via orale il detto " Chi Vuol grazia dalla Santa Sede baci la Coscia prima e dopo il piede".

La storia documentata di S. Faustino Martire inizia nel 1712 quando il Cardinale Gasparre De Carpineo, Vicario di Roma, col permesso del pontefice Clemente XI, fece prelevare dal cimitero, di Prenestato il corpo di S. Faustino, col vaso di sangue, per farne dono al Cardinale Giovanni Domenico Parracciano con facoltà… di poterlo donare ad altri ed esporlo alla venerazione dei fedeli. Di questo dono fu redatto un pubblico istrumento in Roma il 13 luglio 1712.

La Curia Romana autenticava le sacre reliquie e ne autorizzava il culto. Il 13 agosto dello stesso anno il Cardinale Parracciano donava il corpo del Santo Martire al Vescovo di Bojano (Campobasso), Agnello Rendina. Alla morte del monsignore questi resti passarono in eredità ai coniugi Francesco Ascolese e Margherita Rendina, patrizi beneventani, nipoti del de cuius.

Il " nostro" (futuro Cardinale) Don Nicolò Coscia, all'epoca tesoriere del Capitolo Metropolitano di Benevento, venuto a conoscenza del fatto e sulla scorta di un cavillo di diritto canonico che non consentiva a persone non ecclesiastiche e non del clero di possedere reliquie di Santi, fece sequestrare i resti portandoli a Pietradefusi.

Qui nella "Chiesa Curata detta Nunziata " fu aperto l'armadio che conteneva " la Sagra Cassa"' e furono fatte tre ricognizioni sui santi resti che si svolsero nei giorni lunedì 6 e martedì 7 settembre 1717, presenti, tra gli altri, l'allora Cardinale di Benevento Pierfrancesco Orsini (poi divenuto papa Benedetto XIII) e alcuni "anatomisti " (medici si presume che analizzarono i resti descrivendo le sagre ossa " sciolte, e divise da frammenti "

Di ciò fu redatto un verbale che occupa sette pagine ed è riportato nel " Diario delle funzioni Pontificali che vi esercitano dallo Ill.mo Sig. Cardinale Orsini Arcivescovo dl Benevento tom. V

" La mattina mi portai alla Pietra de Fusi per iniziare le ricognizioni, esposizioni, traslazione e riposizione del corpo di S.Faustino Martire nella chiesa di S. Gennaro della famiglia Coscia "

Il giorno mercoledì 8 settembre 1717 le sagre reliquie furono traslate nella chiesa di S. Gennaro di diritto patronato della famiglia Coscia ove era stata costruita un'urna di granito per riporre la cassa con le ossa "e inoltre rinchiuso in detta cassa il vaso di vetro coi frammenti e ceneri altresì sigillato; riserbandosi idisposizioni del Sig. Tesoriere Coscia, a cui fu donato il misericordissimo corpo " e su cui " in piombo incise colle parole

CORPO S. FAUSTlNO M.

Reconditremi ab Archivescovo Cardinale Ursino Pie

Vlll Septembris B.V. M. DCCXVll

e con essa una detta mededaglia in rame fusa colla occasione detta"

Il diario si sofferma soprattutto sugli uffizi religiosi ( incensata dei resti, versetti e orazioni in onore del Santo, salmodìa) che il Cardinale compie durante le tre ricognizioni, sulla descrizione della numerosa, commossa e partecipe gente presente alla funzione e alla traslazione dell'8 settembre elencando i prelati più importanti della Curia beneventana e delle parrocchie limitrofe.

Da questo momento (1717) comincia la storia di S. Faustino, una presenza silenziosa per circa 120 anni, fino al 1836, A tale data egli appare in sogno ad un paralitico del luogo, certo Sabato , Petrillo, esortandolo al trasferimento delle sue spoglie nella chiesa Madre, miracolando l'anziano con la restituzione dell'uso delle gambe. Questo fatto diede la stura a tutta una agitazione sociale che comportò in primis la conclamazione a Santo Patrono del Comune di S. Faustino Martire, con conseguente destituzione del " povero" S. Lucido, già titolare del patronato pietrafusano, reo di consentire durante i festeggiamenti in suo onore ogni genere di eccessi che finivano sempre in risse, accoltellamenti e ratto di giovani nubili (fuitine) più dovute all'abbondanza del vino e ai cattivi costumi: , della popolazione che alla volontà del santo. La statua di S.Lucido, fu collocata in un altarino secondario posto dietro una delle porte d’ingresso della chiesa.

La statua di S.Faustino, fu ubicata nella cappella destra, di fronte a quella della Madonna dell’Arco; realizzata in cera, dà sensazione a chi le tocca , di toccare una persona viva (forse scherzi della suggestione in commistione con l'arte della cera). Questa caratteristica non permette al Santo, di poter essere portato in processione nei giorni caldi e pertanto, esiste allo scopo una controfigura, rappresentandolo con la gamba sinistra piegata e l'altra inginocchiata, che viene issato su una portantina a forma di barca con tanto di ancora per la rituale processione esplicitandone anche l'aspetto marinaro come voleva leggenda orale che ritiene fosse un ufficiale romano comandante di nave. La traslazione ( la seconda in terra di Pietradefusi ) dalla chiesetta di S. Gennaro avvenne, con tutta la pompa e eco popolare immaginabile la seconda domenica di agosto 1836 e da allora ogni anno vengono celebrati i festeggiamenti estivi di S. Faustino Martire (illuminazione, bancarelle, processione e fuochi d'artificio) mentre la festa del Santo Patrono di tipo religioso-civile ricorre il 15 febbraio

(parte dagli appunti di Nello Colantuoni.)