Le Fan Fiction di croweitalia

titolo:  “Petali di rose arrugginiti dall’autunno” terza parte - leggi il seguito
autrice: Cristina Fusi
e-mail: christinaf@tiscalinet.it
data di edizione: 23/06/2003
argomento della storia: Un incontro tra i petali delle rose. Seconda parte. Per leggere le altre storie di Cristina, consulta l'elenco della fanfiction
riassunto breve: Un uomo e una donna con addosso solo i vestiti delle loro emozioni. 
lettura vietata ai minori di anni: 
note:  Dedicata a Laura ed Elena.

Seduti su una panchina vicino all’Hotel.

 

Lo guardai stringere la mano all’interno del suo giubbotto di pelle.

Le sue labbra erano serrate e dolenti.

Percepivo la sua voglia di parlarmi, ma l’imbarazzo gli chiudeva la gola e lo rendeva immobile.

 

Abbassai lo sguardo verso l’orologio…

Mancava meno di  un’ora alla mia partenza.

 

“Lisa, non so da dove incominciare…”mi disse ingoiando leggermente.

“Provaci..”

“Mi dispiace..di non essermi più fatto sentire..”

“Capisco la tua rabbia nei miei confronti..”

“Non è rabbia, Russell….è solo dispiacere…”gli risposi, toccandomi le ginocchia.

“…ho pensato che era giusto che ti lasciassi un  modo per non pensarmi più..”

“E da quando, decidi anche per me?”

“Non ho deciso per te…..”

“Ho semplicemente ritenuto che fosse meglio non vederci più..

“Perché sei qui a dirmi tutte queste cose…” gli dissi con la mente confusa.

“Perché non me lo hai detto, prima di partire..”

“Perché, non volevo ferirti…”

“Lo hai fatto lo stesso”

“Mi dispiace…mi rendo conto che,non sono coerente con i miei sentimenti..”

“Hai bisogno di crescere…” gli dissi alzandomi di scatto dalla panchina

“Lisa…”

“Devo andare Russell..”

“No, aspetta” mi disse afferrandomi forte per un braccio.

Rimasi atterrita.

“Sono cambiato..adesso, dico, sono cambiato..o almeno ci provo!”

“Non c’è più tempo per le parole..”

“E poi adesso c’è Danielle al tuo fianco..”

“Vorrei spiegarti anche questo…”

“Cosa c’è da spiegare..è evidente”

“Non è come tu pensi”

“No, Russell? e come la penso io, avanti dimmelo..”

“Lo so ci hai visti insieme…ma le cose tra di noi non stanno così…”

“Dammi modo di parlarti…” mi disse avvicinandosi a me.

 

La scena si ferma.

 

Eravamo tutte e due vicini..

Mi persi nei suoi occhi trapuntati di luce..così piccoli e incapaci di contenerla.

Sentii le mie lacrime scendere lente sul suo viso, appoggiato al mio.

Uniti,  da una tempesta di emozioni…da un fluido di parole non dette..

Volevo parlare..ancora.

Ma non ne avevo la forza..i miei pensieri sbattevano come pugni sul suo torace possente.

 

Non mi preoccupai più del tempo che passava…adesso avevo tutto il tempo del mondo.

 

“Lasciami andare” gli dissi tirando indietro la testa..mentre lo sentivo stringermi forte a se.

“Lisa,  ti amo, dammi il tempo di dimostrartelo”

“No” gli risposi ansimando di dolore.

“Ti prego, possiamo ricominciare”

“Lasciami…” gli dissi cercando di divincolarmi dalle le sue mani, che mi stringevano i vestiti.

 

Un bacio…ossessivo, prepotente ci congiunse.

Sentivo la sua lingua, esplorare e indugiare sulle mie ultime resistenze.

Lo guardai stordita,  incapace di parlare.

La sua voce calma e e profonda scandiva il ritmo del mio cuore.

Rotolammo, tra le braccia.

 

Stazione di Milano Centrale.

 

Il treno era partito..

Perfetto orario.

Sospirai.

Mi ero staccata da Russell, con tutta la forza che avevo.

Adesso, lui era lontano…

Pensai a casa…il cuore mi faceva male..percepivo il mio respiro diminuire di intensità, dopo la lunga e faticosa corsa per arrivare alla stazione.

Guardai il paesaggio scorrermi negli occhi velati di lacrime…

Non piangere Lisa…non piangere.

 

Stazione Termini.

 

Scesi dal treno, con una completa assenza di forze nelle mie gambe…

Guardai la gente camminarmi di fronte…

Chiamai un taxi…mi avrebbe riportata a casa, senza dover incrociare altri visi.

 

Casa.

 

 

“Lisa?”

“Ci sono Laura” le risposi entrando e posando con mani stanche la valigia per terra.

 

Laura mi venne incontro….

 

Ehy, finalmente…” mi disse con un sorrisetto, stampato sulle labbra.

“Ho fatto tardi, hai ragione, sono scesa alla stazione di Bologna, avevo bisogno di fermarmi per pensare…ho iniziato a camminare e non mi sono resa conto del tempo che scorreva..sono riuscita a prendere il primo treno che andava a Napoli” le dissi con minuziosa precisione.

“Ti perdono, ti perdono..dai racconta”

“Come è andata?”

“Cosa?”

“Che vuol dire cosa?! Ti faccio una domanda e mi rispondi con un’altra domanda?”

“Scusami, tutto bene..”

“Tutto bene..”

“Non puoi sforzarti di più? è un po’ pochino come reso conto di due giorni a Milano!”

“Il cielo era grigio…”

“Oh! Bè…adesso è prefetto..non aggiungere altro, potrei rovinarmi l’immagine che mi hai appena dato di Milano”

Laura sospirò, rumorosamente.

“Che c’è?”

“Cosa?”

“Lisa? Pronto? Ci sei?…pianeta terra, chiama pianeta extraterrestre..rispondete!”mi disse Laura venendomi più vicino..

“Sono stanca Laura.. ti dispiace se rimandiamo a domani il racconto?”le dissi prendendo alcuni indumenti dalla valiggia aperta.

“Come vuoi…”

“Ti faccio un tè?”

“No..grazie! ho solo bisogno di una doccia e di dormire..”

Laura inclinò la sua testa vicino al mio viso.

“D’accordo..notte!”mi disse dandomi un sonoro bacio sulla guancia.

 

Le sorrisi.

 

La notte era scesa su di me con il suo manto nero….

La sentivo avvolgersi intorno al mio corpo disteso…e drappeggiarmi il cuore.

Guardai la luna assente.

Alcune nuvole la nascondevano..ma la sua luce bianca, riusciva lo stesso a fare capolino.

Ripensai a Russell…

E poi al bacio di Andrea.

Due momenti così lontani tra di loro..

Rielaborai ancora una volta le parole di Russell…

Era così estremamente importante per lui…farmi capire.

Ma la presenza di Danielle al suo fianco era molto più plausibile, di tante e tante spiegazioni.

 

 

Quante volte ho sentito il desiderio di conoscere di più, di quanto potessi vedere ad occhio nudo.

E credo di essermi sentita spesso un dettaglio, minuscolo

In un disegno più perfetto…

E credo di aver desiderato spesso di…

Perché non sapevo.

Ma la via lattea in fondo che cos’è?

 

Paragonata al senso di stelle che ho dentro.

Paragonata al senso di stelle che ho dentro.

Paragonata al senso di stelle che ho dentro.

Paragonata al senso di stelle che ho dentro.

Paragonata al senso di stelle che ho dentro.

 

Venere è ancora in cima ai miei pensieri

Gravità di gioia…

 

Sollevami.

Sollevami.

Sollevami.

Sollevami.[1]

 

 

 

Il sole stava piano, piano facendo la sua entrata, nella scena dei miei sogni….

Aprì lentamente gli occhi alla luce.

Un altra mattina da affrontare.

Girai gli occhi verso i miei vestiti distesi sulla poltroncina, accanto al letto.

Sentii il profumo del caffè, spandersi nel mio risveglio.

 

“Buongiorno”mi disse Laura sottovoce, entrando silenziosa nella mia camera, in penombra.

“Buongiorno” le risposi, tirandomi su dal letto.

“Ho pensato che una tazza di caffè, ti avrebbe fatto piacere..”

Sbadigliai.

“Grazie Laura, effettivamente, è proprio quello di cui ho bisogno” le dissi passandomi la tazza bollente tra le mani.

Tirai su gli occhi dal caffe nero, e guardai Laura fissarmi, in attesa delle mie parole..

“A cosa stai pensando?” le domandai, buttando giù un sorso.

“A nulla, ti vedo strana…vuoi parlarne?” mi disse, sospirando.

“Ho incontrato Russell a Milano…” le risposi, ingoiando velocemente un sorso di caffè.

Laura rimase in silenzio, per alcuni secondi.

“Incontro con dolore….immagino”

“Ha una fidanzata” le dissi fissando la tazza tra le mani.

Laura fece ancora una pausa di silenzio…

Respirai forte, davanti hai suoi occhi che lanciavano parole di domande.

“Lisa non voglio forzarti, capisco se non ne vuoi parlare” mi disse improvvisamente.

“Potrei parlartene all’infinito invece…”

Laura sorrise insicura delle sue emozioni.

“Ho davvero creduto di morire quando l’ho visto!”

“Averlo vicino con lo sguardo e lontano con il cuore mi faceva sentire male..”

“Mi dispiace Lisa, non è giusto quello, che ti sta capitando”

“Non sono immune alla sofferenza, sono come tante altre persone…”

Laura abbassò lo sguardo.

“Devo farmene una ragione…”le dissi cercando di dissolvere, pensieri.

“Ti ha parlato?”

“Si tante parole…ma ne ricordo solo una…ASCOLTAMI”

“Non faceva altro che dirmi ascoltami, lascia che io ti spieghi, non è come pensi tu” le dissi stringendo tra le mani i lembi del lenzuolo di lino bianco.

“ E poi c’era questa donna vicino a lui, e lo stringeva forte…quasi a non farlo respirare”

Sospirai.

“Ti stai ulteriomente facendo del male così, se hai deciso di fartene una ragione, chiudi il tuo cuore davanti al suo nome”mi disse Laura accarezzandomi una mano.

La guardai fissa negli occhi.

“Hai ragione…devo girare pagina, devo continuare a vivere.”

“Ma non riesco a vivere senza lui accanto..ho paura Laura…l’ho perso per sempre.” Le dissi lasciando scorrere le lacrime sul viso.

Laura mi abbracciò forte.

Non c’erano  più parole da dire…ed anche i pensieri erano superflui.

Lasciai nascosto il mio pensiero su Andrea..e del bacio.

Sentivo solo l’abbraccio di Laura..e il suo respiro che mi tranquillizzava.

 

La mattina era iniziata…

Mi feci una doccia veloce..cercando di non pensare a nulla, mi abbandonai al rumore continuo dell’acqua, sulla mia pelle.

Salutai Laura e il suo sorriso consolatore.

Montai in macchina.

Ufficio…dovevo pensare a creare….

Ma, dov’era la mia mente?

Me ne sarebbe bastata, anche solo una minima parte…

Un pezzettino.

 

Ferma ad un semaforo.

 

Mi accarezzai il viso con una mano…

Ferma ad un semaforo.

Il colore rosso del piccolo vetro, fermava i miei pensieri, pronti a scattare al via.

Pensai, tante cose…

Tutte messe insieme, in una domanda.

Ma ero assolutamente arida di risposte…

E faticavo a guardare l’azzurro del cielo…

Avrei dovuto staccare il piede dal freno..

Ma Rimasi ferma, come il semaforo che avevo davanti.

Ferma a vedermi, non parlare…

A non sentirmi respirare.

Ferma e muta…a guardare le macchine che mi superavano una ed una.

Ed ho sentito solo il suono dei clacson…

Che mi parlavano tutti insieme…

Senza, scandire le parole, senza sapere il loro significato.

Abbandonata, ad un semaforo…

 

 

 

“Buongiorno a tutte” dissi, entrando nello studio.

Paola si voltò di scatto, e mi guardò con occhi assenti.

La guardai a mia volta…

“Ciao Lisa”mi disse Michela, scarabbocchiando, con una penna sul foglio.

Le sorrisi.

“Bè come è andata la tua trasferta  a Milano”mi disse Michela curiosa.

Cercai di eclissare il discorso…ma non era facile mentire.

“Tutto bene…i bozzetti sono piaciuti” le dissi breve.

“Tutto qui?”

“Non ho fatto, nulla di interessante a Milano..”

“Qualcuno ci ha detto che sei stata, alla festa di benificenza di Armani”

Guardai Michela, con occhi sgranati.

“C’è una spia…”

“Niente spia, Il capo stilisti di Armani, ha telefonato a Carla, per i bozzetti, e glielo ho detto!”

“Andrea…” esclamai.

“Ah, ecco la spia…”

Ridemmo.

“Paola, ma vuoi parlare, questa mattina?”

Mi voltai verso Paola, che continuava a rimanere in silenzio.

“Va tutto bene ragazze, ho solo bisogno di una pausa…”

“Tu lavori troppo…”

“Ehhhh, tenere la matita in mano stanca, terribilmente”

Paola si voltò verso Michela, e la fulminò con lo sguardo.

“Aspettavo la tua battuta”le disse Paola, corrucciando la fronte.

 

La giornata lavorativa, era passata indolore.

Ritornai a casa, con il cuore appeso al collo, come una collanina.

 

Casa!!

 

Entrai silenziosa…Laura era appena uscita!

Sfiorai con le mani, alcuni suoi appunti lasciati disordinatamente sul tavolo della cucina.

Guardai Tecla, giocare con la sua coda arricciata.

Tutto normale al mio rietro.

O almeno in apparenza!

Scostai le tendine dalla finestra…

Giardino!

Erba su erba…difronte hai miei occhi.

Completamente circondata da un paesaggio assolutamente reale.

Non potevo sfuggire…

 

Le lancette dell’orologio appeso al muro contavano i minuti.

 

Mi sdraiai sul divano, lasciando ciondolare, le gambe di fuori..

Priva di forze…il dolore stanca, pensai.

Cercai di non parlare…ma era facile.

Nessuno era lì ad ascoltarmi.

Fissai, con la testa obliqua, uno dei tanti quadri, stesi sul muro.

 

“L’arlecchino sul baule…”[2] 

 

Un malandato riflettore, sputa flebile luce sull’arlecchino piegato su se stesso…

E’  abbandonato su un misero baule..invecchiato dal tempo e sapiente di tanti viaggi per il mondo.

I colori del suo costume sono sbiaditi…ed ogni piega, nasconde vecchi gesti che furono giovani.

La testa piegata sul bacino… e il viso nascosto a regalare l’ultimo, soffocato sorriso, al buio del suo corpo.

Piange l’arlecchino, ma i suoi occhi sono sprofondati tra i capelli neri…

E le lacrime cadono, ma solo sulla superfice dei suoi ricordi.

Il rumore è silenzioso…pensa all’ombra dell’ultimo applauso.

Una mano cade, lungo il suo corpo rannicchiato…

E lascia scivolare, una maschera un tempo felice.

E’ finalmente libero, l’arlecchino…

L’uomo che è in lui, si allontana verso una cascata di luce..

Ha finito la sua recita l’arlecchino…

E il suo corpo di artista, cade esausto, sommerso di risate. [3]

 

Mi addormentai…piano, piano scolorendo pensieri.

 

 

Il risveglio.

 

Erano passati ormai due anni da l’ultima volta che avevo incontrato Russell.

Il tempo mi era scivolato in fretta, sulla pelle…

Avevo, improvvisamente cambiato molte cose nella mia vita, il lavoro, una nuova casa.

Tante novità, di cui una abbastanza importante, almeno credo.

Andrea.

Ritrovai il suo biglietto con il numero del telefono…in una tasca dei pantaloni.

Abbiamo incominciato a vederci piano, piano…

Quasi per gioco…

E poi l’amore…

L’amore…

Se il bene si misura, in quanti treni ho preso per andare da lui a Milano.

Credo che allora sia amore…

Ma ne ho anche persi…

E forse, adesso che ci penso bene, ho passato anche molto tempo, ferma alla stazione, con le gambe bloccate, per non partire e pensando a nuove scuse da dirgli.

Russell lui è sempre  maledettamente, presente nei miei giorni.

E mi assorbe come una spugna…

La sua assenza non mi fa vivere.

E  mi rendo conto, che  sto mentendo ad Andrea.

Ma non riesco a trovare parole…per spiegargli.

Sono nascoste molto bene.

 

 

 

 

 

 

 

“Lisa che ne dici se questo week and cè ne andiamo a Firenze?” mi disse Andrea alzandosi dalla poltrona, su cui era sprofondato.

Ruotai gli occhi verso il suo viso, mentre continuavo a piegare i panni da stirare.

“Avrei del lavoro da brigare questo fine settimana…”

Andrea sbuffò rumorosamente.

“Anch’io avrei da fare…ma sono settimane che non ci vediamo Lisa”mi disse con voce ferma.

Sospirai.

“Lo sai com’è il mio lavoro..ho delle illustrazioni da fare..e non posso permettermi di rallentare”gli dissi aprendo un mobiletto.

“Ho un lavoro che mi prende anch’io, ma cerco di trovare il modo di stare con te”

“Tu invece non ti sforzi mai..”

“E’ solo un momento difficile..passerà” gli dissi con voce supplichevole e andandogli vicino.

Andrea mi guardò di traverso.

“Non è obbligatorio che stiamo insieme” mi disse scostando la mia mano tra i suoi capelli neri.

Lo guardai a disagio.

“Cosa c’entra adesso questo?” gli domandai smuovendo nervosamente le mani sui pantaloni.

“Che non devi stare con me per forza”

“Non sto con te per forza…ti voglio bene…e”

“Ecco qual è il problema..il tuo ti voglio bene…un ti amo mai..non me lo hai mai detto” mi disse interrompendomi nel parlare.

Rimasi in silenzio…

“Scusami..” gli dissi con un filo di voce.

Andrea rimase a guardarmi.

“Forse è meglio che lasciamo stare Lisa” mi disse inclinando la testa verso il mio viso.

“Ti prometto che le cose cambieranno, dammi solo un po di tempo” gli risposi andandogli vicino.

Andrea si tirò indietro con il corpo.

“Abbiamo bisogno di capire cosa proviamo, veramente…l’uno per l’altra”

Sospirai

“Lo sai cosa provo per te…”gli dissi con la voce che mi tremava.

“Lisa, non prendiamoci in giro…lo so dove hai lasciato il tuo cuore” mi disse con il viso contratto.

Ingoiai a fatica.

“Hai bisogno di stare sola, e capire…per fare una scelta”

“Non voglio fare nessuna scelta…”

“Non puoi stare con me e pensare continuamente a Russell”

Sorrisi nervosamente.

“Russell è una storia chiusa..” gli dissi mentendo a me stessa.

“Finchè non liberi il tuo cuore, non potrai mai amare veramente, e adesso tu stai con me, ma hai il cuore occupato, ed io non riesco a sopportarlo, non ti voglio dividere con nessuno Lisa” mi disse prendendomi le mani.

“Cosa vuol dire questo, che te ne andrai di nuovo a Milano?” gli domandai con gli occhi velati di lacrime.

“Si, credo che sia la cosa migliore”

Abbassai lo sguardo.

“Fai chiarezza dentro di te, e quando avrai preso una scelta, qualunque essa sia, io l’accetterò”mi disse abbracciandomi forte.

“Ti amo Lisa, non dimenticarlo mai…”

 

 

Un bacio, forse l’ultimo prima della sua partenza.

Accompagnai Andrea alla stazione…

Poche parole…

Nessun sorriso sulle labbra.

Era difficile..

Ma lo lasciai andare.

Libera.

Guardai il treno partire lentamente.

E il viso di Andrea sfumare piano hai miei occhi.

Una mano fuori dal finestrino mi lanciava, l’ultimo saluto.

Il mio tiepido sorriso, sventolava come un fazzoletto bianco.

Partire è un po morire.

L’ultime parole di Andrea, sulla mia bocca.

 

 

 

“Lisa, sei un ottima illustratrice..il tuo lavoro è eccezionale” mi disse il capo dello studio Engignering,  per cui lavoravo.

“La ringrazio” gli dissi sorridendogli soddisfatta.

“Che ne dici di illustrarmi anche questi due cd rom di prossima, publicazione?” mi disse porgendomi dei fogli.

“Dagli un’occhiata…ci servono delle illustrazioni stilizzate…vorrei che i personaggi di queste storie, non avessero forma piena..”

“Ok! Me li porto a casa e butto giù, qualche schizzo.”

“Benissimo Lisa..fai pure con calma…il proggetto non è urgente”mi disse porgendomi la mano.

“D’accordo, allora appena avrò qualcosa di concreto, le telefono”gli risposi strinegndogli forte la mano.

 

 

Il lavoro era l’unica cosa che in questi mesi mi aveva assorbito completamente.

Laura si era lamentata con me molte volte, sostenava che ormai, io avessi perso l’uso della parola.

Il fatto è che mi ero chiusa in me stessa..mi ignoravo, e speravo che lo facessero anche gli altri.

Non avevo nulla da dire, da raccontare…parlavo solo attraverso la mia matita, sul foglio.

Le illustrazioni mi assomigliavano.

Stilizzate come me, senza corpo, ma con un anima sottile come un foglio di carta velina.

 

 

“Che ne dici di un cinema?” mi domandò Laura, lanciandomi un depliant di anteprime cinematografiche.

Tirai su gli occhi dai miei disegni.

“Ho da fare..”

“Classica risposta”mi rispose Laura, raccogliendo il depliant sul tavolo.

“Ma ci sarà, qualcosa che ti faccia uscire da casa?”

“Ho del lavoro Laura..”

“Ah!!! certo il tuo lavoro…ultimamente vivi solo per lui..”mi disse in tono serioso.

Sospirai.

“Perché non fai uno forzo?”

“In nome dei vecchi tempi…”mi disse accarezzandomi i capelli.

La guardai, stirandomi sulla sedia.

“Va bene, in nome dei vecchi tempi” gli dissi alzandomi di scatto.

Laura sbattè le mani ad applauso, e saltò di gioia verso il bagno.

Le sorrisi, in fondo era ora che riprendessi a vivere..

“E dai non spingere” mi disse Laura, alzando le mani con i due biglietti del film.

“Non sto spingendo” le risposi guardandomi indietro.

“Sei impaziente eh?”

“Per cosa?”

“Per l’attore…no dico ne vogliamo parlare?..”

Ruotai gli occhi al soffitto, pieno di luci.

“Non qui…c’è gente”

“Sacrilegio…dovesse sentirci qualcuno…tranquilla, sono qui tutte per lui”

“L’argomento è in comune..”mi disse ridendo.

“Dai entra..” le risposi, sospirando.

 

“Vuoi dire che non lo trovi affascinante?”mi domandò Laura esterefatta, nel bel mezzo della proiezione.

“Assomiglia al nano del mio giardino”le  risposi arricciando il naso..

“Ma sei fuori…cosa c’entra il tuo nano..”

“Sono bassi uguali”

Ridemmo.

“Ma che gusti hai? Come fa a non piacerti Tom Cruise?” mi disse scandalizzata.

“A me piace un altro genere di uomo..”

“Ah! si ho capito genere allevatore, tu sei troppo esigente”mi rispose ironica.

“Decisamente…sarà che amo la natura………io!”

“Senti, parlando seriamente, ma non hai saputo più nulla di lui?”mi domandò seria.

“No, ma credo che sia nella sua fattoria a Nana Glen” le risposi lanciano uno sguardo al film.

“Perché non ci facciamo un viaggetto in Australia, io te?” mi disse Laura, sgranocchiando pop corn.

Rimasi in silenzio.

“Non sarebbe una buona idea…”le risposi improvvisamente.

“Ma perché? Andiamo ci divertiamo, e magari io rimorchio anche un bel Australiano…ultimamente sono stata decretata zona desessualizata…”

“Dico fallo almeno per me..”mi disse con voce lamentosa.

“Dovrei fare un viaggio con te in Australia, solo per farti fare del sesso?” le risposi inclinando la testa.

“Che c’è di male?”

“Che hai da ridere?” mi disse Laura, guardandomi ridere a crepapelle.

“Nulla, nulla…”le risposi continuando a ridere.

“Cosa c’è?”le dissi improvvisamente mentre mi guardava seria.

“Finalmente ti vedo di nuovo ridere..mi sono mancate le tue risate”

“Ti ringrazio Laura, per avermi fatta uscire..per starmi vicina..”le risposi tornando seria.

“ti voglio bene”

“Anch’io”

“Ehy, adesso finiscila dai, sto per piangere, e poi mi hai fatto perdere quasi la metà del film…”mi disse abbozzando un sorriso.

 

Rimasi a guardarla nel buio della sala, i suoi occhi illuminati dalle luci improvvise del film, i suoi capelli castani e lunghi, fino alle spalle, il suo sorriso che tante volte, mi aveva salvato dal silenzio.

Laura era davvero un amica….l’unica che riusciva a capirmi veramente.

 

 

Il pomeriggio lo avevo passato a casa…

Stesa sul divano con gli occhi fissi alla finestra socchiusa.

Il vento rallentava la caduta di alcune foglie, dell’albero della magnolia.

Le rose arrugginite dall’autunno, sembravano avvolte da un giro di lacca per capelli.

Cercai di guardare attraverso le trame della tende a fiori, dei  piccoli puntini di cielo la decoravano.

Ripensai a tutte le cose che mi erano successe in questi mesi…

Al giorno in cui Andrea era partito..

A Russell e Danielle a Milano.

Alla mia vita…

Non avevo cambiato poi tante cose…

La confusione era parte integrante di me.

Afferrai il quadernone ad anelli abbandonato sul tavolo, accanto al divano.

Lo sfogliai piano, cercando di dare un senso a tutto quello, che avevo scritto in questi giorni.

Poesie che si rincorrevano da sole..e frasi mozzate all’improvviso, dal suono del telefono.

E a quelle sbiadite dalle lacrime che scendevano.

Non era un buon pomeriggio, per tirare fuori cose passate, la pioggia bagnava inesorabile l’erba del piccolo giardino..

Mancava il sole a consolarmi.

Mi alzai dal divano, posando il quadernone per terra.

All’improvviso il trillo del telefono, fece cambiare la direzione dei miei pensieri.

 

“Pronto”

“Lisa!!”

“Elena, che sorpresa”esclamai di gioia, sentendo la sua voce.

“Come stai?” mi domandò

“Sto bene, ma tu, Dio, sono mesi che non ci sentiamo”le dissi scuotendo la testa.

“Hai ragione Lisa, mi sei mancata tanto..”

“E Fabrizio? Sta bene?”

“Benone…è qui vicino a me e scalpita per salutarti!”

“Non vedo l’ora di parlargli anch’io!”

“Lisa, io e Fabrizio abbiamo pensato di invitarti, nel nostro Agriturismo questo fine settimana..ci farebbe tanto piacere che venissi, abbiamo tanta voglia di vederti”

“Ma è un idea splendida!, vengo molto volentieri…”

“Fantastico…abbiamo anche una sorpresa per te”mi disse Elena con voce piena di entusiasmo.

“Una sorpresa?Oddio anticipami qualcosa, non resisto!”le dissi con voce impaziente.

“Non posso rivelarti nulla…Fabrizio mi sta minacciando con un rotolo di scoch”

“Ok! Faccio la brava..e aspetterò sabato!”

“Ti passo Fabrizio Lisa, ti abbraccio forte…”

“Ti abbraccio anch’io, a sabato”

“Ciao Lisa”

“Fabrizio!!!”esclamai

“Senti già che vieni, renditi utile porta qualcosa…”mi disse scherzando

“Sei sempre il solito…che ne dici della mia favolosa bavarese al caffè?”

“Ottima, ti aspettiamo…e non portarti cose eleganti, andremo a funghi”

“Ah!! era questa la sorpresa?”

“No, la sorpresa..è un’altra…vedrai..”

“Uhmmmmm, come farò a resistere fino a sabato, lo sai quanto sono curiosa…”

“Resisti, bacio”

“Bacio grande..”gli dissi riagganciando la cornetta del telefono.

 

Una sorpresa…chissà di cosa si trattava..

Un week and immersa nella natura mi ci voleva proprio…

Avrei riacquistato almeno un po di colore…

 

 

La settimana era trascorsa tranquillamente..

Le mie illustrazioni erano quasi finite..

Il lavoro era carino…i colori vivaci ed allegri.

Pensai a Roberto il capo dello studio engignering, per cui lavoravo.

Gli  piaceranno? pensai, mettendo nella valigia distesa sul letto, alcune magliette per il week and.

 

La curiosità per la famosa sorpresa, cominciava a farsi sentire.

Forse avranno comprato qualche cavallo nuovo..

Una ristrutturazione…

Una nuova pianta con fiori eccezionali…

Un laghetto artificiale..

Ruotai la testa all’indietro.

Avrei dato qualsiasi cosa per avere almeno un’indizio.

 

“Sei in partenza?” mi disse improvvisamente Laura, sbucando con la testa dalla porta socchiusa.

“Si, un week and nell’agriturismo di Elena e Fabrizio” le risposi, continuando a riempire la valiggia.

“Bellissimo…finalmente ti rilasserai un po’..”

“ Lo spero, ne ho proprio bisogno”

“Solo natura, natura e ancora natura..” le dissi prendendo una gonna dall’armadio.

“Bè goditela..”

“Tu invece?” le domandai curiosa.

“Casa, casa rigorosamente casa..”mi rispose provandosi un mio top, sopra la maglietta.

“Massimo?”

“Impegni con il lavoro..”

“Vieni con me..”

“Ma dai..mi ci vedi a me immersa nella natura?”

“Per due giorni non morirai..”

“No guarda…il solo pensiero di imbattermi in api, e calabroni mi fa venire i brividi”mi rispose facendo smorfie con la bocca.

“Fai come vuoi, non ti prego” le risposi affondando i vestiti nella valiggia.

 

 

Sabato.

 

La mattinata era splendida…

Il sole brillava, diffondendo luce nella cucina.

Avevo il cuore sotto sopra..

Ero emozionata sia per il fatto di rivedere Elena e Fabrizio, sia per la sorpresa..non avevo nessuna idea in proposito e la cosa mi eccitava e inquietava allo stesso tempo.

Non persi tempo a vestirmi…

Indossai un vestitino rosso di lana, e  un paio di stivaletti con il tacco alto in tinta, con l’abito.

I capelli li avevo lasciati sciolti sulle spalle..ero pronta.

Afferrai la valiggia accanto alla porta e scesi veloce le scale, verso la macchina.

 

 

Guardai il paesaggio scorrermi accanto…

La strada da percorrere, per arrivare all’Agriturismo non era lunga.

Cercai di canticchiare qualcosa…per spezzare l’emozione.

 

L’ingresso dell’Agriturismo si affacciava hai miei occhi…

Lunghi pini mi davano il benvenuto ondeggiando tra le braccia del vento.

Scesi dalla macchina, e respirai a pieni polmoni.

 

“Lisa” esclamò Elena, venendomi incontro.

Ci abbracciammo forte.

“Sei bellissima, come sempre”mi disse allungando le sue braccia verso le mie.

“Anche tu non scherzi, il matrimonio ti fa bene..”le risposi sorridendogli.

“Devi vedere Fabrizio…è già ingrassato di due chili”

“Non ci posso credere…”

Ridemmo.

 

“Dai vieni…”mi disse prendendomi la valiggia dalle mani.

 

“Ma è bellissimo qui…avete sistemato davvero bene..”le dissi guardandomi attorno.

“Si, abbiamo ristrutturato un po’…ne aveva bisogno”mi rispose, dirigendosi in cucina.

“Allora dov’è i due chili in più..scommetto in cucina” le dissi affacciandomi.

Elena rise.

“No, è andato a fare una passeggiata a cavallo con un suo amico.” Mi rispose, mettendo dell’acqua sul fuoco.

“Si fa desiderare…”

 

“Vedrai che quando sentono il profumino, dell’arrosto nel forno..arrivano di corsa”mi disse, pungendolo con  una forchetta.

Risi.

“Un amico di lunga data?”le domandai curiosa.

Elena prese due bustine di tè e schivò la mia domanda.

“Allora Lisa…che mi racconti?”mi domandò con aria imbarazzata, appoggiando due tazze da tè sul tavolo.

“Uhmmm…tante cose”le risposi sorridendo, e lasciando cadere il discorso.

“Dunque, da dove inizio…ho cambiato casa, ma questo già lo sapevi..ho cambiato lavoro, ma questo già lo sapevi..e sono mesi che non vedo Russell..”

“Sapevo anche questo”mi disse allargando un sorriso.

“Si credo di averti accennato qualcosa..”

“E’ stato doloroso rivederlo..”le dissi abbassando gli occhi.

“Ti capisco Lisa..non è facile vedere l’uomo che ami, appartenere ad un’altra donna”

Sospirai.

“Ma tu non hai saputo più niente di lui?” le domandai spingendomi in avanti verso il tavolo.

“Diciamo che un contatto lo ho avuto..e ti posso assicurare che le cose sono cambiate”mi rispose versando il tè nelle due tazze di porcellana bianca.

“Cosa vuoi dire?”

“Che quella donna non fa più parte della sua vita”

Non capivo…o meglio capivo ma, non riuscivo a mettere a fuoco la cosa.

“Lisa, Russell è di nuovo libero..”mi disse venendomi vicino con il viso.

Rimasi senza parole.

“Forse, invece del te era più indicata una bottiglia di spumante”le dissi piena di gioia.

“Per lo spumante c’è tempo…”mi rispose ridendo.

“Ricordi…c’è ancora una sorpresa”

“Vuoi dire che non era questa?”

“No…questa è solo un’anteprima..”

“Oddio…dimmi qualcosa altrimenti..credo di non farcela”le dissi in piena agitazione.

“Non posso anticipare nulla…ma vedrai”

Le sorrisi..sparendo con il viso nella tazza.

 

 

Elena ed io, passammo tutta la mattinata a raccontarci, di noi.

Era molto tempo che non ci vedevamo..e sentivamo proprio il bisogno, di parlare.

Durante le nostre pause…

Ci perdevamo  a guardare l’agriturismo…era incantevole.

I grandi alberi di magnolia, sfiniti dal’autunno, perdevano le loro foglie color ebano…

Mentre tutto intorno, cespugli di rose arrugginite, lo coloravano.

E ancora più incantevole era il suo interno.

La porta di entrata era impreziosita da tendine di pizzo san gallo.

Il colore bianco predominava su tutto..

Le delicate tazze da tè di fine porcellana, erano disposte in bella vista su mensoline di un piccolo, delizioso ètagère.

Da per tutto brocche di vetro azzurro, davano l’impressione di aver sempre a portata di mano, il cielo.

E poi le camere…

Letti a baldacchino d’atmosfera vagamente “Giulietta e Romeo”…

Rigorosamente ricoperti di organza bianca, che drappeggiava morbidamente i sogni, di chi ci dormiva.

E per finire i bagni..

Grandi e con “vasche alcove” spugnate di azzurro e circondate da piastrelle trompe-l’oelil.

 

 

“Ma non c’è nussuno in questa casa?”

Riconobbi la voce acuta di Fabrizio.

“E’ tornato due chili”disse Elena alzandosi dai gradini della scala, che divideva le stanze.

Mi precipitai verso Fabrizio..per salutarlo con un grosso abbraccio.

 

 

La scena si ferma improvvisamente.

 

Due visi davanti hai miei occhi.

Quello fine e sorridente di Fabrizio, e quello forte e serio di Russell.

Il mio cuore fece, improvvisamente una capriola all’indietro.

 

 

“Ciao Lisa”mi disse Fabrizio posando dei piccoli bastoni di legna per terra.

“Mi sei mancata tanto” mi disse abbracciandomi forte.

“Anche tu…”gli risposi continuando a guardare Russell.

“Bè, Russell te lo ricordi no?”mi disse Fabrizio dandogli una grossa pacca, sulla spalla.

Cercai di stemperare l’imbarazzo sorridendo nervosamente.

Russell si avvicinò a me lentamente e mi prese la mano.

“Ciao Lisa..è un po che non ci vediamo..”mi disse con voce calma e guardandomi fissa negli occhi.

“Si è un po..”gli risposi, mordendomi le labbra.

“Sorpresa”disse Elena venendo fuori dalla cucina con un vassoio pieno di bicchieri di cristallo, e una bottiglia di pregiato champagne francese.

Ci voltammo di scatto verso di lei.

 

Rimasi senza parole.

 

“Lisa, Russell era la tua sorpresa…”mi disse Elena porgendomi un bicchiere.

“E Russell, Lisa era la tua sorpresa”disse Fabrizio a Russell, stappando rumorosamente lo shampagne.

 

La scena si ferma nuovamente.

 

Il silenzio scese velocemente tra di noi…

Il vento aveva cessato di soffiare prepotentemente sulle finestre chiuse.

Guardai da prima Elena e il suo persistente sorriso, sulle labbra.

Fabrizio e i suoi occhiali che ricadevano continuamente sul suo naso.

E in fine Russell e i suoi occhi illuminati da una strana luce, che filtrava da uno dei tanti vasi azzurrati.

Occhi di vetro…

In cui potevo vedere la mia immagine riflessa..

Come sempre rimasi in completa apnea di parole.

Ero felice…

Russell mi stava di fronte, sorpreso quanto me.

Continuavamo a guardarci come se fosse l’ultima cosa al mondo da fare.

Il bisogno e la voglia che avevamo, l’uno dell’altra, si poteva toccare con le dita.

Era reale.

Il suo profumo..era reale.

E mi arrivava prepotentemente addosso, facendomi oscillare.

Ecco dove era finito il vento…

Era lui, Russell…

Tutta la sua furia e il suo temperamento stava a poco a poco, venendo fuori.

Incominciai a intravedere il suo sorriso che piano, piano prendeva forma sulla sua bocca.

Guardai i suoi capelli come sempre lunghi e castani che gli circondavano il viso…

E la sua barba lunga e soffice, dove poter affondare le mie labbra socchiuse.

E ancora le sue mani, forti e delicate allo stesso tempo…

Le avevo desiderate tanto..e adesso erano di nuovo a pochi centimentri dal mio corpo, che al solo, pensiero, che lo potessero sfiorare, vibrava come una corda di violino.

 

 

“Brindiamo a queste due sorprese..”disse Fabrizio tirando su il bicchiere pieno di champagne.

Afferrai il mio bicchiere ed Elena e Russell fecero altrettando.

 

Un veloce tintinnio mi riportò alla realtà…

Guardai lo champagne rovesciarsi dai bicchieri uniti..

 

Mi  persi nella risata di Russell.

 

 

“Allora adesso che vi siete ritrovati, che ne dite di una bella passeggiata in aperta campagna?”ci disse Fabrizio finendo di bere l’ultimo goccio di cshampagne.

 

“Perché no..Lisa ti va?”mi domandò Russell venendomi più vicino.

“Certo..ma forse Elena ha bisogno di una mano per cucinare..”dissi ancora stordita.

Elena mi fulminò con lo sguardo..

“Non ci pensare proprio…Fabrizio sarà ben contento di darmi una mano…”mi disse sorridendomi.

Fabrizio cercò di mormorare qualcosa, ma Elena lo azzittì prontamente con un pezzetto di patata in bocca.

Li guardai divertita, mentre sentivo Russell trascinarmi via per la mano.

“Non fate tardi, tra un oretta si mangia..” ci disse Elena, armeggiando con l’arrosto nel forno.

Gli strizzai un occhio, in segno di ok…

 

 

Soli…

 

Nessun rumore disturbava i nostri passi sull’erba.

L’aria era frizzante..

Il sole d’autunno scaldava di meno, ma era lo stesso carico di energia.

Guardai Russell, chinarsi per terra e raccogliere alcuni petali di rose”

 “Il vento li ha portati fino a qui…e tu ne hai gli stessi colori”mi disse porgendomeli.

Li presi tra le mani e li guardai in silenzio.

“Non sei cambiata…hai sempre la capacità di assorbire i colori delle stagioni”mi disse, inclinando la testa verso il mio viso.

“Ho paura di parlare…rovinerei tutto”gli risposi sorridendo.

“Continua tu..stai andando bene”

Russell rise.

“Sono contento di rivederti..l’ultma volta, ci siamo lasciati con parole sospese.”

Abbassai lo sguardo.

[1] Sinfonia in luna  Lara Martelli.  “ cd Orchidea Porpora
[2] L’arlecchino sul baule, un quadro di Umberto Verdirosi.
[3] “L’arlecchino sul baule” poesia di Cristina  Fusi

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