Testi 99Posse



Curre curre guagliò

Questa canzone è stata il primo vero successo del gruppo. Utilizzata da Gabriele Salvatores come colonna sonora del film "Sud", fece conoscere i 99Posse un po' in tutta Italia. La canzone è dedicata all'occupazione del C.S.O.A. (Centro Sociale Occupato Autogestito) "Officina99", anche se in seguito è diventata la bandiera di molti altri centri sociali in tutt'Italia. (tra parentesi ci sarà la traduzione delle parti in napoletano che non si capiscono)

22.9.1991. Un giorno come tanti ma non certo per qualcuno, qualcuno che da giorni, mesi, anni sta lottando contro chi di questo stato una gabbia sta facendo reprimendo, attento ascolta dico reprimendo chi da solo denuncia e combatte sti fetiente (questi fetenti) e sa bene che significa emarginazione esattamente quanto costa amare un centro sociale, Officina99. Curre curre guagliò (Corri corri ragazzo). Siente sti parole d'odio e pure d'ammore si nu scatto di manette strette ai polsi dentro a un cellulare, guagliò, fa più rumore nel tuo cuore di un comizio elettorale, guagliò, si nu bisogno soddisfatto sei sicuro non ti puoi sbagliare, guagliò, vale chiù 'e na bella giacca c''o telefonino cellulare, guagliò, allora è chisto 'o mumento e tu l'he 'a superà ca te piace o t'allamiente è 'o mumento d'occupà (allora è questo il momento e lo devi superare, che ti piaccia o ti lamenti è il momento di occupare). Curre curre guagliò. Si può vivere una vita intera come sbirri di frontiera in un paese neutrale, anni persi ad aspettare qualcosa, qualcuno, la sorte o perché no la morte. Ma la tranquillità, tanta cura per trovarla, si la stabilità, un onesto stare a galla è di una fragilità, guagliò, è di una fragilità, guagliò. Forse un tossico che muore proprio sotto al tuo balcone, forse un inaspettato aumento d''o pesone (dell'affitto), forse nu licenziamento in tronco d''o padrone, forse na risata 'nfaccia e 'nu carabiniere. Non so bene non so dire come nasca quel calore certamente so che brucia, so che arde, so che freme e trasforma la tua vita, no tu non lo puoi spiegare, una sorta di apparente illogicità, ti fa vivere una vita che per altri è assurdità, ma tu fai la cosa giusta, te l'ha detto quel calore che ti brucia in petto, è odio mosso da amore, da amore, guagliò. Curre curre guagliò. Tanta mazzate pigliate, tanta mazzate pigliate, tanta mazzate ma tanta mazzate ma tanta mazzate pigliate, tanta mazzate pigliate, tanta mazzate pigliate, tanta mazzate ma tanta mazzate ma una bona l'aimmo data (ma una buona l'abbiamo data), è nato, è nato, è nato, n'atu (un altro) centro sociale occupato, n'atu centro sociale occupato e mo' c''o cazzo ce cacciate. Curre curre guagliò. Pecché primma mettite 'e bombe e po''o vulite a me e me mettite 'e mane 'ncuollo (e mi mettete le mani addosso) si ve chied''o pecché, mammà 'e guardie a casa s'avette 'a vedè (mamma dovette vedersi le guardie in casa) e nu spazio popolare nun è buono pecché, pecché è controculturale o ammacaro (magari) pecché rompe 'o cazz' a troppa gente, si ma allora pecché tu me può rompere 'o cazzo e no i' pure a tte, e me se 'ntosta 'a nervatura (mi arrabbio) e 'o saccio buono pecché (e so bene il perché), pecché me sò rutto 'o cazzo pure sulo 'è te vedè (anche solo di vederti), figurammece a sentì che tiene 'a ricere a me (figuriamoci di sentire che cosa hai da dirmi), strunzate 'e quarant'anne 'e putere (stronzate di quarant'anni di potere) pecché 'a gente tene famme e se fa strunzià 'a te (perché la gente ha fame e si fa abbindolare da te), e tu me manne 'o celerino ca me sgombera a me (e tu mi mandi il celerino per sgomberarmi), ma nun basta 'o manganiello mo' t''o dico oi nè', pecché nun me faje cchiù male aggio 'mparato a carè (ma non basta il manganello, ora te lo dico, perché non mi fa più male, ho imparato a cadere). Curre curre guagliò.

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Odio

Questa è una delle canzoni dei 99Posse a cui tengo di più, è una delle prime canzoni che mi ha colpito, di cui ho studiato il testo, ricco di riferimenti ad avvenimenti importanti sia in Italia che nel resto del mondo. Tutto questo a giustificare quel sentimento che viene naturale ad ascoltare quello che è accaduto, quell'odio che dicono sia un fatto di appartenenza.

Un altro giudice è stato ammazzato, gli sciacalli sono là, urlano sfida allo stato, quella indignazione, fottuto disgusto è qualcosa di già visto, è sangue di Cristo questa nuova ipocrisia sulle spalle della gente che lavora tutta la vita e dopo muore e non sa niente, mi rischiara la mente e sale prepotente un odio dritto nel cuore gela il sangue nelle vene e penso al 12 dicembre '69, allo stato delle stragi, allo stato delle trame, e non ridono più tutti quei morti ammazzati dai proiettili vaganti e dagli sbirri infiltrati, e mentre sono in una piazza circondato dalla gente, sento dentro di me cosa dev'essere il niente, e mi assale prepotente un assordante rumore, sempre più distintamente sento battere un cuore, ma mi sfugge il suo corpo, è sfocato il suo sorriso, Auro è vivo nel mio cuore ma l'hanno ucciso in quest'Italia bastarda di galera e fritti misti dove sei uno di loro o non esisti. Io odio, perché sfruttati si nasce, magari ci si diventa però non lo si inventa, io odio, è un fatto di appartenenza. Baghdad, 1991, lo spettacolo è finito ma nel vento io sento il dolore lancinante di una madre claudicante che cerca suo figlio, una speranza, un appiglio, ma è notte profonda laggiù in medioriente, c'è un silenzio di tomba, nessuno sa niente, grida uomo in Palestina è ininfluente, non ha orecchie l'occidente, non sente il dolore di una terra stuprata dagli anfibi della NATO, e riecheggia ancora nella grande vallata il boato di uno sparo, ed una freccia spezzata insegna la dignità di una vita stroncata che nessun invasore ha mai visto piegata, ed è fiero lo sguardo del mio fratello africano con la sua terra nel cuore e quella zappa in mano, ma lì il sole è così forte che risplende la notte. Io odio, perchè sfruttati si nasce, magari ci si diventa però non lo si inventa, io odio, è un fatto di appartenenza. E mi appartengono i morti nelle stragi di stato, assassinati perché ho un passato, non vengo dal nulla, oggi come ieri guerriglieri in sella, bombe e galere e la storia è sempre quella, non è cambiato niente, e mi appartiene la lotta della gente contro quella mente che là spara apertamente e qua mi ammazza vivo, putrefatto e contento, e sono solo uno zero in un assegno circolare, per i miei padroni sono il prezzo da pagare, sono la garanzia che c'è la democrazia, ma vogliono che io stia nella mia bella corsia che se si accende la spia arriva la polizia e poi mi sparano a vista, sono un fottuto terrorista e la mia vita vale meno di una busta vuota trascinata dal vento in una strada desolata. Io odio, perché sfruttati si nasce, magari ci si diventa però non lo si inventa, io odio, è un fatto di appartenenza. E tutti quei fottuti sorrisi beffardi, dico, migliaia di miliardi spesi in carceri speciali, fottuti maiali bastardi a caccia il giorno e la notte, e ricordo quelle botte che fanno molto male all'orgoglio, alla dignità di un uomo negata da un foglio, capi d'accusa ancora tutti da provare e qualcuno per favore mi spieghi perché lui mi può ridere in faccia e può giocare con me, e il mio futuro è un presente senza troppi perché, è la fottuta realtà, è proprio quello che siamo, non lo scegliamo, attento, è solo sopravvivenza, è odio, un fatto di appartenenza, vi odio, è un fatto di appartenenza.

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Rigurgito antifascista

Questa canzone è una di quelle che fece più presa tra il pubblico, perché parla di un valore per me importante che è quello dell'antifascismo, riferendosi però alla realtà di tutti i giorni, non al passato. Rivolgendosi a quei gruppi di ragazzi senza ideali e senza cervello che spesso vediamo uscire in gruppi per le strade di tutta Italia, e spesso li vediamo sugli stadi di calcio a mostrare simboli e gridare slogan che spesso non sono neanche in grado di capire (almeno lo spero per loro). Ci sono molti tratti del testo che sono "forti", soprattutto dovuti al fatto che la canzone fu scritta in seguito ad un episodio gravissimo. Un giovane ragazzo di colore di nome Auro Bruni, mentre si trovava nel centro sociale Corto Circuito di Roma, fu prima ucciso a sprangate, quindi gli fu dato fuoco, da un gruppo di giovani neo-nazisti. E' una canzone che riesce a trasmettermi forti emozioni, soprattutto per quello che ci sta dietro, e per gli episodi che ogni giorno si ripetono, di intolleranza e stupidità.

Fichettini inamidati tutti turgidi e induriti, vanno per la strada tutti fieri ed impettiti, si sentono virili, altletici e puristi, sono merda secca al sole, luridi fascisti. Domenica allo stadio tutti a sfogare frustrazioni accumulate in settimane ad obbedire, obbedire ad un potere strumentale al capitale, "sissignore, mi dispiace ho fatto male". Cala la notte e messe a posto le cartelle, reggono i calzoni con due comode bretelle, rasano la testa, l'anfibio bene in mostra, coltello nella tasca ed incomincia la giostra. Drogato, negro, frocio, comunista, pervertito, terrone, punk'a bestia, sadomaso, travestito, è inutile nasconderti, sarai individuato e nel cuore della notte sarai sprangato. Venti a uno è la tua forza, fascio infame, ti nascondi ed alle spalle mi colpisci con le lame, non ti fai vedere in faccia, non serve a niente, con la tua puzza di merda ti distinguo tra la gente. C'ho un rigurgito antifascista, se vedo un punto nero ci sparo a vista. Stai a sentire verme schifoso, tu non mi campi a lungo, io ti mando a riposo, c'è una sola violenza che posso accettare, lotta di classe contropotere. Violenza dettata da necessità, necessità oggettiva quella di poter campare, campare liberato dal lavoro salariato, ma la tua violenza, l'ho già spiegato, è l'azione più eclatante, miserabile e impotente di chi non può far più niente disprezzato dalla gente. C'ho un rigurgito antifascista, se vedo un punto nero ci sparo a vista. Sei il braccio armato del padronato che ti succhia fino all'osso e poi sei licenziato, miserabile servo dei servi del potere, tu questo lo sai bene e ti fa incazzare, vuoto come un cesso non ti sai organizzare, vigliacco, depresso ed incominci a picchiare, dite rivoluzione fottutissimi vermi ma siete solo servi dei servi dei servi. "Servi dei servi dei servi, nulla può smentire la parola dei bastardi generati come automi o peggio bene di consumo, sistematicamente merda, per chi vende immagini, ricicla stereotipi, a reti unificate per la brava gente, l'informazione di regime non vede e non sente niente, non si parla di chi ha picchiato, bruciato, mentre il fascista oggi è a guardia dello stato in nome di un valore finto, uccide per istinto come bestie feroci accecate dalla tua idiozia, 99Posse e Zou antifascismo militante, senza tregua la sola costante, in culo a quella gente che pensa incoerentemente, per questo chi mi ascolta non mi darà ascolto, l'unico fascista buono è il fascista morto". C'ho un rigurgito antifascista, se vedo un punto nero ci sparo a vista. Dico non mi provocare, dico non mi disturbare, dico stammi lontano, dico vattene a cacare, dico se mi incontri per la strada incomincia a scappare, tieni bene a mente, dico non dimenticare. Tocca i compagni e sò' cazzi da cacare, mi puoi fare l'agguato, mi puoi sprangare, ma i compagni sono tanti e ti verranno a cercare in massa, di giorno, per fartela pagare. E allora non si scappa, non c'è niente da fare, la rabbia dei compagni no non la si può fermare come non si può fermare il proprio stesso respirare, lottare e respirare perché è quello che siamo, respiri per non morire, lotti per continuare a campare. La lotta continua, va avanti, si evolve, e dopo tanti anni di infamie e di vergogne sarete ricacciati per sempre nelle fogne. C'ho un rigurgito antifascista, se vedo un punto nero ci sparo a vista.

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Un bel dì vedremo

Questa è una canzone che parla di guerra, e fa parte del repertorio dei Bisca, anche se è stata poi riproposta nel doppio live dei Bisca99Posse. A parte il testo molto intenso, quello che mi ha colpito di più della canzone (nella versione live naturalmente), è un pezzo che è stato aggiunto al testo originale con una bellissima citazione di Tacito.

Tutto tutt'intorno sembra impossibile, tutto tutt'intorno poco credibile. Un bel dì vedremo. Tutto tutt'intorno sembra impossibile, tutto tutt'intorno poco credibile. Io sto in campana e mi guardo attorno, i GRRRR dei cingoli scuotono la terra mentre i BRRRR meccanici affogano nei fischi sconvolgenti dei decolli e in ogni dove del visibile frastuono della macchina bellica, sale grandiosa al cielo tropicale mentre uomini dall'espressione spettrale montano sopra i pezzi. Quando poi a un'analisi più approfondita di questa ricca collezione di nuovissime armi davvero riesce a stupirmi l'idea di come il trascorrere di cento secoli ed oltre non abbia mutato di un pelo l'idea della morte , e di come semmai dispensarla. La clava, la mazza ferrata che calava proterva assestata dall'alto in modo comico, non si discosta affatto dall'atomica, che dall'alto cala anch'essa provocando la stessa reazione di immane sgomento a chi la prende sulla testa, e di totale annichilimento per chi resta. Guerra senza terra nel mondo e in casa mia, gente fatta a pezzi dalla solita follia, sogni disperati di umani separati a volte solamente dalla guerra accomunati. Guerra sulla terra, guerra per la via, 'a guerra nasce spesso "sott'attacco 'e l'idiozia", guerra cominciata agli inizi della vita, ha due milioni di anni e non è mai finita. Questo è il testo originale della canzone dei Bisca, nella versione live, Zulù pronuncia queste parole "Questa canzone parla di guerra, e non c'è niente di strano che i 99Posse parlino di guerra, che i Bisca parlino di guerra, e non c'è niente di strano che qualcuno duemila anno fa parlasse di guerra. Quello che suona un po' strano è che chi parlava di guerra duemila anni fa, ne parlava esattamente negli stessi termini in cui ne parliamo noi oggi. Questo qualcuno era Tacito, e le parole che seguono le ha scritte lui" e quindi attacca a cantare "Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla vostra sete di totale devastazione, andate a frugare anche il mare. Avidi se il nemico è ricco, arroganti se è povero. Le terre dell'oriente e dell'occidente non vi possono saziare, solo voi bramate a possedere con tale smania ricchezza e miseria. Rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome, lo chiamano impero, rubano, massacrano, rapinano, e con falso nome, lochiamano ordine. E infine dove fanno il deserto dicono che è la pace".

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'O sfruttament'

Questa è un'altra delle canzoni del repertorio dei Bisca, una delle più famose, presentata insieme ai 99Posse nel famoso doppio live. La canzone è in napoletano stretto, tranne una piccola parte, e quindi cercherò di tradurre le parti più difficili. Il tema della canzone, come si può capire, è lo sfruttamento, soprattutto quello sugli immigrati, ed è una canzone che dovrebbe far riflettere.

Si 'nce stess' 'o sfruttament' stu sistema fosse bell', si teneva cinq' pall 'o nonn' mio era nu flipper! (se non ci fosse lo fruttamento questo sistema sarebbe bello, se mio nonno aveva cinque palle era un flipper!) A casa mia lassaie, chi l'avesse ditt' mai. Mo' sto 'cca 'a dieci ann' a faticà e tu me sput' pure 'n faccia (Lasciai casa mia, chi l'avrebbe mai detto. Ora sono qui a lavorare da dieci anni, e tu mi sputi pure in faccia), a fa 'mmocca! Sicchie 'e merda, lota, granda mappina, canter', pivez', favez', stuppol', chiavech', cess', latrina (elenco di invettive in napoletano), 'e vote i' nun capisco, i' nun capisco o 'ssaie 'oi nè, e nun te spara 'ncuoll' chi m''a da a pacienz' a me (alle volte non capisco chi mi da la pazienza di non spararti addosso), do 'cazz' si 'o frat', de strunz' si 'o rrè, aret' a bancarella te vulesse vedè a te (del cazzo sei il fratello, degli stronzi sei il re, dietro la bancarella vorrei vedere te). 2000 ann' 'e sfruttament' è tutta colpa e l'immigrat', pass' o tiemp' e cagna sul' a razz' e a pell' 'e chi è sfruttat' (2000 anni di sfruttamento, è tutta colpa degli immigrati, passa il tempo e cambia solo la razza e la pelle di chi è sfruttato). Si 'nce stess' 'o sfruttament' stu sistema fosse bell', si teneva cinq' pall 'o nonn' mio era nu flipper! Nun cagna nient' dico nun cagna nient' fin'a che nun cagna fin'a che nun cagna 'a gente, simm' futtut' dico simm' futtut' si salvamm' 'o sistema e condannamm' l'immigrat' (Non cambiare niente, dico non cambiare niente fino a che non cambia, fino a che non cambia la gente, siamo fottuti dico siamo fottuti se salviamo il sistema e condanniamo gli immigrati). Sono un italiano medio, esco di buon mattino, un negro sedie in tram, io sono in piedi lì vicino, un posto rubato e noi in piedi stanchi, 19 posti occupati da bianchi, è più forte di me mi si offusca la ragione, quando vedo un negro entro in contraddizione, io mi faccio i fatti miei, razzista io per carità, ma con tanti posti perché vieni proprio quà?! 2000 ann' 'e sfruttament' è tutta colpa e l'immigrat', pass' o tiemp' e cagna sul' a razz' e a pell' 'e chi è sfruttat'. Si 'nce stess' 'o sfruttament' stu sistema fosse bell', si teneva cinq' pall 'o nonn' mio era nu flipper! Nun cagna nient' dico nun cagna nient' fin'a che nun cagna fin'a che nun cagna 'a gente, simm' futtut' dico simm' futtut' si salvamm' 'o sistema e condannamm' l'immigrat'. 'E frat' do sud do munn' abbandonan' a terra e po' venen' cca, nun tenen' casa, fatica pe' mezz' ca nuie 'ncoppa c'amma magnà (i fratelli del sud del mondo abbandonano la loro terrae vengono qui, non hanno una casa, lavorano perché noi possiamo mangiarci sopra), se rompon' 'o cul' facenn' fatiche ca nuie nun vulessem' fà (si rompono il culo facendo lavori che noi non potremmo fare), ma canter', cess', latrina (serie di improperi), si pur' o vuliss' nun 'o putiss' fa (se pure volessi non potresti fare), ch'e sord' ca dann' a nu nir' tu manc' l'affitt' putiss' pavà, no, si nun 'nce venev' iss' sul' a nu nir' o sistema se l'era 'nventà (con i soldi che danno ad un nero non potresti pagarti nemmeno l'affitto, no, se non ci veniva da solo, un nero l'avrebbe dovuto inventare il sistema). 2000 ann' 'e sfruttament' è tutta colpa e l'immigrat', pass' o tiemp' e cagna sul' a razz' e a pell' 'e chi è sfruttat'. Si 'nce stess' 'o sfruttament' stu sistema fosse bell', si teneva cinq' pall 'o nonn' mio era nu flipper! Nun cagna nient' dico nun cagna nient' fin'a che nun cagna fin'a che nun cagna 'a gente, simm' futtut' dico simm' futtut' si salvamm' 'o sistema e condannamm' l'immigrat'. Zompa (salta) zompa si te piace 'o marucchin', zompa zompa puorta rispett' (porta rispetto) all'algerino, zompa zompa guagliò (ragazzo), zompa zompa si te piacen' pur'e (se ti piacciono pure i) Bisca, zompa zompa si te piace 'a 99.

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No way

Questa canzone fa parte dell'album "Guai a chi ci tocca", ed è stata scritta dai Bisca99Posse in seguito ad una lettera ricevuta da James Weddel dal carcere di Sioux Falls, South Dakota. In questa si cerca di far comprendere quello che è successo e quello che succede ancora oggi agli indiani d'America, costretti a svendere la propria terra sacra e a vivere in un regime di sfruttamento e segregazione. James Weddel deve scontare 80 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, condannato da una giuria di soli bianchi, tra cui un parente della vittima.

Basta, nessuna ipocrisia, i lupi non ballano più, non ballano nella prateria, basta, nessuna ipocrisia, oggi nella prateria ammazza la gente la polizia. Si muore per la strada col fucile nella mano, ma questo non si dice, questo è poco hollywoodiano, in galera per la vita per difendere un sentiero, non ci fermerete mai, non si ferma mai un guerriero. No way, the black hills are not for sale (niente da fare, le colline nere non sono in vendita). Gente a' ge' venite a cca', nun vennite 'a storia (gente, gente, venite qui, non vendete la storia), sul sentiero di guerra oggi come allora, gente a' ge' voglio alluccà (urlare) finacché so' vivo ancora, è preziosa 'a libertà, ma vale assaje cchiu' 'a memoria (la libertà è preziosa, ma vale molto di più la memoria). No way, the black hills are not for sale. Gli spiriti senza pace di coloro che morirono invano, che accantanarono le leggi dell'uomo abbastanza a lungo da permettere alla loro coscienza di essere la loro guida, oggi chiedono la comprensione di tutto il mondo. C'è una nazione che sta morendo, la cui sacralità è stata tradita, sfruttata, svenduta, da chi non la rispettava, né la capiva. No way, the black hills are not for sale.

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Guai a chi ci tocca

Questa canzone, come vi ho già detto, è dedicata all'investimento da parte di una volante della polizia del nostro amico Sasà, durante la manifestazione del 14/11/94, a seguito dell'assurda carica della polizia sul gruppo di studenti che manfistava contro i provvedimenti in materia di privatizzazione scolastica attuati dall'allora ministro del Polo D'Onofrio. E' la canzone che più mi sta a cuore, perchè parla di qualcosa che è accaduto realmente, davanti ai miei occhi, ad un amico. Spesso la sento per scaricare un po' di rabbia che ho accumulato durante il giorno.

Come un bullone che va' dritto al suo bersaglio l'istinto batte il tempo, deciso, non sbaglio, preciso come una cassa dritta in quattro che rimanda una danza antica, tribale, bellicosa danza rinasce in una stanza mentre il resto della casa è in fiamme, le teniamo ma non ce ne jamme (non ce ne andiamo), fiamme sul cappello, sirene, camionette, ce danno in cuollo cu 'o manganiell' e l'elmetto (ci danno addosso con il manganello e l'elmetto), non hanno olio di ricino ma stanno attaccando, quando si gioca tutto resti in gioco vincendo. Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare, ma non è un fatto di palle, i nazi possono bastare, duri lividi sul corpo, le lotte e le parole, scateniamo tempeste ma preferiamo il sole. Guarda che hanno fatto a Sasà, senti eiaeiaalalà, odia la loro violenza ma giura, qualcuno pagherà. 'A dda passà nu' guaio, nu' guaio chi ce tocca, 'a vita è a nost' e a vita nun se tocca, 'a dda passà nu' guaio addo' o sole nun coce, 'a vita è a nost' e chi a tocca s'abbrucia (Deve passare un guaio, un guaio chi ci tocca, la vita è la nostra e la vita non si tocca, dev passare un guaio dove non batte il sole, la vita è la nostra e chi la tocca si brucia). Nu' guaio niro niro, nu' guaio e a passà (un guaio nero nero, devi passare un guaio) , si a legge a faje tu (se la legge la fai tu) io faccio l'illegalità, quando 'a gente dice basta, tanto tu t'ea fermà (quando la gente dice basta, allora tu ti devi fermare), e si nun te firm' tu, a gente c'ha ddà pensà (e se non ti fermi tu la gente ci deve pensare). Non ho voglia di capire chi è disposto a lasciar fare, chiedo come l'onda rossa: "chi è legale e chi è illegale?". Tanta rabbia in me che scrivo e la mia mano trema, chi si fa i cazzi suoi oggi fa parte del problema, non si può restare in casa, fuori c'è la guerra, non è tempo di parole, scuse, né di omertà, ce sta gente ca se joca (che si gioca) pure a stessa vita e ce sta ancora chi dice "Forza Italia". 'A dda passà nu' guaio, nu' guaio chi ce tocca, 'a vita è a nost' e a vita nun se tocca, 'a dda passà nu' guaio addo' o sole nun coce, 'a vita è a nost' e chi a tocca s'abbrucia. Nu' guaio niro niro, nu' guaio e a passà, si a legge a faje tu io faccio l'illegalità, quando 'a gente dice basta, tanto tu t'ea fermà, e si nun te firm' tu, a gente c'ha ddà pensà. Guarda che hanno fatto a Sasà, senti eiaeiaalalà, odia la loro violenza ma giura, qualcuno pagherà. 'A dda passà nu' guaio, nu' guaio chi ce tocca, 'a vita è a nost' e a vita nun se tocca, 'a dda passà nu' guaio addo' o sole nun coce, 'a vita è a nost' e chi a tocca s'abbrucia.

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Cildren ov Babilon

Questa è una canzone molto intensa, più "calma" delle altre, e più densa forse di significati. Si parla di bambini, come si può capire dal titolo (non è un errore di stampa, è il titolo originale scritto così). Si parla di bambini sfruttati, costretti a vivere in condizioni pietose, in mezzo alla fame, alle guerre, alle malattie. E' una canzone intensa e molto bella, che fa riflettere.

Criature (bambini) in Cile, criature in palestina, mitragliatrici o bombe hanno fatto 'a stessa fine, criature irachene morte a centinara sotto i bombardamente e' gli aerei americani, si tiene nu figlio ca cresce forte e sano pensa che nel continente africano pe' mezzo re' (a causa delle) colonie, pe' mezzo 'e l'imperialismo o pe' mezzo e qualche strana concezione e socialismo, 'e criature morono 'e famme 'e malatia e qualche vota e'ccire pure a polizia (i bambimi muoiono di fame e malattia e qualche volta li uccide anche la polizia), polizia di un governo dico funzionale a quello che chiamano nuovo ordine mondiale. De cildren amilo'v. Criature ro' vietnam, e' l'afganistan, e' cuba, ro' ghana, e pure ro' senegal. Padrune ro' nord fanno e' guerre (padroni del nord fanno le guerre) e s'arricchiscono, 'e pat' (i padri) soffrono, 'e mamme se disperano, Onu, Fao, Unicef, quaquarraquaquà, siente a nove nove posse nun ce sta niente a fà (non c'è niente da fare), credi a noi non è mancanza d'altruismo, 'a colpa, 'a colpa è de' padruni (la colpa è dei padroni), 'a colpa è ell'arrivismo, 'a colpa è do fondo monetario internazionale, 'a colpa, 'a colpa è da' banca mondiale. De cildren amilo'v. Criature nate in cile, criature in palestina, criature nate in bosnia, criature ro' brasile, criature ro' ruanda, criature re' quartieri, de cildren amilo'v, de cildren amilo'v, de cildren amilo'v, de cildren amilo'v, nun parlo re' criature pe fà o piezzo strappacore, ma si tiene 7/8 anni nun può fà o spacciatore (non parlo dei bambini per fare un pezzo strappacuore, ma se hai sette, otto anni non puoi fare lo spacciatore), perché si io tengo 'o diritto ra' casa e do' lavoro nu' criaturo ave bisogno ra' mamma e do' calore (perché se io ho il diritto alla casa ed al lavoro, un bambino ha bisogno della mamma e del calore). De cildren amilo'v. 'O ddio ro' rispetto pa' gente ro' ghana (grande rispetto per la gnete del ghana), morte, morte o' capitale americano, 'o ddio ro' rispetto pe' figli 'e palestina, rint'a latrina e sionisti assassini (dentro la latrina i sionisti assassini), 'o ddio ro' rispetto pe tutte 'e mamme, ca p'aiutà nu figlio se levano pure i panni (che per aiutare un figlio si tolgono anche i panni), 'o ddio ro' rispetto po' giamaicano, faight inna babilon fratello americano, 'o ddio ro' rispetto po' continente nero, pate 'e civiltà po' munno intero (padre di civiltà per il mondo intero), 'o ddio ro' rispetto pure pe' tutti i compagni, ca' se fanno 'o mazzo tanto senza maje na lagna. ...sarà perché guardano spesso le nuvole che i poeti avvertono prima la tempesta...

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Tu lo chiami dio

Anche questa canzone fa parte dell'album "Guai a chi ci tocca", ed è la prima in cui si fa sentire al meglio la voce di Meg, che poi diverrà la protagonista principale insieme a Zulù dei dischi che seguiranno. La canzone è molto intensa, e non è, come può sembrare, un attacco ai credenti (come d'altronde è chiarito anche nel testo), ma è una canzone di denuncia per il modo in cui viene sfruttata dagli altri (in particolar modo dalla chiesa), la fede della gente.

Tu lo chiami dio ma io non lo conosco, nun è n'amico do mio (non è un mio amico) e lo trovo un po' losco. Dio deve essere importante perché in lui è concentrato il senso sacro dell'intero creato, dio deve essere importante ma attenzione, attenzione, non parlerò di dio con chi sostiene una religione. Tu lo chiami dio ma io non lo conosco, vive in cielo il tuo dio e noi stiamo in un fosso. Il mio dio non giustifica le contraddizioni, lui si schiera e combatte, non rimanda a domani, lui non deve incarnare le mie aspirazioni, lui mangia con me e procediamo a tentoni. Ho visto troppe persone morire soltanto in nomine patri et filii e dello spirito santo, mille generazioni martoriate dal dubbio, torturate con calcolo: "E' peccato, è peccato". Ho visto donne combattere battaglie inumane, violentate nell'intimo e chiamate puttane, mille generazioni martoriate dal dubbio, torturate con calcolo: "E' peccato, è peccato". Ho visto vite distrutte nel sorriso di un prete, calmo e rassicurante nel parlarmi di fede, mille generazioni: "E' peccato, è peccato". E lui calmo sorride nel chiostro maiolicato. Tu lo chiami dio ma io non lo conosco, la mia spiritualità non si esprime nel culto, il mio dio non vive in cielo, non sa neanche volare, se ho bisogno di lui non lo devo pregare, non divide le acque, non moltiplica i pani, il mio dio è la mia pancia e muove lei le mie mani.

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Non c'è tempo

Questa canzone è quella che ha presentato per la seconda volta (dopo "curre curre guagliò") i 99Posse al grande pubblico, questa volta non per merito di Salvatores, ma per esclusivo merito degli stessi 99Posse. L'album "Cerco tiempo" ha avuto una diffusione migliore in tutta Italia, gli stessi 99Posse sono andati in giro a fare promozione anche in alcuni programmi televisivi e poi hanno mandato il video della canzone sia alla neonata TMC2 che a Mtv Italia che si stava proprio allora espandendo in Italia. Questo, oltre all'aver scritto qualche canzone più "leggera", senza troppi teoremi politici, li ha portati ad avere grande successo in tutta Italia. Inoltre in questo pezzo si afferma per la prima volte la voce di Meg come solista, che crea un bel contrasto col ritmo incalzante del cantato di Zulù.

Apro gli occhi nella notte e vedo un mondo che non c'è, quello che mi sta intorno non è mio, non fa per me, il buio mi circonda, sai mi avvoge e mi ricorda di quando spegnevo la luce e da sola volevo tagliare la corda. Trasformare i sogni e le passioni in metriconi è quello che Zou mi ha chiesto ed io non volevo sentire ragioni, ma la notte porta consiglio, neanche uno sbadiglio, è questo los piraglio che mi fa sentire meglio. Forse solo un poco di malinconia mentre guardo e poi mi cerco nella gigantografia, crisi di coscienza o forse d'identità eppure io mi riconosco proprio in quella là. La mia angoscia se ne và, ed io divisa tra l'entusiasmo ed una nuova paranoia in quel mondo che sembra lontano e invece e quà, attenzione, parlo della realtà. Sento che non c'è tempo e allora un po' più in fretta farò, cercando di non lasciarmi prendere dalla solita ansia, bloccarsi non si può. Cerco un nuovo contatto, un po' più di controllo su quel che sto vivendo, è il presente che mi sfugge dalle mani ma io non mi sottraggo o almeno ci sto provando. Tiempo cerca 'o giovane ca nun vo' sbaglià (cerca tempo il giovane che non vuole sbagliare), tiempo cerca 'o viecchio ca vo' recuperà (il vecchio che vuole recuperare), tiempo cerca 'o tossico ca nun se vo' fa (il tossico che non si vuole fare), nè tiempo cerca 'o tiempo e tiempo nun ce ne sta, tu sienteme mo', sienteme a me, siente 'O Zulù (il tempo cerca il tempo, ma non c'è tempo, tu sentimi ora, senti a me, senti 'O Zulù), tiempo magari 'na vota ma mo' tiempo nun ce sta 'cchiù (tempo magari una volta, ma ora non c'è più tempo), tu sienteme mo', sienteme a me, siente 'O Zulù, o curre o vaje in galera e hai tutto 'o tiempo che vuo' tu (o corri o vai in galera e hai tutto il tempo che vuoi). Ero nu muccusiello che lent', 'a cartella, la scuola, la casa, 'e lezioni, l'ombrello, si chiove 'o cappello, va' imbranatiello, sì chiattulillo, e nun vestevo firmato, nun tenevo 'na lira e se uscivo la sera ma facevo a piere e ogni vota che ascevo era 'na croce nera, 'na storia vera, nun se poteva, 'na storia vera (ero un ragazzino con gli occhiali, la cartella, la scuola, la casa, le lezioni, l'ombrello, se piove il cappello, và imbranatello, sei grassottello, e non vestivo firmato, non avevo una lira e se uscivo la sera andavo a piedi e ogni volta che uscivo era una croce nera, una storia vera, non si poteva, una storia vera). E tu bellillo int''a televisione me scamazzav''a palla tu e 'a competizione (e tu bellino in televisione mi schiacciavi la palla tu e la competizione), tu e gli anni Ottanta: "volere è potere", e io vulevo, nun potevo e m''a facevo a piere (e io volevo, non potevo e andavo a piedi). Sento che non c'è tempo e allora un po' più in fretta farò, cercando di non lasciarmi prendere dalla solita ansia, bloccarsi non si può. Cerco un nuovo contatto, un po' più di controllo su quel che sto vivendo, è il presente che mi sfugge dalle mani ma io non mi sottraggo o almeno ci sto provando. Sienteme mo', sienteme a me, siente 'O Zulù, steveno tante cose ca mo' nun ce stanno 'cchiù (c'erano tante cose che ora non ci sono più), steveno tanti partiti ca mo' so' spariti ca manco dicissi che songo esistiti (c'erano tanti partiti che ora sono spariti che non diresti nemmeno che sono esistiti), tutto cagnato, 'o peggio è passato, 'o nuovo è arrivato, tutto cagnato (tutto cambiato, il peggio è passato, il nuovo è arrivato, tutto cambiato). E tu staje ancora int''a televisione, t'e fatto a faccia nova ma sì o stesso imbruglione (e tu stai ancora in televisione, ti sei fatto la faccia nuova ma sei lo stesso imbroglione), e siccome me so' rutto 'o cazz' 'e ma fa a piere e tiempo nun ce sta 'cchiù, nuje t'ammo fatto sta canzone (e siccome mi sono rotto il cazzo di andare a piedi e tempo non ce ne è più, noi ti abbiamo fatto questa canzone). Cerco tiempo e nun ce ne sta. "Sento che clamorosamente il tempo viene meno e illude chi lo aspetta come qualcosa che ti sei lasciato alle spalle correndo e adesso hai fretta, in vetta, Cenzou il mostro mostra la strada maestra a chi mo' sta girando intorno al niente come su una giostra, resta da dire che come il punk sono the antichrist, sto all'hip-hop come il demone sta al poltergheist, stai abbandonando la mia nave piano, questo era Cenzou ed io saluto i Posse e sono già lontano" (questa tra virgolette è stata scritta e cantata da Speaker Cenzou). Riconosco quel bagliore tra le fessure, è la luce di un altro giorno che rischiara le mie paure, ho un'intuizione adombrata dalla mia eterna indecisione, credo di chiudere tutta la vita dentro lo stepone. Ma non è così, non è questa M.E.G., una notte di paure non vale un giorno sul bit. I ricordi e le speranze sono troppi io lo so, ma pensare al passato e al futuro certe volte sai, fa male dentro, nella mia testa si rincorrono i pensieri, sono sempre più seri, sempre più neri, ma è un cane che si morde la coda girando e mi accorgo che pian piano i conti stanno tornando. Nessuno ha calpestato i tuoi castelli di sabbia, nessuno potrà chiudere le tue favole in una gabbia. Non so se sono sveglia, dormo, oppure è fantasia ma l'unica cosa che so è che questa notte è la mia. Sento che non c'è tempo e allora un po' più in fretta farò, cercando di non lasciarmi prendere dalla solita ansia, bloccarsi non si può. Cerco un nuovo contatto, un po' più di controllo su quel che sto vivendo, è il presente che mi sfugge dalle mani ma io non mi sottraggo o almeno ci sto provando.

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Balla e piensa

Questa canzone, sempre dell'album "Cerco tiempo", è un po' il manifesto del pensiero musicale dei 99Posse, è quello che loro vogliono fare della musica, trasformarla in un mezzo di comunicazione perfetto, capace di far arrivare a tutti il loro messaggio.

Balla e piensa (pensa) e guarda fore (fuori). Ogni vota che tengo 'n mano nù microfono (ogni volta che ho in mano un microfono), ogni vota che canto è comme fosse 'nu megafono (è come fosse un megafono), è 'o megafono mio ca nun tene verità (che non ha verità), sulamente 'na vocca che cerca 'e rà parole a chello ca n'se pò spiegà, e manco controllà (solamente una bocca che cerca di dare parole a quello che non si può spiegare e nemmeno controllare), e allora addò me porta 'a pansa io piglio e vaco là (e allora dove mi porta la pancia, io prendo e vado lì). Nun ballo pecchè è giusto, ma è giusto pecchè ballo, io vaco addò me porta 'a pansa (io vado dove mi porta la pancia) e resto fuori dal controllo. Controllano 'o telefono, controllano 'o citofono, controllano 'a piazza, nun controllano 'o microfono. Balla balla e piensa, balla, piensa e guarda fore, st'ommo è chieno r'odio, st'ommo è chieno r'odio e ammore (quest'uomo è pieno d'odio, quest'uomo è pieno d'odio e amore). Sento sta musica e si scetano (si svegliano) i pensieri, voglio giustizia e 'a voglio assai 'cchiù oggi r'ajeri (e la voglio assai più oggi che ieri), certe sensazioni nun ne putarranno mai fermà (non le potranno mai fermare), cheste vibrazioni nun ne ponno controllà (queste vibrazioni non le possono controllare). Sento sta musica e si scetano 'e pensieri, voglio giustizia e 'a voglio assai 'cchiù oggi r'ajeri. Balla e piensa e guarda fore. Balla balla e piensa, balla, piensa e guarda fore, st'ommo è chieno r'odio, st'ommo è chieno r'odio e ammore. Balla e piensa e guarda fore. Ogni vota che appiccio 'o stereo e sento 'a musica (ogni volta che accendo lo stereo e sento la musica), ogni vota che ballo tarantella postatomica, io sento nu calore chianu chianu che saglie, ca me libera i pensieri, ca me fa sentì 'cchiù meglio (io sento piano piano un calore che sale, che mi libera i pensieri, che mi fa sentire meglio). Piensa piensa e balla e siente comme te fa 'ngrippà pò balla balla e piensa e siente come ti fa pariar (pensa pensa e balla e senti come ti fa ingrippare, poi balla balla e pensa e senti come ti fa divertire), parea tu girala e votala, votala e girala e da l'idea tu girala e votala, votala e girala e và (divertiti, tu girala e voltala, voltala e girala e da l'idea tu girala e voltala, voltala e girala e vai). Balla balla e piensa, balla, piensa e guarda fore, st'ommo è chieno r'odio, st'ommo è chieno r'odio e ammore.

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Facendo la storia

Questa canzone è stata frutto della collaborazione tra i 99Posse e Linton Kwesi Johnson, che ha scritto e cantato il ritornello in inglese. Fa parte dell'album "Cerco tiempo" ed è divisa in tre strofe, ognuna indirizzata a un particolare referente, la prima alla lega di Bossi, la seconda alla nuova destra, e la terza e ultima ai progressisti.

Now tell me something (ora dimmi qualcosa), Mr. Padania, tell me something. Nun te rette 'mpiccio quanno mezzo meridione s'appresentaje là 'ncoppe c''a valigia 'e cartone (non ti diede impiccio quando mezzo meridione si presentò lì sopra con la valigia di cartone), benvenuto terrone, ato che secessione, t''e piaciuto 'e t'abbuffà 'ncoppe a disperazione (altro che secessione, ti è piaciuto di riempirti la pancia sulla disperazione), ma nun l'hanno maje inventato e nun l'inventaranno maje 'o ristorante ca t'assetti mangi e aroppo te ne vaje (ma non l'hanno mai inventato e non l'inventeranno mai il ristorante che ti siedi mangi e dopo te ne vai), paghi il conto, e lasci pure 'a mazzetta (la mancia), o sennò s'incazza o 'iammo e te fa comme 'a purpetta (altrimenti si arrabbia il padrone e ti fa come la polpetta). It is no mistery we're making history (non c'è mistero stiamo facendo la storia), it is no mistery we're winning victory (non c'è mistero stiamo riportando una vittoria). Now tell me something, Mr. Nuova Destra, tell me something. E' fatto tanta muoti ca si t'avesse sparà pe te fa suffrì 'cchiù assaje nun sapessi addò avessi accummincià (hai fatto tanti morti che se dovessi spararti non saprei da dove cominciare per farti soffrire di più), mo' sì diverso, nuovo, e staje n'ata vota cà, ma me faje schifo, e cu te nun voglio manco parlà (ora sei diverso, nuovo, e stai un'altra volta qui, ma mi fai schifo e con te non voglio neanche parlare). Nun è cosa compà, e nun l'aggio visto maje 'o vitello ca discute cu nu paro 'e macellai (non se ne parla compare, e non l'ho visto mai il vitello che discute con un paio di macellai), me faje schifo ripeto, e tra l'altro già 'o ssaje, fa nà cosa, nun t'avvicinà maje (mi fai schifo ripeto, e tra l'altro già losai, fai una cosa, non ti avvicinare mai). It is no mistery we're making history, it is no mistery we're winning victory. Now tell me something, Mr. Progressista, tell me something. (sei) convinto seriamente ca (che) m'importa vagamente ca domani certamente riducimmo l'inflazione e nù percento (riduciamo l'inflazione di un percento) mentre io sopravvivo a stento? E chi nun tene niente (e chi non ha niente)? Complimenti, hai vinciuto (hai vinto) l'elezioni e 'a gente? E' tiene 'e recchie (ce le hai le orecchie)? 'A gente, siente a gente (la gente, la senti la gente)? Lamenti, no aulive e chiapparelli (non olive e capperi), samenta, bello e sorridente, buono e rassicurante e non udente, ancora complimenti. It is no mistery we're making history, it is no mistery we're winning victory.

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Lettera al Presidente

Questa canzone fa parte dell'ultimo album dei 99Posse, quello che ha sfondato definitivamente sul mercato musicale italiano: "Corto Circuito". Questa è una canzone di denuncia che ha creato non pochi imbarazzi a causa del destinatario della "lettera", anche se i 99Posse hanno specificato di non avercela in particolare col presidente, ma con i rappresentati dello Stato in generale e che hanno scelto il Presidente semplicemente perchè faceva rima con "ponente".

Me presento. Songo (sono) 'O Zulù, salutammo (salutiamo) Presidente, dovete perdonare il tono "fuori" è un po' pesante. Presidente è importante: me s'è chiavato 'ncapa nu penziero e me turmenta (mi si è fissato in testa un pensiero e mi tormenta). Siente (senti): tu manco me canusce, però tu me rappresiente a me e a tanta gente (tu nemmeno mi conosci però mi rappresenti, me e tanta gente), e 'o prubblema è proprio chisto (e il problema è proprio questo): 'a ggente. Saranno 15 anni ca sorrido a tutte quante, suadente, Zulù non è cattivo, drogato e nemmeno delinquente, ho capito, vi siete spaventato, 'o ricchino (l'orecchino), 'o tatuaggio e 'o stracazzo che 'e cacato. Presidente sentite io nun me firo chiù, me so' scucciato 'e spiegà che cazzo tengo e pecchè sò 'o cuntrario 'e ll'ate (io non ce la faccio più, mi sono stancato di spiegare che cazzo ho e perché sono il contrario degli altri): è capitato. Na cosa piace a ll'ate? e pe mme è na ddio 'e strunzata (una cosa piace agli altri? e per me è una grossa stronzata). Presidente, sentite, manco me canuscite però me rappresentate e allora rispunnite, rispunne maledetto (e allora rispondete, rispondi maledetto): pecchè 'o strano songh'io e nun è strano nu cadetto o nu tipo in doppiopetto o 'o banchiere c''a valigetta (perche lo strano sono io e non è strano un cadetto o un tipo in doppiopetto o il banchiere con la valigetta). Maledetto il tuo dio, chi cazzo te l'ha ritto che 'o stabbilisce tu chi fosse stuorto e chi diritto (chi cazzo te lo ha detto che lo stabilisci tu chi è stortoe chi è diritto)? Presidente, è chiaro il concetto, ce siente (ci senti)? Cerco nei miei pensieri e vedo di capire se ho bisogno di te, ma la risposta è... stai lontano da me, vutte 'o sciato a ppunente (volgi il fiato a ponente) signor Presidente. Il concetto, Presidente, è che ncuorpo tengo 'a guerra santa e ncapa nu proggetto assaie distante 'a chello ca pienze tu e 'a chello ca penza tutt'a ggente che t'ha fatto Presidente (il concetto, Presidente, è che in corpo ho la guerra santa e in testa un progetto assai distante da quello che pensi tu e da quello che pensa tutta la gente che ti ha fatto Presidente). Io nun t'aggi''a spiegà niente, io faccio 'o musicante e ttengo cumpagnia c''a vocia mia, chi tene 'o piatto vacante si ttu, 'o Presidente (io non ti devo spiegare niente, io faccio il musicante e tengo compagnia con la mia voce, chi tiene il piatto vuoto sei tu, il Presidente). E' ccomme si tu fusse nu servizzio ca io nun ne songo utente (e come se tu fossi un servizio che di cui io non sia un utente), he'a venì addù me (devi venire da me) gentilmente, m'he 'a spiegà pecchè (mi devi spiegare perchè), gentilmente, essa sta cu tte (dovrei stare con te), gentilmente, che ne vene a me (che ne viene a me), gentilmente, e si a me nun mene vene niente, gentilmente, Presidente, muollame, vattenne e votta 'o sciato a ppunente (e se a me non ne viene niente, gentilmente, Presidente, mollami, vattene e volgi il fiato a ponente). Cerco nei miei pensieri e vedo di capire se ho bisogno di te, ma la risposta è... stai lontano da me, vutte 'o sciato a ppunente signor Presidente. A ppunente, a ppunente, nun volgio sapè chiù niente, nun sò chiù adolescente (non voglio sapere più niente, non sono più adolescente). 'E ttasse 'e ppavo proprio comm'a ttutta ll'ata ggente e n'anno 'e vita mia se l'è ppigliato 'o Stato proprio ultimamente (le tasse le pago proprio come tutta l'altra gente e un anno della mia vita se l'è preso lo Stato proprio ultimamente). A ppunente, a ppunente, nun volgio polizzia e cchell'aumenta, voglio 'o spazio sociale e vvaco arinto, appiccio 'a televisione e nun fa niente, servizi zero e zero ancora finanziamente (non voglio polizia e quella aumenta, voglio lo spazio sociale e vado dentro, accendo la televisione e non fa niente, servizi zero e zero ancora finanziamenti). A ppunente, a ppunente, nisciuno me rappresenta, nun voglio sapè chiù niente (nessuno mi rappresenta, non voglio sapere più niente), ca conto meno 'e zero (che conto meno di zero) è pure fin troppo evidente, e allora, Presidente, sia chiaro, arape 'e rrecchie, spile bbuono e tiene a mmente (apri le orecchie, spilale bene e ricorda): pe tte sò muorto aiere, defunto, lieve 'e mman'a cuollo e vaie c''o viento e faie cunto ca 'o muorto rint'a casa appesta e ffete overamente (per te sono morto ieri, defunto, togli le mani da dosso e vai col vento e fai conto che il morto in casa appesta e puzza veramente), pirciò falle pe tte (perciò fallo per te), Presidente, muollame, vattenne e votta 'o sciato a ppunente. Cerco nei miei pensieri e vedo di capire se ho bisogno di te, ma la risposta è... stai lontano da me, vutte 'o sciato a ppunente signor Presidente.

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Nell'era della confusione semiotica

Questa è un'altra canzone dell'album "Corto Circuito", che mi ha colpito subito molto, sia per il suo ritmo incalzante, che per il testo lunghissimo e ricco di spunti interessanti. Vi consiglio di leggerlo attentamente.

Ho spiegato al salumiere sotto casa il mio progetto di etichetta indipendente e le battaglie che facciamo per tenere il prezzo basso ma il problema è più complesso: se un dio lassù nei cieli, fosse solo un angioletto che va a spasso, ci fosse e vedesse e parlasse, potrebbe raccontare con parole più appropriate e convincenti, descrivere una ad una le decine di correnti contrastanti che su neuroni un po' inquietanti conducono milioni di impulsini cerebrali nello stomaco, idiosincrasia col mio fegato che manda sensazioni negative proprio al centro del mio colon, che prende gli impulsini di cui sopra e li rimanda dietro al volo: Back to my brain (indietro al mio cervello), quello che io sono non è mai abbastanza simile a quello che vorrei e a quello che vorresti tu da me che non lo sai quanto si assomigliano i sogni tuoi coi miei, non lo sai, non lo sai. Vivere nei margini dell'era della confusione, rompere semiotiche, gabbie di identificazione, no, non mi insegnare niente, lo so. Per essere più chiari certamente è meglio che sta storia parta dritta dritta dall'inizio: se un tizio malauguratamente fli dovesse capitare, invece di farsi schiacciare da pendolino in corsa che po' aroppo (che poi dopo) danno la colpa al macchinista, di fare il musicista, se il malcapitato fosse tanto sfortunato da essere anche un pluripregiudicato comunista, qualcuno può indicarmi come cazzo ess''a campà stu musicista (dovrebbe vivere questo musicista)? Lo so, io sono fortunato ma non mi scordo (dimentico) mai delle cambiali che ho pagato, e da allora mai più niente è ritornato, come prima di un raccolto c'è un lavoro manuale, l'antefatto e condizione di un'idea è che prenda bene sul terreno del reale. Riback to my brain. Quello che io faccio non è mai abbastanza simile a quello che farei e a quello che faresti tu che però non lo sai davvero, perchè tu ti diverti ed io lavoro. Vivere nei margini dell'era della confusione, rompere semiotiche, gabbie di identificazione, no, non mi insegnare niente, lo so. Ogni mese al ventisette per milioni di italiani c'è un'usanza, un rito abituale che consiste nel pigliare il caravaggio (prendere lo stipendio) con il quale per tutto il lungo mese s'ha da stennere 'o mesale (si deve apparecchiare la tavola). Banale? Ma zero ventisette per me sti cazzi banale, e e e ehi, qualcuno mi soccorra may day, aiuto, me don't wanna, me don't wanna go in tavuto (non voglio andare nella tomba). Banale? Dalla politica al mestiere spara l'intellettuale che ha le palle per dire sempre quello che pensa tra le pubblicità che gli riempion la dispensa, ho le palle piene di te, ne ho abbastanza: non merita attenzione chi si piglia una questione (prende questioni) sopra un fatto di cui non è a conoscenza, che non ha capito e che non glio riguarda, 'e bbattaglie vanno fatte pe risolvere i problemi materiali della vita, e so' bbattaglie sporche 'e mmerda, 'e bbattaglie pulite stanno sulo rint'a capa 'e chi stà sempe c''o culo aparato (e sono battaglie sporche di merda, le battaglie pulite sono solo nella testa di chi sta sempre con il culo al riparo). Vivere nei margini dell'era della confusione, rompere semiotiche, gabbie di identificazione, no, non mi insegnare niente, lo so. Vivere nei margini dell'era della confusione, rompere semiotiche, gabbie di identificazione, no, non mi insegnare niente, lo so.

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Pagherete caro

Questa canzone, che chiude l'album "Corto Circuito", è una canzone che aspettavo da anni ormai. Praticamente da quando è nata la Lega di Bossi. Tranne qualche lieve accenno in altre canzoni precedenti (vedi Facendo la storia), questa è la prima volta che una canzone intera è dedicata al fenomeno Bossi e alla Lega Nord. A quanto ne so, era da tempo che i 99Posse stavano preparando una canzone del genere e l'avevano promessa ai lor fans, soprattutto napoletani, da tanti anni.

Il simobolo italiano è la bandiera, e a me della bandiera italiana me ne passa p''o cazzo (non mi interessa), pirciò nun è quistione r'unità d'Italia, patria, fede o razza (perciò non è questione di unità d'Italia, di patria, fede o razza), è questione ca nuie già stammo esaurite e tu stai cacanno fuori dalla tazza, munnezza (è questione che noi già siamo esauriti e ttu stai cacando fuori dalla tazza, immondizia), è quistione che a cchella ladrona 'e Roma l'he chiammata mamma fino a che nc'he svacantato 'a zizza (è questione che a quella ladrona di Roma l'hai chiamata mamma fino a che non li hai svuotato il seno), e a nuie (a noi) camorra, pizza e furmaggio salato. Te sì guardato (ti sei guardato)? Va' cagnate 'o vestito c''a mmumente m'affucavo p''e rrisate (vai a cambiarti il vestito che a momenti mi affogavo per le risate), he vuluto 'o carnevale anticipato e l'he avuto (hai voluto il carnevale anticipato e l'hai avuto), mo' miettete 'o pigiama e va te cocche ch'è notte (ora mettiti il pigiama e vai a dormire che è notte), o si no t'anticipammo 'o capodanno e a capodanno 'o ssaie ca nuie sparammo 'e bbotte (altrimenti ti anticipiamo il capodanno e a capodanno lo sai che noi spariamo le botte), e Umberto 'o ssape bbuono ca 'n se spara c''a vocca, e botte so' na cosa delicata (e Umberto lo sa bene che non si spara con la bocca, le botte sono una cosa delicata), e Umberto è nu pagliaccio, si nce aggi'a fà nu piezzo ce 'o faccio e sia, nuie ca nun facimmo minacce, nuie ca addivinammo profezie (e Umberto è un pagliaccio, se gli devo fare un pezzo glielo faccio e basta, noi qui non facciamo minacce, noi qui indoviniamo profezie). Non so, non so più cosa tentare, tanto ho seri dubbi che tu possa capire. Non so, non so più cosa pensare, forte è la tentazione di farti del male. Pagherete caro tutta l'arroganza del vostro danaro, pagherete tutto, non ho niente da perdere se non miseria e lutto, tutto, pagherete caro, tutto, pagherete tutto. Vorrei essere una maga di quelle che non si fanno scrupoli a lanciare anatemi e scintille, fuoco e fiamme e incantesimi ti scaglierei addosso senza troppi problemi, sai che divertimento, che pariamiento, che soddisfazione finalmente, era ora che emozione, e mo' ti vengo a cercare. Ma non vorrei rischiare di dare troppa importanza alla tua ignoranza, alla tua arroganza, non vorrei rischiare di dedicare troppo tempo a chist'ommo 'e niente (a quest'uomo di niente). Non so, non so più cosa pensare, forte è la tentazione di farti del male, dimentichi la storia, eppure a scuola tu ci sei potuto andare, torna a studiare. Perciò non teorizzare, non sproloquiare, no, non ti invasare se no qui finisce male. Pagherete caro tutta l'arroganza del vostro danaro, pagherete tutto, non ho niente da perdere se non miseria e lutto, tutto, pagherete caro, tutto, pagherete tutto. Non so, non so più cosa tentare, tanto ho seri dubbi che tu possa capire. Non so, non so più cosa pensare, forte è la tentazione di farti del male. I miei fratelli Baschi, Irlandesi, Curdi, Palestinesi, Autonomen, Autonomisti nelle terre del Chiapas, no mas, si faranno ammazzare, ma domare no, mai. Chi ruba in terra altrui cerca guai e so' guai che troverai rivoltoso che non sai, ti manca lo spessore, non ce l'hai poverino, ma che te sbatte a fà (che ti sbatti a fare), ognuno ha il suo destino: io morirò gridando e tu sul tuo divano, lontano dalla fame, la galera, dal mirino del cecchino, non lo sai e non fare l'imprudente, per guidare la rivolta non basta la patente, necessita esperienza in autostrada, conoscenza del veicolo, chiarezza sul percorso e soprattutto un bel motivo convincente, 'na cosa intelligente, esattamente ciò che manca a te e alla tua gente: vuò bbene 'e figli, 'a villa è bbella (vuoi bene ai figli, la villa è bella), l'azienda rende, 'a vita è ghiuta e titò t'è ghiuta pure bbona (la vita è andata e t'è andata pure bene), anatema a te e 'a rivolta padana, assaggia, gusto pieno della mia città, assaggia, ccà se more pure pe nu "caravaggio" (qua si muore anche per uno stipendio), mannaggia 'o sango spierzo e chi non t'è maie muorto emigrato, o t'è muorto e t''o sì pure scurdato (mannaggia il sangue sparso di chi non ti è mai morto emigrato, o ti è morto e te lo sei anche dimenticato), coglione, e vuò fà 'a rivoluzione (e vuoi fare la rivoluzione), ma siente a me, chi t''o fa fà, siente a 'o zio, nuie ccà nun facimmo minacce, nuie ccà addivinammo profezie (ma senti a me, chi te lo fa fare, senti allo zio, noi qui non facciamo minacce, noi qui indoviniamo profezie). Non so, non so più cosa tentare, tanto ho seri dubbi che tu possa capire. Non so, non so più cosa pensare, forte è la tentazione di farti del male. Pagherete caro tutta l'arroganza del vostro danaro, pagherete tutto, non ho niente da perdere se non miseria e lutto, tutto, pagherete caro, tutto, pagherete tutto.

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