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    Fabrizio Calzia – Massimiliano Castellani "Palla avvelenata - Morti misteriose, 
    doping e sospetti nel calcio italiano" Edizioni Bradipolibri
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
      
      
    Se ne parla, ma troppo poco: ecco il perché di “Palla avvelenata”, che parte dalla famosa intervista che Zdenek Zeman rilasciò al Messaggero il 26 luglio 1998 (a pochi giorni dallo “scandalo Festina” del Tour de France, poi raccontato da Willy Voet nel libro “Massacro alla catena”, anche questo pubblicato da Bradipolibri) e dalla conseguente indagine avviata dal procuratore torinese Raffaele Guariniello per fare il punto sul fenomeno del doping e delle morti misteriose nel calcio nostrano. 
    Il libro offre ai lettori un quadro preciso e attento che ripercorre e ricostruisce gli avvenimenti degli ultimi anni (dalla chiusura del laboratorio dell’Acqua Acetosa al processo – ancora in corso – alla Juventus) per soffermarsi in particolare, attraverso interviste, ricostruzioni, ritratti di vita, sui tanti, troppi, casi “sospetti” che ammalano il nostro calcio: dalle troppe morti dovute al morbo di Gehrig ai casi di leucemia, di tumori al fegato, di infarto. Le morti non chiarite di Bruno Beatrice, Giuliano Taccola, Nello Saltutti, Mauro Bicicli, Guido Vincenzi, Ernst Ocwirk, Gianluca Signorini, Fabrizio Gorin, Andrea Fortunato... Una lista lunga, drammatica, mai completa, che chiede chiarezza attraverso le voci delle vedove, dei famigliari o dei vecchi compagni di squadra preoccupati per le loro stesse sorti. 
    Il morbo di Gehrig colpisce i calciatori in misura 150 volte maggiore rispetto alla media mondiale, altre malattie hanno percentuali assurde, largamente superiori a quelle delle persone che non svolgono attività sportive o che praticano altri sport. Il “cocktail infernale”, come lo definisce Eugenio Capodacqua nella prefazione, tutti quei medicinali usati negli anni per potenziare la muscolatura, per favorire un recupero veloce, per alleviare il dolore in vista di una partita importante, e “i cui effetti si cominciano drammaticamente a vedere”: il libro non lancia accuse avventate, ma fa il punto della situazione anche con l’aiuto di medici ed esperti. Gli autori non considerano il volume un punto di arrivo ma un punto di partenza per approfondire, discutere un drammatico mistero ancora tutto da risolvere. 
    Mauro Salizzoni, responsabile del centro trapianti delle Molinette e presidente della Commissione antidoping della Federciclismo, racconta ancora Capodacqua, denuncia un uso di EPO nei giovani tra i 17 e i 23 anni al di sopra del 50%. Quanti sanno ciò che assumono, quali conseguenze può avere sulla loro salute, quali rischi corrono? “Palla avvelenata” ha lo scopo soprattutto di mettere a conoscenza dei rischi e il suo scopo principale è quello di permettere un’informazione precisa e puntuale che porti soprattutto i giovani e i loro genitori a evitare che la situazione attuale possa continuare nei prossimi anni. 
    Un libro che parla perché tutti possano sapere, capire, decidere. C’è chi ha detto che un libro così fa male allo sport, che parlare di doping allontana dallo spettacolo sportivo. Gli autori si augurano, anche perché loro stessi appassionati di sport, che il risultato sia un desiderio di uno sport pulito, senza sospetti, senza malati e morti. Uno sport che torni a essere gioco, gioia, sfida leale, capacità di divertire e di divertirsi. 
      
    gabriella bona 
   
 
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