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    B. Carazzolo, A. Chiara, L. Scalettari "Ilaria Alpi" Edizioni Baldini & Castoldi
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
      
    “Nel 1989, è entrata in vigore la Convenzione di Basilea che vieta l’esportazione di rifiuti dai Paesi ricchi a quelli poveri […] Il traffico di rifiuti è un reato che attualmente cade in prescrizione in un periodo che va da tre a quattro anni e mezzo”: un mondo in cui è necessaria una convenzione per vietare qualche cosa di così barbaro come andare a inquinare il paese altrui con i propri rifiuti e in cui chi compie tali azioni, visti i tempi della Giustizia, è quasi sicuro di non essere punito, sembra assurdo, impossibile. E, invece, esiste, è quello in cui viviamo ogni giorno. 
    Ilaria Alpi, giornalista Rai, e Miran Hrovatin, operatore TV, con taccuini e cinepresa, tentavano di portare alla luce i misfatti dei paesi ricchi ai danni dei paesi poveri. Sono stati uccisi da un commando in Somalia, il 20 marzo 1984, e non si è ancora riusciti a trovare i mandanti e gli assassini. 
    Barbara Carazzolo, Alberto Chiara e Luciano Scalettari, giornalisti di Famiglia Cristiana, hanno tentato di ricostruire i percorsi dei giornalisti uccisi, di capire che cosa era successo durante le indagini e i processi, di far sì che la morte di Ilaria e Miran non sia stata inutile e che il loro lavoro serva per far cessare lo sfruttamento dei paesi poveri, Africa e America latina soprattutto. 
    Ostacoli di ogni tipo hanno tentato di sbarrargli la strada perché se “scaricare nei Paesi poveri i rifiuti e i veleni prodotti dai Paesi industrializzati che in patria non si possono o non si vogliono smaltire, per problemi economici (alti costi) e di consenso elettorale (nessuno vuole una discarica sotto casa), è già una cosa inconfessabile […] farlo barattando pezzi di territorio in cambio di tangenti e di armi è un segreto da proteggere a ogni costo”. 
    Sono traffici che durano da decenni, nei quali sono coinvolti faccendieri, personalità politiche (negli anni delle indagini di Alpi e Hrovatin soprattutto legate al PSI di Bettino Craxi), mafia, ogni sorta di personaggi ambigui. Sono storie in cui la cooperazione e le iniziative per i paesi in via di sviluppo si sono trasformate in sfruttamento selvaggio del mondo più povero, dove sono state inquinate l’aria, l’acqua e la terra, dove malattie hanno colpito e ucciso persone e animali, dove in cambio di siti in cui scaricare rifiuti pericolosi, speciali, ospedalieri, radioattivi, sono state fornite armi che hanno permesso la prosecuzione di atroci guerre civili. 
    Il libro che i giornalisti di Famiglia Cristiana hanno scritto “per saldare un debito di giustizia nei confronti di Ilaria e di tutti coloro che sono stati uccisi mentre con la loro professione rendevano un servizio al Paese e a tutta la comunità civile “, ci porta lontano, in luoghi, situazioni e ambienti poco conosciuti e che si tenta in ogni modo di tenere nascosti perché qualcuno possa continuare ad arricchirsi. Un libro coraggioso che tenta di scuotere un silenzio pericoloso e di portare alla luce non soltanto traffici che continuano indisturbati ma anche chi, in vari modi, continua a coprirli e l’indifferenza che rischia di rendere inutile il lavoro di chi, per denunciarli, ha rischiato e perso la vita. 
      
    gabriella bona 
   
 
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