Walea, isole Togian

Central Sulawesi

Isole Togian: scommetto che a ben pochi di voi questo nome dice qualcosa. Solo recentemente infatti si comincia, ancora timidamente, a parlare sulle riviste specializzate di questo arcipelago incantato, sperduto nell' immensità delle oltre tredicimila isole appartenenti all' Indonesia; questa manciata di isole coperte di lussureggiante vegetazione, circondate da barriere coralline ed abitate da poche migliaia di locali che vivono in alcuni villaggi, sono rimaste fino ad ora praticamente sconosciute al turismo di massa, dirottato nella ben più conosciuta Manado. E si che già Cousteau, durante uno dei suoi viaggi esplorativi, ebbe modo tanti anni fa di visitare le Togian e di cantare le lodi della loro abbondante vita marina, così particolare da renderle un vero paradiso subacqueo.

Mi sono recato là per un mese nell' estate'99, dove ho alloggiato nel nuovo resort tutto italiano costruito sull' isola di Walea, la più esterna del gruppo delle Togian, che ospita fino ad ora solo questo villaggio turistico: le altre 2-3 strutture in grado di accogliere subacquei si trovano sulle altre isole interne al golfo. Forse il motivo per cui sono rimaste intoccate è dovuto al loro relativo isolamento: infatti raggiungerle è piuttosto lungo e faticoso, anche se oggi decisamente alla portata di chiunque grazie a collegamenti aerei sicuri e regolari con il resto dell' Indonesia

Se è molto facile rimanere stregati dalla bellezza di Walea già in superficie, per chi va sott' acqua è praticamente impossibile non restare soddisfatto dalle immersioni che si possono effettuare sulle splendide barriere coralline che circondano l' isola: i fondali infatti sono ancora perlopiù vergini, finora visitati dai subacquei di un solo resort, che hanno a disposizione più di una trentina di punti d' immersione individuati fino ad oggi, cifra destinata ad aumentare vista la vastità dell' area ancora parzialmente esplorata. Inoltre il Sulawesi, grazie alla sua favorevole posizione geografica ed alla sua storia geologica, costituisce un habitat ideale per i reef che si sono sviluppati lungo le sue coste, reef che possono vantare in assoluto la più alta biodiversità (ossia concentrazione di specie diverse in un ristretto spazio) al mondo. Infatti le estinzioni di massa che hanno caratterizzato le barriere coralline di altri continenti, milioni di anni fa, qui non hanno mai avuto luogo, permettendo cosi ai coralli di moltiplicarsi e svilupparsi in maniera sbalorditiva. Ovunque si immerga, il subacqueo troverà immancabilmente concentrazioni di corallo impossibili da ammirare altrove, immense praterie sommerse interamente formate da organismi sessili che si susseguono secondo un andamento apparentemente caotico, ma in realtà dettato da ben precise regole di sopravvivenza. Spugne, corallo nero, gorgonie ed alcionari raggiungono spesso dimensioni eccezionali, nutriti dal costante ed abbondante flusso di plancton trasportato dalle correnti.

Le immersioni

Anche se è molto difficile dare una descrizione esaustiva delle caratteristiche subacquee dell' area di Walea, vista l' enorme varietà di condizioni possibili, si possono distinguere due zone: una, prospiciente al villaggio, rivolta verso il golfo di Tomini, è sempre protetta dai marosi grazie alla cintura corallina dell'isola; l'altra, raggiungibile in pochi minuti di barca dopo aver attraversato la pass che divide la laguna dal mare aperto, è caratterizzata dalla presenza di splendide secche che salgono da batimetrie dell' ordine di mille e più metri. Nella laguna le immersioni sono adatte anche ai subacquei principianti, in quanto la corrente non è mai forte: proprio per questo motivo i coralli qui sono rigogliosi e dalle forme più strane (da segnalare la presenza di enormi coralli "a tavola" di oltre due metri di diametro), il reef è colorato come poche altre volte mi è capitato di vedere ed ovviamente migliaia di pesci di barriera, dagli anthias più sgargianti ai pesci scorpione, volteggiano a mezz' acqua per nulla intimoriti, anzi incuriositi, dalla presenza del subacqueo (mi sono imbattuto spesso in cernie mastodontiche che, dopo un attimo di diffidenza tipica delle creature non abituate all' uomo, sono rimaste ferme a fissarmi negli occhi!). Le profondità raramente superano i 40- 45 metri, la limpidezza dell' acqua è generalmente buona, se non ottima, e consente di ammirare il passaggio nel blu di pelagici quali piccoli tonni, carangidi, tartarughe e qualche squaletto di barriera.

Il discorso è leggermente diverso per la zona al di fuori del reef principale: qui le immersioni richiedono una certa esperienza, in quanto le correnti, spesso poco prevedibili, possono raggiungere una intensità tale da rendere impossibile ogni tentativo di contrastarla; molto meglio lasciarsi trasportare godendosi lo spettacolo impareggiabile che, con un pò di fortuna, essa può offrire: a ridosso di pareti a strapiombo sull' abisso, ricche di gorgonie, corallo nero e turgidi alcionari, si assiste ad un continuo via-vai di pesce di dimensioni veramente ragguardevoli; più di una volta mi è capitato di trovarmi in mezzo ad un branco sconfinato di carangidi (non quelli, tanto per intenderci, che si possono vedere a Sipadan, ma bensì carangidi di oltre un metro), mentre poco lontano nuvole di rainbow runner e giganteschi tonni di passaggio nuotavano nervosamente circondati da squali grigi e da qualche impressionante esemplare di Silvertips (squalo dalle pinne d' argento). In alcuni punti ogni incontro è possibile, dalle cernie grosse come piccole utilitarie allo squalo volpe; perfino le mante, durante il periodo di fioritura del plancton, possono costituire un avvistamento quotidiano: un paio di volte il nostro gruppo ha avuto la fortuna di ammirare ( e fotografare!) il passaggio di assembramenti di 15-20 esemplari.

 

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