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Immersioni effettuate: circa 50 in un mese

 

Descrizione dei principali dive spots:

 

Pulau satu

reef tondeggiante, visitabile in una sola immersione, adatto anche ai principianti. Vita bentonica molto rigogliosa, molto pesce di barriera. Da segnalare: gran quantità di bellissime spugne dalle forme bizzarre.

Pulau dua

due reef distinti, ma molto simili tra loro: di forma allungata, si caratterizzano per la presenza lungo le estremità di un pianoro corallino, situato a circa 30 metri, che finisce per sprofondare a perpendicolo nel blu. Qui si possono trovare maestose gorgonie protese verso la corrente, spugne a botte, crinoidi dai colori sgargianti e molto pesce di medie dimensioni che volteggia nel blu, il tutto esaltato dalla luminosità del fondale favorevolmente esposto alla luce del sole. Immersioni, nei limiti di profondità, adatte a tutti. Incontri possibili: tartarughe, cernie, qualche pelagico di passaggio. Da segnalare: presenza di alcuni alcionari di dimensioni prossime al metro, rigogliosi coralli a frusta.

Pulau tiga

in indonesiano significa "tartaruga", avvistamento possibile anche in questo lungo reef, caratterizzato da pareti scoscese ricche di vita. In prossimità della superficie, giardini di corallo intoccati e molto luminosi. Immersione adatta a tutti. Da segnalare: grotte e spaccature ammantate di alcionari, gorgonie e corallo nero.

Pulau ampat

si tratta della pass che collega il golfo al mare apertoin pratica un lungo , vallone che non supera i metri di profondità. In presenza di corrente, è possibile 30-35 assistere al passaggio di pelagici anche in gran quantità. Immersione in "drift", di media difficoltà. Da segnalare: foreste di coloratissime gorgonie ed alcune spugne a botte in grado di contenere Luca, istruttore sub del Walea resort (di dimensioni non particolarmente..."gigantesche!")

 

 

Pulau lima

questo esteso reef, sul quale sono possibili svariate immersioni, deve il suo nome al rudimentale faro eretto sul corallo per segnalare ai naviganti la secca. Si tratta, a mio parere, di una delle immersioni più belle: la parete sprofonda come una muraglia a picco verso profondità molto elevate, ornata da spaccature ricche di vita e da fittisimi organismi sessili. La particolarità è che, essendo un luogo esposto al mare aperto e, quindi, a correnti anche di una certa importanza, se si ha la fortuna di incappare nella giornata giusta (questa è infatti una delle particolarità di Walea: nulla è garantito, ogni immersione è differente dalla precedente), da ottima immersione che è anche senza incontri "importanti", questa può trasformarsi in una esperienza indimenticabile: branchi di centinaia di carangidi e talvolta anche tonni risalgono, quasi storditi dalla forza della corrente, dai fondali profondi, quasi sempre "scortati" da qualche massiccio esemplare di squalo grigio; qui abbiamo avvistato anche, per due volte di seguito, branchi di mante che danzavano a mezz' acqua, come anche la sagoma possente e poco rassicurante di uno "squalaccio" che si profilava in lontananza (forse un solitario longimano o chissà cos' altro!). L' immersione in presenza di corrente leggera è di media difficoltà, mentre quando questa è forte (si nota già dalla superficie a causa del flusso di marea) è consigliata solo a subacquei esperti ed in buona forma fisica.

Pulau anam

ossia la "secca" per antonomasia: questa montagna sommersa infatti, circondata da centinaia di metri d'acqua, risale fino a circa dieci metri sotto il pelo dell' acqua, e costituisce una torre isolata di non facile individuazione dalla superficie; qui l'attracco è praticamente impossibile, per cui la tecnica usata è l' immersione in drift. Anche qui l'estensione della secca non permette di visitarla in una sola immersione, che va pianificata con molta attenzione a seconda della direzione del flusso di corrente e della sua intensità; essendo inoltre molto facile esagerare con la profondità, chi va sott' acqua deve avere una certa esperienza ed essere allenato. Ma veniamo al dunque: a mio parere si tratta della immersione n°1 qui a Walea, che non esiterei nemmeno ad inserire nelle prime dieci al mondo. Su questa secca infatti sembra essere concentrato l'intero campionario di vita dell' indopacifico, dal nudibranco più raro allo squalo pelagico: con le giuste condizioni, i branchi di pesci possono perfino oscurare la luce del sole, dando l' impressione di trovarsi nel bel mezzo di un bombardamento; dal blu possono improvvisamente spuntare squali grigi, silvertips, mante, tonni e carangidi che talvolta si avvicinano fino a sfiorarti. La vita bentonica è cosi ricca e stupefacente che in alcuni casi ti fa ignorare il ben di dio di pesci che magari ti sta passando a poca distanza nel blu. E' impossibile trasmettere a parole le emozioni che ho provato laggiù senza scadere nella banalità dei superlativi...è decisamente meglio andarci per rendersene conto di persona!

Pulau tujuh

altro reef molto bello, in grado di far andare fuori di testa qualunque fotografo per la presenza di un reef satellite completamente ammantato di alcionari, gorgonie, spugne, coralli a frusta, corallo nero...e chi più ne ha più ne metta! Avvistato anche uno squalo volpe

Pulau delapan

questa è una minuscola isola situata in mezzo al mare, distante circa un' ora di barca ad est delle Togian; la particolarità è che, oltre ad essere deserta, è ricoperta esclusivamente da pini marittimi (non chiedetemi il perchè). La sua laguna è veramente paradisiaca, estesa per molte decine di metri oltre la spiaggia. Qui ho effettuato solo tre immersioni, ed in un caso il nostro gruppo è stato il primo in assoluto a "battezzare" l' immersione (infatti resta ancora molto da esplorare). Che dire, anche in questo caso le parole mi mancano per esprimere la suggestività dello scenario marino, anche qui dominato da drop-off interminabili, colori accesi ed emozionanti caroselli di pesci.

N.B: i nomi dei luoghi di immersione, su espressa richiesta dei proprietari del Walea Resort, sono fittizi... quelli veri li saprete sul posto!

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Considerazioni sull' ambiente

Sebbene l'ecosistema di queste isole sia ancora praticamente vergine, bisogna dire che anche qui da qualche tempo si stanno diffondendo i metodi di pesca distruttivi (bombe, cianuro) che, ahimè, sono cosi diffusi nel resto del sud est asiatico. Per ora il fenomeno resta piuttosto isolato, dato che la maggior parte dei pescatori usa metodi rudimentali e di pura sussistenza (anzi, odia i "bombaroli" in quanto danneggiano il loro lavoro), e tale tipo di pesca illegale è resa ancor più difficile dalla profondità delle acque intorno ad alcuni reef che non consentono lo sgancio dell' esplosivo. In un mese di immersioni solo un paio di volte mi è capitato di sentire qualche esplosione sottomarina, come anche in ben pochi punti il reef risulta danneggiato; è chiaro che però se il fenomeno non si ferma rischia di mettere in serio pericolo la natura del luogo. Perciò penso che il turismo costituisca, strano a dirsi, un valido modo per salvaguardare le coste: le barche dei sub sono un validissimo deterrente contro la pesca illegale, e l' istituzione di un parco marino con una postazione permanente della guardia costiera permetterà certamente di arginare il problema.

 

Isole Togian: reportage di viaggio

 

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