La Terra Santa, molto più che un sito, è una metafora;
è il simbolo che in noi si è creato e che usiamo per provare a spiegare cose difficili da capire. La realtà dell'ex-manicomio, le arcane sofferenze, lo sgomento, i sorrisi inquieti sono cose inesprimibili, spesso oscure anche a chi, come noi, le incontra.
Ed ecco che piano piano il luogo dove tutto ciò viene vissuto
si trasfigura e ci si mostra in altre fogge.
Il manicomio è, indubbiamente La Terra Santa (come nei canti di Alda Merini); è il luogo dove nuove leggi regnano, dove il Bene ed il Male duellano senza mediazione, è il luogo dove la terra stessa diventa necessaria, quando c'è. Non saremmo in grado di spiegare come si viva qui dentro e forse non sarebbe giusto farlo. Non sapremmo rendere, a chi non vi sia mai entrato, la complessità magnificente della vita che scorre in questo luogo, così distante.
E' così che La Terra Santa ha assunto i caratteri di un'ideale mesopotamia.
Essa si presenta a noi come un regno separato, dal resto del mondo,
da fiumi vasti e tortuosi.

A questi fiumi noi porgiamo l'attenzione, perché, se da un lato segnano i confini di questa landa, dall'altro ne rappresentano la soglia.
A chi non teme di guadarne le acque si apre la possibiità di giungere sulle rive della Terra Santa.




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