LA
REAZIONE DEL 1861- IL SACRIFICIO DEI ROTONDI ED IL SACCO DI TORRE
Dieci
mesi dopo la strage del settembre 1860, esattamente l’8 luglio del 1861
riesplode la
reazione a Montemiletto, con una ferocia sorprendente. Torre le
Nocelle questa volta sta dalla parte dei liberali e come si vedrà invia
una squadra di 23 uomini, capitanati da Paolo e Giovannino Rotondi,
in aiuto a Montemiletto . Saranno tra i martiri della ferocia dei
reazionari che si macchiarono di nefandezze incredibili: fucilazioni
sommarie, linciaggi e perfino ferimento di bambini ed oltraggio dei
cadaveri e del clero. Il resoconto è tratto da una monografia del 1862 a
firma di A.P. pubblicata a Napoli nello stesso anno.
Sintetizziamo
i punti salienti :
|
A.P.
“IL MARTIRE IRPINO”
Le
"orde rivoluzionarie" si erano
"
lasciate crescere ad un numero rimarchevole, senza preventivi ostacoli.
Certo è che la presente, di cui ci occupiamo, organizzata in Montefalcione, e
col favore di quelli circonvicini paesi, accennava pigliare prima la volta di
Montemiletto, come quel paese che, in preferenza degli altri, era più disposto
a riceverla... Correva il 5 luglio 1861, quando Tarantino, garentito dagli
ordini di Nicola De Luca Governatore di Avellino, si metteva per parecchi paesi
della Provincia in far gente... percorse senza posa più punti, da capitare nel
corso della notte eziandio in Candida. Quivi, mediante direzione avutane da
Basilio Porcari, fu a trovare il costui germano Diocle, il quale... venne
narrandogli che in Montefalcione fermentavasi la rivolta... Il perchè Tarantino,
comunicatosi sul da farsi col Capitano Nazionale di Candida, a nome Michele
Tacli, ebbe ad arruolarvi circa ottanta individui, i quali nel mattino vegnente
furono con lui a Pratola, intervenendo anche il loro Capitano testè menzionato
Sig. Tacli: quivi dispensandosi la diaria furon tutti da Tarantino soddisfatti.
Il Capitano che voleva far distinguere il suo grado dalla paga, pretendea quanto
a capitano di truppa regolare possa convenirsi... profittando il Tacli
dell'occasione, che Tarantino erasi gitto a ristorare di una qualche ora di
riposo le membra affralite dal trapazzo della notte antecedente, il Capitano
insinuò quella raccolta gente a disertarsi, e vi riuscì. Né per questo
sgomentassi Tarantino perché dovesse tralasciare l'impresa... Intanto non avea
toccato la salita della Serra, che le famiglie liberali di Montemiletto, quali
esuli di Parga, chi con figliolino alle poppe, chi con uno, chi con altro
oggetto di cara reminiscenza, traevano trepidanti a trovare un provvisorio asilo
in Pratola; dacché l'orda micidiale, erasi divulgata più certa e più costante
la voce, fosse già in procinto d'invadere il paese... Ma pervenuti al colmo
della Serra, donde dovean tenere per Montemiletto, né di Montefusco, né dei
vicini paesi alcun braccio di rinforzo vedesi... Solo vedevi un raggirarsi di
brutti ceffi e di torve ciglia, preludio di tradimento; un pallore di chi
precorre l'attentato; un cupo brontolio foriero di più cupa tempesta. Egli credè
intanto
saggia cosa mettere in salvo le liberali famiglie del paese, invitandole
a raccogliersi nel palazzo del martire Giuseppe Fierimonte ......
"Sorgeva
l'alba del 7 luglio, e con fremito indomabile, impaziente all'arrivo dei
promesso rinforzo, con quelli suoi cacciossi Tarantino per la via del bosco, a
misurare le mosse del brigantaggio, che di lì diceasi probabilmente sbucare. Ed
esaminato ad una certa distanza quel punto tutto gremito di nemici in armi, pensò
bene rinculare, ed attendere la forza. In tempo sorvenne un drappello di
Montefredane capitanato da Pasquale Barone, ed un altro guidato da Giovanni
Ciampi, composto di Sampaolinesi, Montefuscani, Pratesi e Pratolesi, tutti al
numero approssimativo di un centinaio. Con questi si mise animosamente nel
bosco; attaccò un fuoco accanito coi briganti; li respinse cacciandoli fin
sotto Montefalcione: in dove unitisi quelli ad altro maggior numero, ed a tutto
il paese, che toccò le campane a martello, convenne che Tarantino avesse presa
la volta di Pratola, come praticò; traendo ciò non pertanto prigionieri otto
de' nemici, compresovi un monaco, parente di quel Basilio Pagliuca detto
innanzi; i quali tutti furon inviati al carcere di Montefusco. Tra costoro si
contava pure un Napoletano, mentre un altro suo compaesano fu morto da' nostri
fra l'attacco tenuto nel bosco; essi trovavansi assoldati in Montefalcione a
carlini sei quotidiani, per mezzo di uno spaccapietre di Pratola, nominato Luigi
... : sebbene nel retto senso eran essi i "corrieri postali del Comitato
Segreto ......
Ma
la missione del Tarantino non era a Pratola: ben ella erasi a Montemiletto. Ivi
il confermava un Ufficio dei Governatore De Luca, concepito in questi termini:
"Caro Carmine, ti raccomando di non abbandonare Montemiletto: colà devi
tener fronte, essendo quello un punto interessantissimo. Se per poco abbandoni
tal punto, i reazionari potrebbero assaltare Montefusco, e farne evadere un
duecento sessanta prigioni, ed allora le file di costoro verrebbero rinforzate a
segno, da non poterle più domare. lo ti raggiungerò a volo con una colonna
imponente di armati." Addì 7 luglio 1861; il Governatore Nicola De Luca.
... Ma atterrito Pasquale Barone alla vista degli eventi di quel giorno,
accomiatandosi da Tarantino, con la lusinga che il domani sarebbe tornato coi
suoi e con maggior numero di forza, battè ritirata. Fè lo stesso il drappello
di Ciampi, allegando a potente ragione di non convenirsi lasciar privo della
loro guardia il carcere di Montefusco, minacciato allora da un'aggressione di
altre masnade, che avean già diffuso largo sospetto di tale attentato giunto
Cosicchè il solo Tarantino co' suoi mosse per Montemiletto e vi fu giunto a
circa la metà della notte... non appena ispuntò la nuova luce, che tosto
inviò messi a De Luca, per aver braccia; facendogli annunciare che i
briganti, profittando del breve numero di essi, giusta l'avviso facilmente
ricevutone da qualche occulta spia montemilettese, già erano in procinto di
piombar loro addosso. Quand'ecco
di Torre le Nocelle, quei due fratelli Rotondi Pietro Paolo e Giovannino... e
coi numero di ventitre individui, che seco loro traevano in armi, accorsero di
ausilio in Montemiletto. ... Fu allora che l'egregio Capitano
Nazionale di Taurasi, Stanislao d'Arena, in passando per quivi, perchè dovea
recarsi in Avellino, ad annunciare altre rivolte, ed implorarne soccorsi, vide
che il più pressante soccorso doveva prestarsi a Tarantino... ed impennando le
ale ai piedi, volò per l'oggetto.
Intanto
a tamburo battente s'inoltrava l'orda micidiale: in paese, dove non poteano
sperare di chi li guardasse alle spalle: col pensiero che anche battendosi ad
aperta fronte, avrebbero dovuto abbandonare all'artiglio nemico l'imbelle sesso
delle famiglie acquartierate nel Palazzo Fierimonte, cui potevasi da più vicoli
aggredire: né potendo essi, per la pochezza smembrarsi in più punti: convenne
stringersi tutti in quartiere, e da quivi attendere l'inimico. Così fu
eseguito: ed il Sindaco di Montemiletto Michele Fierimonte... barrò e chiuse a
chiave le porte del palazzo, e misesi in tasca le chiavi, quivi rinchiudendosi
anche egli con Tarantino. Furono collocate con ogni accorgimento e dove l'uopo
richiedeva le scolte: tutti disposti erano all'attacco. E già comincia il primo
fuoco e da fuori e da dentro.
Degli
esterni però nessuno osava farsi da presso, poichè i proiettili dall'interno
grandinavano. Nè le donne stavano quasi timide o inoperose: di esse altre si
ebbero anche la lor parte all'attacco: altre non potendo diversamente adoprarsi,
somministravano caricati i fucili ai combattenti... Dalle ore dieci italiante
per sino a quasi il meriggio, durò talmente viva la resistenza degl'interni,
che gli esteriori stanchi oramai a tanta inespugnabilità, mandarono
ambasciatori a Tarantino, dicendo, che lui e i suoi ne porterebbero salva la
vita, purché si arrendessero e depositassero le armi. "Che le venissero a
prendere essi" fu la risposta. Altri messi, altre insistenze: quindi altra
degna risposta "che il vero italiano muore con le armi in pugno ......
Ma
la turba dei nemici si era fatta numerosissima: gli sforzi di quei nostri
fratelli erano, per quanto eroici, insufficienti: di tutte le promesse forze,
neppure un pugno di armati in loro aiuto.... mentre un brulichio di gente
richiamava maggiori sforzi e maggiore attenzione de' nostri al prospetto del
palazzo; altri di soppiatto già sottentrati erano alla parte opposta e
inferiore; e quivi ad una casa sottoposta al palazzo medesimo appiccarono le
fiamme Già queste crepitavano: già globi di fumo, di tetra luce, di rapide
faville s'elevano alle sfere. Accorrono con ogni alacrità adoprandovi i nostri
quanto facea duopo ad estinguerle. e lottando così con le fiamme e coi nemico.
... Avrebbesi dovuto vedere come (le donne)... si affaccendavano... chi a tirar
acqua dalla cisterna esistente nel cortile dei palazzo, chi con grembiali di
terra, chi con pietre in capo ed altri materiali accorrevano a smorzar
quell'incendio."
"... gli ottimi cittadini di Montefusco, dalla vetta del loro paese,
visto il periglio di tale incendio... dettero in allarme facendo un subito
appello a porzione della Compagnia del 62° che colà stava di guarnigione,
nonchè alle Guardie di S. Giorgio La Montagna e Pietra de Fusi, restando essi
però a custodia del carcere. E fatto così un numero di oltre a trecento si
divisò dare alle spalle del nemico e liberare i fratelli.
Già
la squadra tutta. a stretta ordinanza teneva la via di Montemiletto, mentre
dodici di loro ne aveva spediti come di guardia avanzata... e questi dodici si
erano tanto inoltrati che giunsero essi soli ad occupare il paesello di
Montaperto ... abbattendo le bianche bandiere erettevi... quindi gongolanti di
giubilo ... si volsero e si videro abbandonati: di tal si avvisarono mettersi in
salvo. In verità i compagni non più li seguivano: avevano essi dato le spalle:
perocchè un saponaio domiciliato in Montemiletto" aveva sparso la voce che
"i briganti eransi in Montemiletto ingrossati a circa seimila: che altri
stavano per invadere Pietra di Fusi e S. Giorgio la Montagna... Così creduli
alle dicerie di un Simone Montemilettese, si pensò dare in volta, ciascuno a
guardare il proprio paese. Intanto l'edificio Fierimonte non era ancora in ruina...
E poichè col primo incendio aprironsi via nella casa sottoposta al Palazzo, ove
porzione s'immisero, senza poter essere offesi dall'alto; avvenne, che da quivi
bucarono un muro, che metteva ad un sotterraneo del ridetto Palazzo, in dove
giaceva una grossa catasta di legna alle quali sommisero delle fiamme. Furono
allora inutili tutti gli sforzi... ululati di donne, gemiti di pargoletti,
fremiti ed urli di combattenti... altra porzione di briganti facendosi testugine
di massicci tavolini, o di ben folti fasci di cespugli e di altro, vi
sottentrarono e di diverse quantità di combustibili vi affissero. E come furon
vedute ancora queste in fiamme (cioè, le porte d'ingresso del palazzo), e che
una folta di nemici si accalcava per invadere il palazzo, ed impedire la
sfuggita ai rinchiusi; di costoro altri cercavano asilo in qualche occulto
recesso... altri tentavano gittarsi nelle voragini dell'incendio; fanciullini
che imploravano mercè alle madri...; una donna, (ed era la infelice moglie di
Domenico Colletti ‑ deceduto nella prima reazione ‑) per non
capitare tra le mani nemiche, si tonfa nella cisterna, donde poco prima innanzi
affannavasi ad attingere acqua per ismorzare il primo incendio. ... Altri
seguivano Tarantino a slanciarsi tra gli avversari... ma una fitta scarica di
rincontro li privò pure di quest'ultima e sì nobile vendetta. Il
primo a restar senza vita fu Pietro Paolo
Rotondi: indi due cari
giovani... Alfonso Accomando di Manocalgiati e Giuseppe Cennamo di Atripalda.
Contemporaneamente veniva ferito al volto Tarantino; ma non senza che costui
avesse gravemente ferito di baionetta la manca spalla di un Montellese, lasciato
guarire dal dottor fisico di Montemiletto, Giuseppe de Leo... Non ebbe tempo
Tarantino di trarre il secondo colpo, col quale forse ci avrebbe sgravato del
famoso Angiolo Ciarla; perocché già gli venne un colpo letale al petto, sicchè
cadde abbracciando gli estinti fratelli, che gli giacevano ai piedi, non che
Ciuseppantonio de Benedictis di Manocalgiati, che là là gli cadeva da lato.
In
questa si diffuse una voce allarmante, che sorveniva la forza; al che si
circonfusero quegli assassini, a tutt'altro badando, che al barbaro macello
intrapreso. Della qual cosa profittando parecchi de' rinchiusi, chiesero
salvarsi, chi col confondersi tra la mischia, e fingersi pure avverso ai
liberali, chi coll'isvignarsela e disperdersi. Tra questi ultimi è da noverarsi
Giovannino Colletti, figlio del fu Domenico. Il giovanetto fuggiva ignoro della
triste fine di sua madre, ed immemore del resto di sua farniglia...
In
tale stato di cose, assicuratisi quei reazionari della falsità di un tale
allarme tornarono di bel nuovo alla scena di sangue: e cinque soldati del 62°,
ch'erano partiti con Tarantino, sopraffatti dal numero nemico, dietro
un'accanita zuffa capitarono nelle mani di quei briganti, i quali tre ne
fucilarono là là; altri due, con migliore avviso, li tennero in vita, per
giovarsene nei loro stratagemmi avvenire. Di questi poi, siccome nel successivo
attacco in Montefalcione uno se la scampò, menandosi tra la nostra truppa
guidata dal Governatore de Luca, come appresso accenneremo; così fu l'altro
dannato alla fucilazione, per sospetto che non seguisse l'esempio dei compagno.
Si fu fatto lo stesso all'egregio Capitano di Montemiletto Pellegrino Fina,
trascinato sanguinante e tra burberi dileggi dato pasto ai cani. Indi,
stabilitasi la guardia all'ingresso, e dato ordine che donne e fanciulli ne
uscissero col dono della vita, porzione di essi s'intromisero a perquirere i più
sospetti penetrali dei Palazzo. Ed ecco uscirne due giovanette, una delle quali
con un ragazzo di cinque in sei anni quasi agonizzante tra le braccia, che
grondava sangue dalla tenera persona. Era questi un loro fratellino che mentre
giaceasi nascosto dietro alcune botti, un brigante, perlustrandovi a tasto di
baionetta, lo avea punto dolorosamente; di che non potendo tenersi il fanciullo,
esclamava "mamma"», e quei vibratagli una fucilata, da saltargli la
rotola di un ginocchio. Quelle giovinette poi erano due figliuole del memorabile
Domenico Colletti... Usciva tra una folta e pietosa corona di sua famiglia
Michele Fusco di Montemiletto, sostegno unico di sua casa, merce l'esercizio
dell'Avvocheria... Ma le guardie della porta, scostandosene a viva forza le
figlioline danno di mano ad un suo figlioccio, ed innanzi agli occhi paterni lo
stendono vittima. Ne valsero per costui le tenere e lacrimose intercessioni
della madre, la quale... discinta e genuflessa interpone il suo petto per la
salvezza del consorte. Indarno!... strappatala di mezzo, danno barbara morte a
quell'uomo gli stessi, cui delle fiate aveva egli difesi in linea giudiziaria.
Sarebbe
un'infarnia non registrare tra questi martiri irpini i nomi dei germani Samuele
e Generoso Leone, che, distintisi per quanto poterono in questi attacchi,
caddero dappoi negli artigli nemici, e neldi sussecutivo furono dannati alla
fucilazione. Pochi giorni dopo la prima reazione avvenuta in Montemiletto nel 6
settembre 1860, un giovane domiciliato in Avellino, per nome Antonino Lucadamo,
il quale nella qualità di Caporale Nazionale trovavasi colà di guarnigione,
vide una vecchia che dal luogo dell'attuale macello, erasi genuflessa; e preso
un pugno di polvere dalla terra, se lo appressava alle labbra, baciandolo.
Curioso il Lucadamo dell'atto di costei con gentili maniere, le chiese lingua
del motivo, che a' siffatta dimostrazione l'aveva spinta. E quella cortesemente
rispose: 'Figlio mio, questa è polvere santa: essa è ancor calda del sangue di
mio marito che nella reazione di pochi giorni addietro sugellò col suo martirio
la libertà della Patria". E questa vecchierella era la madre dei
sunnominati Leone, i quali non volendo inaridita quella terra intrisa dei sangue
paterno, la innaffiarono coi sangue loro, cadendo per lo stesso eroico motivo e
sullo stesso suolo dove il padre malanno antecedente moriva. Ma un loro
fratello, l'Arciprete Leone, volendo serbarsi a più opportuna vendetta. l'aveva
già campata con la fuga. Quando una vecchia, che se n'ebbe accorta, gli gridò
appresso l'allarme; sicché raggiunto da più colpi di schoppettate nemiche,
cadeva estinto l'unico esempio del cittadino Cristo,.. Nè bastava di averlo
ucciso: non ebbero ritegno di pur insevire sul cadavere..." .
"Con
la morte di Pietro Paolo Rotondi si è aperta la funestazione della strage, e
con la morte dell'altro fratello Giovannino si chiude. In verità era questo
giovanetto nei fior de' suoi 17 in 18 anni, bello nella persona e nel viso,
gentile di aspetto e di core, biondo nella capigliatura... Eppur questo
giovanetto compiva il martirio della casa Rotondi, cadendo vittima di alcune
piroccate, forse tra il tacito compianto degli stessi spettatori...
Imbaldanziti
da questa vittoria, senza competenti ostacoli, i reazionari lasciarono
Montemiletto, e piegarono al sottoposto Torre le Nocelle, in dove tentarono far
l'ultimo pelo: ed Angelo Ciarla e Vincenzo Petruzziello, che si assunsero carica
di Generali, ... dopo qualche parziale sacco al paese si diressero in
Montefalcione, a frettolosa chiamata del loro maggior nerbo brigantesco, per ivi
dover sostenere l'attacco contro la truppa, che seco avea condotta il
Governatore de Luca." (21) " ... il Governatore de Luca, ad attendere
la promessa data al Tarantino, con un numero di oltre a trecento, al cadere del
giorno 7 luglio, mosse da Avellino coi disegno di stringere i briganti nel
mezzo. E poichè questi ebbero l'accorgimento di tenere stanzione generale a
Montefalcione, ma in pari tempo per ismembrare la forza avversa, ed in tal modo
indebolirla e vincerla, spedivano delle frazioni nei circonvicini paesi, coi
metterli in allarmi; ed indi una delle due, o vedersi sopraffatti da' nostri, e
rinculare a Montefalcione. traendoli quivi, come avevano praticato la prima
fiata con Tarantino; o sperimentarne qualche vittoria, e quindi scoscender tutti
qual torrente, in Avellino: ... In verità il sig, de Luca erano quasi le undici
antimeridiane del giorno sussecutivo al suo movimento da Avellino, ed egli
stavasi ancora in Atripalda; mentre a quell'istante Tarantino avea già
sostenuto sei ore di fuoco. A ciò si arroga che quando Tarantino aveva mandato
a premurar per la forza, uno del confidenti di de Luca, per nome Rocco Mercuro,
credè buona cosa fargli intendere per lettera che fosse stato fermo, chè il
Governatore l'avrebbe raggiunto, assaltando i nemici dalla parte di
Montefalcione. La lettera fu intercettata. e gli avversari, informati del piano
stabilito, accorsero con celerità, e con quanto numero poterono a spacciarsi di
Tarantino, per quindi stringersi a Montefalcione...
Intanto, data copia al nemico di rendersi numeroso e compatto in Montefalcione, e per dippiù gonfio della vittoria portata su Tarantino, accadde che i nostri... vidersi costretti a riparare nel Convento detto di Montevergine, che siede a capo del paese (di Montefalcione). E poco mancò che non ebbesi a rappresentare pur quivi la funesta scena di Montemiletto, ove a tempo non fosse accorso un corpo di cavalleria ungherese, con altro buon numero di Linea e Artiglieria, con quattro cannoncini rigati, a meraviglia la prima fiata visti per su quelle colline erpicose." .
Questo racconto. comunque, non collima perfettamente con l'altro dell'Avv. Giovanni Colletti, il quale asserisce che Angelo Ciarla - prima che i reati commessi nella reazione del 6 settembre 1860 passassero alla giurisdizione del giudice ordinario per disposizione di Garibaldi - fu giustiziato dal Giuri, che ne aveva designati 27 da passare per le armi; che "il giorno 8 luglio avrebbe avuto luogo in Montemiletto una solenne cerimonia patriottica per l'alzabandiera tricolore sul Palazzo Fierimonte che era stato sede del glorioso comando della Guardia Nazionale" ; che "i briganti in numero di circa duemila capitanati da un capobanda di Chiusano, e convenuti da detto paese, da Lapìo, Montefalcione, Pratola, Luogosano, Montella e Sala di Salerno, nonché i pochi Montemilettesi latitanti, colpiti da mandati di cattura per l'eccidio del 1860 assalirono improvvisamente il paese dando fuoco alla bandiera ed al palazzo Fierimonte, e si abbandonarono quindi alla strage'?; che "Donna Caterina Colletti... venne sgozzata e precipitata nel pozzo di casa Fierimonte che "appena la notizia sia della strage che dell'oltraggio alla bandiera venne appresa a Montefusco, l'Abate Don Pasquale Ciampi... con un buon numero di liberali, si portò in Montemiletto e riuscì ad avere ragione dei rivoltosi ; che il Generale Cialdini voleva bombardare il paese di Montemiletto ma poi si astenne per l'intervento dell'Abate Ciampi, luminosa figura di patriota.
I morti di questa seconda reazione risultarono registrati, dal N' 81 al N' 97 del Registro dei Defunti della Chiesa Collegiata di S. Maria Assunta con la seguente formula: "Fu sacrificato nella reazione avvenuta in questo Comune senza potergli amministrare sacramento alcuno. Dopo due giorni gli fu data sepoltura nel Camposanto di questo Comune. Ed in fede. Arciprete Luigi Petitti". Nel Registro vi è anche la presente nota:"La
reazione cominciò agli 8 di luglio e fini ai 10. La notizia precisa di morti
nella reazione non si aveva, e quindi è avvenuto che qualcuno dei morti e stato
notato in questo libro colla data degli 8, mentre gli era notata la data del 10
per quelli morti al giorno dieci. Ed in fde. Are.
L. Petitti". Sempre dal predetto Libro, risulta il seguente elenco
delle vittime: D. Michele Fusco,Don Nicola e Donna Calisa Paladino, marito di
Donna Caterina Stragazzi, di questo Comune; in età di 56 anni; D. Federico
Fusco del fu Don Michele e D. Caterina Stragazzi, celibe di questo Cornune. di
anni 19; D. Domenico Leone, Arciprete; Salvatore Colella: Pellegrino Fina;
Carmine Tarantino, D. Paolo Rotondi; D. Giovanni Rotondi (dei vicino Comune di
Torre le Nocelle); D. Alfonso Accomando del Comune di Manocalzati; Giuseppe De
Benedictis; D. Giuseppe Cimmino; Samuele Leone; Generoso Leone marito di
Elisabetta Nuzzolo; Giuseppe Caribì (o Cantú), Caporale di Linea; Giorgio
Parigi, soldato di Linea; Carmine Bevílacqua; Donna Caterina Forte vedova di D.
Dornenico Colletti.
"Il
Martire Irpino" Napoli 1862- Stamperia R.Prete
Tratto da "Montis Militum et Montis Aperti Historia" del Prof. Arcangelo Musto -Tipolitog.Irpinia Lioni1985