" U MONICEDDHRU " |
By : SOLIDORO Marianna |
Fino a poco tempo fa, a Torrepaduli di Ruffano, la gente continuava a credere nella esistenza dei " moniceddhri ", folletti vestiti di una tunica da fraticello e con un cappello rosso in testa. Questi spiritelli, si diceva, fossero scappati dal Paradiso nei tre giorni prima della Pasqua. |
Si racconta che in una famiglia c'era il marito che, quando tornava dai campi, si sdraiava e dormiva, mentre la moglie filava. Il folletto di quella casa era solito dire: " U maritu torme, a mujere fila, facimu do pittuleddhre pe stasira ? " |
Così la donna, per non contraddire il folletto, che poteva diventare dispettoso, prendeva della farina e dell'olio e si metteva davanti al fuoco per cucinare le "pittule" (frittelle di farina, acqua e lievito, con l'aggiunta di cime di rapa o cavolfiori). La moglie preparava le pittule, e il folletto si ingozzava senza misura. |
Ogni sera era la stessa storia; così un giorno la donna raccontò tutto al marito che prese una decisione: "Se ti chiede come mi chiamo, tu digli che il mio nome è: Io Stesso ". Allora, quella sera, la moglie si rimise a fare le pittule e c'era sempre questo moniceddhru che se le mangiava. Dopo un po' il folletto volle sapere come si chiamava il marito che dormiva e la signora gli rispose : " Io Stesso ". |
Mentre il folletto continuava a riempirsi la pancia, si alzò il marito, si avvicinò e spinse il folletto nella pentola dell'olio bollente. |
Il moniceddhru si mise a gridare e dopo qualche secondo si riempì la casa di folletti che chiesero a quello nella pentola: "Chi è stato?" E lui rispose: "Io Stesso !" Così tutti quei moniceddhri lo lasciarono bruciare nell'olio bollente e se ne andarono. |
Così finisce uno dei tanti fatti di "visioni di moniceddhri" che la gente di Torrepaduli conosce. Questi spiritelli erano dei gran giocherelloni e si divertivano a fare scherzi alle persone. A volte si divertivano a togliere il fieno di un cavallo e metterlo nella mangiatoia dell'altro, così uno moriva di fame e l'altro ingrassava. Altre volte intrecciavano le loro criniere in trecce piccolissime tanto che i padroni non riuscivano a pettinarle. Non erano diavoletti cattivi, ma combinavano monellerie di tutti i colori! |