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Minimo 7 pag.12
Cultura & Società
Ottobre 1996
Carissimi colleglli, benve­nuti. La scelta che avete fatto denota coraggio, anzi, è pro­prio una pazzia a ben vedere. Già, perché, il mondo univer­sitario che presto conoscerete a vostre spese vi farà rimpian­gere il liceo, e questo di per se è già grave, ma a ciò aggiun­gete tutto quello che vi dirò e che assaporerete sulla vostra pelle.
Il primo giorno non si scorda mai! Questo è sicuro. Siete ar­rivati con l'eccitazione dovuta alla novità , alla possibilità di conoscere un nuovo mondo. consapevoli delle vostre forze e del nuovo cammino intra­preso con la speranza di emer­gere, di dimostrare a tutti e a voi stessi che siete ormai grandi. In aula magna mentre il preside parla, e con affetto e rassicurazione vi dice :"ce la potete Fare!" , vi comincia a prudere la mano ed un sottile strato di disagio comincia a ri­vestire i vostri pensieri. Sarà remo/ione, (cominciano le prime giustificazioni). Dopo il preside parlano i rappresen­tanti di facoltà e del giorna-lino; gente di età non definita in bilico tra la seconda e la terza, che parla delle opportu­nità, delle cose semplici e dif­ficili, del fatto che ormai sia fuori corso dalla vittoria dell'I­talia ai mondiali di Spagna e vi racconta l'aneddoto di quando dopo il gol di Rossi Contro la Germania non abbia più trattenuto la gioia ed abbia baciato con affetto l'intera commissione di matematica, a questo punto il formicolio cre-
sce e dalla mano si è spostato al gomito ed intanto pensate che é ancora Settembre ed in fondo il sole é ancora caldo.
Finito il sermone iniziale vi troverete a vagare fra i corridoi dei dipartimenti, con una pian­tina in una mano e l'orario delle lezioni e delle aule nel­l'altro, modello caccia al te­soro. G tondo, 1 esagono, 11 M quadro, P triangolo, 14, in questo mare di sigle codificate modello missione impossibile cercherete di capirci qualcosa anche perché é inverosimile andare da una aula al terzo piano sopra il bar ad una al secondo piano vicino lettere, sicuramente è un codice se­greto, la chiave del rebus, si deve essere così altrimenti é follia. Allora? È follia!
Basta, con tutto questo girare avrete sete. Allora lutti al bar. Un bel caffè. Per entrare al bar bisogna essere raccomandali dal Papa altrimenti niente da fare. Niente caffè! Qualcuno avrà magari da andare in ba­gno! Allora gentilmente: "scusa dov'è il cesso!" La ri­sposta dello studente anziano sarà: "guarda, non lo so, che vuoi che li dica, non seguo molto, io sono di fuori... vai li in fondo e poi chiedi...vedi le!" Vi innervosite un pò co­munque salite le scale e dopo lunga ricerca trovate la porta del bagno, è chiusa! Altro gi­rovagare e dopo un bel po' ne trovate una aperta, entrate (siete sempre più coraggiosi) ma tra la puzza modello fogne di Calcutta, i residui post ato­mici dovuti alle recenti guerre
batteriologiche combat­tute tra l'impero di Scar-rafonia contro le armate di Lord Ratto, le esequie di profilattici uccisi per sof­focamento, un paio di me­tri cubi di rovine e qualche laguna gialla con scogli affioranti marrò, decidete di uscire, in fondo potete resistere per un altro pò. Non siete ancora abbat­tuti, anche perché, questi sono solo problemi logi­stici.
Il primo giorno è finito, il prurito si è fermato alla spalla. Il secondo giorno co­minciano le lezioni. Arrivate intorno alle 7 e 30 in orario per la lezione delle 8, e dopo avere posteggiato nel campo di auto cross attinente la facoltà (e poi dicono che mancano le strut­ture sportive!), vi avviate verso l'aula.
Come entrate noterete subito la forma ad anfiteatro, noterete che metà aula é occupata, l'al­tra metà no. eppure ci sono circa 200 persone che ancora si devono sedere. Va bè. Subito vi accorgete che sono tutti in piedi perché o non c'è la sedia oppure c'è ma è rotta. In piedi? No! ci sono le sedioline vicino al banco dei secchioni. Vi gi­rate e puff, tutte occupate. In fondo i gradini non sono sco­modissimi. Alla fine delle 4 ore di lezioni vi alzate con il sedere gelato, quadrato, una gamba addormentata, un sonno pazzesco ed un pen­siero: "domani vengo presto così li frego tutti!". Arriverete ad alzarvi alle 3 del mattino per occupare la prima fila, ma state certi che anche in quel caso trovereste qualcuno in aula ed una serie di biglietti con la scritta OCCUPATO.
A questo punto comince­ranno a spuntare i primi sin­tomi dello sviluppo universita­rio: tic, occhi a palla, aliena­zione in pieno giorno, visione di Valeria Marini in camice bianco modello la clinica del­l'amore. Tutto questo non può distruggere la vostra volontà, il vostro destino é scritto su un libretto universitario! (quando
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ve lo daranno!)
Finito il semestre di soffe­renze e privazioni, intervallato da pause felici come quella per il caffè o la sigaretta tra una lezione ed un'altra, vi sentirete un evaso da un carcere di mas­sima sicurezza.
A questo punto siete sotto le feste, e che feste! Il Natale, i regali, il Capodanno, la neve, le giocate, far tardi con gli amici "sciagurato studia!!!" (la dolce voce della mamma che vi é sempre vicina quando serve). Arrivati a Gennaio, dopo che avete rinunciato a tutto, compreso il poker con quel pollo, che potevate rifarvi di tutti i regali fatti, avete da­vanti gli appelli degli esami.
Cominciate con lo scritto e poi con l'orale, ma questa se­conda evenienza capita rara­mente. Alla fine, davanti al docente che vi ha tartassato di nozioni nuove addolcite dai suoi modi affabili e gentili, e per i più fortunati addirittura barzellette!
Vi trovate nella sgradevole posizione dell'imputato con una giuria pronta a darvi la pena di morte. Noterete il sot­tile cambio dei modi del prof, il suo sorriso vi apparirà come un ghigno subdolo e diabolico, le sue domande saranno tra­bocchetti irrisolvibili, le sue parole taglienti come lame.
Ma in fondo é solo il primo esame, l'emozione alle volte...
Personalmente ho visto lau­rearsi persone che erano en­trate normali e sono uscite psi­colabili a livello che a do­mande semplici come: "che materia stai studiando?" hanno risposto: "le giuro che lo sapevo, ho un lapsus, no la prego non mi mandi solo per questo, mi faccia una domanda la so la so lo giuro."
Non vi voglio spaventare ma solo avvertire, perché, Inge­gneria ha un grande difetto, accoglie tutti ma non vuoi la­sciare andare via nessuno, se potesse abolirebbe l'esame di laurea. Per cui vi dico in bocca al lupo, e siate forti, alla fine chi l'ha dura la vince.
Giancarlo Baio


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