LA VITTORIA.. LA VITTORIA

S. Ubaldo sconfigge i nemici di Gubbio e visita l'Imperatore Barbarossa

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Un Santo condottiero.

(Traduzione di Don Angelo Fanucci - in corsivo il nostro riassunto del racconto)

In quel tempo, poiche' la citta' aveva molti nemici, si formo' contro Gubbio una coalizione di 11 citta' con castelli, borghi e feudatari: un' esercito imponente. E quindi tracciato il campo sotto le mura della citta' vi piazzarono le loro tende.
Per gli assedianti le cose andavano a gonfie vele, giorno dopo giorno si facevano sempre piu' vicini alle mura , sempre piu' vicini, fino al punto che l'unica speranza che rimase agli Eugubini fu quella di un intervento divino
Effettivamente uno scontro in campo aperto non era nemmeno ipotizzabile, visto che il rapporto fra Eugubini e assedianti era di 1 a 14, e oltre. Si era dunque in attesa dell'assalto alle mura: dopo di che non ci sarebbe stato piu' scampo.

Furono tentate molte trattative...
Durante queste trattative la tracotanza dei nemici crebbe; alla fine non si curarono neppure di rispondere. Si stavano gia' dividendo il territorio eugubino e il relativo bottino, gia' sognavano violenze sulle donne...
Allora i cittadini si rivolsero al proprio vescovo...

Fu allora che prese la parola quell'uomo altissimo e disse loro: "Fratelli miei, non abbiate paura di questa torma di nemici, se il Signore intende liberarci, essi non potranno farci alcun male; se il Signore ha deciso di distruggerci, ci puo' spazzare via anche senza costoro. Ma Dio odia il peccato, non il peccatore, Dio punisce i vizi, non la condizione umana.... Punite di vostra iniziativa i delitti che avete commesso! Così i nostri nemici non potranno trovare in noi che cosa punire. Poiche' io, nel nome del Signore, vi prometto la vittoria: a patto che le vostre colpe siano state cancellate attraverso la penitenza."

Tutti si precipitarono a fare penitenza. Le colpe vennero messe a nudo.... omissis
Per tre giorni la citta' fu percorsa da processioni salmodianti tra inni e preghiere, tutti a piedi nudi...omissis
Tutti invocano ad alta voce: Disperdi, Signore, i popoli che vogliono la guerra.
E il vescovo salì, su, in alto, e guardo' gli accampamenti nemici: essi avevano coperto il terreno come cavallette.; allora alzo' gli occhi, e le mani, e il volto al cielo e parlo' così al signore:
"Fortissimo Iddio, che con i tuoi interventi, prodigiosi e numerosi hai liberato i figli d'Israele dagli Egiziani e dal Mar Rosso... omissis...     dagli Amenorrei e dai Filistei, proteggici dalle mani di questi nemici". E mentre pronunciava queste parole lancio' il suo segno di croce contro il loro accampamento, e con esso li colpì.

Immediatamente quei poveretti vennero travolti e il terrore della morte piombo' su di loro e le tenebre li ricoprirono. Si dettero alla fuga senza che nessuno li inseguisse, gettarono le armi, abbandonarono tutto, si preoccuparono solo di salvare la pelle. Gli Eugubini non erano ancora usciti dalle porte della citta' e gia' quelli si erano dispersi per monti e colline, per campi e boschi, abbandonando tutte le loro tende e i loro tesori in mano agli Eugubini...

In quel torno di tempo l'imperatore Federico ordino' di dare alle fiamme Spoleto. I nemici di Gubbio lo aizzarono ed egli minaccio' di radere al suolo la citta'. Quando gonfio d'ira Federico giunse presso Gubbio... pretendendo ostaggi e denaro in misura altissima, i cittadini si rivolsero al loro Vescovo, che era gravemente malato...
Allora l'uomo del Signore si alzo' e dimentico della malattia, uscì dalla citta'; l'imperatore lo accolse con il cerimoniale di prima classe (poiche' da tanto tempo provava desiderio di vederlo) poi, a testa bassa, gli chiese la benedizione. Il sacerdote del Signore gli disse:"Colui che ti ha concesso la corona imperiale in terra, ti conceda in ricompensa il Regno celeste." E sedette accanto all'imperatore.
Allora Federico con gioia gli offrì una tazza d'argento d'ottima fattura, gli restituì gli ostaggi e pose fine all'assedio di Gubbio.


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Pagina creata da C. Fanucci