RICERCHE SULLA
COMPRENSIONE E SUGLI EFFETTI SULLA LETTURA DEI FUMETTI
Canziani (1968) si propose di studiare la comprensione dei fumetti mostrando ad un campione di 130 soggetti dai 3 ai 15 anni, 31 vignette racchiuse in custodie di plastica chiedendo loro: “guarda attentamente questo disegno e dimmi cosa significa per te”; Egli constatò che una comprensione soddisfacente dei significanti grafici dei fumetti non si ha prima del nono anno di età.
Leoni (1970) osservò
la reazione di alcuni preadolescenti maschi di fronte ad immagini a contenuto
violento, tratte da albi a fumetti, e trovò che le figure in cui le azioni
ostili sono compiute da esseri umani sono più disturbanti di quelle in cui la
violenza è esercitata da animali o animali pupazzati.
Imbasciati e
Castelli (1974) studiarono gli effetti prodotti dai fumetti del genere nero (Kriminal,
Diabolik, Satanik ecc.) a contenuto stressante, erotico ed aggressivo; essi
rilevarono alcuni effetti sull’umore, consistenti in un aumento della
predisposizione all’ansia ed alla depressione. Questi effetti furono più
evidenti nel pubblico femminile e soprattutto quando il protagonista è dello
stesso sesso del lettore.
Quadrio (1966)
del resto, aveva già evidenziato che l’aggressività fantastica è molto più
elevata nelle femmine, dove e più inibita nel comportamento, che nei maschi.
Detti (1982)
osservò che i modelli di comportamento dei protagonisti influenzano il
comportamento del lettore soltanto quando questi presenti delle deficienze
psichiche ed un Q.I. inferiore a 80. Egli riferisce inolre di possibili effetti
negativi delle storie edulcorate, censurate, rese moraleggianti, che
soprattutto nel bambino possono far nascere complessi di colpa, per la
discrepanza tra il proprio comportamento e quello sempre perfetto dei
protagonisti.
Gelati (1985)
mostrò a 50 studenti di medicina 12 strisce dei Peanuts e notò che la loro
incomprensione di quel materiale superava il 50%. L’Autrice osservò come
l’abitudine atomistica alla lettura non permetta di sintonizzarsi con lo
spirito di Schultz e degli altri esponenti del genere intellettuale
classico.
Minelli (1992)
studiando un campione di adolescenti lettori abituali di Dylan
Dog, scoprì che diversamente dal gruppo dei non lettori, molti di
questi avevano sofferto la morte di un familiare o un parente stretto, cosicchè
osservò che questo albo, che spesso affronta tematiche di morte, ha un
consistente valore terapeutico nell’elaborazione del lutto.
In generale gli
effetti negativi che tanto allarmarono i pedagogisti delle passate generazioni
sembrano piuttosto limitati, ed in particolare connessi alla comprensione del
linguaggio dei fumetti che risulta tutt’altro che semplice.