Avventure di fantascienza

Avventure di fantascienza

 

 

Oggi non sempre c’è bisogno di dischi volanti e navicelle spaziali. Nathan Never ha sostituito Ufo e Gesebel, mantenendo il meccanismo di distanziazione spazio-temporale che costituisce il presupposto delle avventure di fantascienza.

Gli eroi fantascientifici sembrano personificare i desideri infantili inconsci di onnipotenza ed immortalità: i limiti esistenziali dell’uomo, lo spazio e il tempo, che il bambino impara dolorosamente a conoscere attraverso la separazione e l’attesa, qui sono infranti. Spesso la realtà viene del tutto negata; un’eccessiva gratificazione nella fanciulezza determina nel bambino una successiva difficoltà di adattamento: se il bambino è stato troppo a lungo gratificato resterà poi frustrato dalle esperienze che non confermano la sua illusione di onnipotenza, ed incontrerà delle difficoltà nell’accettare la realtà. Il rinforzo dell’onnipotenza infantile sembra operare in questi albi con un’intensità seconda soltanto a quella dei supereroi.

Un discorso a parte merita Gesebel, noto negli anni ’70 e ristampato con alterne fortune; questa avvenente e dispotica fanciulla, che condivideva disegnatori, montaggio e formato degli albi del genere nero  , è a capo di un pianeta (Virgin Planet) dove risiede una società di tipo estremamente matriarcale, al punto che gli uomini sono considerati oggetti da usare e vengono venduti in pubblici mercati, dove le terribili abitanti di Virgin Planet attingono per rifornire il proprio harem personale. Queste ragazze non hanno nulla di femminile tranne l’avvenenza fisica: per il resto sono aggressive sia nei rapporti con gli abitanti degli altri pianeti, sia con i maschi a loro sottoposti, sia con le loro compagne.

 

 

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