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Pallenium

Non a caso il titolo del nostro giornale suona nella classica e nobile lingua latina: lo storico romano Tito Livio nel 25° libro della sua opera "AB URBE CONDITA" cita i pallenienses alleati dei romani nella prima guerra punica.

Disegno originale di Panfilo Napoleone

Al seguito dell'esercito del console Marcello, durante l'assedio di Siracusa e ai tempi dell'illustre fisico e matematico Archimede che parteggiava con i cartaginesi, molte genti italiche portarono il contributo della lotta mortale fra Roma e Cartagine; tra queste genti vi furono anche i Peligni e i Pallenienses.

I Palenesi traggono i loro nome dal monte Pallenio che ora chiamiamo monte Coccia: selvoso e verde di pascoli esso domina tutta la valle che a nord ovest di Palena e divide Palena da Campo di Giove sul cui versante sorgeva il tempio dedicato a " Giove Pallenio ".

La radice del nome ossia " Pal' sta anche a dimostrare che qui delle nostre contrade era vivo il culto di Pale, dea romana dei boschi e della pastorizia: infatti il patrimonio, la ricchezza, la fonte di benessere per Palena sono i boschi e il Pascoli.

E' per questo che il giornale s'intitola "Pallenium"; é per questo che nella nostra testata disegnata dal valoroso Panfilo Napoleone vediamo il monte Coccia e la dea PALE con un pastore che suona la fistula e delle pecore accovacciate a i suoi piedi.

I versi latini che figurano sulla base dell'ara pagana

HIC EGO PASTOREMQUE MEUM LUSTRARE QUOTANNIS PLACIDAM SOLEO SPARGERE LACTE PALEM

sono del poeta romano TIBULLO, il quale nella sua elegia "PACE CAMPESTRE" dice:

" qui io solco purificare ogni anno il mio pastore e spargere di latte la pacifica Pale"

 

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