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Bellezze artistiche scomparse

L'altare maggiore dell'antica chiesa di San Falco in una rarissima immagine del 4 novembre 1920.

Il fervore ricostruttivo non può far dimenticare la perla delle più importanti costruzioni di Palena: la Chiesa di San Falco distrutta da bombardamenti aerei. Chi non la ricorda? La sua scomparsa è stata per Palena il colpo più crudele della guerra. I Palenesi hanno perduto qualcosa di veramente caro ai loro animi, hanno perduto il tempio grandioso che condensava in sè la parte più bella e sentita delle antiche tradizioni, quella religiosa.

Salve, o vecchia Chiesa di Sara Falco!.. Tu, per tante generazioni, custodisti gelosamente nel tuo superbo scenario architettonico tradizioni religiose che furono degne della tua magnificenza; tu vedesti una pompa liturgica degna delle più celebrate Basiliche, quando il numeroso Clero officiava solenne sotto il potente respiro delle tue arcate o punteggiava di viola delle stole e di bianco dell'ermellino delle cappe magne gli

Alti scranni che giravano attorno al coro nella grande abside.

I ricordi più belli e più puri sono legati a te, o vecchia Chiesa di San Falco, e sono quelli della fanciullezza.

Chi é quel Palenese che non si rivede fanciullo nella Chiesa di San Falco, in occasione di qualche importante festa religiosa, rapito e impressionato da quel senso di solenne e di grandioso che emanava dalla visione di quella architettura, dalla ricchezza scenica di quelle funzioni liturgiche, dalla folla di popolo che riempiva il Tempio?

L' Abruzzo noti è povero di Chiese di notevole valore artistico, specie dell'epoca romanica e rinascimentale e la Chiesa di San Falco, pur ricostruita in tempi più recenti sull'antica Chiesa distrutta dal terremoto del 1706, deve essere annoverata,

senza tema di errare, fra le più belle e importanti di Abruzzo.

Quando si pensi che la sua struttura era di un respiro e di un ritmo addirittura da Leon Battista Alberti, si è dello tutto.

Vasta e grandiosa di proporzioni, era un gioiello di architettura cinquecentesca, a cominciare dalla pianta a croce latina a tre navale, con transetto e abside sopraelevala, per finire al dettaglio decorativo. Grandiosa era la navata centrale ricavata fra due file di magnifici archi a tutto sesto, impostati su pilastri, cui si addossavano delle superbe colonne poderose e slanciale, i cui capitelli corinzi erano un vero gioiello di espressione architettonica.

La volta a botte, decorata con cassettoni da cui sbocciavano rosoni, faceva pensare ai classici motivi delle volte della Basilica di Massenzio a Roma.

Le vote delle navate minori erano invece a crociera. Impostata sul tradizionale motivo dei quattro arconi trionfava la cupola, alta, solenne e grandiosa nel ritmo curvo della sua calotta sferica. E al di là del transetto, in fondo, la grande abside semicircolare, molto sopraelevata, a cui si accedeva per mezzo di una imponente gradinata marmorea limitata da una balaustra dalle forme eleganti. Al centro del nicchione dell'abside faceva spicco un ricco e composto motivo architettonico ad alto rilievo, con due coppie di colonne abbinate, sorreggenti un frontone curvo.

Esso inquadrava la Pala d'altare che era un pregevolissimo dipinto (il Martirio di Sant'Antonino) di scuola napoletana del 600, al di sotto del quale figurava un altrettanto pregevole dipinto (putti sorreggenti una targa) del valorosissimo pittore ottocentesco Oreste Recchione vera gloria artistica di Palena. L'abside era come un poderoso abbraccio a tutto il volume del Tempio In questa vera opera d'arte in cui la solenne grandiosità ti affascinava, la concezione architettonica e la forma per quanto riguarda l’unità di stile corinzio, erano uniti da un nesso logico serrato, per cui tutto l'insieme candido d'intonaco e superbamente bello di forma romana, era una gioia a guardarlo.

Mi piace ricordare una caratteristica decorativa: la trabeazione che poggiava al di sopra dei capitelli non era completa nella sua concezione classica; infatti in essa figuravano il fregio e l'architrave, mancava però la cornice. Questa licenza contribuiva ad eliminare qualsiasi senso di. pesantezza e a mettere in risalto la squisita eleganza delle modanature del fregio e dell'architrave. Inoltre di bella concezione classica

erano le due cappelle laterali all'abside, in cui si stagliavano ad alto rilievo le sagome di altari minori, succose di motivi romani, quali frontoni curvi e colonne addossate.

Alla furia devastatrice della guerra non volle soggiacere qualche colonna.

Essa rimase solitaria e orgogliosa a far da guardia alla grande rovina che si ammucchiava intorno e a testimoniare, come un rudere romano, la magnificenza di un popolo.

Salve, o vecchia Chiesa di San Falco! Lo svettare di quella colonna bianca sotto l'azzurro del cielo sarà il ricordo più cocente della tua bellezza perduta!

 

Prof. Arduino Napoleone

 

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