Il cantare del Cid Campeador

Il Cantare del Cid fu pubblicato nel 1779 per la prima volta da Tomàs A. Sanchez; è l’unico testo intero di epica castigliana che ci è pervenuto. Suscitò molto interesse presso i romantici nel secolo scorso, assieme alla Chanson de Roland, conferma dell’importanza della poesia come creazione popolare, collettiva ed anonima.

Il poema ci è giunto in un’unica copia, del 1307 (?) firmata da Per Abbat, che comunque può essere stato semplicemente il copista di un testo già esistente. Per Menéndez Pidal, il cantare fu scritto da un giullare di Medinaceli pochi anni dopo la morte del Cid (in arabo, signore), che rappresentò il personaggio storico, realmente vissuto, di Rodrigo Dìaz, nato a Bivar, vicino Burgos, nel 1043 e morto a Valencia nel 1099. Il poema fu composto presumibilmente attorno al 1140, e fa pensare che non ci siano influenze dell’epica francese, che infatti sarebbe posteriore.

Sebbene sia dubbia anche la rilevazione dell’età del manoscritto (per alcuni risalirebbe al 1207), l’opera rimane un capolavoro letterario, di stile giullaresco; l’opera risulta, infatti, materia destinata alla recitazione davanti ad un pubblico illetterato, quindi poco attento alla versificazione, piuttosto che ad uno colto; l’irregolarità della metrica, le agili assonanze, l’introduzione di apologhi tipicamente popolari fanno credere che la natura del cantare sia originariamente materia orale, quindi riunita in un unico corpus. L’opera si presenta suddivisa in tre parti, ciascuna tra i 1000 ed i 1500 versi, e racconta delle avventure di Rodrigo, valoroso vassallo del re Alfonso VI, il quale lo allontana per tradimento a causa di invidie di palazzo; Rodrigo riuscirà a farsi perdonare dal re e ad ottenere il perdono dall’esilio, fino ad ottenere la piena vittoria morale sul male e sull’ingiustizia.

· Il personaggio. Un eroe molto religioso e valoroso in battaglia è l’esempio tipico della poesia epica popolare di quei tempi in tutta Europa, ed era esempio positivo per il pubblico popolare cui era rivolta la narrazione. Grande importanza l’eroe attribuiva alla famiglia, verso cui nutriva un forte senso del dovere; la narrazione offre poi uno schema di rappresentazione ben preciso, in cui la concatenazione delle vicende risulta ben equilibrata.

· La trama. Il primo cantare si occupa di descrivere le conquiste del Cid nel territorio moro (1085 versi) e del perdono ottenuto dal re; il secondo narra dell’assedio di Valenza, che crolla sotto la pressione del valoroso cavaliere; il re dà in spose le figlie del Cid agli infanti o Conti di Carriòn. Il terzo libro si apre con una ridicola scena dei codardi infanti, che vogliono vendicarsi dell’onta subita torturando le mogli. Ma il Cid interviene e riesce a salvare le figlie; la sua vittoria sarà, infine, nella rivincita morale contro l’ingiustizia subita; le figlie andranno quindi in spose, dopo il divorzio dai primi mariti, ai principi di Navarra e d’Aragona, assicurandosi così una diretta parentela con il re di Spagna.

· Gli altri personaggi. Oltre al Cid, troviamo doña Jimena, la moglie dell’eroe, gli amici Minaya Alvar Fañez, Pero Vermùdez, il vescovo – guerriero Jerònimo, il re Alfonso, i nemici tra cui i Mori, il conte di Barcellona, che rivelano la grande versatilità poetica dell’autore.

· Il linguaggio e la metrica. La lingua usata dal poeta, pur essendo castigliana, rivela profonde influenze da parte di altri linguaggi ; l’uso delle materie espressive rivela una conoscenza approfondita dell’autore delle culture e delle opere francesi, mozarabiche ed arabe. Il linguaggio inoltre deve essere immediato, narrare fatti e non paesaggi, per esigenze di pubblico. Il verso è irregolare, anche se prevale l’ottonario; insomma, la saggezza antica che traspare dall’opera ripropone il duello continuo tra bene e male, con il prevalere dell’onestà e del coraggio. Il narratore di queste avventure è in primis la voce del popolo; e la sua materia influirà fortemente la letteratura successiva: ad es., nella non datata Historia Roderici Campidocti, nel Cantar de Rodrigo (sec. XIV-XV), nel Romancero secentesco, nel Romanticismo e nella Generazione poetica del ’98, con Machado.

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