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Sulle tracce del successo.
Una carriera fortunata.
Sangue prussiano.
Un cuore tra musica e film.
Coppia d'assi.
Il Catalogo.

Hans-Werner Meyer è nato ad Amburgo il 14 Aprile 1964. Dal 1986 al 1989 ha studiato alla Hochschule für Musik und Theater ad Hannover e nel 1993 ha ottenuto un ingaggio per due anni al Münchener Residenztheater, nel capoluogo bavarese, dove ha lavorato con registi come Robert Lepage, Amelie Niermeyer und Leander Haussmann. A seguire, fino al 1997, ha calcato le scene del teatro Lehniner Platz a Berlino.

«Sono stato fortemente influenzato da mio padre, un autentico prussiano nato durante la prima guerra mondiale con uno spiccato senso del dovere che ha trasmesso anche a me».

Attore di cinema, Meyer ha debuttato nel 1992 in «Charlie und Luise» per la regia di Joseph Vilsmaiee e in «Der Schatten des Schreibers», diretto da Niki List. Nel film «Marlene», biografia cinematografica di Marlene Dietrich, ha interpretato il ruolo di Joseph von Sternberg, scopritore della affascinante diva degli anni Trenta. Più recentemente si è dedicato alla televisione con alcune produzioni, inedite in Italia, tra cui «Wer Kollegen hat, braucht keine Feinde», «Es geschah am hellichten Tag». Accanto a Götz George ha recitato nell'episodio della serie «Schimanski» intitolato "Blutsbrüder", diretto da Hajo Gies nel 1997.

Nella fiction Rai «La Moglie Cinese», scritta da Sergio Silva e diretta da Antonello Grimaldi, Hans-Werner Meyer ha interpretato il magnate Filippo Dandolo chiamato "il Doge", elegante uomo d’affari in realtà capo di un'organizzazione internazionale di trafficanti di droga.

Meyer vive a Berlino con la moglie, l'attrice Jacqueline Macaulay e con i suoi figli Duncan e Callum: «Loro sono la mia àncora; so per chi faccio tutto ciò che faccio». Di sé dice di non essere affatto un buon organizzatore ma piuttosto lascia che gli eventi gli vengano incontro. «Cercare persone scomparse è qualcosa di completamente diverso che indagare su un omicidio, come mi capitava in "Die Cleveren". A volte vedere tutti questi delitti in tv mi dà perfino sui nervi. Cos'hanno a che fare con la nostra vita quotidiana? Quanti hanno davvero avuto a che fare almeno una volta con un omicidio in modo diretto? In "Ultima traccia: Berlino" si tratta di cercare persone vive e raccontarne la storia».

 

 

Hans-Werner Meyer. (Foto ZDF)
Un caso per Meyer.

Meyer, calato nel personaggio, è riuscito anche a risolvere un piccolo caso di scomparsa di due bimbe di quattro anni.

«Nella nostra zona vivomo molte famiglie con bambini piccoli. Alll'improvviso qualcuno chiamò la polizia perché due bambine erano scomparse. Tutti erano inel panico. Sono salito sulla mia moto sono partito e mi sono posto le domande che il commissario Radek si sarebbe fatto, ha cercato di capire cosa fosse successo poco prima della sparizione delle due bambine».

Ha così scoperto che volevano andare dal panettiere ma i genitori non glielo avevano permesso. Così, facendo domande qua e là e ripercorrendo la strada verso la panetteria ha ritrovato le piccole. «È stato semplice, un'avventura, niente di particolare».
Un lavoro da professionista!

 

Hans-Werner Meyer (Foto: ZDF/Oliver Feis)