LA HAINE
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COPERTINA CD: Il maniscalco maldestroIL MANISCALCO MALDESTRO
L'ETA' DEL BISTURI
Autoproduzione - 2002



Ritorna il Maniscalco Maldestro, ovvero il curioso gruppo toscano di "nu-metal popolare" già incontrato tempo fa su La Haine con un mini-cdr omonimo.
Ora i nostri si ripresentano con un lavoro che sembrerebbe più ambizioso, almeno nella durata (si superano i 30 minuti lungo 11 tracce), del precedente.
Le coordinate stilistiche di base, così come le prestazioni tecniche ed esecutive (entrambe decisamente buone), rimangono fondamentalmente le stesse, e quindi potremmo parlare della musica del Maniscalco Maldestro come di un misto di suoni importati dalla "scena" crossover americana, guardata con schizofrenico occhio nostrano e legata con idioma italiano. Se, però, nel primo cd le linee vocali e le ritmiche facevano pensare soprattutto ai Primus, qui sembra di ascoltare non pochi richiami ai System Of A Down, sia nei riff (a volte più energici che in passato, ma qualche volta farina del sacco altrui), sia per la propensione melodica di alcuni ritornelli, tipica dell'ultimo album degli armeno-americani.
Questo leggero spostamento di direzioni porta con sé, forse in maniera inevitabile, risvolti sia positivi che negativi: da una parte, infatti, le influenze si palesano maggiormente, rendendo il risultato nel complesso meno originale, o forse semplicemente accostabile a riferimenti ormai svuotati di interesse dal tempo passato; d'altra parte, però, i ragazzi che si celano dietro a questo curioso moniker sembrano aver appreso in pieno quella che, in campo crossover/nu-metal, rimane senza dubbio una delle lezioni più interessanti in assoluto, riuscendo ad applicarla in maniera personale, adattandola alle sonorità di casa nostra. Potremmo spingerci più in là, dicendo che, in fin dei conti, i riferimenti alla tradizione popolare nel gruppo americano (e, di riflesso, qualche volta anche quelli del Maniscalco Maldestro) sono sempre stati piuttosto superficiali, sembrando a volte più stereotipi che risultati di una seria ricerca, ma sarebbe una riflessione capziosa e in buona parte inutile, essendo questa musica rivolta al post-metallaro piuttosto che al musicologo.
Nello specifico non mi resta quindi altro da dire se non che L'età del bisturi lascia un po' l'amaro in bocca. Quel che sembra mancare alle tracce di questo cd è la voglia di osare di più, di spingersi maggiormente dentro ai riferimenti più inconsueti, tralasciando i suoni d'oltreoceano - utili più come indirizzamento che come vero e proprio percorso da intraprendere - e pigiando ulteriormente sul pedale della schizofrenia. In maniera tale che certi azzeccati spunti personali non rimangano delle semplici belle stranezze, magari da utilizzare come intermezzi tra un brano e l'altro, ma diventino vero e proprio collante compositivo, se non principio ispiratorio.
O forse quel che manca è, semplicemente, una selezione più oculata dei brani. E la scelta di mettere sul finire del cd la cover di "Foxy Lady" di Hendrix, suonata con i chitarroni, mi sembra piuttosto emblematica: certo, è ben fatta e suggerisce ulteriormente la molteplicità delle influenze del gruppo, però spezza la tensione, svilisce un po' l'originalità di quanto fatto nei minuti precedenti.
Va però fatta una precisazione doverosa, che non deve affatto sembrare una chiosa consolatoria ma, piuttosto, un richiamo per chi non ha ancora ascoltato nulla del Maniscalco Maldestro, e, soprattutto, per chi apprezza in maniera particolare il genere: anche se non registra una reale crescita nello stile del gruppo, questo cd non è affatto male. Si lascia ascoltare con piacere, e il gruppo, grazie al proprio stile, riesce a porsi una spanna sopra a tutti quei gruppi nostrani innamoratisi del nu-metal tanto da riproporlo in maniera sterile e pedante.
Per quanto mi riguarda, il Maniscalco Maldestro rimane ancora solamente una promessa, ma un'ottima promessa.


08/10/02, Marco


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