LA HAINE
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COPERTINA CD: Il Maniscalco MaldestroIL MANISCALCO MALDESTRO
s/t
Autoprodotto - 2001



Fate attenzione: ad approcciarlo in maniera superficiale, questo quartetto proveniente da Volterra (PI) potrebbe farvi prendere una cantonata.
Il loro singolare nome potrebbe infatti farvi pensare a qualche svogliata formazione di punk melodico (con una k in più potrebbero spacciarsi per campioni dello ska-core), o a qualche gruppo un po' caciarone da festa del liceo. E vi sbagliereste.
Loro si presentano come gruppo crossover, ma sappiate fin da subito che non hanno nulla a che fare con "nu-poser" e "kornuti" vari. Piuttosto, crossover qui va inteso col significato proprio del termine, quello di miscuglio: Il Maniscalco Maldestro sembra infatti guardare soprattutto a quel grande gruppo che furono i Primus.
Ciò avviene non solo per quanto riguarda le parti strumentali, ma anche e soprattutto (e questa è una cosa decisamente inusuale, per lo meno per i gruppi nostrani) per quanto riguarda la voce, che a volte sussurra, a volte recita, a volte sussulta, altre ancora pare sgraziata nella stessa maniera ironica di Les Claypool.
L'ironia è, dunque, senz'altro una componente del gruppo, riuscendo, tuttavia, a non risultare sopra le righe, grazie a dei testi in italiano che si aggirano tra ripetizioni, cripticità ed introspezione.
La registrazione è ottima (almeno per un prodotto del genere), proponendoci una musica che parte da certo metal, imbastardendosi poi di continuo. Il richiamo ai Primus è evidente nel ritmo di basso, così come nell'uso della chitarra, della prima "Anima Dolosa", dove a farsi ascoltare è anche la melodia del coro finale. La seguente "Specchi di noia" alterna un mezzo funky e una chitarra stralunata a variazioni rallentate. "Vuoto" richiama alla memoria certi System of A Down, mentre l'ultima "Giro Immobile" si fa notare per degli stacchi da carosello popolare che mi hanno fatto pensare addirittura ad un Braduardi stereotipato (e - almeno spero - anche un po' sfottuto).
Completano gli oltre 25 minuti (10 dei quali servono a coprire la sorvolabile traccia nascosta) di questo demo alcuni siparietti strumentali tra il serio e (soprattutto) il faceto, ancora una volta ispirati a improbabili nenie da luna park.
Uniche note dolenti una bontà compositiva non sempre allo stesso livello e certi passaggi della voce che, nella sua eterogeneità, in qualche breve momento rischia di riesumare gli spiriti (purtroppo mai del tutto sopiti) di certo squallido rock nostrano.
Insomma: c'è ancora qualcosa da limare e da aggiustare, magari con un pizzico di personalità in più, ma nel complesso questo cd non può che dirsi un esordio interessante.

12/12/01, Marco


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