LA VIA ROMANA CLAUDIA AUGUSTA da un articolo del Prof. Mauro Calzolari, sull'Ostigliese dell'aprile 1999

A partire dagli inizi del I sec. d.C. e per tutta l'età antica, non vi sono dubbi sull'esistenza di un collegamento stradale diretto tra Ostiglia, vicus dei Veronesi sulle rive del Po, e Augusta Vindelicum (Augsburg), centro romano presso il Danubio.

Due miliari dell'imperatore Claudio attestano che tale via venne completata nel 46 d.C. con il nome di Via Claudia Augusta e che dal Danubio, attraverso la Valle dell'Adige, giungeva fine all'area padana (dove si raccordava con le vie dirette a Roma). I due cippi contengono elementi di incerta interpretazione sul punto di partenza della strada: uno di essi indica Altino presso Venezia, l'altra parla invece di una località sul Po, che viene comunemente identificata con Ostiglia.

Nella bassa pianura veronese, ricca di zone umide tra le quali si segnalano le paludi del Tartaro (Tacito, Storie, III, 9, 1-2), la via doveva correre su un argine artificiale, analogamente a quanto si e riscontrato per un tratto della Via Emilia e per un tronco della Via Postumia, e doveva essere raccordata ad altre di presidio territoriale (canali e drenaggi locali). Tra il III ed il IV sec. d.C. gli Itinerari romani (ltinerarium Antonini e Tabula Peutingeriana) assegnano al tronco da Ostiglia a Verona una distanza che oscilla tra le 30 e le 33 miglia (cioè tra i 35 e i 50 km.). La strada antica doveva ricalcare la direttrice dell'odierna linea ferroviaria Ostiglia-Verona: a conferma di ciò, proprio nei pressi di quest'ultima, a circa 3 km. a nord di Isola della Scala, si è rinvenuto nel 1896 un miliario dell'imperatore Massenzio, purtroppo scalfito nel punto in cui erano indicate le distanze.

E' da abbandonare innanzitutto l'idea che nell'Italia Settentrionale le vie romane di importanza interregionale debbano necessariamente presentare una sede lastricata con i tipici basalti di pietra. Nell'area padana il tipo di pavimentazione risulta sostanzialmente indipendente dall'importanza itineraria a largo raggio dei singoli percorsi viari e risponde piuttosto ad una scelta gerarchica basata sulla maggiore o minore vicinanza alla città e su considerazioni di ordine economico, funzionale e di programmazione urbanistica: così nei tronchi extraurbani prevalgono massicciate con tecniche "leggere", cioè rinforzate con ghiaia.
Il saggio di scavo nel giugno 1985 a sud del Tartaro, in località Pedemonta (Comune di Ostiglia),ha portato infatti a rinvenire la strada ancora intatta al di sotto del livello raggiunto dalle arature.