Sentieri attraverso la sacra Scrittura

Percorsi "trasversali" per prendere in mano la Bibbia #1

di Basello Gian Pietro.
Pubblicato su Arcobaleno (giornale dei giovani della parrocchia di san Giovanni Battista di san Giovanni in Persiceto) anno XIII n. 38 (dicembre 1999).
Precisazione mariana (appendice persicetana) (maggio 2001).

Carissimi amici e lettori,
voglio raccontarvi una storia, se mi riesce, che mi ha fatto scervellare per tutto l'Avvento dello scorso anno. Un amico mi aveva chiesto di cercare nei miei libri per vedere se trovavo che cosa accomuna le parole "chiesa" e "tenda". Avevo cercato anche su altri libri, ero finito persino a Milano, ma avevo raccolto solo alcuni capitoli di questa storia senza trovare il finale. Per quello non bastavano i libri: così me lo sono ritrovato tra le mani all'improvviso, su un treno mentre guardavo fuori dal finestrino, proprio la vigilia dello scorso Natale. Ma val la pena raccontare anche la storia di come si è ritrovata una storia? Probabilmente no, per cui vi basti sapere che è una storia di Natale. L'ho scritta in fretta, ma spero che voi la leggerete con calma... perché è parte di quella grande Storia che Dio ha tessuto lentamente e con tanta pazienza per salvare l'uomo: dalla creazione ai profeti, da Gesù a noi oggi.

E' una storia che risale ai tempi del re Davide (3000 anni fa).

Ogni giovedì della III settimana del salterio, nei vespri durante la messa serale in Collegiata, diamo di nuovo voce a queste antiche parole, che un tempo furono del re Davide:

"Abbiamo saputo che era in Efrata,
l'abbiamo trovata nei campi di Iaar" [Salmo 132,6]

Cos'è che era in Efrata? Cosa ha trovato Davide di così importante nei campi di Iaar?

Facciamo un passo indietro, verso il 1250 a.C. Ricorderete sicuramente dove venivano custodite le tavole della legge, quelle dei dieci comandamenti: Mosè le mise al sicuro dentro l'arca dell'alleanza, cioè uno speciale contenitore fatto apposta per conservare il testo del patto fra Dio e il popolo ebreo. Forse invece non ricorderete dove veniva custodita l'arca dell'alleanza: all'interno della tenda del convegno (cioè di riunione, incontro con Dio). Davanti a questa tenda gli Israeliti avevano pianto [Numeri 25,6], pregato, fatto sacrifici ed espiato i peccati [Levitico 16,33]; era il luogo naturale in cui ricercare Dio [Esodo 33,7]; lì ci si riuniva in caso di emergenza; in essa officiava Aronne e Dio, stando sopra l'arca, parlava a Mosè.

Secoli dopo, nel 1050 a.C. circa, gli Ebrei stanno combattendo contro i pericolosi vicini Filistei. Durante la battaglia di Afek si sentono in tale difficoltà da prendere con sé l'arca in battaglia, pensando che avrebbe certo impedito la disfatta. Purtroppo non fu così: gli Israeliti furono sconfitti e l'arca cadde in mano ai Filistei [1Samuele 4,1-11]. Tuttavia ai vincitori non andò così bene: ovunque andasse, l'arca creava grossi problemi. Così dalla città filistea di Asdod è ceduta a Gat, poi a Ekron [1Samuele 5]; ma anche a Ekron l'arca seminò terrore e morte e i capi dei Filistei ordinarono:

"Mandate via l'arca del Dio di Israele!" [1Samuele 5,11]

Così dopo 7 mesi in terra filistea, l'arca fu posta su un carro trainato da due vacche allattanti mai aggiogate. Con due simili animali, il carro non si sarebbe dovuto neppure muovere, o al massimo avrebbe girato confusamente mentre le vacche cercavano i loro vitelli. Era l'ultima prova voluta dai sacerdoti e indovini filistei. Sorprendentemente, le vacche si avviarono sicure verso Bet-Semes, la più vicina città israelita [1Samuele 6,1-12].

>>"Il ritorno dell'arca", incisione di Gustavo Doré (1832-1883) [6 pag. 155]Mi piace molto questa immagine:

Gli abitanti di Bet-Semes stavano facendo la mietitura del grano nella pianura. Alzando gli occhi, scorsero l'arca ed esultarono a quella vista. [1Samuele 6,13]

Ma il Signore percosse gli uomini di Bet-Semes perché avevano guardato l'arca del Signore. Allora gli abitanti di Bet-Semes esclamarono:

"Chi mai potrà stare alla presenza del Signore, questo Dio così santo?" [1Samuele 6,20]

Decisero quindi di affidare l'arca ad Abinadab, sulla collina Baalà nei campi presso Kiriat-Iearim (letteralmente "città dei legni"), una città dei gabaoniti, praticamente in terreno neutro.

A questo punto entra finalmente in scena il re Davide. Quando il Signore gli concesse pace e tranquillità da tutti i nemici all'intorno, subito Davide pensò all'arca:

"Non entrerò sotto il tetto della mia casa,
non mi stenderò sul mio giaciglio,
non concederò sonno ai miei occhi
né riposo alle mie palpebre,
finché non trovi una sede per il Signore,
una dimora per il potente di Giacobbe" [Salmo 132,3-5]

Davide si recò nei campi di Kiriat-Iearim (che altro non è che Iaar del salmo!), pose l'arca su un carro nuovo e si avviò verso Gerusalemme... tutta la casa d'Israele faceva festa davanti al Signore con tutte le forze, con canti e con cetre, arpe, timpani, sistri (una specie di sonaglio metallico) e cembali. Ma durante il trasferimento, nell'aia di Nacon, i buoi fecero inclinare il carro: allora Uzzà, uno dei conducenti, toccò l'arca per impedire che scivolasse e subito morì [2Samuele 6,6]. La paura ebbe il sopravvento in Davide:

"Come potrà venire da me l'arca del Signore?" [2Samuele 6,9]

Di nuovo l'arca fu rimandata a Gat, nella casa di Obed-Edom dove rimarrà per 3 mesi. Finché un giorno, un messagero riportò a Davide:

"Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Edom e quanto gli appartiene, a causa dell'arca di Dio" [2Samuele 6,12]

Finalmente Davide si decise e prese l'arca con grande gioia. Davide danzava davanti al Signore con tutte le sue forze mentre il popolo festeggiava: l'arca entrava trionfalmente a Gerusalemme.

A questo punto Davide voleva costruire una casa per il suo Signore, qualcosa di più della tenda del convegno. Ma il compito di edificare il tempio spettava a suo figlio Salomone... così Dio, attraverso Natan, cambiò i piani di Davide (ancora una volta il Signore ebbe più pazienza dell'uomo), anzi, promise lui di costruire una casa per Davide, che nel linguaggio di allora significava anche dare una grande discendenza [2Samuele 7,1-17]. Ora lasciamo Davide intento a ringraziare il Signore con la sua magnifica preghiera [2Samuele 7,18-29] perché qui vogliamo raccontare un'altra storia ancora (o forse è la stessa?): quella di un uomo della stirpe di Davide.

Giuseppe salì alla città di Davide, Betlemme (che letteralmente significa "casa del pane"), per via del famoso censimento [Luca 2]. Proprio allora si compirono per Maria sua sposa i giorni del parto... così nacque Gesù, a Betlemme, come aveva predetto il profeta Michea:

"E tu, Betlemme di Efrata, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele" [Michea 5,1]

Allora Davide nel salmo era profeta!

"Abbiamo saputo che era in Efrata"

aveva detto nel salmo. Infatti l'arca della nuova alleanza, colui che avrebbe suggellato la nuova alleanza fra Dio e gli uomini, Gesù, giaceva in una mangiatoia a Betlemme di Efrata. Tutto il salmo 132 diventa quindi un grande inno messianico, pieno di gioia per l'insperato ritrovamento del salvatore nei campi di Betlemme: avrebbero potuto cantarlo i pastori, i magi, e noi oggi davanti al presepe!

* * *

Qui si conclude la nostra storia, proprio dove inizia la grande avventura di Gesù fra gli uomini. Forse però vi sarà rimasta una curiosità: che fine fece l'arca dell'antica alleanza? Abbiamo visto che Salomone costruì il tempio e vi fece solennemente entrare l'arca, che era stata lasciata temporaneamente a Gabaon da Davide [2Cronache 5]. Probabilmente l'arca rimase nel tempio fino al saccheggio del faraone egiziano Shesonq I (945-925 a.C., XXII dinastia) [1Re 14,25-28 e 2Cronache 12,2-12] ma non se ne parla esplicitamente. Il faraone figura come Sisach nella Bibbia, come pure nel primo famoso film di Indiana Jones (almeno nella versione italiana, Indy parla del 98 a.C.: sicuramente un errore!): forse l'arca fu portata nella capitale egizia di allora, la città di Tanis (oggi San el-Hagar, scavata già nel secolo scorso e soprattutto fra il 1921 e il 1951 da un archeologo francese, proprio come nel film!)? Tuttavia Tanis non fu improvvisamente sepolta da una tempesta di sabbia come riportato dal film, visto che fu la capitale di un nomo (cioè di un distretto amministrativo) in epoca tarda (712-332 a.C.). Di fatto nella Bibbia non si parla più dell'arca.

Un'ultima annotazione. Leggendo passi riguardanti l'arca si parla spesso di propiziatorio:

"Parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini... ti darò i miei ordini riguardo gli Israeliti" [Esodo 25,22]

Sostanzialmente è il coperchio dell'arca (con i due cherubini affrontati dalle ali dispiegate [Esodo 25,20]) che veniva asperso con il sangue dei sacrifici [Levitico 16]. Questo termine ha una lunga storia e lo ritroviamo anche nel Nuovo Testamento [Romani 3,25 e Ebrei 9,5 come "strumento/luogo di espiazione"].

Precisazione mariana (appendice persicetana)

Un Sagro Cinto, colle proprie Mani
Ti porge: Cingi il fianco: Ti farà ostaggio
Contro il furor dei tuoi Nemici insani.
[2]

San Giovanni in Persiceto (BO), chiesa della Madonna della Cintura (seconda metà del XVIII sec., la sistemazione interna risale al 1836 [1 pag. 273]), maggio 2001. In un cartiglio al centro dell'arcata che sostiene la volta campeggia la scritta

>>Il cartiglio al centro dell'arcata

SIGNUM FOEDERIS... INTER ME ET VOS.
['segno dell'alleanza tra me e voi']

con tanto di sottostante riferimento GEN. IX. V. XII.. La frase infatti è tratta dall'alleanza stipulata da Dio con tutti gli uomini al termine del diluvio [Genesi 9,12 e, in parte, 9,17; non capisco la presenza del numero V nel cartiglio], alleanza sigillata dall'arcobaleno ('l'arco sulle nubi') che mi sembra ben simboleggiato dall'arcata stessa. Ma che senso acquista questa citazione in una chiesa dedicata alla Madonna? Di primo acchito, mi sembra molto più appropriata la litania CONSOLATRIX AFFLICTORUM ('consolatrice degli afflitti') scritta nel cartiglio a coronamento della nicchia con la statua della Madonna (opera del persicetano Giacomo De Maria, scultore illustre del XIX sec. e titolare dell'omonima via persicetana [1 pag. 273; 3 pag. 23]).

Ieri sera, mentre le litanie lauretane ('suppliche di Loreto') si susseguivano con ritmo frenetico, stavo distrattamente guardando l'arcata cercando di leggere i numeri romani del cartiglio. Ad un certo punto, la mia attenzione è stata improvvisamente risvegliata dalla litania

Foederis arca
['arca dell'alleanza']

* * *

Viterbo, chiesa dei Cappuccini, 14 agosto 2000. Al termine di una giornata di cammino, la soddisfazione della meta raggiunta e il piacere di trovarsi seduti mi avevano messo nella condizione migliore per ascoltare le letture della messa vespertina nella vigilia dell'Assunzione della Beata Vergine Maria. Ed ecco come iniziava la prima lettura [1Cronache 15,3-4.15-16; 16,1-2]:

In quei giorni, 15,3Davide convocò tutto Israele in Gerusalemme per trasportare l'arca del Signore nel posto che le aveva preparato

L'abside della chiesa della Cintura [con mappatura] facendomi poi rivivere l'atmosfera solenne e gioiosa dell'ingresso dell'arca a Gerusalemme. Se anche la prima lettura non avesse creato un'associazione simbolica sufficientemente chiara (Maria accolta festosamente in cielo come l'arca nella città santa), ci avrebbe poi pensato il salmo responsoriale:

Rit.: Sorgi, Signore, tu e l'arca della tua gloria!

Ecco, abbiamo saputo che l'arca era in Efrata... [Salmo 132 (131),6; l'arca, sottintesa nel testo biblico, è esplicitata nell'uso liturgico!]

L'arca dell'alleanza è figura della Madonna: Maria è la nuova arca nel cui grembo fu custodito il segno vivo e tangibile della nuova alleanza stipulata nella carne, Gesù, come la scomparsa arca di legno conservava le tavole di pietra con il decalogo del Sinai [confronta Geremia 31,31ss]. Nella chiesa della Cintura, non a caso, la nicchia della Madonna è affiancata a sinistra da una statua in scagliola di Mosè: mentre la Madonna porge verso i fedeli Gesù bambino, Mosè regge le due tavole della legge. Dall'altra parte invece c'è la statua di colui che

2bal Potente di Giacobbe fece voto:
3«Non entrerò sotto il tetto della mia casa
non mi stenderò sul mio giaciglio,
5finché non trovi una sede per il Signore,
una dimora per il Potente di Giacobbe» [sempre il Salmo 132]

...una statua di Davide incoronato con l'arpa ai piedi!

Mosè Madonna della Cintura Davide i due cherubini
Postilla metodologica

Qualcuno potrebbe chiedersi: 'ma nel XIX sec., chi è che sapeva tutte queste (il salmo, l'arca, Mosè, Davide etc.)?'. Beh, diciamo che la chiave di volta di questa piccola esegesi artistico/architettonica è proprio la scritta 'signum foederis...': Maria è questo segno di alleanza posto dal Signore... la collocazione del cartiglio al centro della volta non lascia dubbi su questa identificazione. Per il resto credo che circolassero allora dei modelli da copiare liberamente: a Bologna abitavo vicino alla chiesa di santa Maria dei Poveri in via Nosadella (significativamente vicina al mensa per senzafissadimora della Caritas!) e anche lì, se non ricordo male, da una parte c'è Mosè e dall'altra Davide... e Mosè mostra le tavole della legge su cui sono persino abbozzati un po' maldestramente i 10 comandamenti in caratteri ebraici cubitali (il Mosè persicetano invece ha le tavole ai piedi mentre innalza il bastone).

Un ulteriore spunto è dato dai due angeli posti sopra il fregio alla sommità del tempietto che racchiude la nicchia della Madonna: ricordano vagamente i due cherubini sul coperchio dell'arca.

La Madonna della Cintura

Val la pena raccontare la storia di una storia? Una serie di casualità messe in fila una dopo l'altra ha plasmato questa 'precisazione mariana' al 'sentiero trasversale', trasversale ormai non solo alla sacra Scrittura ma anche alla storia dell'arte! 'Precisazione mariana' perché nel 'sentiero trasversale' non distinguevo tra arca e contenuto, associando ambedue a Gesù e ignorando volutamente la tradizione dei padri della chiesa che identifica l'arca con Maria. La riscoperta della data della festa della Madonna della Cintura [1 pag. 270] proprio pochi giorni prima della festa stessa mi ha spinto ad aprire una piccola radura per concedere una sosta a chi fosse giunto fino a questo punto del 'sentiero': ormai volevo saperne di più sulla cintura. Andrea Fiorini mi suggeriva che fosse proprio la cintura il segno dell'alleanza, ovvero qualcosa che lega simbolicamente -attraverso la mediatrice Maria- Dio e gli uomini. Poi c'è il sonetto di Bastiano Aniigrati (probabilmente uno pseudonimo) composto per la festa del 1706 (la Pasqua era caduta il 4 aprile) che val la pena ripubblicare ancora:

Qualora in sul mattin l'alba è serena
E che lucido il sol spunta in Oriente
Il Cielo in giorno tal non iscatena
Nembo di pioggia, nè aquilon possente.

Tal si mostra Maria, con faccia amena
Cinta di lumi al par d'alba lucente,
Ella oggi scaccia ogni ombra, ed incatena
Quanto appunto vuol far un col dolente.

Mortali non ponno farti adunque oltraggio
Mondo, sensi, Satan, rabiosi cani,
Se custodia è Maria d'ogni tuo viaggio.

Un Sagro Cinto, colle proprie Mani
Ti porge: Cingi il fianco: Ti farà ostaggio
Contro il furor dei tuoi Nemici insani. [1 pag. 270]

Stando al sonetto, il sacro cinto datoci da Maria è una specie di scudo che ci difende dagli attacchi del maligno. Mi viene da pensare all'armatura del cristiano descritta da san Paolo [Efesini 6,14] e allo scapolare dei carmelitani (vedi la statua di Maria sopra l'altare centrale sul lato destro della navata della Collegiata di Persiceto), ma mi sembra più che altro un'intuizione di valore personale e niente più. Mons. Enrico Sazzini mi spiegava oggi pomeriggio che, al momento di essere assunta in cielo, la Madonna avrebbe lasciato agli apostoli come ricordo la propria cintura, la cui reliquia è oggi venerata in una chiesa di Prato. Ma -chiedevo- dove è scritta questa storia? Il Mons. congiungeva le mani per riaprirle dicendo laconicamente: 'tradizione!'. Una successiva rapida ricognizione negli apocrifi del nuovo testamento mi permette però di citarvi questo brano:

Allora anche il beatissimo Tommaso venne trasportato all'improvviso sul monte degli Ulivi e vide il beatissimo corpo dirigersi verso il cielo, e si diede a gridare, dicendo: - O madre santa, madre benedetta, madre immacolata! Se ora, poiché ti vedo, ho trovato il tuo favore, letifica il tuo servo, per mezzo della tua misericordia, dato che vai in cielo!
Allora la fascia con cui gli apostoli avevano cinto il santissimo corpo venne gettata giù dal cielo a Tommaso. Ed egli la prese, la baciò, rendendo grazie a Dio, e scese di nuovo nella valle di Giosafat. [4 pag. 470]

Si tratta del Transito della Beata Maria Vergine, cap. XVII, un apocrifo latino del IV sec. d.C. La narrazione poi procede con il simpatico episodio in cui Tommaso, l'incredulo assente alla manifestazione di Gesù risorto, mette alla prova gli altri apostoli che negano l'assunzione di Maria finché non vedono il sepolcro vuoto e la fascia che diventa quindi testimonianza e prova dell'assunzione; (9/VI/2001) Andrea Risi mi ha poi fatto notare come la fascia sia innanzitutto segno tangibile della consolazione offerta da Maria allo sconsolato Tommaso: qui trova giustificazione il titolo 'CONSOLATRIX AFFLICTORUM' posto al di sopra della nicchia con la statua della Madonna! L'apocrifo si conclude (cap. XXIV ma val la pena leggere tutto il testo perché è breve) con la presentazione dell'autore:

Io sono Giuseppe, che deposi il corpo del Signore nel mio sepolcro e lo vidi risorgere, che ho sempre custodito il suo santissimo tempio, cioè la beata Maria semprevergine [...]. [4 pag. 472]

>>La pietà di Vincenzo Testoni

Non ho potuto fare a meno di pensare alla pietà dello scultore Vincenzo Testoni, donata nel 1829 alla chiesa della Cintura e tuttora conservata nella nicchia a destra dell'entrata [1 pag. 273], dove non è Maria a reggere il corpo esanime di Gesù bensì proprio Giuseppe d'Arimatea!

>>"Madonna della Cintura tra i santi Agostino e Monica" di un seguace di Bartolomeo Passerotti [5]Il Forni conclude il capitolo dedicato alla chiesa della Cintura citando la lunetta 'che sta sulla porta della Sagrestia' raffigurante sant'Agostino e santa Monica che ricevono il cingolo da Maria, olio su tela di Orazio Sammarchi. Si tratta di una ramificazione della tradizione, secondo la quale Maria apparve a sant'Agostino e sua madre donandogli la cintura (non so da quale fonte scritta derivi). Il quadro oggi è conservato nel neonato Museo d'Arte Sacra: Mons. Enrico conferma che si trovava originarialmente alla Cintura e mi assicura che le misure del quadro (137 x 230cm) non coincidono con la lunetta vuota di fronte alla nicchia della pietà. Il foglio illustrativo del museo [5] attribuisce l'opera ad un seguace di Bartolomeo Passerotti (1529-1592). La Madonna su una nube (ricordo dell'Assunzione??) porge con la destra una triplice cintura a sant'Agostino che la riceve nel palmo della mano sinistra; Maria porta in braccio Gesù bambino che qui però non tiene a sua volta in mano una cintura come nella statua del de Maria.

Ma cosa simboleggia questa cintura? Nella sacra Scrittura la cintura simboleggia la prontezza [confronta ad esempio Esodo 12,11 e Luca 12,35]. Don Giovanni Bonfiglioli cita però:

Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia,
cintura dei suoi fianchi la fedeltà [Isaia 11,5; detto del Messia]

e precisa come rappresenti proprio la fedeltà, intesa sia in senso sacerdotale (di cui è segno proprio il cingolo usato per fermare la veste liturgica) che coniugale.

Bibliografia
>>"Assunzione di Maria" di Andrea della Robbia (1435-1528) a La Verna

"Assunzione di Maria" di Andrea della Robbia (1435-1528) nella chiesetta di santa Maria degli Angeli a La Verna. Ai lati della tomba (da sinistra a destra): san Gregorio Magno con la colomba vicino all'orecchio, san Tommaso che riceve il sacro cinto, san Francesco, san Bonaventura con il piviale sulle spalle [foto di Barghi Andrea da Cetoloni Rodolfo, Santuario della Verna, Verucchio 1996 pag. 20]. Solo alla mia terza visita al santuario (15/IX/2001) ho fatto attenzione a questa stupenda terracotta invetriata!
Ho poi scoperto che ci sono altre due terrecotte con soggetto simile a Porrena e Poppi. In queste però Tommaso non ha ancora ricevuto in mano la cintura [Scarini Alfio (cura), I della Robbia in Casentino, Cortona 1984 pagg. 29 e 31].


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san Giovanni in Persiceto, 2000 (foglio di stile e precisazione mariana 18/V/2001, revisione della precisazione mariana giovedì 31/V/2001, lievi aggiunte 1/VI/2001, postilla metodologica e la chiesa della Cintura 3/VI/2001 riordinate poi il 6/VI con aggiunta delle foto, annotazione di Andrea Risi 15/VI; la Verna 18/IX/2001)
Foto dell'autore salvo dove diversamente indicato