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La leggenda della pioggia del Monte Brancot.

Dal libro FANTAMONT di Dorino Bon.

 

Un vecchio e maestoso grifone volteggiava elegantemente tra le magiche correnti d’aria al di sopra del fiume Tagliamento. Con le sue grandi ali disegnava il cielo sopra il ponte di Braulins, mentre con la sua potente vista cercava qualche carcassa di animale per sfamarsi. Il suo volteggiare armonico, tra le musiche delle correnti venne improvvisamente interrotto da una specie di lamento. Il grifone con lo sguardo andò a cercare l’origine di quello strano lamento. Si guardò in giro attentamente, mentre continuava nel suo elegante volteggio, e tra le nubi nere e grosse, proprio sopra la cima del monte Brancot, che sovrastava il paese di Braulins, vide uno stuolo di piccoli angeli. Lo strano lamento proveniva proprio da li. Il grifone invertì il proprio volteggiare e con decisione si avvicinò alla cima del monte, lasciandosi cullare dalle correnti. I lamenti provenivano proprio dagli angeli, ma non si trattava di lamenti ma bensì di pianti a dirotto. Il grifone scese lentamente volteggiando e si posò perfettamente ed elegantemente sulla cima del monte a pochi centimetri da bastone di legno che indicava la cima del monte Brancot, facendo sventolare lo straccio rosso annodato alla sua estremità. Dal monte si poteva ammirare un bellissimo panorama sul paese di Braulins. Il grifone alzò il suo sguardo verso lo stuolo di angeli che stavano sospesi nell’aria ad un metro circa dalla cima.

“cosa vi è successo? Perché state piangendo?”,

chiese il grifone guardando gli angeli che continuavano a piangere  incessantemente.

“Ci dispiace averti creato preoccupazione, ma ogni volta che le nuvole diventano grosse e scure inspiegabilmente iniziamo a piangere a dirotto, ma siamo ancora più tristi perché le nostre lacrime  si trasformano successivamente in pioggia che poi cadrà su Braulins e gli abitanti saranno tristi”.

Gli rispose un angioletto uscito dallo stuolo .

Il cielo su Braulins diventava sempre più scuro e la luce diminuiva sempre di più. Poco distante dalla cima del monte Brancot uno stormo di rondini effettuava spensieratamente un infinità di evoluzioni acrobatiche ad alta velocità, sfiorando i prati del monte Brancot.Saranno state almeno cento rondini e il loro schiamazzare si sentiva fino in paese.

“Ma quello non è il grifone?” chiese la rondine anziana al suo assistente.

“Si è proprio lui. Ma cosa vuole fare agli angeli? Vuol fare il duro anche con loro?!”.

 La rondine anziana non rispose alla domanda del suo assistente e piegò bruscamente a destra verso la cima del monte.

“Andiamo a vedere cosa sta accadendo, non vorrei che succedesse qualche cosa di brutto a quei poveri angioletti.” , disse preoccupata l’anziana rondine.

Virò verso destra e in picchiata chiudendo le ali, si diresse verso la cima del monte Brancot, seguita dallo stormo.

Intanto sulla cima gli angeli continuavano a piangere a dirotto e il grifone li fissava con aria triste, senza dire nulla . “Cosa posso fare io per voi? Vedervi piangere mi fa star male”, disse con aria triste l’anziano rapace, rivolgendosi agli angioletti.

 Non puoi fare nulla, questo è quello che ci accade da sempre ogni volta che vediamo questi brutti e grossi nuvoloni scuri. Succede sempre così e tutte le nostre lacrime diventano pioggia. Purtroppo noi piangeremo fino a quando il cielo non ritornerà blu e il sole risplenderà. Solo allora noi saremo felici e torneremo a sorridere.”, rispose un angiloletto uscito dallo stuolo.

Intanto la rondine anziana, con a fianco il suo assistente, si dirigeva a tutta velocità verso la cima del monte mentre davanti ai suoi occhi vedeva distintamente il grifone e gli angioletti.

“Che cosa intendete fare?”. Chiese l’assistente urlando per farsi capire dalla rondine anziana.

“nulla. Voglio solamente sincerarmi che tutto stia andando bene”, rispose la rondine anziana e con tono perentorio ordinò: “Ora seguitemi!”

(GIRA PAGINA)

 

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