il nichilismo e la morte di Dio
Friedrich NIETZSCHE
da Cioffi.., Corso di filosofia.., cit., p. 137 sgg,


Premessa

Critica all'immagine della grecità di impronta classicista
La riflessione nietzscheana aveva avuto inizio nei primi anni settanta, con la pubblicazione della sua prima grande opera: la Nascita della tragedia dallo spirito della musica, del dicembre del 1871. Frutto degli studi classici esercitati in qualità di docente di filologia presso l'università svizzera di Basilea, l'opera manifesta già un interesse spiccatamente filosofico, interesse segnato soprattutto dall'influenza del pensiero di Arthur Schopenhauer.
Fin dalla prolusione universitaria del 1869 su Omero e la filologia classica Nietzsche è spinto a rifiutare la "filologia accademi-ca", disciplina per la quale sente di non avere una vera e propria vocazione. Incapace di guardare al passato in modo creativo e vivo, essa gli appare come un tradimento dello spirito più autentico della classicità, ridotta a mero repertorio ossificato di oggetti di studio.
Nietzsche contesta, in particolare, l'immagine della gre-cità di impronta classicista. secondo la quale i greci crearono opere armoniose, misurate, serene perché il loro stesso spirito era armonioso, misurato, sereno.
Questa immagine è sbagliata sia perché privilegia una certa epoca della storia greca - il V secolo - e un certo genere di arte - la scultura e l'architettura -, sia soprat-tutto perché fissa l'antichità nel momento della sua decadenza, quando lo spirito greco ha ormai smarrito pressoché del tutto le "radici vitali" che ne contraddistinguevano le origini; radici di cui rimane invece traccia, a parere di Nietzsche, soprattutto nella musica e nella religione popolare greche.

Il tema della vita e Schopenhauer
Al tema della vita, che è il tema-chiave delle opere giovanili nietzscheane, il giovane filologo è guidato dalla filosofia di Schopenhauer, sotto il cui segno può essere iscritta l'intera riflessione della Nascita della tragedia. Nietzsche ha. letto Il mondo di Schopenhauer fin 1865, quando lo scopre da universitario nella bottega un vecchio libraio. "Ogni sua riga - scrive in una Lettera di quell'anno - proclamava la rinuncia, la negazione, rassegnazione; vi scorgevo uno specchio in cui apparivano spaventosamente ingranditi il mondo, la vita, l'animo mio (… ). Vi scorgevo malattia e guarigione, esilio e asilo, inferno e paradiso". Da Schopenhauer Nitzsche raccoglie dunque l'immagine di un mondo governato dal principio irrazionale del dolore, rispetto a cui l'esistenza umana, priva di un senso trascendente che sappia da una spiegazione, non è che un istante transeunte destinato alla morte. Alla noluntas e all'ascesi schopenhaueriane, Nietzsche si sente tuttavia di opporre da subito un principio diverso, che accoglie piuttosto la coraggiosa accettazione del dolore quale viene testimoniata dagli eroi della tragedia greca. Egli riprende dunque la concezione schopenhaueriana per cui nel tragico viene in luce il "lato terrificante" dell'esistenza, ma la conduce a esiti diversi dalla disperazione e dalla rassegnazione. La rinuncia a ogni soluzione consolatoria, di ordine metafisico o religioso, non può ai suoi occhi che comportare l'accettazione dell'irrazionalità dell'esistenza, l'amore "per le cose problematiche e terribili" di cui è fatta la vita, l'amore, in definitiva, per la vita stessa.

I temi del vitalismo romantico e Goethe
La lettura che Nietzsche compie della tragedia greca risulta così incrociata con i grandi temi del vitalismo romantico: attraverso una nuova e ardita interpretazione della tragedia, egli supera il pessimismo schopenhaueriano; sulla base della concezione romantica della vita contesta alla radice la visione della grecità di stampo neoclassico winckelmanniano.
A conferma di questa impostazione sta l'appassionata lettura delle pagine goetheane, dal cui naturalismo Nietzsche raccoglie in ispecie gli accenti paganeggianti e anticristiani. Di Goethe Nietzsche sottolinea il motivo della celebrazione positiva della vita e la concezione dell'uo-mo come polo e misura di tutte le cose, che apre il pro-prio spazio interiore al massimo di sofferenza e al massi-mo di felicità.
La vita, dunque, è volontà, e la volontà è forza espansiva infinita. Che la vita distrugga poi ciò che produce e significhi per l'uomo dolore e crudeltà, non deve spingere a rinunciare alla vita, a volere il nulla: di fronte alla crudeltà della vita bisogna essere più crudeli, occorre rispondere con "più vita". Al tema della vita Nietzsche perviene grazie anche all'influenza della con-cezione musicale di Richard Wagner.

Le tesi estetiche di Wagner
Convertitosi alla metafisica schopenaueriana, dopo un inizio di segno feuerbachiano, Wagner vede nella musica l'arte dell'interiorità per eccellenza. Essa è la lingua dell' inesprimibile, dell'immediato. Specchio della vita elementare dei sensi, la musica è nella sua essenza la forma d'arte più lontana dal concetto. Il concetto blocca la vita nella rappresentazione; la musica supera e spezza i vincoli della ragione e restituisce all'uomo l'esistenza nella sua originaria dimensione produttiva, creativa. Solo nell'arte musicale, di conseguenza, e in quella forma specifica di esercizio della volontà che è l'esistenza artisticamente vissuta può darsi per l'uomo la possibilità del riscatto e della salvezza.
L'adesione entusiasta alle tesi estetiche wagneriane spinge il giovane Nietzsche a vedere nel musicista te-desco il modello di "artista tragico" destinato a rinno-vare la cultura del secolo. Con Wagner, a partire dal 1868, Nietzsche stabilisce un intenso quanto contrad-dittorio sodalizio che si concluderà dieci anni dopo con una rottura drammatica (vedi BIOGRAFIE La vita di Nietzsche).


LA PERIODIZZAZIONE DEGLI SCRITTI NIETZSCHEANI
I tre periodi e le due mutazioni

I tre periodi L'opera letteraria di Nietzsche è caratterizzata da una grande produttività: in meno di vent'anni, tra il 1871 e il 1888, il filosofo tedesco dà alla luce una voluminosa e composita messe di scritti, alcuni dei quali appariranno postumi. Lo schema oggi largamente accettato è quello che divide le opere di Nietzsche in tre periodi:
a)le opere giovanili del periodo di Basilea, la cui pubblicazione è curata dallo stesso autore: la Nascita della tragedia (1871); le quattro Considerazioni inattuali (1873-76); a questa fase appartengono anche gli abbozzi postumi del Libro del filosofo;
b) gli scritti della "fase illuminista": Umano troppo umano (1878), Aurora (1881), Gaia scienza (1882);
c) la filosofia dell'eterno ritorno conte-nuta in Così parlò Zarathustra (1883-1885) e negli scritti successivi fino alla fol-lia: Al di là del bene e del male (1886), Genealogia della morale (1887), Il caso Wagner (1888), Crepuscolo degli idoli (1888), L'anticristo, Ecce homo, Nietzsche contra Wagner (postumi.

le due mutazioni
Due mutazioni critiche segnano i tre periodi:
a) da discepolo adorante di Wagner e Schopenhauer a spirito libero,
b) da spirito libero a maestro che insegna la dottrina dell'eterno ritorno.
La massa dei frammenti postumi non è superflua: essi svolgono temi di grande ricchezza e forniscono spesso la chiave per comprendere le opere pubblicate in vita. Di fatto costituiscono i materiali originari da cui hanno avuto origine, attraverso revisioni e aggiunte, i capitoli delle opere pubblicate.

Le due periodizzazioni alternative
Minori adesioni raccolgono due periodizzazioni alternative: a) la prima che considera in modo sostanzialmente unitario tutti gli scritti della maturità, da Umano troppo umano in poi; b) la se-conda che rileva un'ulteriore distinzione tra lo Zarathustra e le opere più tarde, governate dal progetto, alla fine abbandonato, di una grande opera sistematica, il cui titolo doveva essere La volontà di potenza.

Umano troppo umano e Zarathustra: due cesure fondamentali nella biografia intellettuale di Nietzsche
Che Umano troppo umano e lo Zarathustra segnino le due cesure fondamentali nella biografia intellettuale di Nietzsche è convinzione accolta in maniera quasi unanime.
Tale conclusione trova conferma nella ricostruzione autobiografica delle proprie opere che Nietzsche stesso compie in Ecce homo.
Parimenti, per quanto ri-guarda la Volontà di potenza, è stato dimostrato conclusivamente da G. Colli e M. Montinari, che l'opera, edita con questo titolo nel 1901 e poi nel 1906 (a cura di Peter Gast e della sorella di Nietzsche, Elisabeth Foerster) raccoglie gli aforismi relativi solo a uno dei tanti possibili progetti di sistemazione e di titolazione pensati dall'autore negli ultimi anni. I due studiosi hanno anche chiarito come nell'estate del 1888 Nietzsche avesse abbandonato definitivamente il progetto sopra citato e avesse, di conseguenza, rifuso parte del materiale scritto all'uopo nell'Anticristo e nel Crepuscolo degli idoli.


La concezione tragica del mondo
L' "illuminismo di Nietzsche"
Le grandi parole-chiave
La "morte di Dio" e il "superuomo" da Così parlò Zarathustra
L' "eterno ritorno dell'eguale" da Così parlò Zarathustra
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