Le Fan Fiction di croweitalia

titolo:  Se fosse (prima parte) - la seconda parte la leggi qui - la terza parte la leggi qui
autrice: Maddalena
e-mail: michelle5@virgilio.it
data di edizione: 08 ottobre 2001
argomento della storia: il Prof. Russell Crowe
riassunto breve: se Russell Crowe non fosse un attore, musicista, autore di canzoni e cantante ….. che cosa potrebbe essere? Provate ad immaginare una sua collocazione diversa da quella reale. Come sarebbe Russell Crowe se NON fosse il Russell Crowe che noi conosciamo?
lettura vietata ai minori di anni: 18
note:  tengo a sottolineare che questa fanfic io l'ho scritta prima dei tragici fatti di NY e Washington. Non avevo avuto modo di inviarla prima a Lampe a causa dei problemi relativi al suo computer. Si tratta di una fanfic e come tale va letta e considerata. E' puramente frutto della mia fantasia. Maddalena, 29 agosto 2001

Se fosse (parte prima)

di Maddalena

Era una calda e tranquilla mattinata di primavera. Durante l’intervallo tra una lezione e l’altra gli studenti affollavano il cortile della scuola. Solo una studentessa preferiva al tepore del sole la fresca ma monotona penombra della sala computer. Daisy Reynolds se ne stava tutta sola a scrivere ad un terminale. Scrivere era la sua grande passione, era una autrice provetta, oltre ad essere una delle redattrici più operose del giornale della scuola, si dilettava a scrivere su tutto e tutti, saggi, racconti e una miriade di bozze di romanzi che aveva iniziato ma ahimè anche abbandonato, non per nulla era stata scherzosamente soprannominata “Shakespeare” da compagni e compagne di scuola. Un giovane la raggiunse e le sventagliò davanti al viso dei fogli.

“Eccoti le soluzioni che volevi”

“Ssss. Vuoi proprio farti sentire da tutti !” lo zitti Daisy.

“Ma se non c’è nessuno” replico stizzito il ragazzo

“Bè, non si sa mai”

“Allora ti interessano ancora questi oppure no?”

“Naturale che mi interessano. Che domande !!”

“E tu mi hai portato quello che mi serve?”

“Certamente” replicò la ragazza porgendogli una cartellina plastificata

“C’è tutto?”

“Si, tutta quanta la relazione”

“Sei un genio !” le urlò il giovane abbracciandola

“Steve smettila”

“Sai non credevo che saresti riuscita a terminarla per tempo”

“Vuoi scherzare? Io sono una vera maga quando si tratta di creare qualcosa di superbo e fantastico”

“Bè, ora non esagerare, in fondo si trattava solo di una relazione su Edgar Allan Poe”.

“Solo ?? Solo una relazione? E no caro mio … questa è Arte”

“Qualunque cosa sia ti ringrazio …. Ancora un voto negativo del prof. Crowe e posso dire addio all’università e soprattutto ai miei sogni di gloria nella squadra di football. Questo per me sarà il trampolino di lancio … ti ho detto quanto guadagnano i giocatori professionisti? Quelli bravi voglio dire?”

“Almeno un milione di volte !!” sospirò Daisy

“OK. Va bene …. Non te lo ripeterò … ma sappi che per me è tutto !!”

“Anche per me. Se voglio poter contare su una borsa di studio devo tenere una media dignitosa ma la matematica non mi entrerà mai in testa”

“Questo non è un problema. I compiti te li passo io”

“Certo ma non oso pensare cosa potrebbe accadere se uno dei due prof. lo venisse a sapere”

“Ma non lo sapranno mai. Questo sarà il nostro piccolo segreto” e così dicendo Steve Michaels uscì di corsa della sala.

 

* * *

 

Nell’aula regnava un solenne silenzio ed era sempre così quando a tenere la lezione era il Prof. Russell Crowe. Giovane, avrebbe compiuto di lì a poche settimane trentasette anni, era considerato uno dei migliori insegnanti del Corpo Accademico. Egli riusciva a conquistare indifferentemente tutti i suoi allievi: i ragazzi apprezzavano quella sua aria di eterno studente, così simile a loro, l’abbigliamento sobrio ma casual e soprattutto il suo modo di illustrare la materia con grande semplicità, mentre le ragazze lo amavano per il suo straordinario fascino, il fisico possente, la voce maschia e virile, i folti capelli castano chiari, gli occhi verdi dolcissimi ed espressivi: non era bello di una bellezza perfetta, ma i tratti irregolari del viso lo facevano apparire ancora più interessante.

Era insegnate di lettere in quella scuola solo da 5 anni, certo aveva fornito delle ottime credenziali ma il suo passato era rappresentato da un alone di mistero. Non era sposato e non aveva legami sentimentali ufficiali sebbene molte sue colleghe non ‘escludevano’ un notevole interesse nei suoi confronti.

“Io lo trovo stupendo” esclamò Paula al termine della lezione rivolgendosi a Daisy.

“Chi?” rispose sbadatamente la ragazza mentre scribacchiava qualcosa su un foglio

“Il Prof. Crowe. Non trovi anche tu che sia stupendo?”

“E’ un ottimo insegnate” disse fermandosi un attimo a riflettere

“Io mi riferivo al suo aspetto fisico”

“Ah, si certo. E’ carino”

“No, è incredibilmente fantastico”

“Se lo dici tu”

“Ma non vedi che corpo, che fascino, wow!!”

“E’ un nostro insegnante ! Come puoi dire certe cose?”

“E’ un atteggiamento del tutto naturale, per una ragazza naturale!”

“Che intendi dire?”

“Se tu passassi meno tempo sui libri di letteratura e ti guardassi un tantino di più in gito, una volta tanto …”

“Non ne ho il tempo. C’è il giornale, le mie storie, il Pulitzer che mi aspetta e ….. che desidero tanto vincere …”

“Ho capito …. E’ meglio lasciare perdere”

“Che ti devo dire … è la mia fissazione quel premio. Deve essere mio”

“Certo ma ricorda che quando lo vincerai non avrai nessuno di importante nella tua vita a cui poterlo dedicare”

“Un passo per volta ….”

“Quando ti guarderai attorno …. Non ci sarà più nessuno”

“Allora, pazienza. Vorrà dire che passerò alla caccia del … Nobel !!”.

 

* * *

 

Due giorni dopo Daisy ricevette da Miss Nolan, una delle impiegate della segreteria della scuola, un messaggio da parte del Prof. Crowe: l’insegnante le chiedeva di presentarsi in aula quindici minuti prima della lezione. Sebbene sorpresa Daisy non si preoccupò più di tanto dell’insolita richiesta, pensò semplicemente che il professore voleva complimentarsi con lei per l’ottimo lavoro svolto a proposito della ricerca a lei assegnata. Quando però la ragazza entrò in classe vide seduto in prima fila Steve con un’aria decisamente agitata. Daisy entrò e andò a sedersi accanto a lui.

Il Prof. Crowe squadrò i due e disse: “Pensavate davvero di non essere scoperti?”

Daisy, la più coraggiosa dei due iniziò a dire: “A che proposito? Io proprio non so ….”

“Ma davvero non sa di che si tratta?” replicò seccamente il professore

“No, decisamente” insistette Daisy

“Credeva davvero che non avrei capito che il testo, seppur rimaneggiato, era stato scritto da lei e non da Micheals? E’ difficile contraffare il proprio stile, soprattutto se si scrive bene. E questo è il suo caso”

“Oh, oh !!” esclamò la ragazza dando una fugace occhiata all’amico che se ne restava rannicchiato in un angolo senza osare dire nulla.

“Mi meraviglio molto che lei, la mia allieva migliore, sia arrivata a fare una cosa del genere”

“Professore, io le posso spiegare” iniziò a dire Daisy che oramai aveva capito che negare tutto non sarebbe servito più a nulla.

“Io ho ….. entrambi …. abbiamo delle valide ragioni”

“Non esistono motivazioni tali da giustificare la vostra condotta”

“La mia media in matematica è troppo bassa, rischio di non ottenere la borsa di studio e quindi mi è sembrato logico …”

“Logico ?” ribattè Crowe

“No, volevo dire, corretto, cioè … sa come si dice – Il fine giustifica i mezzi”

“Non certo in questo caso”

“Perché non cerca di capire, di venirci incontro …”

“Ma io vi sto venendo incontro. Non ne ho parlato con il preside, né lo farò …. Siete dei validi studenti e non voglio che una cosa del genere rovini il vostro curriculum scolastico ma questa cosa non dovrà ripetersi. Mai più ! Mi avete capito?”

“Oh, non si ripeterà …. glielo garantisco” esclamò Steve

“Ma io volevo solo spiegare ….”

“Questa conversazione è finita sig.na Reynolds” e così dicendo il professore se ne andò.

Michaels rimase seduto, attonito “Quando mi ha fatto chiamare ho subito capito che si trattava di qualcosa di terribile e quando ha parlato del compito …. Bè … sono subito crollato”.

“Steve, sei un idiota. Avresti dovuto negare. Anche l’evidenza. Ma lo scandalo Watergate non ti ha insegnato nulla? Pensi che Nixon abbia confessato tutto e subito?”

Daisy uscì dall’aula,  rincorse il professore nel cortile e quando lo ebbe raggiunto lo fermò:

“Scusi, professore vorrei chiederle se questo ‘avvenimento’ influirà in qualche maniera sui miei voti, insomma, nella sua materia intendo dire ….”

“Lei che cosa ne pensa?”

“Non ne ho idea, è per questo che glielo chiedo”

“Non ne voglio parlare ora”

“Allora quando?”

“Glielo farò sapere”

“Non ne parlerà con la Prof.ssa Jordan, vero?

“Come?”

“Voglio dire … Lei non farebbe mai la spia, vero? Sarebbe un gesto da .. da infame. E lei non un mafioso, vero?”

“Sig.na Reynolds si rende conto di quanto sta dicendo?

“Sono disperata. Per me è essenziale ottenere quella borsa di studio e la mia media deve essere  ….”

“Non ho intenzione di continuare questa conversazione …”

“Sa, in giro dicono che lei è la prof.ssa avete una storia ed io non vorrei che lei … nell’impeto della passione …. Inavvertitamente glielo dicesse ….. ”

“Buon giorno Sig.na”

“Ma perché non vuole ascoltarmi, in fondo mica mi sono offerta di farle un pompino !”.

“Adesso basta” il professore era decisamente adirato, fissò la ragazza con uno sguardo terribile

“Mi scusi …. Non volevo dirlo …”

“Facciamo così: ora io conterò fino a cinque e al cinque lei farà in modo di non essere più qui davanti a me. Dimenticherò questi ultimi dieci minuti. L’intera conversazione. Non so se ha capito ma io ho deciso di graziarla”.

“Ma professore ….”

“1, 2, 3 , 4 …”

Daisy capì che era meglio allontanarsi. Arrivò dall’altra parte del cortile e rimase lì immobile, parlottava tra sé: “Stupida, stupida, stupida !! Devo farmi venire un’altra idea”.

Poco lontano un uomo aveva seguito con attenzione i dialoghi tra i due ….. ed ora stava seguendo Crowe.

Il professore si era diretto al parcheggio, era salito in auto ed ora stava andando a casa sua. Si accorse subito di essere seguito. Di proposito svoltò in una strada senza uscita, fermò l’auto ed attese. Pochi minuti dopo arrivò il suo pedinatore, si fermò, scese dall’auto e raggiunse Crowe. I due si scambiarono un cenno col capo, l’uomo allungò la mano ma Crowe non rispose al saluto, rimase immobile.

“Ehi, Rick come stai?” gli disse l’uomo

“Benissimo, prima di vedere te !” rispose seccamente Crowe

“E’ questo il modo di accogliere un vecchio amico?”

“Che cosa vuoi Randy?” tagliò corto Crowe

“Devery vuole vederti”

“Non lavoro più per l’Agenzia”

“Se è per questo neppure noi. Sai ci siamo “separati”, ora siamo in proprio, mi riferisco alla nostra squadra”

“Non mi interessa. Io sono fuori da tutto, ormai”

“Quando si fa un lavoro come il nostro non si esce mai del tutto”

“Questo è quello che pensi tu”

“Certo che qui ti sei sistemato bene. Un lavoro rispettabile, un sacco di belle ragazze a disposizione. Quella di prima era davvero carina. Sarebbe un peccato se tutto dovesse finire”

“Che vuoi dire?”

“Ti conviene collaborare con i tuoi vecchi amici”

“No”

“Non voglio forzarti la mano”

“Meglio così”

“Che cosa devo riferire a Devery?”

“Digli la verità, che non sono interessato a rivederlo”

“Non ne sarà felice”

“Questo è un suo problema”

“OK, ma solo per il momento”

“OK, per sempre”

“Ci vediamo!” e così l’uomo tornò alla sua auto, salì e sfrecciò via.

 

* * *

 

Quella stessa sera Daisy aveva deciso di tornare all’attacco. Doveva assolutamente sapere quali erano le intenzioni del professore.

Arrivò davanti alla sua casa. La luce era accesa, lei si avvicinò alla porta ma prima di riuscire a suonare il campanello, d’un trattò, qualcuno, con forza, la afferrò alle spalle.

 

* * *

 

Daisy si risvegliò tempo dopo. Si trovava sul sedile posteriore di un auto in movimento, la testa appoggiata alla spalla di qualcuno e quando si accorse di chi si trattava si sollevò di scatto.

“Oh, mi scusi professore” Crowe era al suo fianco e la fissava con aria pensierosa.

“Ma dove siamo?” chiede allarmata Daisy

“Silenzio voi due” la zittì Randy

“E questi chi sono?” chiese Daisy indicando i due uomini che si trovavano sui sedili anteriori dell’auto.

“Rimanga calma. Non succederà nulla” cercò di tranquillizzarla Crowe

“E’ un po’ difficile. Non crede? Insomma sono stata praticamente rapita, no, anzi, siamo stati praticamente rapiti. Come faccio a restare calma?”

“Sai, Rick. Adesso che la vedo meglio devo dire che è ancora più carina di quando l’ho vista stamane. Peccato che parli un po’ troppo”

“Chi è Rick?”

“Su Rick. Diglielo”

“Ci sono parecchie cose che lei non sa di me” rispose freddamente Crowe

“E fra queste c’è anche  …. un altro nome?”

“E’ una lunga storia”

“Bè, dato che non abbiamo altro da fare … potrebbe raccontare tutto dall’inizio. E’ la sua specialità, raccontare”.

“Ti ho detto di stare zitta” e così dicendo Randy allungò una mano, ma Crowe fu più pronto e riuscì a bloccargliela prima che riuscisse a colpire la ragazza.

Daisy rimase sorpresa e sconcertata …. guardò Crowe e lui le fece segno di restare in silenzio.

Mezz’ora dopo arrivarono a destinazione. L’auto si fermò, i due vennero fatti scendere ed invitati ad entrare in una casa lì vicino.

“Avanti Rick, Devery ti aspetta” Randy indicò a Crowe di entrare nello studio.

“Non ti preoccupare. Rimango io a tenere compagnia alla tua amica”

“No, tu o lei entrate con me. Non la lascio sola con te”

“Davvero?” sorrise Randy

Una voce proveniente dallo studio ordinò: “Randy entra anche tu, resterà Tom con la ragazza”

“Come vuoi tu, capo”

I due uomini entrarono. La stanza era poco illuminata ma il professore riconobbe subito l’amico e compagno di lavoro di un tempo.

“Ti avevo detto di portare qui lui … che ci fa qui la ragazza?”

“E’ arrivata mentre stavamo entrando a casa di Rick. Non abbiamo avuto scelta. Altrimenti ci avrebbe comunque visti e questo poteva essere un problema”

Devery lanciò una severa occhiata a Randy, la sua impulsività aveva generato diversi guai in passato. Quindi si rivolse a Crowe:

“Finalmente ci rincontriamo. Rick”

“Non mi chiamo più così. Da molto tempo”

“Sicuro. Ora non sei più Richard ‘Rick’ Collins, agente speciale della CIA. Sei il professor Russell Crowe”

“Esatto. Mi sono rifatto una vita. Sono un uomo rispettabile, ora”

“Eri il migliore nel tuo genere”

“E’ storia passata”

“Il passato più sempre tornare”

“E’ escluso”

“E che direbbero i tuoi ex capi se sapessero di quel bel gruzzolo che hai nascosto in Svizzera. Se sapessero come te lo sei procurato passeresti dei guai. Non credi?”

“Che cosa intendi dire?”

“Non fingere di non capire. Mi riferisco a quel colpo che hai fatto cinque anni fa. Dovevi solo sbarazzarti di quel tipo ed invece ti sei appropriato di una considerevole somma che hai opportunamente nascosto. Poi hai lasciato il servizio e cambiato vita”

“Hai fatto lo stesso anche tu. In svariate occasioni”

“Io non ti sto criticando. E comunque non ti sto criticando. Dico solo che la cosa potrebbe metterti nei guai. Qualcuno potrebbe informare le autorità e tu finiresti in galera per parecchio tempo. Quello che hai commesso è in reato federale”.

“Che cosa vuoi da me?”

“Solo che tu riprenda il tuo lavoro di un tempo”

“Questo no”

“Solo un piccolo favore e poi potrai tornare alla tua vita di professore”

“Di chi si tratta?”

“C’è una persona che dovrai eliminare. Saprai tutto a tempo debito. Intanto domani partirai per San Diego, ho già fatto la prenotazione aerea. Scenderai all’Hayatt Hotel. Le altre indicazioni ti verranno comunicate in seguito. Per il momento non ti serve sapere altro”

“Una mia partenza improvvisa potrebbe suscitare dei sospetti”

“Ma domani iniziano le vacanze pasquali … professore e la questione verrà risolta nel giro di pochi giorni. Allora, che mi rispondi? Accetti?”

“Ho forse qualche alternativa?

“No, certo. Dicevo così per dire”

“D’accordo. Ma dopo questo lavoro non voglio più rivedere te e neppure i tuoi amici”.

“Certamente. Ah, un’ultima cosa: la ragazza, quella che sta di là, resterà qui con Randy. Non vorremmo che andasse a spifferare tutto alla polizia. Vero? Verrà rilasciata solo quando tornerai qui”

“Assolutamente no”

“Cosa?”

“Non penserai che io la lasci qui nelle grinfie di quel maniaco sessuale”

“Ehi, bada a come parli, Rick” intervenne Randy

“Lei viene con me. Altrimenti dovrai trovare qualcun altro che faccia il lavoro ”

“Se la porti con te, ci sarà un rischio in più” replicò Devery “Chi mi garantisce che non corra alla Polizia o peggio ancora dai Federali”

“No, capo. Si vede lontano un miglio che la ‘ragazzina’ ha un debole per lui. Non lo tradirà mai. E poi il bel professore ha dei validi argomenti per convincere le sue allieve” intervenne sogghignando Randy

“Bè, in tal caso …. Va bene portala con te. Ma ricorda, sarà sotto la tua responsabilità. Se qualcosa dovesse andare storto, ne pagherete le conseguenze entrambi. Tu e lei, alla stessa maniera”

Crowe non rispose.

“Riportali a casa sua” ordinò Devery a Randy

Durante il tragitto di ritorno Daisy e Crowe non parlarono. Furono lasciati in prossimità della casa del professore, poi l’auto ripartì a grande velocità.

Una volta rimasti soli fu Daisy a parlare per prima: “Adesso andiamo alla polizia, vero?”

“Come?” chiese Crowe che era ancora una volta assorto nei propri pensieri

“Siamo stati rapiti, dobbiamo denunciare quella gente. Io credo di ricordare il percorso che abbiamo fatto. Per fortuna non hanno pensato a bendarci gli occhi. Che ingenui ! Io ho una buona memoria. Riuscirò a portare gli investigatori a quella casa e …”

“Non faremo nulla di tutto ciò” la interruppe Crowe

“Ma perché?” chiese sorpresa la ragazza “Possiamo farli arrestare!”

“Ho detto di no” replicò secco Crowe mentre erano arrivati davanti alla sua abitazione

“Entra per favore. Devo parlarti” aveva aperto la porta ed acceso la luce dell’anticamera.

Daisy, ancora stupita per quel comportamento, entrò senza parlare.

Crowe, che l’aveva preceduta nel salotto, l’aveva invitata a sedersi.

“Per il tuo bene devi dimenticare quello che è avvenuto questa sera”

“Mi sta minacciando?”

“No, affatto. Voglio solo evitare che ti accada qualcosa di sgradevole. Tu non conosci quella gente ma io si. So che cosa sono capaci di fare. La sola ragione per la quale non siamo statibendati durante il tragitto è perché si sentono molto sicuri di sè”.

“Sono suoi amici?”

“Non li definirei amici. Diciamo che sono degli ex colleghi di lavoro”

“Ah, scusi. E che differenza fa?”

“Credimi. Io non sono pericoloso ma loro si”

“Non ne sono sicura !”

“Devi fidarti di me. Non hai scelta. Ormai sei coinvolta”

“Che cosa vuole esattamente da me?”

“Voglio che tu mi stia ad ascoltare”

“OK, ha la mia più completa attenzione”

“Bene. Che tipi sono i tuoi genitori?”

“Come?”

“Sono aperti e permissivi oppure sono all’antica? Conservatori”

“Perché?”

“Che cosa direbbero se tu raccontassi loro che vai a passare queste vacanze a San Diego?”

 “Sarebbero felicissimi di liberarsi di me per un po’. Perché me lo chiede?”

“Perfetto. Ti offro una bella vacanza in California”

“Ah si e chi dovremo uccidere per ricambiare questo favore?” replicò ridendo la ragazza

“Tu  …. nessuno!” rispose telegraficamente l’uomo

“Ma insomma che significa?”

“Dirai che parti con una amica, una compagna di scuola oppure il tuo ragazzo …”

“Non c’è l’ho il ragazzo!” lo interruppe Daisy a fil di voce

 “Non importa, dì pure quello che vuoi”

“Ma …”

“Ora ti accompagno a casa, domani mattina ti aspetto qui, andremo all’aeroporto e poi partiremo. OK?”

“Non saprei, mi sembra una cosa così assurda”

“Ti fidi di me?”

“Lo ha detto anche lei, non ho molta scelta. Però ho molti dubbi !”

“Quelli lasciali a casa, non ti servono”

“Dovremo stare via per molto?”

“Meno di una settimana”

“Ah, …. lo chiedevo giusto per sapere quanto vestiario portare”

“Ora lo sai”

Crowe accompagnò Daisy a casa, era sicuro di poter contare su di lei: era una ragazza intelligente ed aveva capito la situazione. Non voleva certo che corresse dei rischi ma ormai anche lei era coinvolta, suo malgrado e spettava a lui evitarle il peggio.

 

* * *

 

Il giorno seguente, di buon mattino, Daisy arrivò a casa di Crowe. Caricarono le valige in macchina e si recarono al Denver Airport International.

“Sei mattiniera !” aveva commentato il giovane vedendola arrivare così presto

“Bè, lei non mi aveva detto l’ora precisa ed io non volevo arrivare in ritardo” si giustificò Daisy

“Che precisina!” commentò sarcasticamente Crowe

“E si, io sono un tipo preciso, normale …. Non ho amici che mi vengono a rapire la sera, quando sto per andare a dormire” ribattè indispettita

“A proposito, non mi hai detto perché ieri sei venuta a casa mia”

“Volevo tornare alla carica con lei, si insomma cercare di sistemare il malinteso che avevo fatto nel pomeriggio e invece mi sono ritrovata in questo pasticcio!”

“Non avrai intenzione di ricominciare. Quello che tu e Steve avete fatto è molto grave. Possibile che tu non te ne renda conto?”

“Mi scusi”

“Piuttosto, dimmi come è andata con i tuoi genitori”

“Ah, benone”

“Volevano passare queste vacanze con te? Erano dispiaciuti per la tua partenza? ”

“Oh, si, si sono dispiaciuti, ma solo per il fatto che io non sia andata più spesso in vacanza con amici”

“Che intendi dire?”

“Loro non sono molto interessati a me. O meglio lo sono stati in passato ma ora ..”

“Spiegati meglio”

“Il fatto è che io sono stata adottata, quando ero molto piccola. Loro non avevano figli. Poi però ne hanno avuto uno tutto loro e … bè, le cose sono cambiate … io sono passata in secondo piano … in tutti i  sensi. E’ per questo che ci tenevo ad ottenere la borsa di studio. Mi serviva proprio altrimenti niente università”

“Mi dispiace. Non ne sapevo nulla”

“Non è colpa sua. Tutti abbiamo i nostri problemi. Io …. non posso contare sulla mia famiglia …. Non sono al centro dell’attenzione. E’ per questo che non hanno fatto domande circa la vacanza. In realtà non hanno voluto sapere nulla”.

“E’ una cosa ingiusta”

“Ma è la verità”

“E’ un comportamento che non ci si aspetterebbe dai propri genitori. Ti hanno adottata ed ora sei loro figlia a tutti gli effetti …”

“E tu che mi racconti, Russell?” lo interruppe Daisy che voleva assolutamente cambiare discorso

“Cosa intendi dire?”

“Insomma, mi spieghi di che si tratta? Che ci andiamo a fare a San Diego? Non certo a vedere l’acquario con i delfini e le orche. Sebbene la cosa mi attira molto”

“Non ti devi preoccupare. Meno cose sai e meglio sarà per te”

“In realtà qualcosa so già. Russell ! O preferisci che ti chiami Rick?

“Ah, già che siamo in argomento …. Dimmi un po’ … chi ti ha dato il permesso di darmi del tu?”

“E’ una cosa che fai anche tu”

“Già, ma io sono più vecchio di te e sono il tuo insegnante. E’ normale un certo tipo di confidenza da parte mia. Non trovi?”

“Proprio così. Rick !”

“Io mi chiamo Russell e gradirei che tu mi chiamassi così”

“Rick è il diminutivo di cosa?” continuò Daisy

“Richard. Soddisfatta?”

“Richard .. e il cognome?”

“Collins”

“Richard Collins. RC. Come Russell Crowe. Tipico”

“Spiegati meglio”

“La maggior parte delle persone che cambiano nome e cognome mantengono le stesse iniziali”

“Ma davvero! E perché lo farebbero?”

“E’ ovvio. Per abitudine, per le sigle sui documenti e…. per poter sfruttare le cifre”

“Quali cifre?”

“Quelle sui gemelli delle camicie, sui fazzoletti, sulla biancheria intima …”

“Spiacente di deluderti, ma non uso gemelli per le camicie, li trovo un tantino antiquati, quindi preferisco i bottoni … e non ci sono cifre sui miei fazzoletti e neppure sulla mia biancheria intima”

“Oppure sull’accendino” aggiunse Daisy mentre osservava Crowe che si accendeva una sigaretta.

“Teoria interessante” sbottò Crowe

“Sai Russ, non sapevo che tu fumassi !”

“Te l’ho già detto. Ci sono molte cose che non sai su di me”

“Già. Me ne sto rendendo conto. Ci sarebbe il materiale per scrivere un romanzo. Già vedo il titolo: < I segreti del professore: vizi e virtù di un solerte docente  > Magari lo potrei scrivere io !”

“Adesso basta” disse Crowe bloccando improvvisamente l’auto

“Vorrei che tu capissi che questo non è un gioco. Io dovrò uccidere una persona a San Diego e mi sono dovuto portare appresso te per evitare che quel maiale di Randy non ti facesse qualcosa di male, come ad esempio stuprarti. Glielo già visto fare altre volte. E’ un tipo privo di scrupoli”.

Daisy rimase in silenzio, gli occhi sbarrati. Quelle frasi l’avevano lasciata senza parole e l’avevano spaventata.

Crowe riaccese l’auto e continuarono il viaggio. Arrivarono ben presto all’aeroporto, ritirarono i biglietti (a quello di Crowe era stato aggiunto anche quello per Daisy) e un’ora dopo si imbarcarono.

Per tutto il viaggio i due non scambiarono una parola: Daisy si sentiva a disagio e Crowe non sapeva come riprendere un normale discorso con la ragazza. Forse era stato troppo sincero ed aveva finito con l’impressionarla drammaticamente.

(segue)


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