Lectio divina di Lc 24, 35-48 – domenica 07.05.2000

3^ domenica di Pasqua

[35] Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

[36]Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". [37] Terrorizzati e spaventati credevano di vedere uno spirito. [38]Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono ragionamenti nel vostro cuore? [39] Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! (Es 3,14) Toccatemi e guardate; uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho". [40] Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. [41] Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". [42] Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; [43] egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

[44]Poi disse: "Sono queste le parole (Dt 1,1) che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". [45]Allora spalancò loro la mente all' intelligenza delle Scritture e disse: [46]"Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno [47]e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione per il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. [48] Di questo voi siete testimoni.

*Le parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio

L'evento della Risurrezione è così sconvolgente da lasciare senza parole. Gli Undici, infatti, nel nostro brano non parlano mai. La narrazione di Luca, nondimeno, ci fa indovinare un loro percorso interiore: il percorso che li condurrà dalla "paura" (v.37) alla "testimonianza" (v.48).

Il brano narra la terza di tre apparizioni: alle donne (24,1-12), ai discepoli di Emmaus (24, 13-35) e, appunto, agli Undici. Tutt' e tre le apparizioni sono legate dal filo conduttore delle Scritture. Sempre Gesù reinterpreta l'evento pasquale come adempimento (v.44), che richiede agli uomini una comprensione (v.45). E' interessante considerare che il verbo greco indicante tale comprensione è suniénai, che letteralmente significa "mettere insieme" o, per meglio dire, "connettere", "fare sintesi". Si tratta della stessa operazione mentale presupposta dal verbo latino da cui deriva la parola italiana "intelligenza" (v.45; cf. Lc 2,47): intellegere da inter-legere, "raccogliere e mettere insieme". Indugiare su questi elementi linguistici è utile a richiamare le operazioni intellettive ed interiori che stanno alla base della lectio divina: questo paziente "mettere insieme" per costruire un identikit, che è quello del Risorto.

Questo collage adesso tocca agli Undici. Ma tale capacità "connettiva" non è una loro dote. E' il Signore che "spalanca" dianòigo è più forte del semplice anòigo, aprire) la loro mente, così come è lo Spirito che spalanca la mente di coloro che fanno lectio divina, quello Spirito che "vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto" (Gv 14,26). Gli Undici sono condotti alla coscienza di un compito che non è dato esplicitamente da Gesù (in Luca Gesù non dice "io vi mando"), ma che sgorga da un' esperienza: "voi siete testimoni di questo" (v.48). L'interpretazione della Parola è un'esperienza che chiama una testimonianza.

I discepoli, dunque, sono chiamati a far memoria. Questo è il loro compito: leggere le Scritture come le legge il Figlio, con la sua capacità di "mettere insieme". Per far ciò devono accogliere la pace di Cristo (v.36), quella pace che consente loro di rientrare in se stessi e di prendere le distanze dai dialoghismoi (ragionamenti, v.38) che tappano la gioia dentro il sepolcro del nostro Io e non le consentono di far esplodere il grido di Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28).

Brani di riferimento (oltre a quelli già citati) :

 

Meditazione su Lc 24,35-48