Lectio divina di Mc 1,29-39 domenica 06.02.2000

5^ domenica tempo ordinario

[29] E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. [30] La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. [31] Egli, accostatosi, la svegliò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa li serviva (cf. Mc 1,13).

[32] Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. [33] Tutta la città era riunita davanti alla porta. [34] Guarì molti che erano afflitti da varie malattie (cf. Mc 2,17) e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché conoscevano che egli era il Cristo.

[35] Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto (cf. Mc 1,45) e là pregava. [36] Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce [37] e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". [38] Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io proclami anche là; per questo infatti sono uscito!". [39] E andò per tutta la Galilea, proclamando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

*Le parole sottolineate sono parole-chiave per la meditatio

L'episodio della sinagoga di Cafarnao (Mc 1, 21-28) ci dà le coordinate per muoverci dietro a Gesù nel suo itinerario di proclamazione e guarigione. Un itinerario che conosce, nel nostro brano, essenzialmente due tappe forti: la casa di Simone ed il luogo deserto. Due tappe contrassegnate dalla provvisorietà: bisogna andare altrove (v. 38), perché avvenga di nuovo, avvenga sempre e avvenga ovunque quello che è avvenuto a Cafarnao: proclamazione e guarigione. Per questo la "giornata di Cafarnao", il sabato di Cafarnao, assume un valore di modello per ogni giornata della vita in cui Dio si intrattiene con l'uomo che lo cerca e che lo cerca per ascoltarlo e per essere guarito.

La presenza della sofferenza domina il brano. La sofferenza turba la quotidianità in casa di Pietro. Tutto è sospeso per la malattia di quella donna, proprio di sabato, nel giorno del riposo del Signore (Gn 2,2). Il male signoreggia, in quella casa, prima che entri il Signore. Quel Signore che aveva già dimostrato di avere autorità nella sinagoga di Cafarnao adesso consente alla suocera di Pietro, con un gesto silenzioso della mano, di "svegliarsi" (il verbo égheiren è lo stesso della Risurrezione di Gesù). L'episodio è avvolto da una luce pasquale. E' forte la connessione tra la guarigione e il servizio (il verbo è diakonéin). Colei che era schiava del male adesso sceglie liberamente di essere serva degli uomini. La quotidianità sospesa riparte, ma riparte con il Signore e per il Signore.

Il Signore ha successo. Ormai tutta la città lo sa. Costui può guarire, può liberare gli uomini dalle loro sofferenze. E' da sempre il sogno umano: sconfiggere il male. La porta della casa di Pietro (come il sepolcro di Gesù, cf. Mc 15,46) è ostruita dalla sofferenza umana e Gesù trascorre buona parte della notte, nel passaggio tra il sabato ed il primo giorno dopo il sabato, a guarire, non tutti, ma molti (v. 34). Marco evidenzia che il guarire di Gesù non è un automatismo da "catena di montaggio". C'è un mistero attorno al guarire di Gesù che non può essere svelato. Gesù guarisce nella libertà. Nessuno può conoscere intimamente l'agire di Gesù ed è per questo che i demoni devono tacere (cf. Mc 1, 25).

Gesù guarisce nella libertà. E quando questa libertà è a rischio egli deve riannodare il legame profondo col Padre nei luoghi deserti ovvero nei luoghi in cui, come nella vicenda delle tentazioni, il Figlio si ritira in preghiera. E' importante sottolineare questo momento orante di Gesù, che si frappone tra il guarire ed il proclamare. Il Figlio che salva e proclama è tale in quanto è il Figlio che prega. La preghiera di Gesù ha un esito chiaro: no ad una salvezza per pochi, no alla staticità di un successo da mago. Gli uomini cercano Gesù per essere guariti ("Tutti ti cercano!", v.37), ma l'esperienza della guarigione dalle sofferenze storiche non è in cima alle preoccupazioni di Gesù. Il guarire deve stare dentro il proclamare, anzi è segno, direbbe l'evangelista Giovanni, di quello che viene proclamato. Per questo Gesù può rispondere agli ansiosi discepoli: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io proclami anche là; per questo infatti sono uscito!" (v.38). Non per niente l'icone conclusiva che il brano ci consegna è quella di un Gesù che incontra tutti gli uomini ("andò per tutta la Galilea", v.39) per offrir loro, prima della guarigione, la Parola: "proclamando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni" (v.39; cf. Mc 1,28).

Brani di riferimento (oltre a quelli già citati) :

Sulla febbre nell'AT: Lv 26,16; Dt 28,22.

Sul "cercare Gesù": Mc 3,32; Gv 6,26.

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