DALLA CHIESA DELLA S.FAMIGLIA 

FINO ALLE ABITAZIONI DI 

VICO STORTO VALLE

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Chiesa S.Famiglia - Convento-Seminario dei Frati Cappuccini e Museo

Chiesa parrocchiale S.Maria degli Angeli

Porta Madonnella

Vico Storto Valle

La Torretta

La Casa natale di Padre Pio

La Cucina



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Chiesa S.Famiglia - Convento-Seminario dei Frati Cappuccini e Museo

 

CHIESA S. FAMIGLIA E CONVENTO CAPPUCCINI

   Appena entrati in Pietrelcina si resta subito colpiti da un senso di pace e di ristoro che coinvolge i sensi “interni ed esterni”, come spesso scriveva padre Pio nelle sue lettere ai Direttori spirituali.
   Un verdeggiante ed ombroso vialetto che si diparte dall’entrata della cittadina, giunge davanti al complesso arioso della Chiesa della Sacra Famiglia e dell’attiguo convento che ospita il Museo dedicato al frate delle stigmate.
   In questo sito, passeggiando con don Salvatore Pannullo, il parroco di Pietrelcina, fra Pio udì un suono di campane ed un coro di angeli, precisamente nello stesso luogo dove è stato costruito poi il tempio dedicato alla S.Famiglia.
   Memore di questo fatto, Mary Pyle (l’Americana), discepola di Maria Montessori e figlia spirituale di padre Pio, volle costruire la Chiesa, molto bella e luminosa nella sua semplicità, ed il convento che attualmente ospita i padri Cappuccini. La Chiesa è dedicata alla “Sacra Famiglia”, secondo i desideri dello stesso Padre Pio.

   Davanti al convento c’è un fresco giardino al centro del quale fa bella mostra il primo monumento dedicato a padre Pio. L’opera, dello scultore D. Andreose, raffigura il Padre sorridente con tre fratini che gli mostrano il plastico del nuovo seminario. Venne inaugurata il 6 settembre 1971.
   Di fianco al convento c'è l'ex Casa del Pellegrino. Attualmente essa ospita il Museo dedicato al “Grande Mistico di Pietrelcina”. Raccoglie foto originali, arredi sacri, indumenti intimi, libri, ed altre reliquie appartenenti a Padre Pio.
Il tutto risulta alquanto gradevole al pellegrino ed al turista che si affaccia per la prima volta a Pietrelcina.    Il verde, specialmente, conferisce al luogo un senso di pace e di riposo e predispone alla preghiera, alla riflessione ed all’incontro con i luoghi che sono memoria viva della vita di Padre Pio da Pietrelcina.



Chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli

 

CHIESA PARROCCHIALE S. MARIA DEGLI ANGELI


   Partendo dalla Chiesa “S.Famiglia”, è bene percorrere a piedi via dei Cappuccini, che conduce in piazza SS.Annunziata che costuisce ormai il centro di Pietrelcina.
   Qui si venera la Madonna della Libera, che padre Pio chiama affettuosamente “la Madonnella nostra”, la cui devozione è andata sempre più crescendo da quando, nel 1854, la popolazione Le attribuì il prodigio della scomparsa repentina del terribile morbo del colera.
   In questa Chiesa fra Pio, ottenuto il diaconato nel 1909, amministra il primo battesimo ad Ermenegildo Masone, un bambino che sarà poi sacerdote redentorista.
   Quattro giorni dopo essere stato ordinato sacerdote, il 14 agosto 1910, vigilia della solennità dell’Assunta, Padre Pio celebra la prima Messa nella Chiesa di Santa Maria della Libera, divenuta sede parrocchiale dal 1907.

“...per vari giorni sono stato un po’ male; forse la causa principale di ciò ne è stata la troppa commozione a cui lo spirito in questi giorni è andato soggetto....il mio cuore è traboccante di gioia e si sente sempre più forte ad incontrare qualunque afflizione, qualora si tratta di piacere a Gesù”.

                              (Padre Pio A Padre Benedetto da S.Marco in Lamis, 17 agosto 1910)

   In questa Chiesa le S.Messe celebrate da Padre Pio sono “troppo lunghe” e, a volte, i paesani si lamentano che non possono stare molto tempo in chiesa, perché devono recarsi a lavorare. Allora don Salvatore chiede al frate di non fermarsi troppo, durante la Messa, al momento della Consacrazione. Anzi gli dice che appena, “mentalmente”, gli dirà di continuare, egli proseguirà la Celebrazione. E così avviene. Nelle Sante Messe celebrate da padre Pio, quando don Salvatore si avvede che il Padre è estatico alla consacrazione, gli fa cenno, con il pensiero, di continuare. E puntualmente Padre Pio riprende la celebrazione. Prodigi che hanno la loro significazione in una profonda dimensione di fede.

   “Ieri, festività di S.Giuseppe Iddio solo sa quante dolcezze provai, massime dopo la messa, tanto che le sento ancora in me. La testa ed il cuore mi bruciavano; ma era un fuoco che mi faceva bene. La bocca sentiva tutta la dolcezza di quelle carni immacolate del Figlio di Dio. Oh! se in questo momento che sento quasi ancora tutto mi riuscisse di seppellire sempre nel mio cuore queste consolazioni, certo sarei in un paradiso!”
                            

                                                                    (Padre Pio a Padre Agostino)

   Grazie a padre Marciano Guarino, ex parroco, una nuova gemma arricchisce questa Chiesa. E' il reliquiario in ferro battuto e vetro che contiene tre preziose reliquie personali di Padre Pio: un guanto, una ciocca di capelli ed alcune crosticine delle sue stigmate.



Porta Madonnella

PORTA MADONNELLA

 

   Lasciata Piazza SS. Annunziata, a destra ci si inoltra in una strada e, dopo qualche centinaio di metri, si arriva a Porta “Madonnella”, situata all’inizio di una rampa che conduce ad uno dei rioni antichi di Pietrelcina: il Castello.
   Porta Madonnella è caratterizzata da un’edicola in forme di maiolica, formata da tre quadri: al centro c’è la Madonna Incoronata, la cui devozione è molto diffusa soprattutto nel Foggiano e nel resto del sud Italia. A destra della Madonna, un altro quadro raffigura S.Antonio da Padova nel suo atteggiamento classico, con il Bambino Gesù in braccio. A sinistra, invece, c’è l’Arcangelo Michele che schiaccia la testa del serpente. Quante volte, il piccolo Francesco Forgione, passando per questa porta, resta colpito da queste immagini? Egli passa spesso per porta “Madonnella” per andare in Chiesa oppure per recarsi a Piana Romana, dove avrà il compito di custodire il piccolo gregge di famiglia.
Anche da sacerdote Egli molte volte, specialmente in occasione del mese di maggio o in altri momenti di fede, raccoglie la gente semplice del rione e recita il rosario insieme a loro. Forse, in questi momenti, padre Pio comincia ad intravedere nei suoi progetti, la nascita dei “Gruppi di Preghiera”

“Vorrei avere una voce si forte per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna. Ma poiché ciò non è in mio potere, ho pregato, e pregherò il mio angiolino a compiere per me questo ufficio”
                            

                                                      (Padre Pio a Padre Agostino, 1° maggio 1912)





Vico Storto Valle

 

VICO STORTO VALLE


   Salendo la rampa di Porta Madonnella, dopo alcune decine di metri la strada si divide. Per comodità di itinerario conviene scendere a sinistra. Uno sperone roccioso dà il benevenuto al visitatore. Una lapide in marmo rende subito percettibile il nome della roccia: la “Morgia”. Un termine sempre presente nelle biografie di Padre Pio.
   “Salutatemi la Morgia”. La frase del più illustre figlio di Pietrelcina la dice molto sul suo rapporto con quella che è una Pietra, una grossa pietra che emerge, in alcuni tratti caratteristici del rione “Castello”. E la pietra, la “Morgia”, come dicono i “pucinari”, gli abitanti di Pietrelcina, sovrasta con la sua imponente struttura una stretta e raccolta viuzza: Vico Storto Valle. Qui nasce Francesco Forgione; qui muove i primi passi sotto lo sguardo attento e vigile di mamma Peppa e di papà Grazio; qui cresce nel contatto semplice e genuino della gente del “Castello”. Qui si arrampica con fatica, da bambino, lungo la scalinata che conduce a S.Anna.
   I sassi, le case, gli scalini, gli anfratti, i ciottoli, tutto ricorda l’infanzia di Francesco Forgione. In questa strada ci sono tre luoghi che rivestono un ruolo vitale nella vita di padre Pio: la Torretta, la Cucina, la casa natale.




La Torretta

LA TORRETTA


   Una volta immessi in vico Storto Valle, dopo pochi metri si incontra, sulla destra, una ripida e suggestiva scalinata che conduce ad un locale composto da un solo vano. E’ la Torretta, la stanza nella quale padre Pio dimora quando, nel 1909, viene inviato a Pietrelcina per motivi di salute. Abita qui fino al 1910-12, allorché si trasferisce in un’altra casa sita in via Santa Maria degli Angeli.
   Un letto, un tavolo, pochi arredi illuminati da una finestra piena di luce che spazia, con lo sguardo, sulle dolci colline che circondano il borgo.
   In questa stanza padre Pio scrive la prima parte del sue celebre “Epistolario” e testimonia, con i suoi scritti, la dimensione mistica del suo incontro con Dio e la sua assimilazione a Cristo attraverso il dolore. Qui sperimenta in maniera memorabile quegli scontri, con il nemico delle anime, le cui prime avvisaglie le ha avvertite nella sua infanzia e successivamente nel convento di Venafro.
   Questa stanza testimonia una meravigliosa vita spirituale nella quale padre Pio beneficia delle apparizioni di Gesù, Maria, S.Giuseppe, dell’Angelo Custode e di S.Francesco.
   Qui, rallegrato dalla vicinanza dei suoi familiari e parenti, egli vive forse un periodo sì travagliato, ma anche segnato da tanti momenti di serenità, di pace, di sentimenti semplici e genuini che si stamperanno per sempre nella sua memoria.
   Qui il Signore prepara padre Pio a quella che sarà la sua grande missione nel mondo.

   “Non ho poi come ringraziare il nostro caro Gesù, che tanta forza e coraggio mi dà nel sopportare non solo le tante infermità che mi manda, ma anche le continue tentazioni, che egli pur troppo permette, e che di giorno in giorno vanno sempre moltiplicandosi. Queste tentazioni mi fanno tremare da capo a piedi di offendere Iddio”

                                                          (Padre Pio a Padre Agostino 1/10/1910)




La Casa natale di Padre Pio

LA CASA NATALE DI PADRE PIO

 

   Dopo aver lasciato la Torretta e percorso tutto vico Storto Valle, lo sguardo si posa su una lapide. Qui, nel locale ubicato al numero civico 32, nasce Francesco Forgione il 25 maggio 1887.
E’ un giorno come tutti quanti gli altri. Mamma Peppa che è incinta, si trova a Piana Romana, una contrada abbastanza lontana da Pietrelcina. Sta dando una mano al marito Grazio per il disbrigo dei normali lavori di campagna. Improvvisamente, nel pomeriggio Peppa avverte i dolori che preannunciano il parto. Zi Grazio allora le dice di avviarsi verso casa. Dopo aver percorso la via di campagna che da Piana Romana conduce al "Castello", Peppa si ritrova, dopo mezzora, nella sua piccola, ma confortevole abitazione. Alle 5 del pomeriggio, assistita dalla levatrice Grazia Formichelli, partorisce un bel maschietto avvolto in un velo bianco. La levatrice, alla puerpera ed al marito al colmo della gioia, esclama entusiasta: "Il bambino è avvolto in un velo bianco: sarà grande e fortunato".

"Il Signore "fin dalla nascita mi ha dimostrato segni di specialissima predilezione: mi ha dimostrato che egli non solo sarebbe stato il mio salvatore, il mio sommo benefattore, ma l'amico devoto, sincero, fedele, l'amico del cuore, l'eterno ed infinito amore, la consolazione, la gioia, il conforto, tutto il mio tesoro".

                                           (Padre Pio alle sorelle Campanile, novembre 1922)

   In questa camera Francesco dorme con i genitori fino a quando, dopo qualche anno, andrà a dormire con i fratelli nell’altra abitazione dove si trova la Cucina.
   Qui le notti del futuro Padre Pio vengono scambiate per giorni e viceversa. Avviene così che di notte egli si mette a piangere, mentre di giorno dorme tranquillamente. Una notte zì Grazio, stanco dell’insistenza di quel pianto, perde la pazienza e scaraventa il figlio sul letto gridando: “Ma che mi fosse nato in casa un diavolo invece di un cristiano”. Mamma Peppa interviene rimproverando il marito:”Che me vulisse accidere lu criature?”. Nasce così una lunga discussione tra papà Grazio che ha bisogno di dormire dopo il lavoro quotidiano, e mamma Peppa che, nel suo istinto materno, intende difendere ad ogni costo questo bambino che strilla troppo. Anni dopo padre Pio sorridendo confesserà: ”Da quella notte non piansi più”.






La Cucina

   Tornando di qualche passo indietro si trova, sullo stesso lato della casa natale di padre Pio, un’altra abitazione composta da due piccole stanze. E’ quella chiamata comunemente “La Cucina” perché nella prima camera, dove si trova un focolare, mamma Peppa prepara il frugale pranzo per la famiglia. Nella seconda camera, invece, dormono alcuni dei figli. Evidente che, essendo lo spazio limitato, mamma Peppa e zi Grazio Forgione, il marito, dormono nell’altra camera, quella dove è nato padre Pio. Al termine della giornata la famiglia si raccoglie intorno al tavolo per mangiare. Mamma Peppa cucina abbastanza spesso il primo di polenta e ama pure friggere un po’ di pasta, conservata nella madia, per le frittelle che tanto piacciono ai bambini. A volte si mangia il formaggio preparato con il latte dello sparuto gregge di famiglia. Oppure con il latte si prepara un’impanata di ricotta. Anche la salsiccia fa spesso parte del menu della famiglia Forgione. Dopo cena d’estate si va alla funzione nella vicina Chiesa di S.Anna. Altrimenti, d’inverno, si raccolgono tutti davanti al focolare per recitare la corona del rosario, questa bella abitudine delle famiglie italiane purtroppo soppiantata, anni dopo, dalla televisione.
   La Domenica, poi, è un giorno particolare. Giorno di festa, con zi Grazio che, si portando indietro tutta la famiglia, va a passeggio per Pietrelcina, fermandosi nella piazza a chiacchierare con gli amici e comprare un po’ di torrone e castagne affumicate.
   In questi locali, specialmente quello posto sul retro della cucina, Francesco comincia a vivere le prime esperienze soprannaturali. Vede la Madonna, l’Angelo Custode, ha le prime estasi e, anche le prime apparizioni diaboliche.
   Una volta gli amichetti di quartiere decidono di andare a spiare attraverso la finestrella che da vico Storto Valle dà nella cucina. Sono incuriositi dall’atteggiamento riservato di Francesco e si mettono a guardare nel buio della cucina. Improvvisamente si ode un rumore ripetitivo. E’ Francesco che si flagella. Già da ragazzo egli sente profondamente, nel suo cuore, il desiderio di riparare per tutti i peccati del mondo. E quando la mamma, più di una volta, lo sorprende a “battersi” e gli dice con dolce rimprovero: “Figlio mio, perché fai così?”. Lui risponde che si “batte” come i Giudei “battevano” Gesù. Qualche altra volta, la mamma lo trova a dormire con un grosso sasso al posto del cuscino. Ma, nonostante i suoi tentativi di dissuaderlo, Francesco continua imperterrito il suo itinerario penitenziale che lo porterà a divenire un Alter Christus.

   “Gesù mi dice che nell’amore è lui che diletta me; nei dolori invece sono io che diletto lui. Ora desiderare la salute sarebbe andare in cerca di gioie per me e non cercare di sollevare Gesù. Si, io amo la croce, la croce sola: l’amo perché la vedo sempre alle spalle di Gesù. Oramai Gesù vede benissimo che tutta la mia vita, tutto il mio cuore è votato tutto a lui ed alle sue pene.”

                                    (Padre Pio a Padre Agostino, 1 febbraio 1913).

“Quante volte - mi ha detto Gesù poc’anzi - mi avresti abbandonato, figlio mio, se non ti avessi crocifisso. Sotto la croce s’impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo alle anime che mi sono più care”.

                                            (Padre Pio a Padre Agostino, 13 febbraio 1913)


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